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Post N° 821

Post n°821 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
Foto di cgil3palermo

Si è svolta oggi 27 luglio l'Assemblea Territoriale dei delegati e dei pensionati della Cgil bresciana per esaminare l'esito della trattativa sulla previdenza, il mercato del lavoro e la cosiddetta competitività. La relazione introduttiva è stata tenuta dal neoeletto segretario generale della Camera del Lavoro Marco Fenaroli e l'intervento conclusivo da Susanna Camusso, segretaria generale lombarda. Sono intervenuti 19 tra dirigenti sindacali e delegati dando vita ad un impegnativo dibattito che è entrato nel merito di tutti i punti dell'intesa.
A conclusione dell'Assemblea sono stati messi in votazione 2 documenti alternativi.
Uno presentato dal nuovo segretario generale Marco Fenaroli, l'altro dal segretario Cgil di Brescia Fausto Beltrami, unitamente ad una quarantina tra delegati e dirigenti sindacali territoriali.
L'assemblea ha approvato il documento presentato da Fausto Beltrami con 161 voti e ha respinto il documento presentato da Marco Fenaroli che con 138 voti, mentre 9 sono stati gli astenuti. Anche il documento del segretario generale contiene alcuni rilievi critici di merito. La differenza fondamentale tra i due documenti sta nel giudizio politico sull'intesa. Mentre il documento di Fenaroli non lo esprime, il documento di Beltrami esprime un giudizio complessivamente negativo, afferma che l'intesa non è accettabile e che occorre riaprire la trattativa e pone l'esigenza di riprendere al più presto i rapporto con i lavoratori, a partire da un referendum vincolante.

DOCUMENTO CONCLUSIVO ATTIVO DEI DELEGATI BRESCIA 27.07.2007

Il documento unitario Cgil Cisl Uil – che ha avuto il limite di non essere una piattaforma adeguatamente sostenuta dalla consultazione democratica dei lavoratori e dei pensionati - poneva comunque grandi questioni che avevano al centro la valorizzazione del lavoro, dello Stato sociale e di uno sviluppo economico più qualificato.
A Brescia le assemblee dei lavoratori, gli scioperi di numerose fabbriche metalmeccaniche e dell'industria, lo sciopero proclamato da Cgil, Cisl e Uil, avevano sottolineato l'importanza di alcuni elementi, quali il pensionamento immediato dopo i 40 anni contributivi ed un trattamento pensionistico adeguato per i più giovani.

E' mancato però a livello nazionale il pieno coinvolgimento e la necessaria mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. È questa la principale anomalia di una trattativa che ha registrato la subalternità del sindacato rispetto al Governo ed ai centri di potere economico e finanziario che hanno costantemente vincolato ogni accordo a ristrette compatibilità di spesa.

Alcuni parziali risultati sono stati ottenuti. È questo il caso dei capitoli che riguardano la difesa del potere di acquisto delle pensioni basse ed i miglioramenti, compresi quelli previdenziali, dei trattamenti di disoccupazione e della contribuzione figurativa e di riscatto. Questi ultimi però sono ben lontani dal compensare il risultato molto negativo che si ottiene in materia di lotta alla precarietà: si consolida l’impianto della legge 30, non si affronta il problema delle causali e del tetto del tempo determinato, lo staff leasing viene in realtà mantenuto. Non viene intaccata la piaga dei cocopro, salvo farne un salvadanaio per gli interventi previdenziali.

La decisione del Governo di abrogare la sovracontribuzione degli straordinari è gravissima e abbinata alla detassazione dei premi di risultato dà un'idea misera e del tutto non condivisibile di quello che si intende per competitività.
Non si risolvono i problemi dei precari, non si affrontano quelli degli immigrati, non si punta sulla qualità del lavoro, con conseguenze negative anche sulle stesse entrate strutturali della previdenza.

La Maroni non viene abolita, mentre ne viene diluito nel tempo l’effetto, attraverso un meccanismo di scalini impropriamente chiamati quote, perchè l’elemento di rigidità è rappresentato dall’innalzamento obbligatorio dell’età anagrafica, senza elementi di flessibilità.
Questo accordo si inserisce in quella filosofia degli anni ’90 che aumenta il tempo di lavoro nella vita e non da risposte adeguate a chi ha iniziato a lavorare in età precoce. Tutto ciò risulta in profonda contraddizione con il fatto che il Fondo lavoratori dipendenti è da tempo in attivo, e che i lavoratori hanno contribuito ulteriormente con l’incremento dello 0,30% della loro contribuzione, senza che tali ingenti somme siano state utilizzate a fini previdenziali. Anzi, si pensa già ad uno 0,09% in più a fronte di improbabili ed indimostrati risparmi nella gestione degli enti previdenziali.

L’intervento sui coefficienti, legati al percorso lavorativo, e la possibilità di giungere alla copertura del 60% da parte della previdenza pubblica, indicati nell’accordo, sarebbero positivi ma rischiano di essere aleatori e non effettivamente realizzabili perché pesantemente condizionati dal vincolo dell’equilibrio finanziario.
Su tale aspetto decisivo la Cgil deve assumere l’obiettivo della loro effettiva esigibilità.

La mancata separazione fra assistenza e previdenza, peraltro prevista nella stessa riforma Dini del ’95, è stata rimossa, ma rimane dirimente per la stessa tenuta del sistema previdenziale pubblico e per le pensioni future di quelle nuove generazioni invocate in modo del tutto strumentale da più parti.
La reintroduzione delle 4 finestre per i lavoratori con oltre 40 anni di contributi viene realizzata con uno scambio inaccettabile con l’introduzione delle finestre per le pensioni di vecchiaia.
Per quanto attiene i lavori usuranti, di cui si è ottenuta l’estensione, la loro elencazione rischia di escludere tipologie lavorative particolarmente faticose e pesanti. Inoltre i vincoli finanziari determinano di fatto il contenimento della platea degli aventi diritto.
Per tutti questi motivi il nostro giudizio su una intesa che ha al centro più la dimensione delle compatibilità economica che quella sociale, pur non scordando i parziali aspetti positivi menzionati, è complessivamente negativo.

A fronte di una intesa non accettabile esprimiamo tutto il nostro scetticismo che si possa risolvere il problema con una lettera del segretario generale della Cgil al presidente del consiglio. Occorre riaprire la trattativa sui temi del mercato del lavoro e della previdenza, sostenerla con la partecipazione e la mobilitazione dei lavoratori, con l'obiettivo di superare tutti i punti negativi dell'intesa.
Sarà in ogni caso fondamentale riprendere al più presto uno stretto rapporto con i tutti i lavoratori e le lavoratrici, compresi i precari ed i collaboratori, i pensionati e i giovani, a partire da un referendum vincolante da tenersi a settembre.

Brescia 27 luglio 2007

 
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