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Bisbigli d'onde

dolci richiami d'essenze

Messaggi del 18/08/2013

JAMBIANI

Post n°179 pubblicato il 18 Agosto 2013 da viscontina17

Dire che in Africa la vita è modellata sul ritmo della Natura suona ormai come un luogo comune; ma ci sono posti in cui la primigenia verità di queste parole ripetute troppo spesso si mostra in tutta la sua evidenza.
Jambiani è un villaggio di capanne e case costruite con legno e corallo fossile, in un angolo della parte sudorientale di Zanzibar. Da qui in poi ci sono solo piste di sabbia dove arrancano ciclisti scalcagnati ed il Dalla-Dalla numero 309 che in un paio di ore effettua il viaggio di una quarantina di chilometri per Stone Town. I tragitti dei tours organizzati non passano da qui e lungo la spiaggia sorgono alberghi modesti, in buona parte di proprietà di gente del posto; insomma qui il turismo non è ancora arrivato in forma tale da stravolgere i ritmi di vita, che sono regolati dai tempi della Natura ed in modo particolare dalle maree.
La striscia di capanne che costituisce Jambiani è lunga quasi cinque chilometri e si trova proprio a ridosso di una spiaggia bianca, orlata di palme da cocco, che si affaccia sulla laguna corallina. Gli abitanti vivono del mare: gli uomini pescano a bordo dei loro dhow (che qui si chiamano ngalawas), strette piroghe a bilanciere realizzate con tronchi di durissimo mango scavati con il fuoco, con le vele realizzate con tela di sacco; donne e bambini si occupano invece della coltivazione delle alghe. Sì, perché qui le alghe vengono letteralmente coltivate, in piccoli appezzamenti subacquei che assomigliano ad orti domestici, delimitati da bastoncini di legno con fili a delimitare lo spazio. Ci vogliono tre mesi perché queste alghe brune e rossastre maturino, poi sono raccolte e portate ad essiccare lontano dalla linea della marea. Ma per la gente di Jambiani non sono di nessuna utilità pratica: per mangiare hanno i cocchi, gli animali che allevano (capre, galline, mucche) ed il pescato procurato giornalmente dagli uomini del villaggio: il raccolto di alghe – dopo l’ essiccazione – viene invece spedito ad una vicina industria, che dopo il confezionamento, le esporterà in Giappone e Corea –dove sono considerate una prelibatezza gastronomica – ed ai laboratori cosmetici sparsi nel mondo, che ne ricaveranno i componenti di creme e cosmetici. E così un frutto della Natura che per i locali non ha assolutamente alcun valore si è trasformato in una delle fonti di sostentamento dell’ economia del villaggio. (WEB)

                     

 
 
 

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