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Post N° 860

Post n°860 pubblicato il 06 Ottobre 2007 da cgil3palermo
 

Vodafone, in linea va ormai lo sciopero
Fiaccolate, assemblee cittadine, presidi, incontri con i politici e le istituzioni: e poi lo sciopero nazionale del 5 ottobre. Sono sempre più intense le azioni contro la cessione di ramo d'azienda annunciata dalla Vodafone, che dovrebbe portare al taglio del 10% del personale (914 persone), dirottandolo verso Comdata, impresa che lavora in outsourcing. Ma c'è di più, perché il caso Vodafone è simbolico anche politicamente, come ha insegnato l'ultima grossa esternalizzazione, quella della Wind di Sesto San Giovanni di qualche mese fa: indica agli operatori dei call center italiani le gravi lacune del Protocollo sul welfare, silente sulla legge 30 e le cessioni di ramo d'impresa.
I lavoratori chiedono l'intervento urgente del governo: il ministro delle attività produttive, Pierluigi Bersani, potrebbe bloccare la vendita, con una sospensiva, come ha già fatto nella vertenza Nokia-Siemens, in attesa di modifiche alla legge 30 che reintroducano qualche paletto alla «cessione di ramo d'impresa». Sebbene Vodafone assicuri che Comdata è un partner «solido e affidabile», che farà di tutto per mantenere contratti e livelli nel passaggio, i dipendenti ceduti si sentono comunque esposti a un avvenire di precarietà. Se ai primi di novembre la cessione dovesse comunque avvenire (i sindacati possono non siglarla, ma l'azienda ha comunque facoltà di realizzarla), si pongono due nodi: 1) Comdata (200 milioni di fatturato) recepirà anche l'integrativo Vodafone (fatturato 8 miliardi), con i ricchi premi di risultato e i tanti benefit? 2) Vodafone è disposta a inserire nel contratto di cessione la cosiddetta «clausola di salvaguardia», ovvero l'impegno a riprendersi i lavoratori ceduti in caso venissero poi licenziati da Comdata?
A Napoli saranno ceduti in 93 su circa 1100 dipendenti. Salvatore Musella, dei Cobas, ci spiega che insieme ad altri due rappresentanti dei lavoratori è stato trasferito nei rami in vendita proprio negli ultimi mesi: «E' vero - dice - che con la legge 30 si può vendere anche un ramo non precedentemente autonomo, ma noi contestiamo che quanto verrà venduto abbia un'autonomia funzionale. Sono tre reparti diversi: attivazione Sim, verifica credito e spedizione telefonini, in continuo contatto con i call center. Speriamo che Bersani sospenda la cessione, e che poi il governo metta mano alla legge 30, ponendo vincoli almeno alle aziende che sono in attivo, come Vodafone, che conta 4 miliardi di utile».
Finora il governo non ha corretto una delle norme più deleterie della legge 30, appunto quella sulla cessione di ramo d'impresa; né lo fa il «Protocollo». Molti operatori si chiedono: se passerà il «sì», altre aziende si sentiranno incoraggiate a cedere i rami d'impresa?
Così, se proprio ieri Guglielmo Epifani è andato a spiegare le ragioni del «sì» ai lavoratori Wind di Roma, da Bologna tutti e quattro i delegati Slc Cgil di Vodafone fanno sapere che sosterranno il no: «Il nodo è anche politico - affermano le Rsu Giorgio Paglieri e Alessandro Borroni - Non solo Wind, che almeno aveva il pretesto dei debiti, ma anche Vodafone, che invece ha un utile ricchissimo, utilizzano la legge 30 per cedere i lavoratori più tutelati. Il 'no' spronerebbe il governo ad affrontare la legge 30». Anche a Roma (273 in uscita su 500 dipendenti) i 6 delegati Slc Cgil sono intenzionati a fare campagna per il no: per Roberto Di Palma si dovrebbe aggiungere «uno sciopero di settore entro fine ottobre, per coinvolgere Wind, Tre, Telecom».
Il segretario nazionale Slc Cgil, Alessandro Genovesi, sottolinea «l'importanza di intervenire sulla legge 30, così come chiede una lettera delle segreterie Slc, Fistel Cisl e Uilcom al governo» Poi accusa Vodafone di fare «campagna di disinformazione» e di riferirsi a «fantomatiche trattative» in realtà mai aperte.
Vodafone, dal canto suo, ribadisce che «non si sta utilizzando la legge 30, perché il ramo era già autonomo» e spera «di vedere il sindacato al tavolo già all'indomani dello sciopero». Il 28 settembre ha scritto ai dipendenti che è «disposta a negoziare con i sindacati e Comdata un accordo che concretizzi stabili condizioni di lavoro e preservi gli attuali trattamenti collettivi Vodafone» e che l'«accordo di servizio con Comdata sarà di lungo termine».
Ma Genovesi va oltre e parla della necessità di una «mobilitazione di settore: bisogna ricostruire diritti normativi e salariali in tutta la filiera. In qualsiasi impresa si lavori, si dovranno avere uguali trattamenti rispetto alla capofila, mentre i grossi gruppi devono accettare clausole di salvaguardia che assicurino, in caso di crisi nelle aziende minori, il rientro dei lavoratori ceduti».

 
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