Creato da viscontina17 il 30/06/2012

Bisbigli d'onde

dolci richiami d'essenze

Messaggi di Ottobre 2013

I VICHINGHI ARRIVARONO IN AMERICA

Post n°197 pubblicato il 29 Ottobre 2013 da viscontina17

Lo spato d'Islanda permise ai vichinghi di arrivare in America. Con le loro navi veloci e possenti dominarono a lungo l'Europa del Nord e grazie a esse raggiunsero il Nuovo Mondo almeno quattro secoli prima di Colombo. Ma come sia stato possibile che i vichinghi abbiano percorso migliaia di chilometri in mare senza l'aiuto della bussola (arrivata nel Vecchio Continente almeno un secolo dopo il tramonto del loro predominio) e senza carte nautiche è uno dei dilemmi su cui gli storici dibattono da decenni. Adesso uno studio, promosso da una squadra di ricercatori internazionali dell'Università di Rennes e pubblicato sulla rivista britannica Proceedings of the Royal Society A, propone una spiegazione di questo mistero storico molto affascinante che reinterpreta, in chiave scientifica, una delle leggende più misteriose delle epopea vichinga.

NAVIGAZIONE E ORIENTAMENTO - Ai tempi dei vichinghi la navigazione in alto mare era davvero difficile. Quando c'era bel tempo i navigatori nordeuropei si affidavano alla posizione del sole e delle stelle per indirizzare la rotta delle loro navi. Tuttavia tutto diventava più difficile quando il cielo era coperto dalle nuvole e in questi casi per non sbagliare rotta non bastava conoscere dettagliatamente i venti, le correnti, le maree delle fredde acque del nord. Secondo una delle leggende più antiche scandinave, quando il tempo era brutto, i vichinghi per navigare usavano la sólarsteinnovvero «la pietra del sole» un misterioso minerale capace di individuare la posizione del sole. Lo studioso francese Guy Ropars, che ha guidato il gruppo di ricercatori internazionali, sostiene che la leggendaria pietra del sole non era altro che spato d'Islanda, un cristallo di calcite trasparente, relativamente comune in Scandinavia che ancora oggi è usato in alcuni strumenti ottici. Il minerale polarizza la luce del sole e ha la proprietà della doppia rifrazione. Ruotando permetteva di individuare con una buona precisione la posizione dell'astro che riscalda il nostro pianeta, anche quando non si vedeva.(WEB)

              

 
 
 

IL PESCATORE DI SOGNI DI ARMANDO NOCERA

Post n°196 pubblicato il 26 Ottobre 2013 da viscontina17

Di pochi uomini il mare conserva un buon ricordo. Di poche anime ne sente il respiro. Di pochi cuori ne ascolta il battito. Come gli uomini che parlano ai cavalli,così i pescatori di sogni parlano all’acqua; che non è come parlare al vento.
I pescatori di sogni raccolgono dalle onde leggere i respiri di un amore,dagli anfratti scogliosi colgono immagini lontane di vita che si rinnova onda dopo onda,dalla sabbia fina e leggera,che basta un po’ di vento per farla volare,i pescatori di sogni prendono le orme dimenticate e le riportano in vita. Ascoltano l’eco delle voci dei bambini ed il rumore silenzioso dei loro castelli sgretolati. I pescatori di sogni non hanno bisogno di alcun tempo per recarsi al mare,il mare vive in loro. Basta chiudere gli occhi,per un pescatore di sogni,per sentire il profumo della vita in continuo movimento,il rumore leggero delle onde che scivolano alla riva,dei cavalloni che si infrangono schiumeggianti alle scogliere e ridere,sorridere,ricordando di quando sono stati bambini…..
Si narra di uomo che, avendo scelto il mare per amico,confidava a lui ogni cosa. Un amore,un desiderio,un dolore grande e insopportabile,una gioia infinita da riuscire a tenerla chiusa in petto.
Fin da bambino viveva con il mare dentro al cuore. Gli bastava vederlo per sentirsi felice. Passava ore e ore a guardare il movimento lento,continuo,perenne delle acque bagnanti la riva che,come per magia, si ritiravano lentamente e ritornavano,si ritiravano e ritornano sempre,per sempre….
Da bambino,quando andava al mare,passava le sue giornate in acqua incurante dei richiami della mamma. Il suo sport preferito era raccogliere vongole. Era bellissimo. Stava tre o quattro ore filate a pescare. Con le pinne scostava la sabbia e poi,d’incanto,ecco apparire tanti piccoli lembi bianco-grigi che sembravano innumerevoli occhi che fissavano:erano le vongole;un gran respiro e giù a prenderle. Era bellissimo affondare le mani nella sabbia morbida ed uscire coi pugni pieni di conchiglie. Ogni tanto qualcuna pizzicava oppure qualche granchietto nascosto,dava un morso con le chele aguzze ma era poca cosa al confronto della gioia provata ad ogni risalita.
Il mare era generoso con il suo amico. Gli donava le preziose conchiglie in abbondanza,sapeva di farlo felice. Man mano che cresceva imparò tutti i segreti della pesca senza mai abusare nell’approvvigionamento di quei doni. Il bambino cresceva e l’uomo pian piano si allontanava dal tempo dei giochi,delle corse sulla sabbia e dei castelli con i suoi canali,i ponti,le gallerie,franate rovinosamente come i sogni della vita,i sogni che poi,domani,sarebbe andato a ricercare…..
E trovò il suo primo amore,una sera,seduto alla riva;e trovò gli occhi dimenticati di suo padre,seduto alla scogliera;e trovò le carezze da bambino,di sua madre e la voce calda,lo sguardo dolce della nonna e il suo migliore amico,andato via in un mattino d’estate,sotto il sole,senza nemmeno una parola,un saluto.
Quante birre hanno bevuto assieme,il mare non lo ricorda più. Ubriachi di bottiglie vuote giocavano poi coi tappi stanchi di essere girati,rotolati fra le dita e poi,finalmente,lanciati via. Il mare,fedele,li riportava indietro.
Il pescatore di sogni lanciava la sua lenza e aspettava paziente,non il pesce,ma lo scorrere del tempo.L’esca,erano i suoi pensieri che,attirati dall’odore forte del mare,si tuffavano nelle acque fresche alla ricerca non di prede,ma di soluzioni,di intuizioni,di promesse dimenticate da portare a termine,di un momento di pace,di refrigerio,di conforto per la sua anima.
Il pescatore di sogni parlava al mare che gli rispondeva;bisbigliava la sua voce fra le onde e urlava il disappunto o il suo consenso attraverso i fischi dei gabbiani.
Il pescatore di sogni credeva che per ogni stella caduta in mare,un’anima si reincarnava nel corpo di un uomo e allora chissà,se quella notte,in cui le stelle caddero a decine,il suo amico non tornò a vivere chissà dove…..e magari un giorno,chissà,si sarebbero incontrati ancora e il mare,glielo lasciò credere.
Si dice che il mare all’orizzonte si unisce al cielo ma gli uomini ormai,non ci credono più.
Solo il pescatore di sogni conosce la verità,gliel’ha detta il mare una sera che pioveva forte,La pioggia batteva sui vetri dell’auto,i fari illuminavano la scogliera e il fumo della sigaretta si spegneva appena usciva dal finestrino semichiuso.
Le gocce rimbalzavano sul mare come ballerini all’opera,ballavano una danza antica come il mondo e una musica si sollevava adagio nell’aria. Il bisbiglio delle onde si trasformò in una voce calda,lenta,forte:
“Questa sera ti confido un segreto,amico mio,allontana i tuoi pensieri e ascoltami. La leggenda è vera;il mare all’orizzonte si unisce con il cielo. Il mondo è una palla gigantesca e il cielo altro non è che il mare alto;il mare altro non è che il cielo basso. Gli uomini non possono saperlo questo segreto,tienilo per te. Gli uomini sono ingordi di sapere,vogliono scoprire sempre mondi nuovi. Guai se il segreto venisse svelato. Il cielo sarebbe invaso da loro,sporcato dai rifiuti,avvelenato dagli scarichi,contaminato dall’odio e dalla sete di potere e non potrebbe più rigenerare il mare,che ancora è vivo grazie a questo mutamento continuo,a questo rotolare insieme invisibile delle acque e delle nuvole.”  Quando il pescatore di sogni si risvegliò,dentro l’auto,la pioggia era cessata. Il mare si era calmato. Sparse,sui sedili,stavano tre anzi,quattro bottiglie ma……mancavano i tappi……… allora forse……... è stato tutto vero……(ARMANDO NOCERA)

                                 

 

 

 
 
 

TORPEDINE

Post n°195 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da viscontina17

La famiglia dei torpedinidi comprende raiformi in grado di emettere potenti scariche elettriche. Hanno 2 pinne dorsali sulla coda, non posseggono nè scaglie, nè aculei, hanno corpo meno piatto degli altri raiformi e sono vivipari. La torpedine ocellata è il rappresentante più noto della famiglia. Vive nel Meditterraneo e nell'Atlantico orientale, su fondali sabbiosi, a profondità variabili da un metro a più di cento. E' lunga al massimo 60 centimetri, ha un dorso bruno con macchie blu-cenere e nere. Possiede due organi elettrici posti nella parte anteriore del corpo, fra la testa e la pinna pettorale, che essa utilizza sia come armi difensive sia per parallizzare le prede. Questi organi sono muscoli modificati, funzionanti come una batteria elettrica. A forma di reni, essi sono composti di un gran numero di piccoli prismi disposti verticalmente, in colonne, fra la superficie dorsale e quella ventrale del pesce; al microspcopio ogni prisma si presenta formato da una decina di minuscoli dischi, sovrapposti come in una pila, il cui polo positivo è rivolto verso il dorso e il poli negativo verso il ventre dell'animale. Una torpedine di medie dimensioni può contare più di 300 mila di questi dischi contenuti nei due organi elettrici. La loro innervazione è assicurata da fasci di fibre che partono dai lobi elettrici dell'encefalo e si ramificano fra i prismi. L'entità delle scariche non supera i 60-80 volt. Essa dipende dalle dimensioni del pesce e dalla sua condizione fisica, e diminuisce quando le scariche si ripetono. Un pesce spossato da numerose scariche produce, toccandolo, solo un tremito e impiegherà parecchi giorni per riportare la tensione della propria batteria al livello normale. Le scosse sono più violente sott'acqua e più sensibili quando toccano contemporaneamente le superfici superiore ed inferiore del pesce. Le scosse più forti possono gettare a terra un uomo. Le torpedini sono pesci vivipari aplacentati. Gli embrioni si sviluppano nell'utero della madre grazie alle branchie embrionali molto sviluppate, che estraggono l'ossigeno e gli elementi indispensabili per la crescita dalle secrezioni uterine. Tra le altre torpedini che frequentano i nostri mari ricordiamo: la torpedine marmoreggiata o bruna, che supera il metro di lunghezza e la torpedine nera, delle stesse dimensioni, il cui dorso è di colore bruno-violaceo. Tutti vivono nello sfondo e si nutrono di pesci, molluschi, ecc.(WEB)

              

 
 
 

L'APERTURA DEL MAR ROSSO RISCONTRI STORICI ED ARCHEOLOGICI DELL'EVENTO

Post n°194 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da viscontina17

                             

Numerosi ricercatori hanno tentato per anni di reperire l’esatta località in cui si svolse il miracolo dell’Apertura del Mar Rosso. Per secoli, nessuno di essi fu in grado di spiegare dove fosse scomparso il possente esercito del faraone, finché alla fine del XX secolo, avvenne una notevole svolta in questo senso.

Il seguente approfondimento espone dati di notevole interesse riguardo ai risultati delle nuove ricerche.
 
All’epoca della schiavitù, gli ebrei vivevano nella regione del delta del Nilo, in una località denominata Ra’msès.

I figli di Israel partirono da Ra’msès verso Sukkòt, circa seicentomila uomini a piedi, oltre ai bambini. (Shemòt 12, 37)

Usciti dall’Egitto, gli ebrei sostarono nella località di Sukkòt, situata all’estremità settentrionale dello Stretto di Suez. 
Esiste una località denominata “Tharu”, “T’aru” o “Takut” che corrisponde precisamente alla descrizione di Sukkòt. Da alcuni antichi manoscritti emerge che “Tharu era situata presso il delta” o Ra’msès, “dove gli ebrei avevano risieduto. Era anche il luogo dove l’esercito egizio si preparava per uscire verso il nord”.Giuseppe Flavio, nella sua opera Antichità (libro II, cap. X) scrive: “In quanto guida militare, Moshè conosceva Tharu; fu lì che preparò il suo enorme esercito all’Esodo. Da lì partirono per Etàm”. (WEB)

 
 
 

PESCE ELEFANTE

Post n°193 pubblicato il 16 Ottobre 2013 da viscontina17

Nome comune dello squalo Cetorhinus maximus  che deve il nome volgare alla sua mole: lungo sino a 16 metri supera le 6 tonnellate di peso. Il pesce elefante è inoffensivo, planctofago. Nuota lentamente e spesso si ferma in superficie per riposare. E' presente nel Mar Mediterraneo, nell'Oceano Atlantico settentrionale e nel Pacifico. (web)

                       

 
 
 

IL PESCATORE E LA SIRENA( RACCONTO DI PALMA RASSOMANDO)

Post n°192 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da viscontina17

In un piccolo borgo di marinai viveva un pescatore. Era un uomo dolce, un uomo buono, ma il tempo lo aveva cambiato; la vita lo aveva abbrutito. Viveva da solo in una casa di pietra bianca, poco distante da una vecchia tonnara abbandonata. Quella casa era appartenuta a suo padre e prima ancora a suo nonno che l’aveva costruita quando ancora non c’erano case in quel tratto di costa. Il pescatore non era sempre stato burbero e solitario; un tempo era stato anche lui forte e con lo sguardo pieno di sogni e di speranza. La vita era stata ingiusta con lui negandogli quello che più avrebbe voluto al mondo: l’amore di una donna. Nella sua vita aveva conosciuto la passione, il calore di un corpo femminile, ma non aveva avuto quello che lui desiderava. Alla fine aveva deciso di smettere di cercare ed era tornato al suo vero amore: il mare. Soltanto lì egli si sentiva a proprio agio, solo in mare si sentiva libero e appagato; si sentiva a casa. Sì, perché il mare era la sua casa, la sua donna. Il mare lo ascoltava, lo accoglieva nel suo abbraccio, non gli chiedeva nulla in cambio. Il mare sapeva che lui l’amava e semplicemente ricambiava il suo amore. Quando il pescatore s'immergeva, tutto intorno a lui cambiava; il silenzio lo avvolgeva, l’acqua lo accarezzava languidamente e lui ritrovava la pace nell’anima. In quei momenti, l’unica cosa a fargli compagnia era il battito del suo cuore. Un giorno il pescatore si spinse oltre, dove il mare è più nero della notte, dove il silenzio è più muto della morte. Quel giorno in cui il pescatore aveva deciso di non fare più ritorno a riva, il mare, per ringraziarlo del suo amore, gli offrì un regalo: gli inviò una sirena. Inviò al pescatore la sirena più bella che aveva. Il suo corpo ricordava morbide colline ed accoglienti valli e aveva il profumo delle pesche mature. Il suo canto era più dolce di quello di mille usignoli e le sue parole avevano il potere di incantare chi le ascoltava. Quella notte il pescatore nuotò con la sirena ed ascoltò il suo canto fino al mattino, fino a quando ella non tornò nelle profondità del mare. Il pescatore ritornò ogni sera a nuotare con la sua dolce sirena, ad ascoltare il suo canto, fino a quando ne ebbe la forza, fino a quando la vita non si spense nei suoi occhi. La sirena sapeva che non avrebbe mai potuto rendere felice il pescatore, dargli quello che desiderava, ma con la sua voce aveva reso meno triste la sua solitudine ed è per questo che aveva continuato a cantare per lui ogni notte, fino alla fine, fino all’ultima notte, fino a quando il pescatore non fece più ritorno a riva. Quella notte il canto della sirena divenne più triste; un pianto d’addio, un lamento struggente. Ancora oggi, dopo tanti anni, nelle notti in cui il mare è più calmo, tra lo sciabordio della risacca, chi sa ascoltare riesce a sentire il triste canto di una sirena che piange il suo pescatore perduto ( PALMA RASSOMANDO)

                         

 
 
 

PESCE GATTO

Post n°191 pubblicato il 11 Ottobre 2013 da viscontina17

Il Pesce Gatto o barbona, è un Pesce d'acqua dolce della famiglia delle Ictaluridae / Siluriformes con sembianze molto simili al siluro ma con dimensioni notevolmente ridotte (raramente supera i 30 cm per un peso di 260 g ma può arrivare fino a 2,5 kg per 60 cm di lunghezza).
Ne esistono circa 2200 specie , raggruppate 31 famiglie, di pesci gatto che vivono nelle acque dolci in tutti i continenti (escusi chiaramente Artide e Antartide). Le loro proporzioni variano da qualche decina di centimetro fino a enormi esemplari di anche 40 kg. Il tratto comune che ha dato loro il nome è la presenza di "baffi", detti barbigli, ai lati della bocca. Hanno una lunga pinna anale, una sola pinna adiposa tra la pinna caudale e dorsale, privi si scaglie e una testa piatta.
Le origini sono Nord Americane e in Italia è presente in alcune zone della campagna veneta e in quantità decisamente minori nelle regioni centrali. Vivono in quasi tutte le condizioni, dalle acque fresche, pulite e rapide dei torrenti ai laghi paludosi e quasi privi di ossigenazione. Esistono specie che vivono nelle profondità dei laghi e che sono stati scoperti solo grazie a perforazioni. Ne sono esempio i pesci del genere Satan che sono stati rinvenuti a 300m di profondita in un lago del Texas e non furono trovati in nessun altro luogo.
Ha una dieta molto varia: si ciba di invertebrati, pesci e loro uova, rane, girini e a volte vegetali. Ha un comportamento prevalentemente notturno ma è attivo pure nel primo mattino e nel tardo pomeriggio. (WEB)

                        

 
 
 

PESCA DELLA SPIGOLA

Post n°190 pubblicato il 07 Ottobre 2013 da viscontina17

Ogni pescatore subacqueo - e non solo - sa bene l'importanza degli scogli e delle secche. Entrambi sono l'ideale per gli agguati e la pesca all'aspetto, spesso sono molto popolati e se sono un po' distanti dalla riva ci passato attorno i pezzi da 90, i pelagici, croce e delizia dei pescatori sportivi.
Ma spesso sono l'ideale anche per la pesca alle spigole. Te ne accorgi quando ti avvicini e inizi a vedere nugoli di mangianza, mugginetti di ridotte dimensioni, e altro. Alle secche e attorno agli scogli, spesso si arriva ad avere pochi centimetri d'acqua e schiuma, ed è lì che scatta qualcosa: spigola, so che ci sei, ci devi essere.
La tecnica è molto semplice, ma molti non la praticano e vedremo perchè.
Quando si individua il punto in cui l'onda si infrange, fa la schiuma, ci si avvicina in silenzio e in controcorrente alla parte alta della secca, dove le alghe morbide normalmente le ricoprono e arrivano quasi alla superficie, ci si imerge e facendo attenzione a non sbattere piombi o fucile alla roccia si segue la risalita fino alla cima, infilando fucile e faccia nella schiuma e nelle alghe, tenendosi ben saldi con la mano libera.
Nella porzione di rocce piatte che si hanno davanti, in genere, sta la spigola in caccia, appostata come te nella schiuma e curiosissima di sapere cosa si sta avvicinando al suo territorio di caccia.
Come ti vede spesso si allontana un poco poi torna, altre volte si avvicina subito. Tu devi stare lì, artigliato agli scogli mentre la corrente ti sballotta e la schiuma ti acceca un po', e devi nasconderti, incuriosirla, emergere solo con parte della testa e il fucile.
Lei in genere si avvicina di lato titubante, poi viene diretta verso te. A quel punto, incrocia i fattori mira, spigola, corrente, semicecità da schiuma, forza nelle braccia e cerca di fare centro!

(WEB)

                        

 
 
 

PESCE PAGLIACCIO

Post n°189 pubblicato il 02 Ottobre 2013 da viscontina17

Il pesce pagliaccio vive in simbiosi con quattro specie diverse di attinie. Il pesciolino fornisce alimenti e si rende utile rinnovando e aerando l'acqua con i suoi movimenti. La bocca è provvista di denti palatini. La carne di questi pesci non è molto pregiata , ma questa specie così brillantemente colorata è invece ricerata in acquariologia. Diffusione: Oceani e Mari (WEB)

             

 
 
 

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