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Messaggi di Giugno 2024

 

21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr18

Post n°303 pubblicato il 16 Giugno 2024 da la.luna.piena1

Il rapimento della bambina era finito nel migliore dei modi e adesso bisognava solamente risalire al colpevole o a colui che aveva dato il mandato per questo ignobile gesto. Con il rapimento si era capito che si era molto prossimi a scrivere la parola fine a questi omicidi e soprattutto far ritornare al più presto la calma fra la popolazione del ghetto; infatti sempre più ebrei dicevano che  le indagini erano condotte in modo superficiale perchè: A chi poteva interessare di arrestare un uccisore di ebrei? Fra Anselmo si stava facendo un'idea molto chiara e da un lato ne era contento, ma dall'altro ne era terrorizzato. Non vi era più nulla che lo stupiva. molta gente, anche fra i suoi fratelli d'ordine o di altri ordini aveva perso la fede se mai l'avessero avuta e predicavano bene, ma razzolavano male, molto male. I voti di castità, povertà ecc ecc non erano più seguiti e molti cardinali o vescovi avevano l'amante o le favorite site nei vari conventi. Non si sarebbe meravigliato se perfino il Cardinale di  questa città  avrebbe la propria favorita sulla bocca di tutti. L'Inquisitore ...chissà se aveva anche lui la sua favorita, si chiese Fra Anselmo, ma scacciando quasi subito questo pensiero dalla mente. Il capo della Inquisizione era un appartenente all'orsine dei Domenicani e come tale era più propenso che lui amasse il potere. Non è che fosse senza si esso, anzi. Una sua parola poteva trasformare un banale colloquio in una giornata interminabile di tortura, il potere era come dare una misera goccia ad un assettato. Non capiva se questo "odio" o questo "timore" per i libri cosiddetti eretici nascondesse un doppio fine: Con la scusa di bruciarli, forse non tutti venivano buttati fra le fiamme purificatrici. Sperava di sbagliarsi, ma era sempre più convinto di essere nel giusto. Mentre pensava a tutto questo gli vennero in mente gli occhi e del loro  luccicare a parlare delle pergamene sul golem e su come garantire la sua esistenza. Non poteva essere che un uomo di chiesa si volesse sostituire a Dio e per di più usando formule non cristiane. Basta, disse il frate  sbattendo un pugno sul tavolo e decise di far chiamare al suo cospetto uno dei servitori che sapeva al servizi dell'Inquisitore. Chiamò un chierico e gli disse di andare al tribunale dell'inquisizione e di chiedere il permesso all'Inquisitore di poter parlare con i suoi domestici
 Mentre era in attesa di una risposta o tanto meglio della presenza del domestico che a lui interessava mandò un altro a casa di Donna Rachele, con l'ambasciata di raggiungere, accompagnata dalla bambina, la sua dimora, ma di non farsi vedere da chiunque. Arrivò prima il domestico che  accompagnava Donna Rachele rispetto all'altro. Fra Anselmo era tranquillo e tutto si svolgeva come si sperava. Prima di tutto , chiese venia a Donna Rachele per il breve lasso di tempo con cui si chiedeva la sua presenza e poi iniziò a parlare di ciò che pensava di fare se ovviamente  non vi era nessuna obiezione. Madonna Rachele, disse con un sorriso che  non aveva niente da fare, che i suoi affari erano fermi e non vedeva l'tra di vedere tutto finito perchè anche lei mangiava e gli scudi non erano infiniti. Fra Anselmo disse che anche lui voleva tornare alle sue cose  da fare a Roma e incominciava ad essere stanco dell'atmosfera estense. Volle sapere se le famose pergamene all'origine di tutto , alla fine, erano state copiate oppure no e se per caso fossero state copiate il ghetto ebraico o meglio dire i vari rabbini possedevano le copie o gli originali? Donna Rachele non lo sapeva con precisione, ma promise che al ritorno nella sua magione si sarebbe informata e poi avrebbe informato il Frate. Ringraziandola, si voltò verso la bambina che silenziosamente restava seduta e teneva per mano  Donna Rachele sorridendole iniziò a parlarle per tranquillizzarla. La povera bambina lo stava ad ascoltare sgranando gli occhi per la paura di ciò che aveva visto e al loro ricordo. Vedendola tremante, le mise una mano sulla testa e chiamò un domestico che portasse un po' di dolcetti perchè poteva avere fame.

 
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22 ottobre 1630 UNA TRAGICA VERITA' capitolo n.17

Post n°302 pubblicato il 01 Giugno 2024 da paolaassisi


Notte. I cancelli del ghetto erano chiusi. Grida. Ferrara vibrava di strida, di grida. Ovunque erano voci, richiami! Nel ghetto era un correre ed un cercare ed anche Padre Francesco accompagnato da due confratelli chiamava, cercava la bambina. Nella città le donne si guardavano impaurite e fra esse Donna Rachele piangendo incitava gli astanti a tutto guardare, ovunque cercare. E disperata faceva ispezionare il palazzo dove viveva ed apriva la porta nel vicolo anche, che dava accesso non visto al ghetto.

Persino Fra Anselmo incitava la gente a meglio guardare, tutto cercare e distribuiva torce perché nulla dalla notte fosse celato. Ovunque nel ghetto, ovunque in Ferrara crocchi di popolo riferivano la novella portata da Donna Rachele. Al finire del giorno, al calar della notte, la bambina chiamata più non rispose, più trafelata non corse. La bambina era scomparsa, forse inghiottita dal ghetto ove era vissuta, forse inghiottita fuori dal ghetto, quando ancora i cancelli erano aperti.

Trepidante la gente del ghetto ovunque cercava e scuoteva i cancelli tentando invano di aprirli per meglio cercare. Finanche nel castello vi erano dubbi e timori. La bambina che forse aveva visto chi aveva ucciso il Rabbino ma ancora non parlava era scomparsa. Scomparsa dopo che anche un frate venuto da Pomposa era stato ucciso. Rabbia. Timori. Cosa riferirà di Ferrara al Santo Padre Fra Anselmo? Perché rapire una bimba che più non parlava dopo forse avere visto? Chi?

Fra Anselmo si scosse. Certo la bambina era stata rapita. Da chi? Da chi era stato ucciso il Rabbino? Da un ebreo convertito? Forse che un ebreo convertito aveva ucciso il Rabbino? Perché? Per timore di essere sospettato di praticare ancora il culto della sua gente? In quel caso certo l’ebreo aveva tutto da temere perché dai Cristiani non avrebbe ottenuto pietà. Ma il Frate di Pomposa perché? E… e se invece il Rabbino fosse stato ucciso da un cristiano? Forse un debitore minacciato? E perché poi anche il frate venuto da Pomposa? Perché poi ogni voce, ogni passo muoveva attorno al palazzo di Donna Rachele che era si cristiana ma le mura della sua casa si aprivano sia sul ghetto che sulla via cristiana. E perché ora la scomparsa della bambina proiettava ombre oscure su tutti. Temeva il Vescovo di essere indicato al Papa, temeva l’Inquisitore di essere lui pure sospettato, temevano gli ebrei di avere nella comunità un traditore.

E fra tutti l’unica a piangere la scomparsa della bambina, l’unica a temere davvero per la sorte della bimba tanto amata, era Donna Rachele che non cessava disperata di distribuire fiaccole e inviti in entrambe le comunità di Ferrara.

E Fra Anselmo nel pieno della notte si chiuse nella sua cella a meditare. Quale strada vi era per la vera religione? L’odio o la ragione? Quali frutti portava davvero alla Chiesa la ricerca dell’eresia? Portava l’eresia pericoli per la Chiesa oppure la ricerca dell’eresia era di per sé il vero pericolo per la vera Religione?

Ama il prossimo tuo come te stesso.

Fra Anselmo tre volte scrisse questo sulla pergamena perché questa solo era la risposta da portare al Santo Padre al ritorno.

Ama il prossimo tuo come te stesso.

Chi è il prossimo mio? Chi mi ama? Il mio nemico è prossimo mio? Se gli ebrei odiano i cristiani possono essere loro stessi odiatori di ebrei? O i cristiani si perdono odiando il prossimo loro?

La notte ricolma di grida e di fiaccole, portava nella cella di Fra Anselmo nuovi pensieri.

Fra Anselmo chiaramente comprese che la scomparsa della bambina era dovuta solo a tre parole: denaro, odio e timore.

Per ritrovare la bimba bisognava superare l’odio verso il prossimo tuo e non avere timore dell’odio.

Per comprendere chi aveva rapito la bambina bisognava trovare il Deuteronomio che un servitore dell’Inquisitore aveva mostrato a Donna Rachele. Fra Anselmo non riusciva a comprendere come un servo dell’Inquisitore potesse possedere un tale tesoro né per conto di chi agisse. E certo quel libro non era nel possesso del Rabbino ucciso eppure era in possesso di qualcuno in Ferrara che aveva necessità di denaro ma temeva anche il Rabbino. E perché uccidere il frate di Pomposa?

Fra Anselmo nel pieno della notte spense la candela, trovata una fiaccola si diresse verso le guardie che presiedevano al castello esi annunciò deciso.

 


 
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