Creato da braulink il 28/11/2005

Avasinis -UD- 2.5.45

Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista

 

Oggi, 65 anni fa: 25 aprile

Post n°80 pubblicato il 25 Aprile 2010 da braulink
 
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25 aprile 1945

Il primo elemento da sottolineare è che, mentre nel resto d'Italia aveva luogo l'insurrezione partigiana, in Friuli il 25 aprile fu una giornata sostanzialmente come le tante altre che l'avevano preceduta, tra il peso dell'occupazione tedesca e cosacca e le timide, iniziali fasi della riorganizzazione partigiana:

"In Friuli e nella Venezia Giulia il 25 aprile fu una lunga giornata d’attesa. Mentre a Milano, con gli americani alle porte e Mussolini e gli ultimi fedelissimi in fuga verso Como, scattava per le forze della Resistenza l’ordine di insurrezione generale, in questa estrema parte d’Italia i tedeschi erano ancora ben saldi e decisi a resistere per coprirsi le vie della ritirata verso nord. (…) Gli ultimi di aprile furono giorni difficili per la Resistenza friulana. I contatti tra le formazioni per preparare l’azione conclusiva si erano intensificati fin dall’inizio del mese. Ma i contrasti tra i partigiani della Garibaldi, comunisti e alleati di Tito, e quelli della Osoppo, di area cattolico-liberale e contrari a collaborare con gli slavi, si erano acuiti dopo l’eccidio di Porzùs (7 febbraio) e del Bosco Romagno dove 19 osovani furono uccisi dai Gap di Giacca. E soltanto in extremis fu possibile formare un comando unico solo di facciata. Un duro colpo per la Resistenza era stata, inoltre, la feroce rappresaglia del 9 aprile quando i nazisti fucilarono in via Spalato 29 partigiani, tra i quali il valoroso comandante garibaldino Mario Modotti (Tribuno).I tedeschi avevano concentrato a Udine tutti i comandi: il presidio occupava la zona di piazzale Osoppo, trincerata e difesa da cannoncini anticarro e mitragliatrici pesanti, mentre in Giardin grande gli uffici del comando a palazzo Cantore erano protetti dai cavalli di frisia, come pure la palazzina della polizia segreta nella vicina via Cairoli. Un carro armato sbarrava l’imbocco di via Manin. Il centro motore dell’attività partigiana – poi anche sede del comando unificato – era invece a San Domenico, nella canonica di don Emilio De Roja, il coraggioso prete che ebbe un ruolo determinante in quelle giornate. Nella stessa zona, in via Martignacco 26, c’era il comando tattico dei garibaldini, mentre altri centri clandestini di smistamento armi e viveri erano nella fabbrica della birra Dormisch, nella Casa della madre e del bambino e nella clinica della Maternità in via Planis. Un servizio di informazioni era stato attivato dai partigiani nelle officine della Sfe di via Diaz.Giornate di attesa"… (MARIO BLASONI, Il 25 aprile 1945 nella nostra regione fu ancora di attesa, "Messaggero Veneto", 25 aprile 2003)  

 

Nei paesi della Valle del Lago perdurava da sette mesi l'occupazione cosacca, che aveva determinato l'insediamento e la coabitazione forzata ad Avasinis e imposto lo sfollamento delle famiglie di Braulins, Trasaghis ed Alesso. E proprio su Alesso (che ospitava il maggior numero di cosacchi, pare oltre settemila) stava per scattare un'azione da parte dell'aviazione americana….

 
 
 

Giorno dopo giorno, attorno a QUEL 2 maggio

Post n°79 pubblicato il 24 Aprile 2010 da braulink
 
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A 65 anni di distanza dai fatti di Avasinis, cercheremo nei prossimi giorni di offrire un contributo di ricostruzione storica andando a riproporre, con una sequenza quotidiana, i principali eventi di quelle giornate per quei luoghi, nell'intento di ripercorrere e ridefinire il clima di quelle giornate, dall'euforia per una guerra che andava concludendosi al dramma legato a un inatteso "colpo di coda" della violenza bellica.

Cercheremo quindi di scoprire cosa c'e stato attorno a QUEL 2 maggio: quali sono stati i momenti che lo hanno preceduto, quali sono stati i termini del dramma, quali i dolorosi strascichi di una giornata destinata a segnare per sempre la storia del paese e di una zona.

A chi ci segue.... l'auspicio di compiere un viaggio, pur doloroso,  anche dando spazio alla riflessione, al ragionamento, al confronto.

 

 
 
 

Giornata della memoria, da Auschwitz .... ad Avasinis

Post n°78 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da braulink

Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz

Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma anche contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella storia. L’uomo contemporaneo, con il suo grande bagaglio di conoscenze, nel cuore del continente più civile e avanzato, era caduto in un baratro. Aveva utilizzato il suo sapere per scopi criminali, tramutando quelle conquiste scientifiche e tecnologiche, di cui l’Europa era allora protagonista indiscussa, in strumenti per annichilire e distruggere intere popolazioni, primi fra tutti gli ebrei d’Europa. La brama di conquista della “razza ariana” e il desiderio concreto di sterminare e cancellare completamente il popolo ebraico e non solo (considerate che ad Auschwitz furono uccisi oltre il 1 milione 500 mila ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e prigionieri politici) hanno dato vita al Genocidio Nazista. Da quel trauma l’Europa e il mondo intero si risvegliarono estremamente scossi. Si domandarono come era stato possibile che la Shoah fosse avvenuta. E, soprattutto, quali comportamenti e azioni mettere in atto per scongiurare che accadesse di nuovo. Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione. Auschwitz è la negazione dei principi ispiratori dell’Europa economicamente, socialmente e culturalmente avanzata che conosciamo oggi. «Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo». Così Primo Levi, in uno scritto, avvisava i visitatori del più celebre dei campi di sterminio nazisti. E affinché le sue parole e quelle di tanti altri sopravvissuti non rimanessero lettera morta è stata istituita dal parlamento italiano nel 2000 la “Giornata della memoria” per ricordare i milioni di uomini, donne e bambini messi a morte dai nazisti. Oggi il Giorno della memoria è diventato un’occasione fondamentale, per le scuole, di formare tanti giovani tramite una importante attività didattica e di ricerca. La Shoah è ormai consegnata ai libri di storia. Pochi testimoni sono rimasti a raccontarci la loro esperienza. Si potrebbe ipotizzare una memoria cristallizzata nei libri, come un evento importante ma lontano nel tempo, da studiare al pari di qualsiasi altro capitolo di un libro scolastico, con il rischio di rendere distante il significato e la ragione vera per cui il Giorno della memoria è stato istituito per legge. Occorre perciò fornire alle nuove generazione gli strumenti, anche empirici, per riflettere su cosa l’umanità è stata in grado di fare, perché non accada mai più. (...)
(contributo di Francesca Evangelista dell' Istituto tecnico Deganutti pubblicato su Messaggero Veneto — 26 gennaio 2010  )
... tutto per ribadire l'importanza della memoria. Anche per Avasinis. 

 
 
 

NUOVE RICERCHE SU AVASINIS ANCHE NELLA VALLE DEL BUT

Post n°77 pubblicato il 23 Dicembre 2009 da braulink
 
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Si allargano le ricerche sulle vicende di Avasinis e del Comune di Trasaghis nel corso della seconda guerra mondiale.

Il numero 62 (dicembre 2009) del periodico "Asou geats..", che esce a Timau, ospita un articolo di Pieri Stefanutti del Centro di Documentazione sul Territorio del Comune di Trasaghis nel quale si richiamano quelle lontane vicende che hanno visti come protagonisti diversi operai della zona di  Timau, Paluzza, Treppo e Paularo, chiamati a lavorare con la Todt nel Comune di Trasaghis e particolarmente ad Avasinis (diversi di essi aderirono alla Resistenza e furono comunque presenti in paese nelle ore dell'eccidio).

Scopo dell'articolo è invitare, quando possibile,  a raccogliere la testimonianza diretta di queste persone o, comunque, mettere a disposizione di  quanti sono interessati notizie, testimonianze, immagini provenienti da quanti, da realtà così diverse, si sono trovate a vivere durante il 1944-45 nel Comune di Trasaghis.

Eventuali segnalazioni possono essere inviate al Centro di Documentazione, all'indirizzo centro_doc_alesso@libero.it  .

 
 
 

La commemorazione di Avasinis citata su "Patria indipendente"

Post n°76 pubblicato il 22 Luglio 2009 da braulink
 
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La rivista dell'Anpi nazionale "Patria Indipendente" ha dedicato, sul numero di aprile, un servizio alla commemorazione tenutasi ad Avasinis il 2 maggio, riferendo in particolare dell'intervento di Giulio Magrini sul senso della cerimonia e sui tentativi avviati per giungere ad una ricostruzione storica obiettiva.

Ancora una volta la sensibilità della rivista consente a far conoscere i tratti essenziali dell'episodio di Avasinis  al di fuori del confini della regione, dal momento che essa viene diffusa in tutta Italia.

 
 
 

UNA TESTIMONIANZA SUI GIORNI IMMEDIATAMENTE SUCCESSIVI ALL'ECCIDIO DI AVASINIS

Post n°75 pubblicato il 07 Luglio 2009 da braulink
 
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Sul Notiziario Comunale di Trasaghis n. 1/2009 è stata pubblicata una interessante testimonianza relativa all'incontro con un uomo di Trieste che, rilasciato dalla prigionia, si trovò a transitare per Avasinis nei giorni immedianamente successivi all'eccidio del 2 maggio 1945.

 

Una domenia no como chês atas

 

Domenia 4 di Mai dal 2003, dopo Messa, si sin cjatâts como simpri inta ostarie par fâ cuatri cjacaris cui amîs. I discors a son stâts luncs; miesdì al era passât di un biel pieç cuanche tal tornâ a cjasa mi sei visât a colp ch'i vevi lassât la machina lì da glesia.

Rivât lì, ài cjatât un omp e dôs feminis ch'a cjalavin il monument. Si sin saludâts, e lui mi a domandât s'i sei di chi. Come ch'i ài rispuindût di sì, mi a det:

"Io sono di Trieste e cinquantotto anni fa ero in questo paese, assieme ad altri venti compagni. Arrivammo proprio a quest'ora. Ho saputo che si chiama Avasinis venerdì scorso, ascoltando alla televisione il Notiziario Regionale. Era tanto tempo che mi chiedevo dove fosse quel paese per me senza nome!"

Al continue contantmi che cuanch'al entrà in paîs a nol a jodût nissuna persona. "Strani!" - al si è det fra sé - Ma dopo un vieli a ur è vignût incuintri disintiur: "Vignit a jodi ce ch'e àn fat i todesc: A àn copât vecjos, feminas e fruts."

"Mi ricordo - al mi a det - che sono entrato in una casa e ho visto in un angolo una donna anziana ed una giovane morte."

Alora ju ài invidâts a cjasa par sintî miôr la sô storia, e lui ben vulintîr al à acetât. Al comença cul dî ch'al era stât presonîr di lavôr in Ongjarìa e il 30 di avrîl a àn vût la furtuna di cjapâ il treno e rivâ fin a Vilach. Podopo, a pît, rivâts a Damâr, a ur àn det di traviersâ il Taiament e vignî da banda di Cjavaç, parce ch'a erin i todescs in ritirada. Rivâts su la forcela di Cesclans, a àn jodût doi di lôr ch'a ju clamavin. Tal imprin a erin dubiôs, ma dopo, par vie dai segnos ch'a ur fasevin, si son convints e a son lâts su. Cuanch'a son rivâts, ur àn det ch'a veva di passâ una trupa di todescs e che lôr a vevin intenzion di tacâle.

"L'indomani ci dissero che si poteva andare, e così il 4 maggio arrivammo qui ad Avasins."

Al mi domanda di indicâai la strada par lâ in chel paîs di chê glesia; jo ben vulintîr ài volût compagnâlu fin là. Cuanch'i sin rivâts a Tarnep, i ài mostrât la glesia ch'a la si jôt tant ben; e lui l'à riconossuda di colp. "Il paese è di dietro!". Cjalantlu, o ài capît ch'a veva primura di rivâ tal paîs.

Si sin saludâts, prometint a lui e a la so femine ch'i sares lât a cjatâju a Triest.

Lui al lava viers un paîs dulà ch'a i àn salvada la vita; jo invece i vevi di tornâ intun paîs dulà che né pietât, né remission a no è stada; né par fruts , né par vecjos.

Lui al lava viers un paîs dulà che forsit al vares vuda la furtuna di strengi la man a di chel o a di chei ch'a lu àn salvât, jo invece i sares tornât intun paîs a strengi las mans invisibilis di tanta int massacrada.

Storia di destins; destin di un ricuart di cincuantavot agns fa.

                                                                                                                                                         Valter Rodaro

 
 
 

Anche Avasinis nei "Percorsi della memoria italiana nella Seconda Guerra Mondiale"

Post n°74 pubblicato il 22 Giugno 2009 da braulink
 
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Nel lavoro di Mario Isnenghi,

Percorsi della memoria italiana nella Seconda Guerra Mondiale

1940-45, viene citato, fra i luoghi che in Italia ricordano le

vicende ed i lutti della guerra, anche Avasinis.

La sezione interessata esprime questi concetti:

"La terza sezione visualizza l’Occupazione -qualificando

come tale quella ad opera dell’ex-alleato Tedesco- e si concentra

perciò nel biennio 1943-’45, svariando  lungo 34 direttrici

d’interesse, da Verona, che è una capitale dell’alleanza nazifascista

che perdura (n. 64), ad Avasinis, in Friuli, dove è situato

il monumento ai civili trucidati da SS in una delle stragi estreme

della ritirata, il 2 maggio 1945 (n. 98).

 Per vedere il documento nella sua integrità, vai a :

http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/dx/07parliamo/storico/gotica2/par3/libri/percorsi_memoria/Isnenghi.pdf.

 
 
 

RICORDATO IL 64° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI AVASINIS

Post n°73 pubblicato il 04 Maggio 2009 da braulink
 
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Anche quest'anno è stato ricordato l'anniversario dell'eccidio di Avasinis. LAmministrazione comunale di Trasaghis ha   predisposto per  sabato 2 maggio uno specifico programma che ha previsto, alle 10.30, la celebrazione  di una santa messa nella chiesa parrocchiale da parte di don Giulio Ziraldo;  successivamente, la deposizione di tre corone dalloro al monumento alle vittime ed i discorsi del sindaco di Trasaghis Ivo Del Negro e, in rappresentanza dell'Anpi provinciale, di Giulio Magrini , già consigliere regionale.

Del Negro, nel salutare per l'ultima volta gli intervenuti in qualità di Sindaco, ha sottolineato la concordia che, nel corso degli anni, è venuta a manifestarsi con la effettuazione di una cerimonia condivisa e sentita, mentre Magrini, oltre a ricostruire le circostanze storiche che hanno portato all’eccidio, ha voluto accostare il sacrificio di Avasinis a quello del paese di Onna in Abruzzo, due località entrambe segnate dalla violenza della natura e da quella degli uomini, col terremoto in un caso e con la guerra nell’altro. Magrini ha anche rimarcato la rilevanza del lavoro di documentazione attuato sulle tematiche storiche (da "Avasinis 1940-1945", il diario dei fatti della guerra curato da Pieri Stefanutti al video "Avasinis luogo della memoria" di Dino Ariis) auspicandone una capillare diffusione.

Ha preso la parola anche la rappresentante dei familiari delle vittime civili di guerra, la signora Adriana Geretto che, in un commosso intervento, ha sottolineato il sacrificio dei civili (una componente predominante anche nell’eccidio di Avasinis), auspicando che simili misfatti non abbiano più a ripetersi, mentre Serena Chiapolino ha letto una toccante poesia di Stefania Pagliari dedicata ai bambini che sono rimasti vittime innocenti dell'eccidio:

 

Dopo tante Primavere, a noi che siamo rimasti a ricordarvi, fa male ancora il cuore per come ci siete stati strappati, per come siete dovuti fuggire via, come uccelli spaventati che cercano riparo dalla tempesta

II suono truce della guerra, con le voci delle bombe e delle mitragliatrici, vi aveva circondati senza capire, nella sua colpevole cecità di odio, che non eravate voi il nemico.

Voi giovani donne e anziani inermi, stretti tra di voi come eroi di Masada, con gli occhi colmi di terrore, a guardare la cupa faccia della Morte sputata da una canna di fucile….

Ermida, Giacomina, Miriam, Luigi, Maria Pia, Giovanna, dove sono le vostre vite con noi? Qui era il vostro posto. Qui dovevate correre nei prati con la vostra giovinezza. Qui a scoprire con occhi luminosi il vostro giovane amore e la famiglia e altri bambini e le sagre e le feste. Gioie e dispiaceri di paese, ma qui fra noi.

E tu Giuliana, piccola coniglietta bianca, sei caduta dalle braccia di tua mamma con una rosa rossa di sangue sul petto. Non cosi dovevi essere strappata via Non così dovevi sfuggire dalle dita rosa della Vita che ti avrebbe fatto, come una Buona Fata, tutti i suoi regali più belli.

Il coro delle vostre voci bianche si unirà a quello dei bimbi di Beslan e a tanti altri cori di bambini morti nelle Guerre.

Il loro canto, se lo ascolteremo, ci strazierà l’anima.

 

Stefania Pagliari

 
 
 

RICORDO DELLA STRAGE DI AVASINIS DEL 1945

Post n°72 pubblicato il 01 Maggio 2009 da braulink
 
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"A Osoppo e a Gemona le campane suonavano a festa, perché erano arrivati gli Alleati; ad Avasinis ha invece suonato per mezza giornata solo la campana    a morto... " - così un'anziana donna di Avasinis, ricorda la palese contraddizione della contemporanea presenza di un Friuli liberato, all'inizio di maggio 1945, contrapposto al dramma di un eccidio perpetrato ad Avasinis, piccola frazione del Comune di Trasaghis

La strage di Avasinis costò la vita a 51 persone,  in massima parte donne, vecchi e bambini  ed ebbe luogo il 2 maggio 1945,  proprio nella giornata in cui entrava in vigore in Italia l'atto di cessazione delle ostilità. Un reparto delle SS  era giunto a Trasaghis nel pomeriggio del 1 ° maggio e  al mattino del giorno successivo si diresse verso Avasinis. Uno sparuto  gruppo di partigiani tentò di sbarrare la strada ma fu rapidamente messo in fuga dai mortai e dalle mitragliatrici pesanti di cui disponeva il reparto. I tedeschi, appena giunti in paese, si sparsero per le vie e iniziarono  una sistematica perquisizione ed il saccheggio delle case uccidendone spesso gli occupanti, donne o bambini o anziani inermi che fossero, apparentemente senza una logica preordinata:  a volte uccisero tutti gli occupanti di una casa, a volte una sola persona, secondo il capriccio o  la casualità delle scelte di ogni singolo soldato.

Relativamente alle motivazioni dell'episodio, di fronte alla discussione storico - politica che si trascina da decenni, un ricercatore come Diego Carpenedo ritiene che appaia verosimile "un'unica spiegazione: la volontà di trasmettere un messaggio sinistro e minaccioso, in grado di far comprendere che non sarebbe stato tollerato il minimo intralcio ai movimenti delle SS in ritirata verso l'Austria".

 Anche se sono passati sessantaquattro  anni da quei fatti, un limite temporale capace di diradare inesorabilmente il numero dei testimoni diretti di quelle vicende, l’Amministrazione comunale di Trasaghis continua a proporre una occasione per mantenere vivo il senso della memoria, per trasmettere  anche a quanti non hanno vissuto direttamente quei giorni la conoscenza del dramma e del sacrificio della popolazione. La periodica commemorazione si lega infatti a un piano  articolato che ha previsto la effettuazione di ricerche e la presentazione di libri (come la pubblicazione del diario del parroco dell'epoca, don Zossi, a cura di Pieri Stefanutti) e filmati (ultimo "Avasinis luogo della memoria" di Dino Ariis che ha suscitato un notevole interesse anche nella recentissima presentazione di Majano del 30 aprile) che hanno consentito di ricostruire nei dettagli le circostanze dell’episodio e la drammaticità di quello che è stato definito il maggiore eccidio di civili in Friuli nel corso della seconda guerra mondiale.

L’Amministrazione comunale di Trasaghis ha   predisposto per  sabato 2 maggio uno specifico programma che prevede, alle 10.30, la celebrazione  di una santa messa nella chiesa parrocchiale;  successivamente, la deposizione di una corona d’alloro al monumento alle vittime ed i discorsi del sindaco di Trasaghis Ivo Del Negro e, in rappresentanza dell'Anpi provinciale,  di Giulio Magrini , già consigliere regionale.

Ancora una volta, sarà sicuramente numerosa la popolazione del Comune, unitamente alle associazioni partigiane, alle rappresentanze degli ex combattenti e dei deportati, a prendere parte alle manifestazioni proposte nel 64° anniversario dell’eccidio di Avasinis.

 
 
 

A MAJANO SI DISCUTE SULL'ECCIDIO DI AVASINIS

Post n°71 pubblicato il 29 Aprile 2009 da braulink
 
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UNA SERATA PER RICOSTRUIRE

LA STRAGE DI AVASINIS DEL 1945

 

 

Il 2 maggio 1945, quando in tante parti del Friuli si festeggiava la Liberazione, ad Avasinis, piccola frazione del Comune di Trasaghis, avveniva uno dei più gravi eccidi commessi in Friuli, e sul quale non è mai stata fatta piena luce.

Per ricostruire quelle ormai lontane vicende,

 

Giovedì 30 aprile 2009, ore 20.30

in Sala del Consiglio Comunale a Majano

 

 

 

saranno presentate alcune parti del video "Avasinis, luogo della memoria", realizzato nel 2006 da Dino Ariis, mediante l’effettuazione di interviste filmate ai testimoni diretti dell’episodio.

 

Un inquadramento storico delle vicende e una presentazione del video

saranno tenuti da PIERI STEFANUTTI, responsabile

del Centro di Documentazione sul Territorio e la Cultura Locale

di Alesso di Trasaghis.

 

La serata è organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Majano

 

 

 

 
 
 

IL PENSIERO DI MONS. RIDOLFI SULL'ECCIDIO DI AVASINIS

Post n°70 pubblicato il 22 Marzo 2009 da braulink
 
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Sta per uscire un libro, edito dalla Pro Loco di Avasinis, dedicato alla figura di Mons. Luigi Ridolfi, noto in tutto il mondo per la sua attività a favore degli emigranti friulani. Pur impegnato in molteplici giri per il mondo, alla ricerca dei corregionali emigrati, egli seguì costantemente le vicende del paese natale. In occasione del 2 maggio 1966, undicesimo anniversario dell'eccidio, mons. Luigi scrisse di suo pugno, per il Bollettino Parrocchiale, un profilo del sacerdote don Francesco Zossi che, ancora oggi, colpisce per la sua incisività:

 

In questo 2 maggio 1966, l’umana e sacra pietà, per le vittime del nostro più grande ed efferato eccidio, vogliamo punteggiarla sul prete don Francesco Zossi, che non volle abbandonare i suoi parrocchiani nell’ora tremenda del sangue e della morte e cadde nel suo sangue sotto il fuoco dell’arma omicida e per qualche tempo giacque vivo fra i morti.

Don Zossi sopravvisse all’eccidio del 2 maggio e noi oggi con questa targa di bronzo, che fissiamo fra le pietre di marmo del monumento ai nostri Caduti, lo vogliamo annoverare fra i Martiri del nostro paese e Gli consacriamo una cittadinanza di amore e d’onore, affinché nella memoria di tutti noi, Egli rimanga sempre vivo fra i morti. Motivazione? La parola di Dio: "maggiore carità nessuno possiede come chi dà la vita per i suoi amati".

 
 
 

GIORNATA DELLA MEMORIA ANCHE PER AVASINIS

Post n°69 pubblicato il 26 Gennaio 2009 da braulink
 
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Nella ricorrenza della “giornata della memoria” , ricordiamo le vittime di Avasinis riproponendo le parole dell’allora presidente del Consiglio Regionale Alessandro Tesini pronunciate il 2 maggio del 2006 durante la commemorazione dell’eccidio di Avasinis. Sottoscriviamo in pieno che “ricordare è, prima di tutto, un dovere. Lo è perché chi dimentica troppo frettolosamente la propria storia, anche gli episodi più drammatici di essa, è condannato, prima o poi, a riviverla ; lo è perché il trascorrere del tempo, per lungo che possa essere, non deve seppellire nell’oblio il dolore di quelle vittime, far dimenticare l’odio e la ferocia che stroncarono così barbaramente la loro esistenza; lo è perché quel lungo elenco di morti ci ricorda quanto scarto esista ancora tra l’ansia di giustizia di ciascuno e l’effettiva possibilità di ottenerla.”


 


 


Nel mese di maggio del 1994 in un vecchio palazzo romano


cinquecentesco sito in via degli Acquasparta, sede della Procura


generale militare in un vecchio armadio chiuso a chiave e con le ante


rivolte verso la parete fu rinvenuto un pacco composto da 695 fascicoli.


In molti di essi erano contenuti i nomi dei colpevoli delle più efferate


stragi compiute dal 1943 al 1945 dai nazifascisti nel nostro Paese.


Le informazioni contenute avrebbero dovuto consentire l’apertura


di procedimenti penali nei confronti di quanti venivano indicati quali


responsabili degli eccidi, procedimenti penali però che non ebbero mai


luogo. Per “ragioni superiori” , come accertò la magistratura militare


nell’inchiesta aperta a seguito del ritrovamento, ovvero perché la


divisione del mondo in due blocchi contrapposti e la posizione strategica


che, in quello Occidentale, occupava allora una parte della Germania


sconsigliava di rivangare elementi che avrebbero alimentato ulteriori


divisioni all’interno del blocco politico- militare di cui faceva parte anche


il nostro Paese.


In nome di superiori interessi dunque una parte della giustizia fu


rinchiusa e custodita segretamente per più di quaranta anni in quello


che, all’atto della scoperta, fu chiamato “L’armadio della vergogna”,


vergogna non solo per quel che conteneva ma anche perché su quel che


conteneva era calata la pesante cappa di un silenzio di Stato.


Dietro quelle ante, tra quegli incartamenti coperti di polvere, c’era


anche un piccolo pezzo del Friuli, della vostra terra, del vostro comune:


Avasinis.


La strage che una squadra nazifascista composta da tedeschi,


altoatesini, istriani e, probabilmente, friulani fu consumata il 2 maggio,


quando già Udine e tanti luoghi del Friuli festeggiavano la liberazione, e


per questo ci appare tanto più crudele. Cinquantuno persone


prevalentemente composte da anziani, donne e bambini furono


trucidate a sangue freddo con particolare crudeltà come si legge nella


testimonianza agghiacciante di don Francesco Zossi di cui una parte è


incisa nel portale del vostro Sacrario.


Le cause e le responsabilità di questo eccidio restano ancora


sconosciute anche se nel giorno successivo, il 3 maggio, furono fermati


ai postI di blocco attuati dai partigiani una trentina di nazifascisti che


furono successivamente fucilati sulla base di prove indiziarie.


Gli anni che sono trascorsi dalla tragedia vissuta dal vostro paese


sono stati scanditi da tante fasi diverse. Dopo le rovine ed i lutti della


guerra, Avasinis, ha condiviso le sorti dell’intero Paese: ha vissuto la


ricostruzione postbellica, l’emigrazione, il cosiddetto “miracolo


economico” e, nel 1976, come parte del Friuli, i pesanti scossoni


dell’Orcolat , il terremoto- e la successiva, paziente, ricostruzione.


L’insieme di queste vicende e le grandi trasformazioni che esse


hanno comportato anche nel modo di vivere e di pensare della vostra


piccola comunità non ha inciso sulla vostra memoria. L’anta di nessun


armadio si è chiusa sulle povere vittime del 2 maggio, nessuno ha


brigato perché non se ne parlasse più. Anzi: nella nuova Avasinis del


dopo terremoto la strage del 2 maggio ha avuto lo spazio di un


monumento-memoriale che possa tramandare anche fisicamente alle


generazioni più lontane da quei tragici eventi il dovere di ricordare.


Perché ricordare è, prima di tutto, un dovere. Lo è perché chi


dimentica troppo frettolosamente la propria storia, anche gli episodi più


drammatici di essa, è condannato, prima o poi, a riviverla ; lo è perché


il trascorrere del tempo, per lungo che possa essere, non deve seppellire


nell’oblio il dolore di quelle vittime, far dimenticare l’odio e la ferocia


che stroncarono così barbaramente la loro esistenza; lo è perché quel


lungo elenco di morti ci ricorda quanto scarto esista ancora tra l’ansia


di giustizia di ciascuno e l’effettiva possibilità di ottenerla.


A quanti oggi invitano, subdolamente, a non rivangare tristi


ricordi per non accentuare divisioni dobbiamo chiedere a quali divisioni


si riferiscono: se è tra la barbarie e la civiltà, tra la pace e la guerra, tra


la sopraffazione e il rispetto, tra l’opportunismo e la giustizia, allora


dobbiamo affermare con forza che questa separazione non solo deve


esistere ma anche resistere, e rafforzarsi nel tempo.


Il ritrovarsi periodico in questo luogo di dolore non significa solo


manifestare pietà per i morti ma anche assumere l’impegno perché non


si riformino le condizioni che hanno portato al progressivo


abbrutimento dell’uomo, consentendoli simili efferati delitti.


E’ questo il tacito giuramento che dobbiamo fare davanti a questa


croce e al lungo elenco di nomi scolpiti su di essa.


                                                                              Alessandro Tesini


 

 
 
 

Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 07 Dicembre 2008 da braulink
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UN DOCUMENTO DEL 6-5- 1945 RICHIAMA LA VICENDA DI AVASINIS 

Ai frequentatori del blog e ai “compagni di ricerca”, si segnala un  documento relativo agli ultimi giorni di guerra. Chi segue queste vicende sa che il dibattito sull’individuazione del reparto che agì su Avasinis ha riguardato anche le possibili “direzioni di sganciamento”. Alcune ipotesi dicono che la formazione abbia raggiunto l’Austria nella notte tra il 3 ed il 4 maggio (e testimonianze in tal senso sono state rintracciate a Paularo), altre che abbiano percorso la strada del passo di Monte Croce, altre ancora suggeriscono una permanenza per qualche giorno nella zona tra Trasaghis e Cavazzo, per effettuare quindi il passaggio in Austria successivamente.

Il comandante partigiano carnico “Walter”, nel suo diario, documenta il passaggio di truppe tedesche lungo il tragitto Valle del But – Paularo – Stua di Ramaz per il 6 maggio 1945, mettendo in relazione questo transito con i fatti  di Avasinis (un dato che rimane però tutto da verificare).

Ecco comunque la trascrizione del documento in oggetto:

«6 maggio. (…) Ed ec­co ancora delinearsi una colonna. Corre voce sia quella famosa che all'ultimo momento ha ammazzato 63 civili ad Avasinis. Verrà da questa parte incaricata delle ultime devastazioni? Ci pre­pariamo per il combattimento: carri armati non ne passano più, cannoni nemmeno ed allora vedremo.

Ma a Cedarchis girano verso Paularo per uscire in Austria per Stua Ramaz. Dunque non c'è più nessuno dietro?

Arriva uno da Tolmezzo e dice che tedeschi non ce ne sono più, gli inglesi sono ancora ad Amaro, ad 8 km. da Tolmezzo. Prendiamo subito il controllo della zona.»

(Albino Venier, Dalla Carnia al fronte russo … e ritorno, Tolmezzo 1991)

 

 

Certamente  l’incrocio delle fonti rappresenta la strada maestra per giungere a conclusioni accettabili ed è su questo percorso che si auspica la raccolta di ulteriore materiale documentario.

 

 

 
 
 

LE VICENDE DI AVASINIS SUL SITO "ANPIGIOVANI"

Post n°67 pubblicato il 18 Novembre 2008 da braulink
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Sul Sito "Anpigiovani" di Udine, nella ricostruzione delle vicende della seconda guerra mondiale, vengono ricordate anche le dolorose vicende di Avasinis tra la fine di aprile ed i primi di maggio del 1945.

Ecco i dati cronologici riportati:

2 maggio 1945

Una colonna di 500 SS di varia nazionalità nella fuga massacra ad Avasinis 51 civili.

 La strage si svolge così: mentre Gemona e Osoppo libere sono in festa, da Trasaghis "Trasaghis" giungono ad Avasinis le SS. Uccidono subito un vecchio, poi in canonica minacciano il parroco, lo feriscono a una mano. Il sacerdote si finge morto. Poi comincia la strage e continua fino a mezzogiorno, quando qualcuno ordina la fine. Verso sera creano una cortina con fumogeni e buttano i cadaveri nei corsi d’acqua. Probabilmente gli autori della strage erano una compagnia della KARSTJAGER BRIGADE che era composta da tedeschi, croati, rumeni, ungheresi ucraini, italiani…

 La strage comportò nei giorni successivi dure vendette: 7 SS furono massacrati in paese, furono fucilati degli sbandati, decine di cosacchi del presidio del paese che si erano precedentemente arresi furono passati per le armi, forse 70/80.

 3 maggio 1945 

 Alle 10.30 ad Avasinis, 24 ore dopo l’inizio della strage, le SS se ne vanno. I superstiti recuperano i cadaveri e scavano in cimitero una fossa comune, lunga quanto tutta la larghezza del cimitero vecchio.

 5 maggio 1945 

 Ad Avasinis sepolte le 50 vittime. Un ferito morirà poco dopo. E’ la più grave strage della Provincia.

Per vedere la pagina web completa, vai a :

http://anpigiovaniudine.org/index.php?id=72&menu=40  

 
 
 

ANCHE AVASINIS NEL DIFFICILE DIBATTITO SULLA "MEMORIA CONDIVISA"

Post n°65 pubblicato il 20 Settembre 2008 da braulink
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Si discute, in questi giorni, in Italia ed anche in Friuli, sul senso da dare alle vicende della GUERRA 1943-45, sul ruolo di partigiani e repubblichini, sul senso della ricerca ed il senso della memoria. Un utile contributo, che riguarda anche Avasinis, è uscito, a firma di Dino Ariis, sul Messaggero Veneto del 19 settembre.Questi erano i repubblichini

Memoria condivisa? dopo l’8 settembre ’44, quando il Friuli Venezia Giulia è stato annesso al III Reich, sono state perpetrate alcune stragi di civili a opera degli occupanti nazisti. Nella zona dell’alto Bût, tra il 19 luglio e il 21 luglio, bande di Waffen SS provenienti dalla zona del Gail (Austria a ridosso del confine) hanno trucidato nelle malghe della zona di Paularo, nella malga di Pramosio e poi a Paluzza una settantina di civili, tra cui molti bambini. Queste bande, costituite anche da italiani, erano guidate attraverso i passi montani da fascisti della repubblica sociale della zona. A due giovani fratelli di Piedim che si trovavano nelle malghe e considerati in età da potersi arruolare con i repubblichini, dopo essere stati uccisi, è stato loro appeso addosso un cartello con su scritto “così muoiono i traditori”, scritto ovviamente in italiano. Il 22 luglio durante la mattanza di Paluzza erano presenti reparti di repubblichini di Tolmezzo. Il capo di questi repubblichini sarà condannato nel dopoguerra a una pena molto mite e poi potrà godere delle varie amnistie succedutesi. A Torlano di Nimis, dove furono trucidati 33 civili (tra cui 13 bambini di età compresa tra i 5 e i 15 anni) e poi i loro corpi furono bruciati, erano presenti anche alcuni repubblichini che guidavano i nazisti in questa operazione, uno di questi durante la strage passava i caricatori al boia e ha anche collaborato ad appiccare l’incendio alla stalla dove sono stati bruciati i corpi. Tre i superstiti della strage, due ancora vivi, hanno raccontato i particolari (raccolti in un videotestimonianza). I repubblichini riconosciuti furono successivamente processati, ma a seguito delle varie amnistie del dopoguerra, hanno scontato pochi anni di prigione. Anche nella strage di Avasinis, in cui furono trucidati 51 civili a guerra finita, perse la vita anche una decina di bambini in tenera età (la più piccola non aveva nemmeno compiuto un anno, uccisa con un colpo alla testa in braccio alla madre). Anche in questa strage di civili vi era la presenza di repubblichini. Un sopravvissuto, che all’epoca aveva 16 anni, racconta che il suo carnefice, prima di scaricargli il caricatore della pistola automatica, ha gridato in friulano: «Tu tu ses un bandit e baste». I suoi nove parenti sono stati tutti uccisi da questo “friulano”. Successivamente alla strage, alcuni responsabili dispersi nella zona e catturati furono portati in piazza per un processo sommario. Uno di questi disse: «Io non ho fatto niente, ho ucciso solo un vecchio con la carriola». Questo era un repubblichino. Nel dopoguerra nessun responsabile è mai stato individuato. I morti trucidati in queste stragi, prima di essere uccisi, non hanno gridato né viva il duce né viva i partigiani, penso che ricordarli sia motivo di rispetto per tutti coloro che hanno perso la vita innocenti a causa di una guerra e di un clima di terrore e di odio del quale gli unici responsabili professavano l’ideologia nazifascista.
Dino Ariis - Treppo Grande
(Messaggero Veneto — 19 settembre 2008   pagina 21   sezione: UDINE )

 
 
 

Post n°64 pubblicato il 08 Settembre 2008 da braulink
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AVASINIS 1945: l’opinione dello storico tedesco Gerhard Schreiber

Nel 2000, lo storico tedesco Gerhard Schreiber ha pubblicato con Mondatori il libro “La vendetta tedesca. 1943-1945. Le rappresaglie naziste in Italia”. Basandosi soprattutto sui dati forniti dall’Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, uscita nel 1968, l’autore analizza le vicende di Avasinis  in rapporto agli altri episodi similari accaduti in Italia, definendo l’eccidio friulano “un brutale crimine di guerra”, dal momento che non sono stati rispettati i  protocolli di  comportamento previsti dai regolamenti e dalle normative militari e di diritto internazionale.

Come sempre, la soldataglia non ebbe pietà per donne  e bambini anche in tenerissima età. Alcune  delle ultime vittime  di questo brutale arbitrio morirono il 2 maggio 1945,  ossia il giorno in cui entrò in vigore la capitolazione delle forze tedesche in Italia. Quella mattina i partigiani attaccarono un'unità Ss in fuga verso nord sulla strada costeggiante la riva sinistra  del Tagliamento che collega Forgaria nel Friuli a Cavazzo Carnico. Dopo un breve scontro la truppa tedesca si recò nella vicina località di Avasinis, un paesino del Friuli di circa 800 anime, dove trucidò spietatamente 51 abitanti, fra cui 5 bambini dai due ai dodici anni e 2 donne, rispettivamente di settantacinque e ottantun anni. Dopo il massacro i soldati delle SS, contravvenendo di nuovo ai regolamenti internazionali, presero in ostaggio circa 40 donne che minacciarono di uccidere se i partigiani avessero tentato nuovi attacchi. Due di loro, la diciannovenne Anna Rodaro e la ventiseienne Anna Di Giannantonio furono violentate fino al mattino successivo, quando un colpe di pistola alla nuca pose termine al loro martirio.

Da un punto di vista puramente formale, la strage di Avasinis costituisce un brutale crimine di guerra che, come era pre­visto nel contesto della lotta antipartigiana, comprendeva la fucilazione di prigionieri catturati per rappresaglia e la suc­cessiva presa in  ostaggio di un gruppo di persone. Siccome molti eccidi perpetrati a danno di civili italiani erano struttu­rati in modo simile e in considerazione del fatto che riguardo alle nome che regolamentano le uccisioni di ostaggi perman­gono elementi di oscurità sia a livello oggettivo sia nella mag­gioranza dell'opinione pubblica, ci pare opportuno riportare alcuni pareri e princìpi giuridici in merito.

In effetti, prima che nell'agosto 1949 l'accordo stipulato a Ginevra per la tutela dei civili durante i periodi di guerra sancisse
il divieto di prendere ostaggi - come reazione alle barbare esecuzioni avvenute durante il secondo conflitto mondiale -, l'uccisione di ostaggi rappresentava un concetto dubbio anche dal 
punto di vista giuridico. Trovava però una sua giustificazione,
almeno a detta di alcuni studiosi di diritto internazionale, in
quanto strumento a disposizione delle forze d'occupazione.
Esse erano autorizzate a adoperarlo per difendersi dalle azioni
ostili o per mantenere pace e ordine, che era loro compito garantire, nei territori occupati.   

Basandosi sulle definizioni allora in vigore, sono da conside­rarsi ostaggi - in contrasto con le misure adottate ad Avasinis -esclusivamente civili in età adulta e di sesso maschile, la cui cattura serve a garantire che la popolazione di un paese occu­pato assuma un comportamento conforme alle condizioni e agli ordini dati, del quale gli ostaggi rispondono con la propria vita. I prigionieri catturati a scopo di rappresaglia sono invece persone, eccettuati sempre bambini e neonati, che al termine di azioni contrarie al diritto internazionale e commesse da scono­sciuti vengono trattenute e in caso estremo uccise per rivalersi sulla popolazione restante o intimidirla. Una pratica che l'eser­cito tedesco adottò sin dall'inizio in Italia. (…) I fatti di Avasinis dimostrano che tanto l’inizio quanto la fine del regime d’occupazione e della presenza militare dei tedeschi in Italia furono segnati dai cadaveri di bambini e neonati.

(da: Gerhard Schreiber,     La vendetta tedesca, Mondadori 2000 - sottolinerature del blogger)

 

 
 
 

CONTINUA LA DISCUSSIONE SULLE RESPONSABILITA' DELLA STRAGE DI AVASINIS

Post n°62 pubblicato il 11 Agosto 2008 da braulink
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Seppur in tono minore, sulle responsabilità della strage di Avasinis si continua a dibattere anche su Internet.

Un sito in lingua spagnola torna a parlare del ruolo avuto dalla Karstjager:

OPERACIONES

Los Karstjäger combartieron a partir de noviembre del 1944 principalmente en Julisch Venetien (NE de Italia) y tambien en el oeste de Eslovenia , asó como Crotia con notable exito. A finales de la guerra tambien combatieron en las regiones ocupadas por las tropas inglesas llegando a enfrentarse a las famosas ratas del desierto en el marco de la 8. armee
Especialmente en la ultima fase de la guerra el cometido de la Division no era otro que localizar las partidas de Italianos de la resistencia y partisanos comunistas yugoslavos, involucrándose cada vez mas en la comisión de brutales excesos en su trabajo y otras atrocidades carentes de todo sentido. Especialmente feroz fue el comportamiento de los miembros italianos de la Division, así como el de los eslovenos y croatas en operaciones en su patria, ya mas al este.
El Ejército Británico deba noticias de la fuert resistencia que oponía esta unidad –SS, en los último momentos, cuando ya la Wehrmacht habia dejado la ciudad de Trieste, en direccion NE.
Los combates contra los partisanos Yugoslavos de Tito en el interior de Trieste duraron todavia hasta el 5 de mayo de 1945, despues de que las tropas britanicas (8.Armee) habian ya ocupado todo este territorio así como ciudad el 2 de mayo. El combate continuó durante la retirada hacia la Drau, así comoen la zona de Slovenia que se mantuvo bajo el control alemán hasta el útlimo día de la guerra o Kaernten en Austria hasta el 10.de mayo
Los restos de la division , si no cayeron prisioneros en manos de las tropas inglesas, se rindieron el dia 10 de mayo de 1945 a las tropas americanas en Kaernten. Es decir, dos días despues de la capitulación.
Delitos de Guerra
Tanto al Karstwehr como a las unidades nacidas en el seno de esta unidad se les causa de terribles delitos de guerra.
Asi tras la capitulacion alemana en Italia el 2 de mayo de 1945 en Avasinis provocaron una masacre en la cual 51 personas fueron asesinadas, tras un ataque de los partisanos.

(Il testo completo può essere consultato all'indirizzo: http://www.1y2gm.com/formaciones-de-combate-del-eje-f45/waffen-ss-t41-30.htm)

 
 
 

IL DIARIO DI DON ZOSSI, PUNTO DI PARTENZA SU AVASINIS

Post n°61 pubblicato il 24 Luglio 2008 da braulink
 
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La pubblicazione, nel 1996, del diario di don Zossi, rappresenta un punto ineludibile per qualsiasi ricerca sul 2 maggio di Avasinis.

Si ripropone la recensione del volume scritta dal prof. De Cillia sulla rivista dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione:

FRANCESCO ZOSSI,

Avasinis 1940-1945 Il diario del Parroco di Avasinis e altre testimonianze sulla seconda guerra mondiale nel territorio di Trasaghis p. 93.

 

Pieri Stefanutti è da anni impegnato in un lavoro di ricerca e di divulgazione delle specificità storico-culturali del territorio della Valle del Lago ed "in primis" del suo Trasaghis. Agli studi più volte editi dalla Società Filologica Friulana si accompagnano alcuni volumi dedicati alla storia della zona, fra cui spicca "Timp di vuere" (1989), che ha ricostruito le vicende della prima guerra mondiale nel comune natio: inoltre l'anno scorso, edito dal nostro Istituto, è uscito "Novocerkassk e dintorni", dedicato all'occupazione cosacca nella Valle del Lago dall'ottobre '44 all'aprile '45.

Ora Stefanutti ha pubblicato integralmente il diario che don Francesco Zossi, durante la guerra parroco di Avasinis, aveva steso di getto all'inizio del '48. Don Zossi aveva affidato il diario all'allora giovane sacerdote Terenzio Di Gianantonio cui disse: "Lo pubblicherai quando verrà il tempo" (evidentemente una decantazione gli appariva opportuna); ed ora, grazie a Stefanutti — ed ovviamente al Comune di Trasaghis che ha curato la pubblicazione, col sostegno finanziario della CRUP — il tempo è venuto.

Il diario, preceduto dal filiale profilo del "Pastor bonus" tracciato da mons. Di Gianantonio e da note biografiche concernenti lo stesso autore, è corredato da preziose note sia introduttive che integrative al diario medesimo. Seguono stralci del libro storico parrocchiale ed un'ampia raccolta di testimonianze sulla strage del 2 maggio 1945: ben 34 sono i testimoni, che si esprimono nel genuino friulano di Avasinis. Sono infine elencate le 51 vittime dell'eccidio (di buona parte delle quali sono pubblicate le foto), non senza una bibliografia essenziale sulla strage.

Ed è appunto il raccapricciante eccidio il "clou" del diario: fra le 51 vittime molti erano anziani, donne, bambini in età tenerissima (ci fu perfino una vittima di 2 anni), mentre 15 persone furono ferite: tra questi lo stesso don Zossi il quale, ferito alla mano, ebbe la presenza di spirito di fingersi morto per tre ore, soprattutto quando i carnefici venivano di tanto in tanto a controllarne il presunto decesso colpendolo in vario modo.

Don Zossi, che era anzitutto "il parroco", fu sostanzialmente vicino a chi aveva scelto la Resistenza, anche se fu critico su certi metodi di lotta che in guerriglia sembrano purtroppo inevitabili: sta di fatto che, più volte minacciato e addirittura messo al muro in quel tragico 2 maggio, don Zossi non fornì agli invasori alcuna informazione che potesse danneggiare i partigiani.

Come tanti preti della montagna —sostenuti ed incoraggiati dall'arcivescovo Nogara — fu vicino alla sua gente, sulla scia della migliore tradizione del clero friulano, sin da fine '800 impegnato in significative iniziative di carattere sociale. Arrivando a sfiorare quell'estremo sacrificio cui pervennero Treppo ad Imponzo, Lucardi a Venzone, Cortiula ad Ovaro.

Luciano De Cillia

(Storia Contemporanea in Friuli, n. 26, 1995)

(a cura di Pieri Stefanutti), Comune di Trasaghis, 1996,

 
 
 

Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 23 Giugno 2008 da braulink
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L’ECCIDIO DI AVASINIS NELLA RICOSTRUZIONE DI R. UBOLDI 

Raffaello Uboldi, nel suo libro “25 aprile 1945” (Mondadori, Milano, 2004 – edizione Oscar Storia, 2005) dedica un paragrafo all’eccidio di Avasinis. Di positivo c’è il fatto che l’episodio venga citato in una  ampia ricostruzione dedicata alle vicende delle giornate della Liberazione; quanto alla fedeltà della ricostruzione storica, però, è consentito dubitare: dal nome della località, innanzitutto (un inesistente Avanzis), al coinvolgimento della colonna del Gauleiter Rainer (elemento mai emerso), alle modalità di un presunto attacco partigiano in “una strettoia chiusa tra due ripidi pendii” (paesaggio geografico non corrispondente alla realtà né all’effettivo svolgimento dei fatti). Di reale c’è il numero delle vittime, e poco più.

2 MAGGIO. Avanzis (Udine), alle prime luci dell'alba

Mentre a Bolzano si discute ancora della resa, la colonna multietnica al comando del Gauleiter Rainer sta muovendo verso il Passo di monte Croce Carnico per passare in Austria. Raggiunta una stret­toia chiusa tra due ripidi pendii, viene improvvisamente attaccata dai partigiani che aprono il fuoco dai loro ripari fra le rocce e gli al­beri, provocando un'ottantina di vittime tra i fuggiaschi. La rappresaglia non si fa attendere. Quando i partigiani si sono ormai dispersi a le montagne, i tedeschi occupano il villaggio di Avanzis trucidando 51 civili - tra cui donne e bambini -, mentre altri 25 vengono abbandonati feriti per strada e nelle case. Dopodiché la colonna si ri­mette in marcia. Rainer riesce a raggiungere l'Austria, dandosi alla macchia. Arrestato dalla polizia militare britannica, sarà estradato in lugoslavia, condannato a morte e giustiziato.

(pp. 256-257 dell’edizione Oscar)

 
 
 

ECCIDIO DI AVASINIS: L'ANALISI STORICA DI STEFANO DI GIUSTO

Post n°58 pubblicato il 30 Maggio 2008 da braulink
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Tra le diverse ricostruzioni delle vicende dell'eccidio, una delle più interessanti, per l'esame delle diverse ipotesi in campo, è quella di Stefano Di Giusto. Il testo che segue è stato proprio estratto dal libro dello storico Stefano Di Giusto intitolato “Operationszone Adriatisches Kustenland. Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943-1945”, Istituto friulano per la storia del movimento di Liberazione, 2005. Resta naturalmente da definire compiutamente l'ipotesi dell'attacco scatenante sulla statale che, al momento, è ancora indimostrato.


Il giorno 2 maggio si era nel frattempo consumata la strage di Avasinis. I responsabili dell’eccidio non sono conosciuti con certezza, ma è certo, dalle testimonianze dei sopravvissuti, che gli autori della strage erano appartenenti alle SS, vestiti con uniformi mimetiche, e parlavano tedesco, italiano (anche con accento istriano) e friulano. Sempre da testimonianze dell’epoca è accertato che il reparto responsabile del massacro attraversò il Tagliamento provenendo dalla zona di Gemona nel pomeriggio del 1° maggio, e prese posizione a Trasaghis e sulla montagna dietro al paese (Montisel), nonché, sembra, sul Col del Sole, a sud di Avasinis; si trattava di circa 200-300 uomini, equivalenti a circa 2 compagnie. La mattina del giorno seguente i tedeschi attaccarono verso il paese, anche con l'appoggio di mortai che sparavano dal Montisel; dopo aver disperso i partigiani, che erano pochi e armati in maniera insufficiente, alcune decine di militari entrarono ad Avasinis e si lasciarono andare ad una indiscriminata rappresaglia uccidendo 51 persone, per la maggior parte donne, vecchi e bambini. Sembra che la strage sia stata interrotta per l'intervento di un ufficiale, sopraggiunto successivamente. I tedeschi rimasero in paese fino al mattino successivo (3 maggio), quando si ritirarono verso nord lungo la Valle del Lago.
Si sono date varie motivazioni alla strage, tra queste principalmente: un attacco partigiano alle colonne tedesche che transitavano sulla statale 13 Pontebbana; il rapimento di personale tedesco che lavorava nei cantieri dell'Organisation Todt e dell'Unternehmen Pöll nella zona di Avasinis; il disarmo e la cattura dei distaccamenti cosacchi di Avasinis e Oncedis, effettuati dai partigiani il 29 aprile, e l'intimazione di resa agli altri presidi della valle del Lago, che tuttavia partirono verso Tolmezzo il giorno successivo; l'attacco a una colonna di tedeschi e cosacchi proveniente da Spilimbergo e transitata per Peonis diretta a nord il 1° maggio.
L'ipotesi più accreditata sembra rimanere la prima, quella secondo cui la rappresaglia fu compiuta a seguito di un attacco partigiano sulla statale, presumibilmente nella zona di Gemona. Sembra che i tedeschi abbiano visto i partigiani ritirarsi verso la zona di Avasinis, che d'altronde era già conosciuta per la forte presenza partigiana, e abbiano quindi deciso di effettuare un'incursione nella zona.

 
 
 

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