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Post N° 823

Post n°823 pubblicato il 29 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

L'autunno caldo di Epifani
è la Fiom la spina nel fianco

Una via d'uscita. Una strada per evitare di arrivare sull'orlo dell'accordo separato con il governo di centrosinistra e, nello stesso tempo, per non capitolare su un punto, quello del mercato del lavoro, che l'intero direttivo dell'organizzazione ha giudicato venerdì indigeribile. È questo il dilemma di Guglielmo Epifani. Un dilemma di merito sindacale. Reso più complicato dallo scenario politico esterno che rischia di far apparire la Cgil come il sindacato di riferimento della sinistra radicale.
In corso d'Italia non è stato condiviso né il modo né il contenuto delle decisioni del governo. Spiega la segretaria nazionale Carla Cantone: "La concertazione è un'altra cosa. Non si modificano i testi due ore prima di un incontro mettendoci di fronte al prendere o lasciare". Diversa, fanno notare i vertici della Cgil, era stata la discussione sulla riforma della previdenza: "Avremmo voluto una soluzione differente, ci siamo confrontati, è stata trovata una mediazione. Oggi quella mediazione noi la difendiamo perché è stata frutto di una concertazione. Sul mercato del lavoro non è andata così".

L'oggetto del contendere ha un valore di merito e un significato simbolico. Eliminare la sovrattassa sullo straordinario è vissuta come una sorta di liberalizzazione che spingerà le imprese a utilizzare di più chi è già assunto senza aumentare l'occupazione. "Ci hanno contestato di non essere attenti ai problemi dei giovani quando si parlava di pensioni - ricorda Paolo Nerozzi - e oggi dei giovani si dimenticano per fare un favore alle imprese". Una decisione che brucia. Anche perché richieste della Cgil come l'abolizione del lavoro in affitto per squadre di lavoratori sono state ignorate riproponendo nel sindacato l'antica divisione tra Cgil e Cisl sulle politiche del lavoro che portò allo scontro sulla legge Biagi.
L'apertura del fronte con il governo rischia di riaprire la discussione interna anche sugli accordi con il governo che la Cgil nel suo complesso aveva finito per digerire. Attacca il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini: "Noi metalmeccanici abbiamo giudicato negativamente anche l'accordo sullo scalone delle pensioni. Evidentemente il governo, incassato quel sì, ha ritenuto di poter umiliare la Cgil. Ma sul mercato del lavoro il direttivo di corso d'Italia è stato molto chiaro". Dunque? "Dunque se permane il dissenso della Cgil, Prodi sarà di fronte all'alternativa di tornare indietro o di firmare un'intesa separata con Cisl e Uil". Più duro Giorgio Cremaschi, punto di riferimento della sinistra interna alla Fiom: "Quello sul mercato del lavoro è un testo che lo stesso ministro Damiano, per quel che lo conosco, non avrebbe sostenuto da sindacalista". Cremaschi conosce bene il ministro del lavoro. Nella Torino degli anni '80 rappresentavano l'ala radicale e quella riformista della Fiom: "Ma qui le differenze ideologiche contano poco", aggiunge Cremaschi. Quel che "conta piuttosto è il merito sindacale e sul merito sindacale mi limito a riferire la battuta di Epifani la notte del direttivo. Quando disse: "Sul mercato del lavoro ci sono delle porcherie"".
La via d'uscita non sarà facile da trovare. Nelle prossime ore toccherà a Epifani prendere carta e penna per rispondere nuovamente a Prodi. Nella segreteria nazionale si sta preparando una proposta che svincoli la Cgil dalle contrapposizioni politiche dentro il governo senza cedere sul punto del mercato del lavoro: "Stiamo lavorando - dice Nerozzi - e lo faremo in modo da rispettare alla lettera il mandato del nostro direttivo". Eppure proprio ieri Sircana ha detto che sul protocollo non si torna indietro. Una nuova chiusura da Palazzo Chigi? "Non credo - risponde un po' sibillino Nerozzi - perché nessuno vuole tornare indietro. Ma questo non ci impedisce di guardare avanti".

 
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