6° di separazionecose che hanno detto per me |
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"Ho sempre detto a tutti di non aver sprecato un minuto, di aver goduto di tutta la mia vita. Ma ora capisco che se dovessi viverla di nuovo cercherei di essere più libera con le mie idee, il mio corpo e i miei affetti. Soprattutto cercherei di trovare un qualche modo di rompere il silenzio che si impone in me in fatto di sentimenti. Avrei dovuto farti capire, Roland, quanto, e quanto teneramente e quanto appassionatamente, ti ho amato."
Lee Miller
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“I poeti hanno sempre avuto la tendenza a considerare la poesia come l’alfa e l’omega della letteratura. Ci furono epoche in cui una simile convinzione era giustificata, ma oggi sa di stantio. La poesia continua a esistere e non è certo un genere secondario, ma ritengo fuori luogo considerarla incomparabilmente superiore alla prosa o al dramma della vita [...]. La poesia qua, la poesia là, la poesia su, la poesia giù... nella maggior parte di frasi siffatte il soggetto potrebbe essere sostituito con “la prosa” e andrebbero ugualmente bene.
W. Szymborska, letture facoltative. Adelphi, 2006
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"No, la mia vita è stata tutta in questi ultimi due mesi"
Tibor Fischer, La Gang del pensiero ovvero la zetetica e l'arte della rapina in banca. Garzanti, 1999
CITAZIONI CITABILI
Era stato ormai abbandonato, anche se lui allora non lo sapeva. Neanch'io lo sapevo: la maggior parte delle volte non si sa quando si è stati presi nè quando si è stati lasciati, non soltanto perchè ciò accade sempre a nostra insaputa, ma perchè risulta impossibile isolare il momento in cui tali ribaltamenti accadono, allo stesso modo in cui si ignora sempre se il fatto stesso di essere presi obbedisce ai propri meriti o virtù, alla propria e irripetibile esistenza, all'intervento decisivo compiuto o piuttosto, semplicemente, alla casuale intromissione di uno nella vita di un altro.
Jàvier Marias, L'uomo sentimentale. Einaudi, 2001
BRAINS
WALTER SIMMONS
My parents thought that I would be Spoon River Anthology
As great as Edison or greater:
For as a boy I made baloons
And wondrous kites and toys with clocks
And little engines with tracks to run on
And telephones of cans and thread.
I played the cornet and painted pictures,
Modeled in clay and took the part
Of the villian in the Octoroon.
But then at twenty-one I married
And had to live, and so, to live
I learned the trade of making watches
And kept the jewelry store on the square,
Thinking, thinking, thinking,thinking,--
Not of business, but if the engine
I studied the calculus to build.
And all Spoon River watched and waited
To see it work, but it never worked.
And a few kind souls believed my genius
Was somehow hampered by the store.
It wasn't true. The truth was this:
I didn't have the brains.
by Edgar Lee Masters
Post n°157 pubblicato il 09 Novembre 2011 da sei_gradi
Se ne andrà, lo ha detto. Ha detto tante cose, ma stavolta sembra vero, soprattutto per il travaso di bile che denotava la sua espressione durante il voto. Ma perchè se ne va? un italiano medio avrebbe decine di motivazioni. Perchè monopolizza l'attavità parlamentare per prevenire o risolvere i suoi problemi legali. Pperchè la prescrizione, e non l'assoluzione, l'hanno salvato dalla galera. Perchè la notte della proclamazione di Obama ha disertato impegni istituzionali per andare a prostitute; perchè socialmente si comporta come un ragazzino viziato in un campeggio, offendendo le istituzioni e gli esponenti stituzionali di mezzo mondo (dalla merkel a Obama a Schultz e via dicendo); perchè adesca minorenni al telefono. Perchè corrompe giudici; perchè fa compravendita di parlamentari; perchè asservisce il legislativo all'esecutivo per sottrarsi al giudiziario. Ebbene, queste e altre ottime ragioni per dimettersi, o per farci pretendere che lo facesse, non sono la casua dele dimissioni. Agli Italiani questo personaggio orribile è andato bene per quasi un ventennio. E' stata la pressione Europea a scacciarlo. Non il furor di popolo, la giustizia, le inchieste giornalistiche. Il Miracolo Italiano è stato un Miracolo Europeo. Il salvataggio della Gracia è meno clamoroso del nostro. abbiamo tutti poco da festeggiare, e molto su cui riflettere. |
Post n°156 pubblicato il 04 Ottobre 2011 da sei_gradi
Le donne si lamentano troppo. Odio dirlo perchè sono una donna, e perchè nel dirlo in effetti mi sto lamentandi anche io. Ma è così. Soprattutto sul lavoro. Ora se qualcuno leggesse il blog mi ritroverei sommersa di mail di donne ansiose di dirmi che loro lavorano come schiave, e che lavorano molto più degli uomini, e che quello che ho detto è falso. Ma invece è vero. Le donne lavorano tanto ma mettono continuamente in mezzo la loro femminilità, e la loro sensibilità, e quanto e come devono lavorare rispetto agli uomini. Io lavoro un sacco. Alle altre donne in genere è sempre piaciuto, agli uomini dava un po' fastidio. Ho sempre creduto che la femminilità potesse essere un pensiero altrui, ma non dovesse essere un problema mio. E ha sempre funzionato. Per cui, gli uomini al più mi consideravano la lesbotettona, le donne una stronza. La settimana scorsa è successa una cosa strana. Un uomo ha detto che sono stronza, e una donna che sono una lesbotettona. Questo prova, almeno a me, che sul lungo periodo gli uomini tendono ad essere professionali; le donne, donne. E davvero, questo non mi va giù. |
Noi non conosciamo la guerra. Abbiamo la tecnologia per vederla, ma non la conosciamo. Abbiamo i satelliti che mostrano le foto aeree ed i missili cadere dall’alto; abbiamo le immagini a infrarossi che mostrano i bombardamenti notturni, verdi su un cielo nero, da Baghdad o Kabul; abbiamo le statistiche dei caduti, dei feriti, i nomi impronunciabili di città e quartieri presi e perduti (Peshawar, Karachi), abbiamo una progressiva familiarità con parole arabe (pashtun, taliban, Mullah), e con i nomi delle armi (RPG, AK-47, IED). Ma non sappiamo cos’è la guerra. Ce lo racconta David Finkel, giornalista del Washington Post, Premio Pulitzer nel 2006, che è stato nello Yemen, Kosovo, Afghanistan, Iraq. È stato in tutti i posti in cui c’è quella guerra che non conosciamo. Forse nemmeno lui la conosce, ma riesce a raccontarcela. Com’è possibile? È possibile. Perché parte del suo lavoro, della sua abilità, è proprio di trasmetterci questa sensazione, di renderci consci della nostra ignoranza. I bravi soldati è una testimonianza (non è un saggio, e nemmeno un romanzo, credo) della guerra per il 2° battaglione del 16° reggimento di fanteria americano, di stanza in Iraq nel 2007-2008. Senza moralismo, senza melodrammi, senza la volontà di strappare una lacrima o solidarietà per una parte o per l’altra, senza giudizi di parte, ogni capitolo si apre con una definitiva e risoluta dichiarazione dell’allora Presidente Bush sull’andamento della guerra – che non conosce, come noi, e sulla descrizione di alcuni momenti, di questa guerra, per il battaglione 2-16 – che la conosce, al contrario suo e nostro. Cosa significa uscire ogni mattina sapendo che sul ciglio della strada potrebbe esserci un ordigno che forse esploderà all’andata, o forse al ritorno, o forse esploderà appena prima del passaggio dello humvee corazzato su cui viaggi, o forse appena dopo. Cosa significa domandarsi quale piede mettere davanti e quale dietro, sapendo che quello più esposto potresti perderlo, in tutto o in parte, insieme a tutta la gamba a una mano o a un braccio, a un occhio, a un orecchio e forse alla vita. Salire sul mezzo e sapere che forse ti salverai perché sei a destra, o che forse, perché sei a destra, morirai. O magari sarai ferito. Quando leggiamo, sui giornali, della guerra che non conosciamo, alla parola “ferito” proviamo una forma di sollievo incerto. Ma Finkel ce lo toglie, perché ce lo racconta, quello che accade dopo la corsa frenetica alla base, ed il primo soccorso, ed il volo verso un ospedale in Germania o anche negli Stati Uniti. Scoprendo che non conosciamo la guerra capiamo anche che proprio perché non la conosciamo, e non possiamo capirla, proprio per questo abbiamo una posizione a riguardo – a favore, contro – e proprio per questo la nostra posizione viene resa più incerta o più sicura da quello sgranare nomi e cifre, da quelle cartine che vediamo in tivù o su google, che sembrano confortare un pensiero preciso, una convinzione profonda. Che svanisca, così, già dopo una trentina di pagine.
Daniel Finkel, i bravi soldati – Strade Blu, Mondadori, 17,50€ |
Un saggio appassionante come un romanzo e incredibile come un film per avere un'idea di cosa sia stato lo spionaggio della guerra fredda. Ai bei tempi in cui 007 era Sean Connery era relativamente facile persuadere il pubblico della sussistenza di un contesto spionistico internazionale. Oggi i film di spionaggio hanno sacrificato il fattore complottista all'azione: gli agenti sono affascinati parkour che saltando di tetto in tetto acchiappano i cattivi scoperti assai fortunosamente, e i cattivi provengono da non meglio definiti paesi dell'Asia come l'Absurdistan. Leggere Spiare e Tradire, la cronaca dei più celebri ed eclatanti casi della guerra fredda in questo crepuscolo spionistico, richiama alla mente casi lontani nel tempo, come quello dei coniugi Rosenberg, fino a casi più recenti che con sorpresa del lettore coinvolgono nomi del passato prossimo come il Presidente Clinton. Phillip Deery, Mario del Piero Spiare e Tradire – dietro le quinte della guerra fredda Feltrinelli, 17€ |
Post n°153 pubblicato il 20 Settembre 2011 da sei_gradi
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Post n°152 pubblicato il 12 Settembre 2011 da sei_gradi
Non ci sono più film così, e non lo dico per dire. Non è solo uno stucchevole luogo comune da persona vissuta. Davvero, non ci sono più film così. Film in cui la sceneggiatura è tutto. In cui le attrici non si accontentano di essere belle: sono eccezionali. Sono carismatiche, spassose, crudeli, sferzanti, dolcissime. Film così, in cui ti gusti ogni dialogo con una espressione di confuso stupore, di divertita costernaizione, per la verità di personaggi che amano tanto, ma non amano e basta. oggi, se il fiml è sull'amore il protagonista ama ottusamente per tutto il tempo, al 200%, e possibilmente d'amore muore, o quantomeno ha il buon gusto di essere inconsolabile. Personaggi che hanno le loro passioni, ma alle loro passioni non consacrano un'esistenza. Anche qui, se il film è odierno, non c'è verso di conciliare passioni parallele: solo una, che però corroda l'eroe, che nella finzione cinematografica non ti sembra neppure non credibile. O si consuma come Beethoven o è un idiota. Sono amiche, ma all'amicizia non votano ogni scelta: sanno discostarsi, ferirsi, perdonarsi, in un'altalena di umanità. Non ci sono più film così. Infatti, di questo leggo che è una "commedia", ma non lo è. Oggi, le commedie sono surreali, grottesche, volgari. Le eccezioni sono quasi mortificanti. Quando il film di Cukor arriva alla fine non ti resta che il rimpianto che sia conlcuso, a litigarsi il compiacimento di averlo visto. |
Post n°150 pubblicato il 24 Settembre 2010 da sei_gradi
La mia nipotina di 4 anni è riuscita a ordinare un dvd online. Usa il pc meglio di me. Del web amo la sintesi, gli acronimi - anche se buffi - i comandi intuitivi. Nokia e non Samsung. Le icone che permettono di capire prima ancora di leggere. Ma ho una domanda. Facebook ti permette di cliccare un tasto, "mi piace", con un pollice verso l'alto, praticamente su tutti i siti in cui puoi trovari: giornali, siti di ecommerce, blog... In teoria dovrebbe segnalare agli amici una cosa che val la pena di leggere, sapere, capire. Solo che "mi piace" è il solo modo di sottolineare la propria attenzione per qualcosa. Dal nuovo taglio di Britney Spears al nuovo film di Di Caprio, dalla foto pubblicata dal Guardian del piccolo Pakistano alle montagne russe più spaventose al mondo che sono una fregatura. E quando leggi del patteggiamento sul lodo Mondadori, della 60enne che a Seattle ha ucciso 4 persona prima di suicidarsi, della donna stuprata in casa nella notte, lo vedi lì, accanto al titolo, qual pollice alto con scritto "mi piace". Non c'è proprio un'altra icona, e magari un'altro significato, per sostituirlo, o da affiancargli? Così, per condividere quel che si legge senza sentirsi disadattati. |
Post n°149 pubblicato il 09 Settembre 2010 da sei_gradi
"Un'opera di transizione sul lato oscuro dell'opulenza"; "Una figlia salva il padre nel poetico "Somewhere"; "Il viaggio nel vuoto dello star-system". Questi sono solo alcuni dei titoli delle recensioni pubblicati da Mymovies su Somewhere, l'ultimo film di Sofia Coppola. Io, che ho amato Lost in translation prima che ricevesse l'alloro dell'Oscar, devo essere inaridita in questi anni, perchè è inutile girarci attorno: per me sowehere avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi "anywhere?" La storia inizia con un bullo semi sbronzo che si frattura un polso ruzzolando da una scala. Poi però viene fuori che: - il bullo è un divo del cinema - il divo è, oltre che giovane, talentuosissimo - il divo talentuosissimo, seppure soggetto ad amplessi occasionali con fanciulle di cui non ha approfondito la conoscenza, è molto sensibile e dolce: il ragazzo della porta accanto. Ci si potrebbe costruire sopra un'opera di transizione sul lato oscuro dell'opulenza, o percorrere il viaggio nel vuoto dello star-system, o ancora esplorare la solitudine dei figli di. Oppure, potrebbe diventare un film pronto a partire per un'ora e quaranta che improvvisamente finisce. Dopo una decina di minuti di film in cui il protagonista si rompe il polso e vengono pronunciate sì e no sette parole, con una tensione da fare impallidire Kiarostami, si ritrova (il protagonista, non Kiarostami) sul divano a fumare una sigaretta e bere una birra. Sembra ansioso che accada qualcosa, e tutti gli spettatori, sono certa, condividono questo desiderio. Ma non è così. Il ragazzo della porta accanto è il ragazzo della porta accanto che è stato bocciato due volte alle superiori. Non la bellezza di Brad Bitt, il carisma di Johnny Depp o il fascino di Jude Law. Come per il vostro vicino senza diploma, avete difficoltà a credere che possa avere recitato con i migliori attori di Hollywood. Natalia Aspesi, che riesce a vedere un film che io non ho visto per una faccenda di miopia emotiva, esordisce: "Vita di attore di successo a Hollywood: giovane, carino, separato quindi libero. Appartamento nel leggendario hotel Chateau Marmont, dove hanno vissuto Marilyn Monroee Leonardo Di Caprio, dove John Belushi è morto per overdose, dove James Dean ha conosciuto Natalie Wood." Ora, credo che il cinema dovrebbe avere il raro dono, proprio delle forme d'arte, di portarti laddove non sei (mentalmente, emotivamente, spiritualmente). Persino in Titanic James Cameron mi spiega perchè la nave affonda: eppure l'iceberg è bello grosso, ci sarei arrivata. Ma qui, nulla mi è detto di Marilyn o John Beluschi. Quindi mi sembra un posto carino senza essere sfarzoso in cui ti rifanno il letto e ti consegnano una grattugia per il formaggio in camera se telefoni e lo richiedi. Il tutto, e lo dico senza essere minimamente campanilista, aggravato da un'orrenda scena ambientata a Milano in cui il divo viene osannato come Gesù anche dai poliziotti che si fanno la foto insieme a lui con il telefonino (siamo in italia ma non è un cliché), intervistato da una belloccia svampita che gli fa delle domande a prova di Debora e Romina (siamo in italia ma non è un cliché), premiato in una serata di telegatti in cui una fiacca Simona Ventura con un Fiacco Nino Frassica presentano una trasmissione di basso profilo cinematografico (siamo in italia ma non è un cliché), intervallato da un balletto in perfetto stile berlusconiano (siamo in italia ma non è un cliché). Afflitto dal tuo essere italiano, e per giunta per il fatto che il mondo lo sappia, puoi uscire dalla sala e andare a prendere un gelato, o cimentarti nel sudoku che non hai risolto al mare, e rientrare senza perdere il filo. Ho avuto un guizzo di speranza quando ho creduto d'intuire che il divo era pronto a suicidarsi. Muor giovane chi è caro agli dei. A meno che non si siano assopiti anche loro. |
Post n°147 pubblicato il 03 Agosto 2009 da sei_gradi
Mi ricollego a una notizia pubblicata oggi su Repubblica, ed ai commenti che si leggono in rete su Patrizia D'Addario. E' una prostituta, il che offende o così dovrebbe un qualche senso etico che si suppone dovremmo avere. Ha registrato conversazioni e fatti privati con il preciso intento di usarle, poi, come arma. Non avrebbe disdegnato nè un seggio a Strasburgo una carica alle amministrative, nè un aiuto per le sue velleità imprenditoriali, nè, forse, alla fine, semplicemente soldi, per i servigi resi. |
Post n°146 pubblicato il 27 Luglio 2009 da sei_gradi
O su candid camera, che è lo stesso. L'inchiesta su Tarantini ci racconta che questo altro procacciatore di bei faccini ha portato con sè uno stuolo di fanciulle alla corte del sultano il quale, per accontentarle, non si è limitato a fare loro doni (lecito, purchè a suo carico), o pagarle (pardon, ringraziarle) per le loro prestazioni (illecito, secondo la legge). E' anche arrivato a candidarle. Secondo il racconto di almeno due delle donne coinvolte, la Montereale e la D'Addario, la candidatura avrebbe potuto avvenire alle Europee. Ma poi la festa di Noemi e le liste piene di soubrette hanno indispettito Veronica Lario e portato tutto sui giornali, con il risultato che le soubrette & co hanno dovuto ritirarsi in buon ordine (quasi tutte) e ripiegare sulle comunali, come la D'Addario e la Montereale, appunto. Un caso? Forse. Erano nella lista La Puglia prima di tutto, coordinata da Tato Greco, dell'entourage di Tarantini, dell'entourage di Silvio. Ad ogni modo, oggi Repubblica ci racconta che forse anche Napoli aveva il suo Trantini, cioè Fulvio Martusciello. Fratello di un ex viceministro, consigliere regionale, che nega, ovviamente ogni cosa. Lui è un politico non procaccia fanciulle. Ma durante la spinosa questione delle candidature era emerso che Emanuela Romano fosse una delle candidate, una di quelle ragazze brillanti che avevano tanta vocazione politica, e che si era inventata il comitato "Silvio ci manchi" insieme a Virna Bello e Francesca Pascale. Oggi Virna Bello è Oggi Virna è assessore comunale all' Istruzione, nel comune di Torre del Greco per il Pdl. Francesca Pascale consigliere all Provincia di Napoli. Emanuela ha frequentato il corso per eurodeputate di via dell'umiltà, ma è stata depennata all'ultimo. Il padre, per questo, ha cercato di darsi fuoco davanti a Palazzo grazioli. Ma a inventarsi questo grupo di supporter, questa sorta di team pon-pon della politica, non sono state loro. E' stato Martusciello. Poi ci hanno raccontato che fosse un'iniziativa spontanea, popolare. No, niente affatto. Era, come sempre, marketing. Così come la Rossa salmonata, la Brambilla, oggi gloriosamente approdata al turismo, secondo i racconti dell'ex eurodeputato Marcello Vernola, chiedeva per le politiche del 2007 non tanto il curriculum, quanto il book delle possibili candidate. Sempre per la politica dei bei faccini. Oggi, ieri, domani, compra Silvio, lava più bianco. |
Tutti a cena con i giudici della corte costituzionale, a parlare del più e del meno. NON del lodo Alfano, per carità, sul quale proprio la corte costituzionale deve esprimersi a ottobre. E a cena ci sono anche Berlusconi e, guara un po', Alfano. Eppure, "non abbiamo mai cenato insieme" è quello che si dice a qualcuno per sottolineare che manchi, con questa persona, consuetudine, familiarità, amicizia. Il problema è proprio lì dove si pensa di negarlo: che cosa accomuna giudici della corte costituzionale, Berlusconi, il guardasigilli, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, e Gianni Letta? Solo e soltanto il Lodo Afano. La conduzione informale degli affari istituzionali è un classico di questo governo. E di questi signori: ricordiamo che Gianni Letta -e non solo - avevano già consumato il 'Patto della crostata', l'intesa nata sulla terrazza romana dell'abitazione di Letta, appunto: i leader di Polo e Ulivo trovano l'accordo per cambiare la legge elettorale. Perchè non vedersi nell'ufficio di uno di questi signori? perchè sarebbe sembrato quello che era: un incontro inappropriato, inopportuno, non illegale solo perchè la legge non riesce a normare tutto, nel dettaglio. e quando lo fa, si cancellano le norme, come quella che ha abrogato le "gravi mancanze".
I commenti alla cena sul sito di Di Pietro, dove sottoscrivere l'appello perchè si dimettano i giudici coinolti. |
Post n°144 pubblicato il 22 Luglio 2009 da sei_gradi
Oggi Berlusconi fa lo splendido, e all'inaugurazione di un cantiere autostradale candidamente ironizza sul fatto che in giro ci siano un sacco di belle figliole, e che lui non sia un santo. Siccome invece non tutti gli italiani sono stupidi, vorrei sottolineare qualche punto. A Berlusconi è contestato di avere introdotto in una residenza di stato prostitute, senza controllo, alcune coinvolte in un giro di cocaina; di averle intrattenute con soldi dei contribuenti nei suoi festini, e di averle trasportate a Villa certosa con voli di stato; di averne candidate in liste collegate con il PDL per le comunali, e di aver persino proposto loro le europee; di essere andato in tivù giurando e spergiurando il falso; di avere mentito direttamente e attraverso il suo avvocato, Ghedini, insinuando di non averle mai ricevute a palazzo Grazioli; di avere mentito sull'esistenza delle intercettazioni; di aver sostenuto di essere l'utilizzatore finale, ignaro del loro mestiere, quando le intercettazioni raccontano decine di telefonate nello stesso giorno a Tarantini perchè racimolasse le prostitute per la serata; di avere disertato impegni istituzionali internazionali per restare con le escort; e infine aggiungo che andare con le prostitute è un reato penale, punibile con il carcere. Forse un cantiere autostradale è un buon podio per fare lo strozzapapere impunito. Ma anche in doppiopetto, resta uno che è andato a mignotte con i nostri soldi. |
Post n°143 pubblicato il 22 Luglio 2009 da sei_gradi
Escono altre intercettazioni su l'Espresso. Berlusconi fa sesso senza precauzioni. In ogni senso. E si vede. Tanto, è Berlusconi... Ottobre 2008. Prima di andare a Palazzo Grazioli Gianpaolo Tarantini e Patrizia si mettono d'accordo sulla serata a casa del premier Giampaolo Tarantini: Allora ... |
Post n°142 pubblicato il 20 Luglio 2009 da sei_gradi
In questi giorni si è detto di tutto sulle intercettazoni. Sin dalle prime dichiarazioni della D'Addario l'entourage del premier ha cercato di ridurre le rivelazioni al pettegolezzo, di fare di una testimone una mitomane. Ha cominciato Ghedini dicendo che era solo una ragazza amareggiata per le mancate elezioni. Era candidata in una lista collegata al PDL per Bari, la Puglia prima di tutto. Poi era solo una prostituta che voleva notorietà. Da cui non ci si poteva aspettare nulla di vero. E poi d'accordo, se era una Escort il premier non poteva sapere chi veniva invitato a casa sua: cioè a Palazzo Grazioli, la residenza di stato. E ancora: se ci aveva fatto sesso, bhe, era solo l'utilizzatore finale. Adesso, a distanza di tempo, ci spieghino perchè la donnaccia, la prostituta, è stata candidata nella lista di cattolica ortodossia del PDL. E giustifichino le intercettazioni. Ci sono trascrizioni e audio. E la voce è quella che ci riempie le orecchie e il cervello da quindici anni, dell'uomo che può tutto, anche negare l'evidenza, perchè noi, una schiera di alici folli, corriamo come impazzite nella sua tana di coniglio.
SB: questo [libro?...] l'ho disegnato io E l'indomani, Patrizia commenta con Giampaolo Tarantini la nottata in bianco con il premier PD: Pronto buongiorno |
Post n°141 pubblicato il 20 Luglio 2009 da sei_gradi
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Post n°140 pubblicato il 14 Luglio 2009 da sei_gradi
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SEI GRADI DI SEPARAZIONE
"Ho letto da qualche parte che ciascuno sulla Terra è separato da chiunque altro da sole sei persone. Sei gradi di separazione tra noi e chiunque altro sul pianeta. Il Presidente degli Stati Uniti, un gondoliere a Venezia, basta inserire i nomi. Trovo estremamente confortante che siamo così vicini. Mi sembra anche una tortura, essere così vicina purchè trovi le sei persone giuste per creare la giusta connessione... io sono legata, tu sei legata, a ciascuno sulla Terra da un sentiero di sei persone."
John Guare, Six degrees of separation (1990)Movie by Frank Schepisi (MGM, 1993)
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L'unica cosa più detestabile di un "noi" è un "io".
Simone Weil
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Non voglio vivere con una donna che abbia più problemi di me.
Daniel Hammet
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"E' il prezzo che si paga ad essere scrittori. Si è assillati dal passato: sofferenza, sensazioni, rifiuti, tutto. Credo che questo aggrapparsi al passato sia un impellente, quasi disperato, desiderio di reinventarlo, in modo da poterlo cambiare."
"In casa nostra gli unici libri erano i libri di preghiere, i libri di cucina e i bollettini sui purosangue."
"Mi domando se tu non abbia scelto il tuo stile di vita allo scopo di impedire che qualcosa di emotivamente troppo intenso ti possa separare dal tuo passato."
"Gli scrittori sono sempre in fuga, ed io sono fuggita da molte cose."
Philip Roth (ed Edna O'Brien), Chiacchiere di bottega. Uno scrittore, i suoi colleghi e il loro lavoro. Einaudi, 2004
CITAZIONI CITABILI
Nessuno è il diavolo se si riesce a sentirlo bene.
Susan Sontag, Io, eccetera. Mondadori, 2000
MADRE
Era questa la madre che volevo,
scura e malinconica
lontana dal mondo
ansiosa.
Parla poco e si mangia le parole.
Cade qualche volta e si rialza in fretta.
Era questa la madre che volevo
scura dolorosa
zoppa
e ho lottato con le sorelle
ho distrutto i fratelli
perchè era questa la madre che volevo,
volenterosa ampia chiusa prigioniera.
Non volevo altra madre che questa
capelli mal cresciuti che non trovavano
forma nè pace, la copia trasandata
di se stessa, sfatta di dolcezza,
l'unico lusso era la sua fuga
davanti allo specchio
mentre si vestiva.
Davanti allo specchio mentre si vestiva
lo sguardo le si divaricava
perduto in una immagine futura,
la prima ladra in lei riconoscevo
che mi rubava l'immagine sicura
la portava fuori e poi regalava
quello che solo mio essere doveva.
Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992) Einaudi, 1992
Inviato da: fantasy_forever
il 24/09/2010 alle 18:37
Inviato da: eleoy.e
il 01/12/2008 alle 00:42
Inviato da: crunch_al_cioccolato
il 14/08/2008 alle 08:58
Inviato da: sei_gradi
il 13/08/2008 alle 14:58
Inviato da: cecilia17
il 13/08/2008 alle 09:44