Creato da: la.luna.piena1 il 15/03/2014
pensieri e parole profonde

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2° CAPITOLO

Post n°307 pubblicato il 08 Ottobre 2024 da la.luna.piena1

Maddalena non si rese conto in tempo che la porta veniva riaperta e non fece in tempo a nascondersi. Suo padre la guardò diritta negli occhi, in modo serio le che chiese che cosa faceva lì e soprattutto perchè non era sotto le coperte come le era stato chiesto. Maddalena si accorse che suo padre era presente fisicamente, ma mentalmente era tutta da un'altra parte. Gli disse, avvicinandosi in modo tale da non essere sentita, che quell'uomo non le piaceva per niente e gli chiedeva ,anzi implorandolo, di mandarlo via perchè oltre a non piacerle ne aveva paura. Suo padre, la prese per mano e piegandosi sulle ginocchia le promise che stava solamente una notte e che al suo risveglio non l'avrebbe più trovato presente in casa con loro. Le fece un caldo sorriso, le diede una carezza sulla testa e le disse che adesso doveva veramente andare a letto e mettersi a dormire subito. Detto questo le diede la schiena e ritornò nella stanza dove l'aspettava questa oscura persona. Maddalena provò ad avvicinarsi alla porta senza fare rumore, ma non riusciva più a sentire nulla e a malincuore rifece le scale e se ne andò in camera sua. Si mise sotto le coperte e  rinunciò a leggere perchè sapeva che non sarebbe stata attenta alla storia che il libro le voleva raccontare. Si mise su un fianco, lasciò che i suoi pensieri prendessero forma e spazio e piano piano sprofondò nel mondo dei sogni. Intanto nella sala di sotto, Ted e William stavano parlando del motivo per cui Ted era con loro in quel momento. Ted chiese ancora a William che cosa pensava di fare con il suo problema maggiore. Gli ricordò che come l'aveva trovato lui anche altre persone lo avrebbero trovato e forse non sarebbero stati amichevoli come era stato lui. Gli chiese che vita stava facendo fare a sua figlia. Non si rendeva conto che stava crescendo e piano piano si sarebbe stancata di trasferirsi da un luogo all'altro senza sapere il perchè. Prima o poi gli avrebbe chiesto il perchè e da chi scappavano da anni e anni e allora in quel frangente che cosa le avrebbe risposto?

William abbassando un po' la testa e bevendo l'ultimo sorso rispose che doveva prendere una decisione e che quindi l'avrebbe presa la notte stessa.
 Ted si alzò e rimettendosi il cappello e il cappotto si avvicinò alla porta per uscire e gli disse che era interessato a sapere la sua decisione . William, niente in contrario se vengo a fare un giro domani mattina? chiese mentre stava aprendo la porta per uscire. William rispose che per lui non vi era nessuna difficoltà, ma di non andarci presto perchè fino alle due aveva una riunione a scuola da Maddalena. Si salutarono e William, dopo aver controllato che Maddalena stesse dormendo, se ne andò a dormire, ma sapeva già che non sarebbe stato capace di dormire un po'. Venne la mattina, Maddalena si svegliò e guardò la sveglia. La sveglia stava indicando le 5.20 era appena l'alba e poteva ancora dormire un paio di orette. Si girò su un fianco, chiuse gli occhi, ma fu svegliata completamente dall'entrata frettolosa di suo padre. Le sorrise, le diede un bacio sulla fronte come faceva di solito e le disse che si scusava di averla svegliata, ma le doveva parlare. Si sedette sul bordo del letto e le disse che per alcuni motivi dovevano partire urgentemente. William prese la solita valigia che veniva usata spesso per questi viaggi improvvisi e incominciò a riempirla con gli indumenti che indossava di solito Maddalena. Si sedette, guardò suo padre che frettolosamente sembrava che buttasse i vestiti nella valigia e gli chiese se questa partenza era causata dall'arrivo di quella persona la sera prima.William, la guardò, le rispose che non vi era collegamento tra le due cose e anzi sarebbero ritornati nel giro di 3-4 giorni. Continuando a riempire la valigia  le fece fretta dicendole di alzarsi , di vestirsi e se per colazione andava bene il caffè latte con biscotti. La lasciò sola e andò a preparare la colazione. Maddalena uscendo dal bagno e indirizzandosi verso la cucina vide gli altri bagagli e tutta l'attrezzatura che suo padre adoperava per il suo lavoro. Andò in cucina, si sedette di fronte a lui e gli chiese dove si andava questa volta. Maddalena oramai era abituata ai trasferimenti per motivi di lavoro di suo padre ed era curiosa di sapere quale biblioteca o quale antiquario aveva dei libri da rilegare o da riparare dai danni dovuti dal tempo. Infatti suo padre come professione rilegava e riparava libri antichi e con seri problemi di conservazione e da lui, come da sua madre, aveva assimilato, facendolo diventare suo, l'amore per la lettura e per i libri. Dopo un'ora furono pronti per partire e iniziarono a caricare la macchina dei bagagli. La mattina era fresca, si sentiva l'arrivo imminente dell'autunno e prima di uscire dal vialetto, Maddalena diede un'occhiata alla sua casa. C'era cresciuta in quella casa, in essa aveva passato dei bei momenti e il suo desiderio inconfessabile era quello di avere almeno un po' di compagnia, un compagno di giochi, tipo un cane.  Sapeva che essendo spesso in giro e lontana da casa era quasi impossibile realizzare questo desiderio, ma nel suo cuore sperava che questa vita da semi zingara un giorno finisse e anche lei come tutti i suoi coetanei/e poteva crescere ed avere una vita normale. Partirono e Maddalena guardò ancora una volta il giardino, la sua casa senza immaginare che avrebbe vissuto le più meravigliose avventure che la sorte le poteva recare. Avventure che l'aiutarono a crescere, a conoscere nuove persone, a volte buone, a volte cattive ma in tutti i casi utili per la sua crescita. La prima avventura era a poca distanza da dove si trovava Maddalena in quel momento.... 


23 idee su ...Quando regalo un libro... | libri, lettura, citazioni

 
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UN LIBRO, UNA STORIA

Post n°306 pubblicato il 22 Settembre 2024 da la.luna.piena1

Vi era una bellissima luna piena quella notte. Aveva piovuto per tutta la giornata, una pioggerellina fine , fine e verso sera il cielo era sgombro da nuvole e illuminato da una splendida luna per gli innamorati. Maddalena, una bambina dodicenne ,mise sotto il cuscino l'ennesimo libro che stava leggendo il suo sguardo andò fuori dalla finestra e i suoi pensieri che presero mille direzioni. Provò a sistemarsi per far si di scivolare nel mondo dei sogni il più presto possibile, ma continuava a pensare, pensare, pensare. Il suo pensiero fisso nelle notti di luna piena ritornava a 2 anni prima quando successe un qualcosa che le cambiò la vita , non solo a lei, ma a tutta la sua famiglia. Si ricordava bene cosa era successo e a volte le veniva ancora un groppo alla gola per la malinconia che la colpiva: Quella sera era in salotto con i suoi genitori che stavano leggendo un libro. Il turno di lettura toccava a suo padre e lei si era coricata sul divano per ascoltarlo in attesa che le si chiudessero gli occhi. La trama del libro era molto avvincente e Maddalena cercava in tutti i modi di restare sveglia. Ad un certo punto cadde un fulmine e la corrente andò via. Il padre le disse di non avere paura e che adesso andava a vedere il. contatore. Quando ritornò in salotto con la luce, si accorsero che la madre non era seduta sulla poltrona e la chiamarono. Non ci fu nessuna risposta, un silenzio totale e con orrore si resero conto che non era in casa e nemmeno fuori. In poche parole era letteralmente sparita. La cercarono per mesi e mesi, denunciarono la sua scomparsa alla polizia, ma fino ad ora nessun risultato. Tutte le volte che vi era la luna piena, Maddalena sperava di rivedere la madre e che spiegasse dove era stata. Quella sera, si rese conto, che era impossibile addormentarsi, tanto valeva riprendere a leggere il suo libro. Lo prese fuori da sotto il cuscino, si mise a sedere e aprì il libro. Amava sentire il frusciare delle pagine, il contatto della carta con le sue dita e soprattutto amava il profumo della carta stampata. Vedendo che la luna non illuminava adeguatamente la stanza per leggere, si alzò, si diresse verso la scrivania e accese una candela. Se ne stava ritornando beatamente sotto le coperte e dal suo libro quando, buttando l'occhio alla finestra; vide un'ombra che si muoveva. In un primo momento pensò che fosse la sua fantasia a farle vedere cose inesistenti, ma poi si rese conto che nel giardino vi era una persona che nascondendosi nell'oscurità non dimostrava di avere buone intenzioni. Senza fare troppo rumore ,andò in camera da letto di suo padre e gli disse che vi era una persona nel giardino. Il padre in un primo momento non le credette, anzi le chiese se non stava facendo un brutto sogno, ma poi la seguì in camera sua. Tenendosi nascosti con le tende, il padre e Maddalena guardarono ancora fuori e ad un tratto Maddalena vide impallidire suo padre. Si allontanò dalla finestra e le disse di non muoversi e si diresse verso il basso. Fu una cosa talmente veloce che a Maddalena non fu concesso nemmeno di fare una domanda, ma siccome era curiosa lo seguì a dispetto delle raccomandazioni avute. Il padre, aprì la porta e chiamò quell'ombra: Ted, sei tu? Maddalena vide avvicinarsi al padre un uomo che indossava un lungo cappotto nero e un cappello che gli copriva un po' la faccia. Istintivamente indietreggiò e facendo così fece cadere il porta ombrelli. IL padre la guardò, le disse di andarsene immediatamente a letto e di dimenticarsi di tutta la faccenda. Ted, si asciugò la fronte, tese la mano verso il padre salutandolo e dicendo: Come te la passi, William?
 Quanto tempo è passato e quello scricciolo che hai appena mandato a letto quanti anni ha? Maddalena  era corsa su in camera, ma era talmente tanta la curiosità che senza fare rumore uscì dalla camera e si mise ad ascoltare.  Maddalena notò che a suo padre era comparsa quella ruga sopra il naso che era indice di preoccupazione e senza farsi sentire iniziò a dire sottovoce: Non farlo restare, mandalo via, non mi piace per niente. Vide suo padre chiedere a quella persona se voleva qualcosa da bere e cosa era venuto a fare da quelle parti. Si indirizzarono verso lo studio del padre di Maddalena e si sentì la macchina del caffè a borbottare il caffè che si stava facendo. Non riuscendo più a sentire niente, Maddalena, osò con molta cautela, di scendere e di mettersi ad origliare. Sentì l'uomo  dire a suo padre di non sottovalutare il pericolo a cui stava andando incontro, di nuovo e gli chiese se non era stanco di scappare e di far condurre a sua figlia una vita altamente solitaria.   

La Casa dei Libri: la dimora d'incanto per tutti gli amanti della lettura -  Radio Monte Carlo

 
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CONCLUSIONI 1630 una tragica verità

Post n°305 pubblicato il 01 Settembre 2024 da paolaassisi


 Che cosa strana! Provare a scrivere un racconto giallo 

a tre mani! Tre mani?

Behe, è vero, abbastanza frequente in fondo.

 Ma la cosa strana è che le tre amiche, La Luna Piena, Paola, e la terza che mai come nome compare ed è la più giovane fra noi,  Crucchetta, scrivono senza conoscere la trama del racconto. 

La trama è un fluire spontaneo di pensieri, situazioni che appaiono affidate al caso, scrivendo a turno un post.

Ma caso non è.

Ho una amica di chat alla quale tengo molto anche se, pur seguendolo,  si rifiuta di partecipare al nostro Blog “aanima aperta”: Betta. 

Behe, diciamo la verità. L’amicizia di chat è una cosa, l’avere le stesse opinioni è cosa molto diversa. Io e Betta in verità su molti punti essenziali abbiamo opinioni opposte. E così è con La Luna Piena che sembra una sosia di Betta, il mio opposto su punti importanti: politica, religione…. eh già… opposti.

Crucchetta no. Sembra conformarsi nel manifestarsi nel Blog…e invece come si manifesta! Lei è l’unica che, in effetti, si manifesta.

Non interviene, non propone una traccia ma… ma… Dirige! Il Blog è in realtà suo perché quando scrive lei legge i post delle altre amiche ma, senza sembrare, lo dirige proprio come si fa con una barca a vela. Poggia, orza, stramba e la barca va fino al punto dove vuole giunga. E Betta, che non partecipa,  dice:  

L’unica che sa dove è l’arrivo è Crucchetta.

               Si il racconto è terminato. In realtà più che un racconto giallo è un  raccontino.

Eppure mostra chi è la Crucchetta che scrive un post su trema senza mai comparire.

Crucchetta è quella che manifesta il suo pensiero. Il pensiero su come per secoli, millenni direi, si sia rifiutata l’integrazione sociale di Ebrei e Cattolici per soli motivi  tradizionali e religiosi.

               Nel fluire inconscio del racconto, nel quale nessuno sa dove si andrà a parare, è Crucchetta che tiene la barra dritta. Approva il pensiero delle amiche, non contesta, segue la loro traccia ma al momento opportuno prende la via, stramba orza e va! Va verso il suo essere vero che perfettamente conosce e chiaramente mostra:

Il rispetto.

Rispetto verso qualunque religione che rifiuti la sopraffazione.

Solo chi accetta di non sopraffare e accetta di vivere in comunione di intenti, che è comunione di popolo, ha il diritto di sedere parte della  comunità, che non è pensiero religioso ma filosofia di Popolo.

E’ il rispetto profondo che forma il Popolo e tutti coloro che si riconoscono nel Rispetto formano il Popolo, che quindi non conosce né confini né Nazioni, se riunisce Popoli basati sul Rispetto, e deve tendere ad essere Sovranazionale.

               Crucchetta chiaramente manifesta la  sua Fede, ma non una fede basata sulle tradizioni e sulle interpretazioni e sovrapposizioni di tanti. Una Fede semplice, profonda, vissuta, vera e che rispetta coloro che tendono al bene comune e rispettano tutti coloro che hanno come fine il rispetto del proprio Essere che mai cercherà di sopraffare altri Esseri.

E il racconto termina distinguendo i personaggi non per la Fede professata, qualunque essa sia, ma per gli intenti.

E chi tradisce il Rispetto verso gli altri, alla fine della strada CADE.


 

 
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21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr19

Post n°304 pubblicato il 07 Luglio 2024 da la.luna.piena1

Fra Anselmo sapeva già che la verità la poteva dire solamente questa povera bambina che grazie al cielo, pur avendo subito pesanti vicissitudini non aveva perso l'appetito e con gioia si gustava i vari dolcetti che si metteva in bocca. Il frate la guardò, sorridendo e si rivolse a Donna Rachele dicendole che oramai le tenebre dell'ignoranza si stavano dissolvendo e si poteva già vedere l'ombra del colpevole. La nobildonna voleva sapere chi potesse aver causato tanti guai e rischiato di far scoppiare una rivolta nel ghetto. :Madonna Rachele qui non si tratta del vil denaro, che ingolosisce chi non lo possiede, ma anche chi non si accontenta di quello che ha, ma ne vorrebbe sempre di più, sia per avidità, sia per la brama del potere. Non si tratta del denaro, ma del potere "divino" e della bramosia di sentirsi alla pari di Dio. Spero solamente che sia stata una mancanza di rispetto verso  colui che tutto vede e tutto sa e non piuttosto un atto di superbia da essere considerato come un peccato mortale. Vedendo che la bambina, ormai sazia, li guardava, Fra Anselmo fece un respiro profondo e con molta semplicità rivolse alcune domande e in cuor suo sperava che i propri sospetti non corrispondessero alla nuda e cruda realtà. Alla V domanda, si fece il segno della croce e si battè il petto recitando il Mea Culpa. Si, tutto era chiaro, il buio era sparito e adesso bisognava soltanto sapere i piccoli dettagli e poi procedere a far confessare il colpevole. Bisognava agire con cautela e prudenza perchè costui poteva vantare amicizie e protezioni di un certo valore. Non poteva ancora denunciarlo al Papa a Roma, ma bisognava porre fine al più presto e di spegnere i focolai pericolosi che covavano sotto le braci nel ghetto.  Fra Anselmo salutò Donna Rachele e si diresse verso l'edificio che ospitava il tribunale dell'Inquisizione. Arrivò trafelato, con un respiro ansante e senza indugi chiese di essere portato alla presenza dell'Inquisitore di Ferrara. Appena ci fu davanti e rifiutando la sedia che costui gli porgeva, disse: So tutto! Ho capito tutto, ma essendo io un uomo anche se di chiesa, posso errare e quindi chiedo  a lei di discolparsi dei due omicidi avvenuti recentemente e che possono costare altri lutti se dovesse scoppiare la rivolta nel ghetto. L'Inquisitore guardandolo negli occhi e con un sorriso beffardo rispose che sarebbe stato più creduto lui che un povero frate, anche se con mandato papale. Orbene, esclamò il nostro Fra Anselmo, non negate di avere le macchie sporche di sangue? Non nego niente e non mi pento di niente,Fra Anselmo del sangue versato, anzi fatto versare dal mio servitore. Pensate che a Sua Santità importi del sangue giudeo versato? Loro non diedero importanza al sangue versato da nostro Signore mentre lo portavano al Calvario, figuriamoci noi, Frate. Come avete osato a sostituirvi a Dio e cercato di creare un essere umano partendo dall'argilla? Non c'è più nessun giardino terrestre e nemmeno un nuovo Adamo replicò prontamente il Frate. Il mistero più grande, oltre all'anima, è come viene data la vita. Badate, Frate, non sto parlando di un atto carnale fra un uomo e una donna, ma parlo di procreare una esistenza più vicina a Dio che a noi poveri esseri umani. Non volete capire che non è stato il mio un atto eretico, ma un voler comprendere uno dei tanti misteri che ci circondano. Tacete, povero pazzo e rendetevi conto che è Satana in persona ad usare la vostra bocca per sputare eresie e blasfemie!!||! Nessuno può decidere la vita sia toglierla che darla ad un'altra persona,nemmeno voi! Urlò con foga Fra Anselmo.

 
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21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr18

Post n°303 pubblicato il 16 Giugno 2024 da la.luna.piena1

Il rapimento della bambina era finito nel migliore dei modi e adesso bisognava solamente risalire al colpevole o a colui che aveva dato il mandato per questo ignobile gesto. Con il rapimento si era capito che si era molto prossimi a scrivere la parola fine a questi omicidi e soprattutto far ritornare al più presto la calma fra la popolazione del ghetto; infatti sempre più ebrei dicevano che  le indagini erano condotte in modo superficiale perchè: A chi poteva interessare di arrestare un uccisore di ebrei? Fra Anselmo si stava facendo un'idea molto chiara e da un lato ne era contento, ma dall'altro ne era terrorizzato. Non vi era più nulla che lo stupiva. molta gente, anche fra i suoi fratelli d'ordine o di altri ordini aveva perso la fede se mai l'avessero avuta e predicavano bene, ma razzolavano male, molto male. I voti di castità, povertà ecc ecc non erano più seguiti e molti cardinali o vescovi avevano l'amante o le favorite site nei vari conventi. Non si sarebbe meravigliato se perfino il Cardinale di  questa città  avrebbe la propria favorita sulla bocca di tutti. L'Inquisitore ...chissà se aveva anche lui la sua favorita, si chiese Fra Anselmo, ma scacciando quasi subito questo pensiero dalla mente. Il capo della Inquisizione era un appartenente all'orsine dei Domenicani e come tale era più propenso che lui amasse il potere. Non è che fosse senza si esso, anzi. Una sua parola poteva trasformare un banale colloquio in una giornata interminabile di tortura, il potere era come dare una misera goccia ad un assettato. Non capiva se questo "odio" o questo "timore" per i libri cosiddetti eretici nascondesse un doppio fine: Con la scusa di bruciarli, forse non tutti venivano buttati fra le fiamme purificatrici. Sperava di sbagliarsi, ma era sempre più convinto di essere nel giusto. Mentre pensava a tutto questo gli vennero in mente gli occhi e del loro  luccicare a parlare delle pergamene sul golem e su come garantire la sua esistenza. Non poteva essere che un uomo di chiesa si volesse sostituire a Dio e per di più usando formule non cristiane. Basta, disse il frate  sbattendo un pugno sul tavolo e decise di far chiamare al suo cospetto uno dei servitori che sapeva al servizi dell'Inquisitore. Chiamò un chierico e gli disse di andare al tribunale dell'inquisizione e di chiedere il permesso all'Inquisitore di poter parlare con i suoi domestici
 Mentre era in attesa di una risposta o tanto meglio della presenza del domestico che a lui interessava mandò un altro a casa di Donna Rachele, con l'ambasciata di raggiungere, accompagnata dalla bambina, la sua dimora, ma di non farsi vedere da chiunque. Arrivò prima il domestico che  accompagnava Donna Rachele rispetto all'altro. Fra Anselmo era tranquillo e tutto si svolgeva come si sperava. Prima di tutto , chiese venia a Donna Rachele per il breve lasso di tempo con cui si chiedeva la sua presenza e poi iniziò a parlare di ciò che pensava di fare se ovviamente  non vi era nessuna obiezione. Madonna Rachele, disse con un sorriso che  non aveva niente da fare, che i suoi affari erano fermi e non vedeva l'tra di vedere tutto finito perchè anche lei mangiava e gli scudi non erano infiniti. Fra Anselmo disse che anche lui voleva tornare alle sue cose  da fare a Roma e incominciava ad essere stanco dell'atmosfera estense. Volle sapere se le famose pergamene all'origine di tutto , alla fine, erano state copiate oppure no e se per caso fossero state copiate il ghetto ebraico o meglio dire i vari rabbini possedevano le copie o gli originali? Donna Rachele non lo sapeva con precisione, ma promise che al ritorno nella sua magione si sarebbe informata e poi avrebbe informato il Frate. Ringraziandola, si voltò verso la bambina che silenziosamente restava seduta e teneva per mano  Donna Rachele sorridendole iniziò a parlarle per tranquillizzarla. La povera bambina lo stava ad ascoltare sgranando gli occhi per la paura di ciò che aveva visto e al loro ricordo. Vedendola tremante, le mise una mano sulla testa e chiamò un domestico che portasse un po' di dolcetti perchè poteva avere fame.

 
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