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Un blog creato da cornell2 il 24/05/2009

0744 Il Velino

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Messaggi di Dicembre 2016

"Strategia dell'Invenzione": scoppiato "il Bomba", salvata la Costituzione. E adesso parliamo di Riforme.

Foto di cornell2

"Agire come Bartebly lo scrivano. Avere sempre una preferenza per il NO. Non rispondere a inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti perché tutto viene usato contro di te in una società la quale è chiaramente contro la libertà dell’individuo e favorevole al malgoverno, la malavita, la mafia, la camorra, la partitocrazia. Che ostacola la ricerca, la cultura, una sana vita universitaria. Dominata dalla Burocrazia, la polizia, la ricerca della menzogna, la tribù, gli stregoni della tribù, gli arruffoni, i meridionali scalatori, i settentrionali discesisti, i centrali centripeti, la Chiesa, i servi, i miserabili, gli avidi di potere a ogni livello, i convertiti, gli invertiti, i reduci, i mutilati, gli elettrici, i gasisti, gli studenti bocciati, i pornografi, i poligrafi, truffatori, mistificatori, autori ed editori. Avere come preferenza assoluta il rifiuto, ma senza specificare la ragione del rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere: 'Preferirei di NO.' Non cedere alle lusinghe della televisione. Non farsi crescere i capelli, perché questo segno esterno classifica e l'azione può essere neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perché le canzoni piacciono e vengono annesse. Non preferire l’amore alla guerra, perché anche l’amore è un invito alla lotta. Avere preferenza per il NO. Non adunarsi con quelli che la pensano allo stesso modo, migliaia di preferenze negative isolate sono più efficaci di milioni di preferenze negative in gruppo. Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato. Alle urne mettere la scheda bianca sulla quale si sarà scritto: Preferisco di NO. Sarà il modo segreto di sentirti definitivamente sereno; e forse quelli del “sì” cominceranno a chiedersi che cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo". (Ennio Flaiano)

 
Un incontro con D.V. - Del Comitato di Redazione
 
Or dunque, eccoci qua ad analizzare l'Italia del post-Referendum sulle Riforme, dopo la schiacciante vittoria del NO in difesa della Costituzione Repubblicana. Indiscutibilmente, il tuo impegno è stato premiato. Indubbiamente, hai trionfato. Non trovi? 
 
Beh, in effetti non posso negare di far parte della folta schiera dei cosiddetti "vincitori", soprattutto perché sono consapevole che la mia opera di divulgazione e d'invito alla riflessione, unitamente alla volontà di fare opinione contro decisioni già prese e impacchettate, spacciate con la panacea contro ogni male, alla lunga abbia dato i frutti sperati. Credo di aver onorato l'opera e la memoria di un giurista illuminato come Piero Calamandrei. Tuttavia, preferisco pensare che la vera vincitrice sia stata solo e soltanto la Sacra Carta. Detto ciò, per contrappasso è bello pensare che ad aver perso siano state la supponenza, la saccenteria, la presunzione e l'arroganza proprie degli avversari. Già perché, nonostante le avessero provate tutte, hanno raccolto il nulla. E ancora stentano a crederlo! In un certo qual modo, hanno la faccia tosta di ritenere di non aver perso, come se la "legge dei numeri" non avesse emesso la propria sentenza. Eh, no. La matematica non è un'opinione. Neppure in Politica.
 
C'è stato qualcosa che ti ha infastidito nell'interminabile campagna elettorale che ha preceduto il voto?
 
In tutta onestà, ve ne sono state ben più di una. La prima cosa ad avermi infastidito è stata la faccia di Matteo Renzi servita a colazione, a pranzo e a cena da tutti i media, con la RAI, che ancora porta l'etichetta di televisione pubblica, schierata in prima fila al suo fianco. Un'esagerata sovraesposizione che sebbene non gli abbia giovato, è stata davvero insopportabile. Assurdità del tipo" Matteo che fa cose, vede gente... E mette mano alla Costituzione per il nostro bene". In secondo luogo non ho tollerato l'intromissione di politici d'oltre-confine come Barack Obama e Angela Merkel, unitamente alle calcolate prese di posizione di Banchieri, Finanzieri, Managers e faccendieri.. Inoltre, ho provato una certa rabbia, più che sorpresa, per il voltafaccia di Roberto Benigni sulla "Costituzione più bella del mondo". Una scelta, la sua, su cui potrei scrivere un commento enciclopedico, ma sulla quale preferisco tacere per decenza e per rispetto verso il geniale comico "che fu". Non mi è piaciuto neppure che dalle schiere degli arruffapopoli per cui "bastava un sì", si sia inteso descrivere chi volesse votare NO come dei difensori della Casta, come dei privilegiati impegnati in difesa della propria poltrona, o come degli sprovveduti. In base alla loro logica, evidentemente "liberal" a fasi alterne, è un po' come dire che a ritenere inumano e degradante il 41-Bis, si sia giocoforza mafiosi. Un'idiozia pura e semplice. Cittadini "contro" esistono ed esisteranno sempre e non sono affatto rari quelli che dicono e che diranno NO per ragionata convinzione e per illuminata consapevolezza.
 
Incredibile ma vero, dopo anni di calo senza freni, la percentuale di Partecipazione al voto ha fatto segnare una sorta di "record". Un flusso di ritorno verso l'alto. Come te lo spieghi?
 
Non vorrei ripetere cose già dette, ma è evidente che al di là dell'importanza del quesito, l'elettorato abbia colto l'occasione per inviare un messaggio al Governo di Matteo Renzi: dalla politica economica a quella del Lavoro passando per la fallimentare gestione dell'Immigrazione, è giunta una bocciatura senza "esame di riparazione a Settembre". E in tutto ciò, il principale colpevole della débâcle è stato proprio il "Presidente del Consiglio nostro malgrado", il quale, colto da delirio di onnipotenza, nelle sue quotidiane lezioni di "Marketing di se stesso", aveva scelto di "personalizzare" il Referendum come giudizio sul suo operato, ordinario e costituente, salvo poi rimangiarsi le sue affermazioni al riguardo, in uno scialbo tentativo di salvare capra e cavoli. Ha scelto egli stesso di immolarsi in una lotta "tutti contro uno" ed era ovvio che rimanesse "asfaltato".
 
L'Italia è ancora una Democrazia dunque. I principii ispiratori e i suoi valori sono ancora di casa, nonostante tutto. Cosa ne pensi?
 
Fondamentalmente, la Democrazia alberga ancora nel nostro Paese e il merito è tutto dei cittadini che non si sono piegati agli eventi. Pare incredibile, ma è così. E' straordinario come milioni di Italiani si siano stretti e abbiano assestato un gancio in faccia a un "contro-Potere costituito", prono al volere della Finanza. Una cosa che strugge davvero il cuore. Anni fa, a fronte di un bivio politico e generazionale come quello rappresentato dal Referendum, probabilmente avremmo assistito a qualche "scoppietto", qua e là... Insomma, un attentato riuscito, qualche artificioso ordigno inesploso, tanto per dare forza agli "uomini delle Istituzioni" e al loro tornaconto, nella più classica strategia della tensione. Oggigiorno, tuttalpiù, abbiamo toccato mano la "strategia dell'invenzione" in cui tutto era verità assodata soltanto perché taluni pretendevano che così dovesse essere. Se certe "marchette"  economiche a mo' di Achille Lauro e se certe operazioni di propaganda attraverso la televisione pubblica le avesse proposte, che so, Silvio Berlusconi, avremmo visto le ergersi le barricate su una certa parte dell'emiciclo Parlamentare. Invece... Invece, con Matteo Renzi tutti calmi e sereni a Sinistra. Ma tant'è. Quel  che mi conforta è che anziché le bombe, stavolta a saltare in aria sia stato soltanto "il bomba". Con tante grasse risate di giubilo.
 
Con la "Democrazia del Populismo" sempre più in voga nel mondo, il "rischio Tirannide" è sempre attuale? 
 
Le Tirannidi di Governo hanno fatto la Storia dell'umanità. Da Alessandro Magno a Napoleone, da Giulio Cesare al nugolo di dittatori del XX secolo. Per questo, nonostante si tenti d'imbellettare le società moderne come realtà pregne di libertà, è bene non dare tutto per scontato. Restando al nostro Paese, sono convinto che se il rischio di "un uomo solo al comando" sia stato temporaneamente scampato, il merito sia da attribuirsi in buona parte al web. Come dire: Internet ha avuto un ruolo fondamentale. A dispetto di quanto abbia affermato di recente Giorgio Napolitano, i "clic" contano e la Democrazia liquida è una realtà con cui la "vecchia Politica" o meglio, con cui il vecchio modo di far Politica non è riuscito a fare per tempo i conti. Non è bastato il Renzi "twittatore" spregiudicato, né sono stati sufficienti i siparietti (le e-news, ndr) settimanali dello stesso. E' per questo che ritengo opportuno non abbassare la guardia, impedendo che in un futuro più o meno prossimo, qualche "novello censore" travestito da inflessibile giudice della pubblica decenza, perori la causa della limitazione della libertà comunicativa della Rete. Sarebbe la fine di tutto. Sarebbe l'alba dell'illiberalità fatta Ordinamento. Non dimenichiamo che la cosiddetta "anarchia" del web, ivi compresa quella informativa, sia la sua forza e che su tale forza sbocci e maturi l'istinto dei popoli.
 

Tornando al responso dell'urna e alle conseguenze sul Governo, hai apprezzato il "passo indietro" di Matteo Renzi?

 
Beh, lasciami dire che più che un passo indietro il suo sia stato un "passo di lato"... Si è soltanto eclissato dopo la sua personalissima "Waterloo" in attesa di più fausti eventi. Con le sue dimissioni, attese dai più, ha voluto inviare un messaggio ai suoi detrattori e al suoi sostenitori, per dimostrare di essere differente da certi suoi predecessori a Palazzo Chigi. Differenza tutt'altro che realistica, come dimostrato sia dal previsto tentativo di reincarico di Governo, inscenato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sia dalla continuità data al suo Esecutivo dal successore, Paolo Gentiloni. Per quanto mi riguardi, il suo formale atto di auto-dimissionamento "per ripicca" non è grave quanto il fatto di essere entrato a Palazzo Chigi a spese di Enrico Letta ("Enrico stai sereno", ndr) e senza essere stato eletto in Parlamento. A dispetto di quanto credano tanti "giuristi della Domenica" so benissimo come funzioni la designazione della Quarta Carica dello Stato, pur tuttavia, anche a voler dare un'impronta "tecnica" alla sua designazione, è complicato, se non impossibile, determinare quali siano queste famigerate "capacità tecniche" riconosciutegli a suo tempo da Giorgio Napolitano...
 
Colgo dalle tue parole una netta convinzione che non sia calato il sipario sul suo futuro politico. A tuo modo di vedere, come si "riposizionerà"? 
 
Indubbiamente, Matteo Renzi è vivo e lotta contro di noi. Mai ho ipotizzato che egli avesse seriamente intenzione di dire addio alla politica. Era ed è destinato a restare, perché il Potere dà alla testa; il Potere ubriaca... "Il Potere logora chi non ce l'ha", era solito affermare un tale che di Potere pluriennale, multiforme e "tentacolare" se ne intendeva assai. La cosa che non riesco tuttora a comprendere è che ci faccia nel PD, ovvero in quell'accozzaglia (questa sì, davvero tale, ndr) originata da un partito comunque glorioso, quale il PCI di Enrico Berlinguer seppe essere ben oltre ogni ideologia. Lo vedrei meglio in Forza Italia, assieme ai boriosi esponenti del suo "Giglio Magico", come successore dell'ex-Cavaliere. Ai miei occhi, Renzi è infatti un piccolo Berlusconi riveduto e corretto. Anzi, "scorretto"... Dopo tutto, di David Cameron - causa ed effetto della Brexit, caduto in disgrazia per sua stessa mano - ne esiste soltanto uno e vive nel Regno Unito. Sarà comunque interessante vederlo ancora in campo, nel tentativo di frenare l'incontrastabile ascesa del Movimento Cinque Stelle. Movimento tremendamente bisognoso di un avversario "esterno" con cui incrociare la spada, per evitare lotte fratricide al suo interno, proprio mentre si accinge a diventare una potenziale forza di Governo. 
 
Riguardo al Movimento Cinque Stelle, sei d'accordo con Beppe Grillo che chiede Elezioni Politiche subito? 
 
Vorrei ma non posso. Infatti, nonostante consideri un non-sense qualunque "Governo di scopo" - poiché un Governo è tale finché goda della Maggioranza in Parlamento, senza limiti e senza preordinate date di scadenza - l'eventualità d'indire nuove elezioni con due diverse leggi elettorali, una per la Camera dei Deputati (l'Italicum, ndr) e una per il Senato (il Consultellum, ndr), proporrebbe un rischio altissimo di ingovernabilità. Evento infausto che comunque l'Italia non può permettersi. Anche perché se fino ad ora i Mercati non si sono scatenati non è detto che non possano farlo. Dopo tutto l'incertezza è la chiave della Speculazione. Nel Regime di Democrazia sospesa vigente ormai da oltre un lustro, consapevoli di aver salvato la Prima delle Leggi dallo scempio e preso atto della sceneggiata Renziana, tanto vale tenere duro fino alla scadenza della Legislatura, con gli occhi ben aperti che ogni velleità di modificare la Legge Elettorale non vada a scapito del M5S. Renzi si è scottato, ma non si è bruciato. Spetta proprio ai "Grillini" il compito di tenerlo sulla graticola in attesa del 2018.
 
Hai qualche idea circa la "migliore legge elettorale" da dare all'Italia?
 
Allorché la Consulta cancellò le storture del vil "Porcellum", dichiarando in via mediata l'illegittimaità del Parlamento in carica, vidi con favore il temporaneo ritorno al "Mattarellum", o, in alternativa, l'adozione del "Consultellum" scaturito dalla sentenza della Corte stessa. Ora come ora, mentre si ripensa il mai applicato Italicum, per paura che il M5S possa "prendersi l'Italia", sono dell'idea che si debba riabbracciare il Sistema Proporzionale e di riporre nel cassetto il Sistema Maggioritario, che in passato ebbe pur modo di entusiasmarmi. Dopo tutto, è dimostrato dagli eventi, che la presunta Governabilità assicurata da quest'ultimo sia quantomai discutibile. A parte il caso eccezionale rappresentato dal Referendum del 4 Dicembre scorso, il Partito dell'astensione è il primo del Paese. Ciò, in quanto l'elettore medio è stanco di sentirsi parte di schieramenti "minestrone" che, nel nome di un bipartitismo mai nato, l'hanno accomunato a persone ed idee troppo diversi. L'Italia è un Paese in cui è fortemente radicato il Parlamentarismo, ergo, credo che l'adozione di una legge elettorale Proporzionale che preveda uno sbarramento del 5%, il voto di preferenza, la determinazione della Coalizione d'appartenenza prima del voto, il "Vincolo Di Mandato" in capo agli eletti e una "Norma Anti-Ribaltone", con decadimento automatico per chi decidesse di tradire il voto elettorale, possa essere la soluzione più giusta e democratica. E ovviamente, a contorno, nessuna pendenza con la Giustizia e limite di eleggibilità per due Legislature consecutive. 
 
Usi spesso l'aggettivo "Sacra" nel parlare della Costituzione. E' forse un "totem" inviolabile?
 
A mio giudizio, vorrei fosse ben chiaro, la Costituzione dovrebbe essere prima di tutto applicata e realizzata nei suoi dettami. La sua chiarezza è la sua forza e non occorre certo perdersi nei meandri delle interpretazioni. Ogni Governo e ogni Parlamento che fino ad oggi abbiano lasciato "mute" certe sue prescrizioni si sono di fatto posti al di fuori della Costituzione stessa. E ovviamente, continuare cercare una "modifica di parte" non condivisa e affatto ponderata, non è la soluzione. E' la via verso la contrapposizione; verso la spaccatura; verso il disastro. Non è con lo stravolgimento di 47 articoli su 139 che sorgerà l'Italia di domani. Ciò premesso, rispondendo alla tua domanda, non ritengo che essa sia un totem inviolabile. Sebbene dopo settant'anni la trovi ancora potente e affascinante sono dell'idea che qualche ritocco possa "ringiovanirla" e mantenerla al passo coi tempi.
 
Se dovessi essere tu a proporre delle Riforme della Costituzione, da che parte cominceresti? 
 
Per prima cosa, renderei il voto obbligatorio per responsabilizzare l'elettore. E' fin troppo facile infatti, cedere al disimpegno e alla polemica sterile, quando si rinunci alla partecipazione attiva al funzionamento delle Istituzioni e dunque della Comunità d'appartenenza. In secondo luogo vedrei con favore l'abbassamento a sedici anni del limite normativo sulla maggiore età, cosicché la conseguente "estensione" dell'art.48 possa consentire il voto a cittadini più giovani. Ciò, al fine di soppesare lo sbilanciamento generazionale causato dall'invecchiamento della popolazione. Inoltre, se non fosse che l'Italia sia notoriamente la "Patria del voto di scambio", nel rispetto del principio della segretezza sarei favorevole al voto on-line, con pensionamento di carta e matite copiative. E proprio in forza della Responsabilizzazione dell'elettore (nonché di un pragmatismo economico che eviti di buttare il denaro alle ortiche, ndr), cancellerei il quorum nei Referendum abrogativi.
 
E riguardo agli Organi Costituzionali, come riterresti opportuno intervenire? 
 
Credo che per realizzare davvero una "Seconda Repubblica" pienamente qualificabile come tale, ogni intervento debba essere mirato e minimale. Ad esempio, pur senza modificarne poteri e prerogative, vedrei con favore l'elezione diretta del Capo dello Stato. Come dire: chiamerei ad esprimersi il "popolo sovrano" in luogo del Parlamento. Sarebbe un modo virtuoso per interrompere lo scollamento tra le Base e il Vertice. Riguardo alla Consulta, ridurrei a 9 il numero dei suoi componenti. In Parlamento, sarei favorevole alla riduzione di 2/3 del numero deputati e senatori e gradirei la contestuale riduzione delle loro diarie a 1/3  di quelle correnti. Si potrebbe optare per il Monocameralismo puro o si potrebbe lavorare, seriamente, in favore del Bicameralismo differenziato, trasformando il Senato sul modello del Bundestrat Tedesco (quello vero, non quello spacciato come tale dalla Riforma Boschi, ndr). D'altro canto, ridurrei ulteriormente, magari cancellandolo del tutto, il privilegio chiamato "immunità parlamentare". In quanto al Governo, partirei col fissare un limite alle richieste di Fiducia possibili nell'arco di una Legislatura: non più di cinque, per ridare alla discussione Parlamentare il valore che merita e per evitare tutti gli abusi che conosciamo. Inoltre, per porre fine ad un'assurda de-responsabilizzazione dell'Esecutivo nel suo insieme, cancellerei lo pseudo-istituto della "Sfiducia Individuale", inventato di sana pianta dalla Corte Costituzionale ai tempi del Governo Dini, per destituire il Ministro di Grazia e Giustizia di allora, Filippo Mancuso. Perché a mio parere, nel rispetto degli intendimenti dei Padri Costituenti, per i Ministri dovrebbe valere il motto dei moschettieri: "tutti per uno, uno per tutti". Lasciami dire, infine, che io non veda affatto con favore il mantenimento del pareggio di bilancio introdotto in fretta e in furia dal Governo Monti. Ciò, non perché faccia parte del "Partito della Spesa Pubblica", ma perché tale vincolo impedisca a qualunque Governo di applicare "ricette Keynesiane" di sostegno della domanda, in periodi di Recessione Economica. Tale scelleratezza dovrebbe essere spazzata via.
 
Si è parlato tanto, sovente a sproposito di abolizione delle Province, di riduzione del numero di Regioni, di conflitto di attribuzione e di "interesse nazionale". Come ridisegneresti la geografia dello Stato?

Mi rallegro che con la tua domanda tu mi abbia posto innanzi all'infinita discussione sul Titolo V. Partendo da lontano, tornando per un attimo al Risorgimento, credo che nonostante ci si affanni a sperare altrimenti, il nostro Paese resti profondamente diviso, quasi a ricalcare lo status quo antecedente al 1861. E probabilmente, a ben guardare, l'idea di Carlo Cattaneo di fare dell'Italia uno Stato federale sul modello Svizzero si sarebbe rivelata migliore di quella, poi adottata, di Stato centralista di stampo Francese.

Per prima cosa vedrei dunque con favore l'aggiunta dell'aggettivo "federale" all'art.1 ("L'Italia è una Repubblica Democratica e Federale fondata sul Lavoro...", ndr). Non certo perché abbia o abbia mai avuto simpatie per chi faccia della Secessione il punto focale del proprio Statuto, ma per la volontà di restituire valore alle autonomie locali, in un contesto di unitarietà indissolubile. Riterrei poi opportuna una nuova suddivisione amministrativa dello Stato, agendo sul Titolo V, mediante una riduzione del numero delle Regioni a non più di sette (Regioni che, prendendo spunto dal nostro passato, potrebbero assumere denominazioni di carattere storico. Ad esempio: "Repubblica" Sabauda; R. Cisalpina; R. Serenissima; R. Medìcea; R. Borbonica; R. di Sardegna e R. di Sicilia, ndr), magari assegnando a Roma  uno status simile a quello di Washington D.C. Ragioni di bilancio e di buona amministrazione impongono di dire addio alle venti Regioni che conosciamo e alle assurde disparità esistenti tra Regioni ordinarie e Regioni a Statuto Speciale. E ovviamente, senza ritornare al principio dell'interesse nazionale (come invece avrebbe preteso di fare, attraverso la famigerata "Clausola di Supremazia", il progetto di riforma respinto dall'elettorato, ndr) sarebbe utile smussare le storture sulle competenze Stato-Regioni, create dalla pasticciata riforma voluta dal Centro-Sinistra nel 2001. Ciò è indubbio e indiscutibile.

Fatte le dovute considerazioni, il tuo potrebbe apparire come un vero e proprio Manifesto Politico; un punto di partenza per il programma di qualche partito desideroso di un cambiamento condiviso, che non rinunci alla Costituzione lasciataci in dote e che non punti a ridurre la Democrazia in Italia. Sbaglio?

Ho sempre nutrito il massimo rispetto nei confronti dell'Assemblea Costituente e guardo sempre con favore al risultato normativo del suo lavoro. Per questo ritengo che qualsiasi scelta che ne intacchi la forma e la sostanza non possa e non debba essere accettata, se non partendo dal principio della condivisione. Ovviamente, i miei sono soltanto spunti e suggerimenti. Qualora fossero ritenuti utili ne sarei certamente lieto. 

Leggendo i tuoi articoli credo di poter affermare, senza rischio di smentita, che il Movimento Cinque Stelle goda della tua preferenza politica. Non è così?

In tutta onestà, non posso negarlo: nel buio della "notte della Repubblica", guardo sempre con fiducia e con rinnovata speranza verso le stelle... 

Hai mai pensato di darti alla "carriera politica"? Tra tanti pseudo-riformatori e auto-celebrati statisti, potresti fare la differenza.

Beh, che dire? Citando Max Weber: "Ci sono due modi di fare il politico: si può vivere per la politica oppure si può vivere della politica"...  A dispetto delle folte schiere di azzeccagarbugli alberganti in Parlamento, io preferisco vivere "per" la politica, limitandomi al ruolo di suggeritore dietro le quinte, per quanto nelle mie possibilità di cittadino qualunque. Se poi un giorno dovessi sentirmi più utile sul campo, non esiterei a passare dalla parola ai fatti... Dopo tutto, mai e poi mai potrei tirarmi indietro al cospetto di un comune causa di vita chiamata "Italia".

Del Comitato di Redazione. 

P.S. Grazie a D.V. 

 
 
 

"Gli Asfaltati"! Il NO ha vinto; un sì non li ha salvati...

Foto di cornell2

"Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno deve rendere conto alla società è quello riguardante gli altri: per l'aspetto che riguarda soltanto lui, la sua indipendenza è, di diritto, assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano (...) L'inclinazione degli uomini, siano essi governanti o semplici cittadini, a imporre agli altri, come norme di condotta, le proprie opinioni e tendenze è così energicamente appoggiata da alcuni dei migliori e dei peggiori sentimenti inerenti all'umana natura, che quasi sempre è frenata soltanto dalla mancanza di potere; e poiché quest'ultimo non è in diminuzione ma in aumento, dobbiamo attenderci che, se non si riesce a erigere una solida barriera di convinzioni morali contro di esso, nella situazione attuale del mondo il male si estenda (...) Mentre ciascuno sa benissimo di essere fallibile, pochi ritengono necessario cautelarsi dalla propria fallibilità, o ammettere la supposizione che una qualsiasi opinione di cui si sentano del tutto certi possa essere un esempio di quell'errore di cui si riconoscono soggetti (...) Il reale vantaggio della verità è che quando un'opinione è vera la si può soffocare una, due, molte volte, ma nel corso del tempo vi saranno in generale persone che la riscopriranno, finché non riapparirà in circostanze che le permetteranno di sfuggire alla persecuzione fino a quando si sarà sufficientemente consolidata da resistere a tutti i successivi sforzi di sopprimerla (...) Tra gli uomini l'unilateralità è sempre stata la norma, la multilateralità, l'eccezione; quindi anche nelle rivoluzioni dell'opinione una parte della verità generalmente tramonta al sorgere di un'altra. Persino il progresso, che dovrebbe assommarle, nella maggior parte dei casi si limita a sostituire una verità parziale e incompleta a un'altra; e il miglioramento consiste soprattutto nel fatto che il nuovo frammento di verità è piú richiesto, piú adatto alle necessità dell'epoca di quello che sostituisce (...) Lo spirito di progresso non è sempre spirito di libertà, perché può cercare di imporre a un popolo dei mutamenti indesiderati; e, nella misura in cui oppone resistenza a questi tentativi, lo spirito della libertà può allearsi localmente e temporaneamente con chi si oppone al progresso; ma la libertà è l'unico fattore infallibile e permanente di progresso, poiché fa sí che i potenziali centri indipendenti di irradiamento del progresso siano tanti quanti gli individui (...) I mali cominciano quando il governo, invece di far appello ai poteri dei singoli e delle associazioni, si sostituisce ad essi; quando invece di informare, consigliare, e talvolta denunciare, impone dei vincoli, ordina loro di tenersi in disparte e agisce in loro vece (...) La tendenza generale del mondo è quella di fare della mediocrità la potenza dominante (...) Il valore di uno Stato, a lungo andare, è il valore dei singoli che lo compongono". (John Stuart Mill)

Incipit. L'impegno a non piegarsi, col rischio di spezzarsi, fatto proprio da pochi temerari Don Chisciotte - dati troppo presto per sconfitti - alla lunga ha dato i suoi frutti. Dopo sette mesi di sciagurata Campagna Elettorale governativa, la "Politica del popolo" ha nuovamente prevalso contro le velleità reazionarie di un Vertice insolente e non rappresentativo. Dalla virtù di un nugolo di eroi indefessi è montata la reazione della maggioranza. Una maggioranza che ha espresso, forte e chiaro, il proprio "NO". Grazie a tutti i cittadini che fin dal principio abbiano creduto nelle proprie idee. Grazie a tutti gli elettori che con il loro "NO" abbiano dato prova che "Partecipazione" non sia affatto una parola vuota, ma che essa rappresenti ancora la chiave della Democrazia. 

Cominciamo dalla fine. E' stata un'impresa ardua, al limite dell'impossibile. Da una parte il "plotone di esecuzione": il Governo; la Maggioranza Parlamentare; il Potere Industriale; le Cancellerie e le Ambascerie Estere; le Banche e l'Alta Finanza; le Agenzie di Rating; i maggiori quotidiani nazionali e esteri; "VIPs" o pseudo-tali arruolati ad arte (o auto-arruolatosi per proprio tornaconto, nel tentativo di risalire la china di un "anonimato in divenire", ndr). In aggiunta, qualche milione di elettori caduti nella "trappola" di un progetto di Riforma della Costituzione talmente raccapezzato da sfiorare il ridicolo, architettato per puro calcolo di convenienza dei "gerenti il Potere", comunque transitori per definizione... Dall'altra, i "predestinati alla fucilazione": i cittadini non piegatisi ad accettare l'inaccettabile; l'ultimo argine democratico; l'ultima barricata a difesa della "Legge delle Leggi". 

Risultato del Referendum del 4 Dicembre 2016: il No trionfa col 59,1%; il Sì cede il passo col 40,9%. Agli sconfitti, nessun "onore delle armi".

Giorgio Napolitano. Ha fatto di tutto affinché lo scempio si compisse, sia in veste di Presidente della Repubblica, sia in quella di Senatore a vita, eppure, alla fine, per la somma gioia del popolo, il "Re senza Regno" è stato spodestato da un trono sul quale aveva avuto l'ardore di sedersi senza diritto. Indubbiamente, l'ex-Capo dello Stato rappresenta il primo della schiera degli sconfitti, in quanto "deus ex machina" del tentativo andato a vuoto di disfare la Costituzione. Egli, che aveva accettato un inusuale, secondo mandato Presidenziale, per di più a termine, per poter "gestire" il progetto di revisione dal Vertice dell'Ordinamento. Un atto che, in un Paese "normale", avrebbe dovuto comportare la sua messa in stato d'accusa per aver Attentato a quella stessa Costituzione sulla quale aveva giurato. Con questa "fine dei giochi", per lui malauguratamente inaspettata, certi che la Storia non lo ricorderà come il miglior Presidente, né come un saggio riformatore o un fine statista, la cosa più entusiasmante è che finalmente si vada a concludere la sua ultra-decennale carriera politica. E' bastata una bella croce, piazzata al posto giusto e il futuro si è magicamente compiuto.

Matteo Renzi. Probabilmente, il suo rimpianto più grande resterà per sempre la scelta di aver voluto "personalizzare" l'appuntamento referendario, legando il proprio destino politico al responso dell'urna. "Mr. 40%", che tanto di era beato del risultato raccolto dal PD alle ultime elezioni europee, ha ricevuto indietro, con tanto di interessi, l'eccesso di presunzione distribuito a piene mani da allora in avanti, con o senza slides... Nonostante sia giunto a Palazzo Chigi per una "manovra di Palazzo", avrebbe potuto condividere le scelte con le Forze di Opposizione, invece si è arroccato sul suo piedistallo, assieme agli intendimenti di vestire in solitudine i panni di novello Padre della Patria; "uomo solo al comando", salvatore della Repubblica... Ora non importa cosa deciderà di fare, da qui a dieci anni. Che mantenga la parola o meno, sarà lui a doversi guardare allo specchio ogni mattina, fino alla fine dei giorni. Matteo stai sereno... "Ciaone!

Maria Elena Boschi. Nota alle cronache per aver dato il nome al progetto di legge di stravolgimento di 47 articoli della Costituzione Repubblicana, la Signora Ministro delle Riforme potrà finalmente mettere un freno alla sua nota superbia mediatica... Partita in quarta in difesa della "sua" riforma, è stata infine messa in disparte dal "principale" perché ritenuta più dannosa che utile alla "causa". Qualunque sia il destino della sua fulminea ed inspiegabile carriera politica poco importa: meteora o meno dell'emiciclo Parlamentare, la speranza è che trovi finalmente l'anima gemella, metta su famiglia e si trovi un impiego in banca. Magari in quella del babbo, che certamente l'accoglierà a braccia aperte, senza oneri ma con tutti gli onori (tanto paga Pantalone, ndr). Begli occhi e sfrontatezza da vendere, ma la Politica è una cosa seria. 

Denis Verdini. Tra i vantaggi della vittoria del NO ve n'è uno che vale una vita: aver impedito che un politicante con diverse grane con la Giustizia potesse essere ricordato, in futuro, come un riformatore lungimirante ed illuminato... E ovviamente, che il suo nome fosse impresso nei libri di Storia assieme a quelli di Piero Calamandrei e Benedetto Croce. Sconfitto sul filo di lana, a un passo dal traguardo, non si può fare altro che auspicare che, prima o poi, la sua carriera politica volga al termine, se non per ragioni anagrafiche, magari per "ragioni processuali" passate in giudicato... Quando non si vedrà più spuntare la sua faccia tra gli scranni, si potrà tranquillamente affermare senza ombra di dubbio che in Parlamento si respiri aria nuova. Dopodiché, impedito da ogni tentativo di far macello della Prima delle Leggi, potrà tranquillamente riprendere il giovanile lavoro di "macellaio". Anche i vegani di sicuro apprezzerebbero...

Romano Prodi. Il "professore" per gli amici; il "mortadella" per i nemici; il politico Democristiano demolitore dell'IRI; il Presidente del Consiglio "causa dell'Euro-tribolazione" messa in conto agli Italiani; il Capo dell'Opposizione che si schierò apertamente per il NO contro la "Devolution" Berlusconiana del 2006, scrivendo ai propri elettori: «Ogni futura modifica dovrà essere coerente con i principi e valori della Costituzione e dovrà essere sostenuta e approvata dal Parlamento a larghissima maggioranza». Che dire? Probabilmente ciò sarebbe stato sufficiente per affermare, pacatamente e serenamente, di aver applaudito al suo "siluramento" e al conseguente "affondamento", ad opera dei fantomatici 120 franchi tiratori, allorché un paio d'anni or sono il suo nome spuntò tra quello dei papabili per il Quirinale. Eppure, è impossibile negare che la sua prona accettazione del "meglio poco che niente", abbia avuto un qualcosa di disgustoso. 

Barack Obama. Aveva fatto sperare il mondo, al grido di "Hope" e "Change"... Probabilmente, avvantaggiandosi del fatto che proprio il mondo fosse stanco delle giochi di guerra di George W. Bush e Donald Rumsfeld. Eppure, alla fine, di Barack Obama resterà un ricordo fatto di tante ombre, sia sul piano interno (ombre da cui è scaturito il "Trumpismo", ndr), sia sul piano internazionale. Tra queste ultime, l'insolita e "antisportiva" scelta di schierarsi apertamente in favore di una parte, su una questione di politica interna propria di un Alleato, estranea, almeno formalmente, all'interesse a stelle e strisce... "Formalmente", in quanto nella sostanza, che l'Italia potesse far conto su un Governo Italiano decisionista e un po' meno democratico, sarebbe stato assai utile a Washington, in special modo sul piano commerciale, energetico e militare. Anche ad aver voluto avere per forza dei dubbi in positivo, sulla sua Amministrazione, l'endorsement verso Matteo Renzi non ha lasciato speranze di riabilitazione a fine mandato. Si è impegnato (poco e male) e non ha raggiunto il proprio scopo... Bocciato!

Angela Merkel e Wolfgang Schäuble. Che dire? Attenti a quei due. Perché la loro impertinenza, talvolta, raggiunge dei livelli da primato assoluto. Guardi alla Germania e ben oltre il rigore dei conti e al di là delle "bacchettate" riservate ai Paesi poco parsimoniosi come il Nostro, pensi all'interesse nazionale tutelato e protetto a spese di quello altrui. Un'Europa "Germanocentrica" piace a pochi, quasi a nessuno. Grecia o Italia poco cambia nelle teste della Cancelliera e del suo Ministro delle Finanze: meno Democrazia, più Plutocrazia. Meno Potere al popolo "plebeo", più Potere al Ras di turno. Ecco spiegata, semplicemente, la ragione per la quale entrambi abbiano preso posizione in favore di Matteo Renzi. Perché da una riforma della Costituzione di stampo reazionario, avrebbero dovuto discenderne delle altre, messe in conto, come al solito, a cittadini inermi. Dalla Grande Germania all'Europa di stampo Teutonico, l'idea di un "uomo solo al comando" va ancora di moda a Berlino. Ma stavolta hanno fatto male i conti. E tra i prossimi a saliere sulla graticola dell'urna, ci saranno proprio loro...

Jean-Claude Junker. C'è poco da dire: un Presidente della Commissione Europea messo lì non per caso, come un passacarte ad uso e consumo delle banche e dei Potentati Finanziari. Persone come lui, auto-refenziali, vanesie e distanti anni luce dai cittadini, hanno affossato il sogno di un'Europa unita. Insomma, un burocrate tra i tanti di stanza a Bruxelles, che, come il peggior "democristiano" del tempo che fu, senza voler dichiarare il suo appoggio a Matteo Renzi, con cui tanti battibecchi senza contraddittorio ha avuto davanti alle telecamere, ha pensato bene di dichiarare che non avrebbe votato NO. Un'implicita preferenza per il Sì, che ha certamente giovato alla causa dei difensori della Costituzione Italiana così com'è. Bisognerebbe omaggiarlo con una cassa di vino. Se soltanto gli fosse sufficiente...

Sergio Marchionne. "Italo-Svizzero-Canadese" trapiantato in America. A leggere il suo passaporto, considerando la sua residenza un po' qua e un po' là (ma non in Italia, ndr), qualcuno avrebbe detto: "che c'azzecca"? Perché mai un industriale che abbia ottenuto dal Governo una legge sul Mercato del Lavoro assai "utile" e che abbia raccolto armi e bagagli trasferendo la sede legale della "fu" FIAT Auto lontano dall'esoso fisco Italico, non avrebbe "dovuto" ricordarsi di essere Italiano giusto per appoggiare quello stesso Governo, impegnato nel tentativo di disfare la Prima Legge dello Stato, in modo da auto-assegnarsi, di fatto e di diritto, un Potere esagerato? Misteri del Marketing e della Gestione d'Azienda applicati in maniera assurda e indiscriminata all'amministrazione di una Nazione... Per certa gente, né compartecipazione, né partecipazione. Per certa gente vince soltanto l'arroganza pubblica e l'interesse privato.

Flavio Briatore. Ma davvero avremmo dovuto ricevere un insegnamento di Diritto Costituzionale, da un connazionale di stanza a Monte Carlo, da un passato manageriale che soltanto "passato" ormai rimane, noto al più, nel presente, per pettegolezzi e grane con la Guardia di Finanza? Davvero avremmo dovuto berci le arzigogolate spiegazioni sulle ragioni in base alle quali Matteo Renzi sarebbe un Salvatore e il suo progetto di riforma rappresenterebbe la panacea per ogni male d'Italia? Davvero avremmo dovuto dar un peso al "ripensamento" di chi, nutrendo notoriamente odio verso i Comunisti, abbia preso per buono il "piano di rinascita" messo nel piatto dal partito di maggioranza relativa, lontano discendente della partito di Gramsci e Togliatti? Davvero avremmo dovuto prendere esempio e applaudire alla sua scelta di fotografare la propria scheda elettorale per mostrarla "world wide" - infrangendo la prescrizione sulla segretezza del voto - come impegno politico di un "Italiano all'estero"? Assolutamente "NO", per l'appunto...

Roberto Benigni. Bisogna ammettere che con la sua scelta di abbracciare la causa Renziana, l'attore Toscano abbia rappresentato, come meglio non avrebbe potuto, la peggior qualità dell'Italiano medio: il salto sul carro del vincitore (seppur ipotetico, ndr)... La cosa è apparsa ancor più assurda perché, la Storia racconta, che fin dai tempi di Berlusconi, egli si fosse dedicato anima e corpo alla teatralizzazione della Sacra Carta, non a caso descritta come "la Costituzione più bella del mondo". E' passato del tempo da quando riempiva le piazze; è passato del tempo da quando veniva acclamato dall'Academy come nuovo campione della Cinematografia Italica. E' passato del tempo da quando cantava le lodi del Comunismo, abbracciando il compianto Enrico Berlinguer. Ormai appare come un Democristiano tra i tanti che gravitano attorno al "Giglio magico". Vuoi che poi non ci scappi un salto a Washington con volo di Stato e che dalla "concordata" comparsata Americana non sbuchi qualche nuovo contatto con Hollywood? Cosa non si farebbe per un piatto di ribollita...

I maggiori quotidiani italiani ed esteri (encomiabili eccezioni: "Il Fatto Quotidiano" ed "Economist", ndr). Diversamente non poteva essere: cassa di risonanza del potentato economico sovra-nazionale che del decisionismo fa un totem, i media hanno scelto di imbarcarsi anima e corpo nel Renzismo e hanno perso. Nuovamente e stupidamente. Come accadde con la Brexit prima e con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, non hanno voluto comprendere la realtà dei fatti, arroccandosi su posizioni di interessata sudditanza. Ormai da tempo il loro compito non è più informare ma prendere le parti di questi o di quegli, sempre e comunque in favore del Sistema. La vera causa del Populismo di cui ci si lamenta, è proprio questo tipo Stampa affatto libera e ormai "liberal" soltanto a chiacchiere. Dal Financial Times al Wall Street Journal, dal New York Times al Guardian, il fuoco di fila dedicato a chi non vedesse con favore la nuova "Costituzione ad personam" di Matteo Renzi si è rivelato fallace con buona pace dei difensori dei principii democratici. "Vinci omnia veritas"...

Lapo Elkann? (Fotogramma di una vita parallela). Cosa c'entra lo scapestrato rampollo della Famiglia Agnelli con l'esito del Referendum? Tutto, quasi tutto, nulla... Magari non lo sa neppure lui. Per quanto sia improbabile che cotanto "VIP" abbia partecipato al voto come un "plebeo qualsiasi", è bello pensare che la "figura di fango" rimediata a livello planetario a causa di certi suoi biasimevoli vizietti, unitamente a una denuncia per simulazione di reato da parte della Procura di New York, dia lustro a quella, altrettanto planetaria, rimediata dal Governo guidato dal "Presidente del Consiglio nostro malgrado", già "Campione del Marketing di se stesso", noto alle cronache come Matteo Renzi. Perché gli scialbi personalismi e l'esagerata "personalizzazione" portano dritti verso il burrone...

Ci si potrebbe dilungare oltremodo a godere della sconfitta altrui, siano essi lacchè e portaborse del PD; porporati dediti ai "peccati" del Potere Temporale, anziché alla cura delle anime peccatrici; giornalisti e giornalai; cuochi e "camerieri da parata"; mezzecalzette e trolls "infangatori" delle Rete; ecc. ecc. 

...Ma alle risate di giubilo sulle disgrazie altrui, preferiamo alzare i calici per gioire della nostra comune vittoria. In alto i cuori! 

D.V.

P.S. Quest'anno, in Italia, Babbo Natale è giunto con tre settimane di anticipo. Non ha portato doni scontati e men che meno inutili... Dal sacco dei regali ha estratto un libro pieno di condivisibili speranze e di lungimiranti intendimenti tutti da (ri) scoprire. Un libro che è una legge, la Prima delle leggi; la base del Diritto; un coacervo di diritti... Una Costituzione, magari un po' datata, ma sempre pronta all'occorrenza. Soffiata via la polvere e ripiegate le pagine sgualcite, l'ha riconsegnata in mano ai cittadini... Orsù gioite, il pericolo è scampato! (*) Il biglietto d'auguri così recita: "La Costituzione... Che ne facciano buon uso e che la Politica ne realizzi le consegne, rifuggendo fin dal nascere ogni abuso, delegando all'uopo galantuomini e persone degne. Che ne facciano buon uso, perché si eviti che un giorno, qualche anima rapace con l'occhio languido e col ghigno impenitente stampato sulla faccia, giunga nuovamente altezzoso e irriverente, con la volontà di farne carta straccia"...

 
 
 
 
 
 
 

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