Creato da ColeTrickle46 il 08/02/2007
Davide Bracco descrive in chiave saggistica la storia della FIAT 500 con storie e testimonianze dell'epoca

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Il papā DANTE - Parte I                  (Davide Bracco)

Post n°2 pubblicato il 26 Agosto 2007 da ColeTrickle46
Foto di ColeTrickle46

Grazie alle testimonianze dell'epoca e al materiale raccolto si può raccontare che...

Tutto cominciò per incoscienza giovanile. Era una mattina tutta torinese. Per le strade ciotolose un esercito di lavoratori camminava verso la fabbrica. Le strade, più ci si avvicinava allo stabilimento passavano da deserte ed assonate ad incredibilmente affollate. Gruppetti di operai, commentavano i fatti quei giorni, impiegati rabbuiati borbottavano sul caro vita.

Tra loro, allampanato, la testa nei pensieri e nei manovellismi, andava verso il suo ufficio Dante Giacosa.
Un giovane ingegnere, con una storia alle spalle comune a tanti nel nostro paese, una storia che gli avrebbe consentito, grazie anche alla sua intelligenza, di entrare in sintonia con gli italiani e di dare loro ciò che volevano.
Era nato a Roma nel 1905, ma già l'anno dopo era tornato al suo paese in provincia, vicino ad Alba, nelle mitiche Langhe cuneesi. La sua famiglia non navigava nell'oro ed era cresciuto con quel senso di parsimonia, del valore delle cose e del lavoro, tipico della cultura contadina. Apparteneva a quella mentalità pre-industriale dove gli oggetti non erano sfornati da una macchina, ma dalle mani delle persone costando fatica, impegno, dedizione e molta pazienza.

Affascinato dalla tecnica ed impermeato da questa cultura sarà la "cerniera" ideale tra due epoche così diverse. Aveva studiato al Politecnico di Torino, vivendo in una camera in affitto, nella spensieratezza goliardica e senza giornali, ignorando cosa passava in italia e nel mondo in quel particolare periodo. Si laureò nel 1927, fece il militare e si cerco una occupazione; cosa peraltro non facile nel periodo di piena crisi economica.
Ma ormai erano cinque anni che stava in FIAT. Il suo lavoro per lui era tutto. Quando entrò in ufficio si tolse le caloscie inzuppate di acqua e fango, appese il suo cappotto e si sedette, solerte e lavoratore, al tavolo da disegno.

Quella mattina il suo capo lo chiamò e gli disse che il senatore Agnelli voleva un'automobile piccola ed economica da vendere a 5.000 lire. «Se la sente, Giacosa?» d'impeto rispose «Ma certo che me la sento!» con un lampo di felicità nei suoi occhi e un velo di preoccupazione nei suoi pensieri.

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