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CONCLUSIONI 1630 una tragica verità

Post n°305 pubblicato il 01 Settembre 2024 da paolaassisi


 Che cosa strana! Provare a scrivere un racconto giallo 

a tre mani! Tre mani?

Behe, è vero, abbastanza frequente in fondo.

 Ma la cosa strana è che le tre amiche, La Luna Piena, Paola, e la terza che mai come nome compare ed è la più giovane fra noi,  Crucchetta, scrivono senza conoscere la trama del racconto. 

La trama è un fluire spontaneo di pensieri, situazioni che appaiono affidate al caso, scrivendo a turno un post.

Ma caso non è.

Ho una amica di chat alla quale tengo molto anche se, pur seguendolo,  si rifiuta di partecipare al nostro Blog “aanima aperta”: Betta. 

Behe, diciamo la verità. L’amicizia di chat è una cosa, l’avere le stesse opinioni è cosa molto diversa. Io e Betta in verità su molti punti essenziali abbiamo opinioni opposte. E così è con La Luna Piena che sembra una sosia di Betta, il mio opposto su punti importanti: politica, religione…. eh già… opposti.

Crucchetta no. Sembra conformarsi nel manifestarsi nel Blog…e invece come si manifesta! Lei è l’unica che, in effetti, si manifesta.

Non interviene, non propone una traccia ma… ma… Dirige! Il Blog è in realtà suo perché quando scrive lei legge i post delle altre amiche ma, senza sembrare, lo dirige proprio come si fa con una barca a vela. Poggia, orza, stramba e la barca va fino al punto dove vuole giunga. E Betta, che non partecipa,  dice:  

L’unica che sa dove è l’arrivo è Crucchetta.

               Si il racconto è terminato. In realtà più che un racconto giallo è un  raccontino.

Eppure mostra chi è la Crucchetta che scrive un post su trema senza mai comparire.

Crucchetta è quella che manifesta il suo pensiero. Il pensiero su come per secoli, millenni direi, si sia rifiutata l’integrazione sociale di Ebrei e Cattolici per soli motivi  tradizionali e religiosi.

               Nel fluire inconscio del racconto, nel quale nessuno sa dove si andrà a parare, è Crucchetta che tiene la barra dritta. Approva il pensiero delle amiche, non contesta, segue la loro traccia ma al momento opportuno prende la via, stramba orza e va! Va verso il suo essere vero che perfettamente conosce e chiaramente mostra:

Il rispetto.

Rispetto verso qualunque religione che rifiuti la sopraffazione.

Solo chi accetta di non sopraffare e accetta di vivere in comunione di intenti, che è comunione di popolo, ha il diritto di sedere parte della  comunità, che non è pensiero religioso ma filosofia di Popolo.

E’ il rispetto profondo che forma il Popolo e tutti coloro che si riconoscono nel Rispetto formano il Popolo, che quindi non conosce né confini né Nazioni, se riunisce Popoli basati sul Rispetto, e deve tendere ad essere Sovranazionale.

               Crucchetta chiaramente manifesta la  sua Fede, ma non una fede basata sulle tradizioni e sulle interpretazioni e sovrapposizioni di tanti. Una Fede semplice, profonda, vissuta, vera e che rispetta coloro che tendono al bene comune e rispettano tutti coloro che hanno come fine il rispetto del proprio Essere che mai cercherà di sopraffare altri Esseri.

E il racconto termina distinguendo i personaggi non per la Fede professata, qualunque essa sia, ma per gli intenti.

E chi tradisce il Rispetto verso gli altri, alla fine della strada CADE.


 

 
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21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr19

Post n°304 pubblicato il 07 Luglio 2024 da la.luna.piena1

Fra Anselmo sapeva già che la verità la poteva dire solamente questa povera bambina che grazie al cielo, pur avendo subito pesanti vicissitudini non aveva perso l'appetito e con gioia si gustava i vari dolcetti che si metteva in bocca. Il frate la guardò, sorridendo e si rivolse a Donna Rachele dicendole che oramai le tenebre dell'ignoranza si stavano dissolvendo e si poteva già vedere l'ombra del colpevole. La nobildonna voleva sapere chi potesse aver causato tanti guai e rischiato di far scoppiare una rivolta nel ghetto. :Madonna Rachele qui non si tratta del vil denaro, che ingolosisce chi non lo possiede, ma anche chi non si accontenta di quello che ha, ma ne vorrebbe sempre di più, sia per avidità, sia per la brama del potere. Non si tratta del denaro, ma del potere "divino" e della bramosia di sentirsi alla pari di Dio. Spero solamente che sia stata una mancanza di rispetto verso  colui che tutto vede e tutto sa e non piuttosto un atto di superbia da essere considerato come un peccato mortale. Vedendo che la bambina, ormai sazia, li guardava, Fra Anselmo fece un respiro profondo e con molta semplicità rivolse alcune domande e in cuor suo sperava che i propri sospetti non corrispondessero alla nuda e cruda realtà. Alla V domanda, si fece il segno della croce e si battè il petto recitando il Mea Culpa. Si, tutto era chiaro, il buio era sparito e adesso bisognava soltanto sapere i piccoli dettagli e poi procedere a far confessare il colpevole. Bisognava agire con cautela e prudenza perchè costui poteva vantare amicizie e protezioni di un certo valore. Non poteva ancora denunciarlo al Papa a Roma, ma bisognava porre fine al più presto e di spegnere i focolai pericolosi che covavano sotto le braci nel ghetto.  Fra Anselmo salutò Donna Rachele e si diresse verso l'edificio che ospitava il tribunale dell'Inquisizione. Arrivò trafelato, con un respiro ansante e senza indugi chiese di essere portato alla presenza dell'Inquisitore di Ferrara. Appena ci fu davanti e rifiutando la sedia che costui gli porgeva, disse: So tutto! Ho capito tutto, ma essendo io un uomo anche se di chiesa, posso errare e quindi chiedo  a lei di discolparsi dei due omicidi avvenuti recentemente e che possono costare altri lutti se dovesse scoppiare la rivolta nel ghetto. L'Inquisitore guardandolo negli occhi e con un sorriso beffardo rispose che sarebbe stato più creduto lui che un povero frate, anche se con mandato papale. Orbene, esclamò il nostro Fra Anselmo, non negate di avere le macchie sporche di sangue? Non nego niente e non mi pento di niente,Fra Anselmo del sangue versato, anzi fatto versare dal mio servitore. Pensate che a Sua Santità importi del sangue giudeo versato? Loro non diedero importanza al sangue versato da nostro Signore mentre lo portavano al Calvario, figuriamoci noi, Frate. Come avete osato a sostituirvi a Dio e cercato di creare un essere umano partendo dall'argilla? Non c'è più nessun giardino terrestre e nemmeno un nuovo Adamo replicò prontamente il Frate. Il mistero più grande, oltre all'anima, è come viene data la vita. Badate, Frate, non sto parlando di un atto carnale fra un uomo e una donna, ma parlo di procreare una esistenza più vicina a Dio che a noi poveri esseri umani. Non volete capire che non è stato il mio un atto eretico, ma un voler comprendere uno dei tanti misteri che ci circondano. Tacete, povero pazzo e rendetevi conto che è Satana in persona ad usare la vostra bocca per sputare eresie e blasfemie!!||! Nessuno può decidere la vita sia toglierla che darla ad un'altra persona,nemmeno voi! Urlò con foga Fra Anselmo.

 
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21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr18

Post n°303 pubblicato il 16 Giugno 2024 da la.luna.piena1

Il rapimento della bambina era finito nel migliore dei modi e adesso bisognava solamente risalire al colpevole o a colui che aveva dato il mandato per questo ignobile gesto. Con il rapimento si era capito che si era molto prossimi a scrivere la parola fine a questi omicidi e soprattutto far ritornare al più presto la calma fra la popolazione del ghetto; infatti sempre più ebrei dicevano che  le indagini erano condotte in modo superficiale perchè: A chi poteva interessare di arrestare un uccisore di ebrei? Fra Anselmo si stava facendo un'idea molto chiara e da un lato ne era contento, ma dall'altro ne era terrorizzato. Non vi era più nulla che lo stupiva. molta gente, anche fra i suoi fratelli d'ordine o di altri ordini aveva perso la fede se mai l'avessero avuta e predicavano bene, ma razzolavano male, molto male. I voti di castità, povertà ecc ecc non erano più seguiti e molti cardinali o vescovi avevano l'amante o le favorite site nei vari conventi. Non si sarebbe meravigliato se perfino il Cardinale di  questa città  avrebbe la propria favorita sulla bocca di tutti. L'Inquisitore ...chissà se aveva anche lui la sua favorita, si chiese Fra Anselmo, ma scacciando quasi subito questo pensiero dalla mente. Il capo della Inquisizione era un appartenente all'orsine dei Domenicani e come tale era più propenso che lui amasse il potere. Non è che fosse senza si esso, anzi. Una sua parola poteva trasformare un banale colloquio in una giornata interminabile di tortura, il potere era come dare una misera goccia ad un assettato. Non capiva se questo "odio" o questo "timore" per i libri cosiddetti eretici nascondesse un doppio fine: Con la scusa di bruciarli, forse non tutti venivano buttati fra le fiamme purificatrici. Sperava di sbagliarsi, ma era sempre più convinto di essere nel giusto. Mentre pensava a tutto questo gli vennero in mente gli occhi e del loro  luccicare a parlare delle pergamene sul golem e su come garantire la sua esistenza. Non poteva essere che un uomo di chiesa si volesse sostituire a Dio e per di più usando formule non cristiane. Basta, disse il frate  sbattendo un pugno sul tavolo e decise di far chiamare al suo cospetto uno dei servitori che sapeva al servizi dell'Inquisitore. Chiamò un chierico e gli disse di andare al tribunale dell'inquisizione e di chiedere il permesso all'Inquisitore di poter parlare con i suoi domestici
 Mentre era in attesa di una risposta o tanto meglio della presenza del domestico che a lui interessava mandò un altro a casa di Donna Rachele, con l'ambasciata di raggiungere, accompagnata dalla bambina, la sua dimora, ma di non farsi vedere da chiunque. Arrivò prima il domestico che  accompagnava Donna Rachele rispetto all'altro. Fra Anselmo era tranquillo e tutto si svolgeva come si sperava. Prima di tutto , chiese venia a Donna Rachele per il breve lasso di tempo con cui si chiedeva la sua presenza e poi iniziò a parlare di ciò che pensava di fare se ovviamente  non vi era nessuna obiezione. Madonna Rachele, disse con un sorriso che  non aveva niente da fare, che i suoi affari erano fermi e non vedeva l'tra di vedere tutto finito perchè anche lei mangiava e gli scudi non erano infiniti. Fra Anselmo disse che anche lui voleva tornare alle sue cose  da fare a Roma e incominciava ad essere stanco dell'atmosfera estense. Volle sapere se le famose pergamene all'origine di tutto , alla fine, erano state copiate oppure no e se per caso fossero state copiate il ghetto ebraico o meglio dire i vari rabbini possedevano le copie o gli originali? Donna Rachele non lo sapeva con precisione, ma promise che al ritorno nella sua magione si sarebbe informata e poi avrebbe informato il Frate. Ringraziandola, si voltò verso la bambina che silenziosamente restava seduta e teneva per mano  Donna Rachele sorridendole iniziò a parlarle per tranquillizzarla. La povera bambina lo stava ad ascoltare sgranando gli occhi per la paura di ciò che aveva visto e al loro ricordo. Vedendola tremante, le mise una mano sulla testa e chiamò un domestico che portasse un po' di dolcetti perchè poteva avere fame.

 
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22 ottobre 1630 UNA TRAGICA VERITA' capitolo n.17

Post n°302 pubblicato il 01 Giugno 2024 da paolaassisi


Notte. I cancelli del ghetto erano chiusi. Grida. Ferrara vibrava di strida, di grida. Ovunque erano voci, richiami! Nel ghetto era un correre ed un cercare ed anche Padre Francesco accompagnato da due confratelli chiamava, cercava la bambina. Nella città le donne si guardavano impaurite e fra esse Donna Rachele piangendo incitava gli astanti a tutto guardare, ovunque cercare. E disperata faceva ispezionare il palazzo dove viveva ed apriva la porta nel vicolo anche, che dava accesso non visto al ghetto.

Persino Fra Anselmo incitava la gente a meglio guardare, tutto cercare e distribuiva torce perché nulla dalla notte fosse celato. Ovunque nel ghetto, ovunque in Ferrara crocchi di popolo riferivano la novella portata da Donna Rachele. Al finire del giorno, al calar della notte, la bambina chiamata più non rispose, più trafelata non corse. La bambina era scomparsa, forse inghiottita dal ghetto ove era vissuta, forse inghiottita fuori dal ghetto, quando ancora i cancelli erano aperti.

Trepidante la gente del ghetto ovunque cercava e scuoteva i cancelli tentando invano di aprirli per meglio cercare. Finanche nel castello vi erano dubbi e timori. La bambina che forse aveva visto chi aveva ucciso il Rabbino ma ancora non parlava era scomparsa. Scomparsa dopo che anche un frate venuto da Pomposa era stato ucciso. Rabbia. Timori. Cosa riferirà di Ferrara al Santo Padre Fra Anselmo? Perché rapire una bimba che più non parlava dopo forse avere visto? Chi?

Fra Anselmo si scosse. Certo la bambina era stata rapita. Da chi? Da chi era stato ucciso il Rabbino? Da un ebreo convertito? Forse che un ebreo convertito aveva ucciso il Rabbino? Perché? Per timore di essere sospettato di praticare ancora il culto della sua gente? In quel caso certo l’ebreo aveva tutto da temere perché dai Cristiani non avrebbe ottenuto pietà. Ma il Frate di Pomposa perché? E… e se invece il Rabbino fosse stato ucciso da un cristiano? Forse un debitore minacciato? E perché poi anche il frate venuto da Pomposa? Perché poi ogni voce, ogni passo muoveva attorno al palazzo di Donna Rachele che era si cristiana ma le mura della sua casa si aprivano sia sul ghetto che sulla via cristiana. E perché ora la scomparsa della bambina proiettava ombre oscure su tutti. Temeva il Vescovo di essere indicato al Papa, temeva l’Inquisitore di essere lui pure sospettato, temevano gli ebrei di avere nella comunità un traditore.

E fra tutti l’unica a piangere la scomparsa della bambina, l’unica a temere davvero per la sorte della bimba tanto amata, era Donna Rachele che non cessava disperata di distribuire fiaccole e inviti in entrambe le comunità di Ferrara.

E Fra Anselmo nel pieno della notte si chiuse nella sua cella a meditare. Quale strada vi era per la vera religione? L’odio o la ragione? Quali frutti portava davvero alla Chiesa la ricerca dell’eresia? Portava l’eresia pericoli per la Chiesa oppure la ricerca dell’eresia era di per sé il vero pericolo per la vera Religione?

Ama il prossimo tuo come te stesso.

Fra Anselmo tre volte scrisse questo sulla pergamena perché questa solo era la risposta da portare al Santo Padre al ritorno.

Ama il prossimo tuo come te stesso.

Chi è il prossimo mio? Chi mi ama? Il mio nemico è prossimo mio? Se gli ebrei odiano i cristiani possono essere loro stessi odiatori di ebrei? O i cristiani si perdono odiando il prossimo loro?

La notte ricolma di grida e di fiaccole, portava nella cella di Fra Anselmo nuovi pensieri.

Fra Anselmo chiaramente comprese che la scomparsa della bambina era dovuta solo a tre parole: denaro, odio e timore.

Per ritrovare la bimba bisognava superare l’odio verso il prossimo tuo e non avere timore dell’odio.

Per comprendere chi aveva rapito la bambina bisognava trovare il Deuteronomio che un servitore dell’Inquisitore aveva mostrato a Donna Rachele. Fra Anselmo non riusciva a comprendere come un servo dell’Inquisitore potesse possedere un tale tesoro né per conto di chi agisse. E certo quel libro non era nel possesso del Rabbino ucciso eppure era in possesso di qualcuno in Ferrara che aveva necessità di denaro ma temeva anche il Rabbino. E perché uccidere il frate di Pomposa?

Fra Anselmo nel pieno della notte spense la candela, trovata una fiaccola si diresse verso le guardie che presiedevano al castello esi annunciò deciso.

 


 
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21 OTTOBRE 1630. UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr 16

Post n°301 pubblicato il 19 Maggio 2024 da la.luna.piena1

Vede questo libro? Dire che sia eretico o blasfemo è dire nulla perchè questo, anzi colui che lo scrisse , si voleva sostituire a Nostro Signore. Si, mio caro Fra Anselmo, qui dentro si trovano scritte le antiche formule suggerite dal demonio stesso per dare vita a dell'inerte materia come può essere l'argilla. Secondo lei è possibile dare vita a della banale argilla? Far si che la polvere, che alla fine della nostra esistenza, veda sempre la vita?  Il Nostro Signore mentre soffiava la linfa vitale in Adamo disse che si è polvere e alla polvere si tornerà. Il Golem, che sarebbe l'abominio creato dagli ebrei, non è altro che un idolo fasullo e come tale deve essere cancellato dalla memoria degli ebrei stessi. Fra Anselmo, con le mani giunte dietro la schiena, lo ascoltava in assoluto silenzio, ma la sua mente ad un certo punto non ascoltava più le parole, ma faceva ipotesi su ipotesi. Ipotesi inconcepibili, pensava il povero frate, ma a cui bisognava dare  una verifica. Oramai le stava provando tutte e quando sembrava che la matassa si sbrigliasse questa si attorcigliava sempre di più e quindi si doveva ricominciare quasi da zero. Il Golem? A cosa sarebbe servito poi questo Golem agli ebrei? Va bene che erano costretti a vivere dentro ad un ghetto, non uscire dopo certi orari e guai a loro se venivano scoperti a fare affari con i gentili sia dentro o fuori dal ghetto. No! questa del golem era un'assurdità bella e buona, ma un controllo non avrebbe mai fatto male. Il giorno dopo, decise di ritornare da Donna Rachele e senza farsi annunciare prima, ad una certa ora di buon mattino era davanti al portone a bussare insistentemente al portone, fino a quando un servo gli aprì. Senza esitazione si fece portare al cospetto di Donna Rachele che si era appena svegliata. :Mio buon frate qual buon vento vi porta a quest'ora davanti al mio cospetto? Che cosa avete scoperto di così tanto importante da farvi dimenticare le buone maniere? Dopotutto sono una vedova e non vorrei che le false dicerie rovinassero i miei affari. < Tacete, Madonna e rispondete a questa mia domanda! Che cosa vi era scritto nelle pergamene che servivano per il prestito? Vi erano scritte per caso le formule magiche per dare vita al Golem? Rispondete , orsù!> Donna Rachele , lo guardò basita e subito dopo esplose in una sonora risata. Il Golem? Credete voi, a questa superstizione ebraica? Va bene che voi gentili avete coltivato il seme dell'odio e adesso questo seme è diventato una fiorente pianta con forti radici, ma nelle pergamene non vi era niente di tutto ciò. Quello che vi era scritto per voi gentili forse non vale niente, ma per gli ebrei vale tanto, anzi vale più della loro vita stessa. Caro il mio povero frate siete lontano da capire fino in fondo il tutto, ma ciò che vi era scritto non riguardava tutto ciò. Mentre loro due parlavano delle famose pergamene arrivò la domestica accompagnata dalla bambina che piano piano si stava riprendendo dal trauma. Non parlava ancora, ma era meno diffidente rispetto agli estranei e quando vide Fra Anselmo lo guardò e gli fece un piccolo sorriso. La bimba si avvicinò prima a Donna Rachele e le diede un bacio sulle guance, poi si avvicinò un po' esitante al frate. Lo guardò, guardò il crocefisso che portava al collo e poi all'improvviso si mise a piangere. Il suo pianto sembrava irrefrenabile, il petto scosso dai singulti, le lacrime che non si fermavano anche se sia la domestica e Donna Rachele cercavano di calmarla. Ad un certo punto la bambina, con enorme sorpresa di tutti disse che quel crocifisso e questo saio l'aveva già visto quella notte che era uscita di nascosto dal ghetto e quindi aveva visto qualcosa d'importante. Non era possibile, pensò Fra Anselmo; la bambina di sicuro si sbagliava. Un uomo di chiesa che nel cuore della notte è in giro per le strade con intenzioni assassine. Da un lato non ci voleva credere, da un altro pensava che oramai la soluzione era abbastanza vicina e bastava solamente gettare un'esca saporita per vedere prima o poi un pesce ad abboccare all'amo.

 
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