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21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr19

Post n°304 pubblicato il 07 Luglio 2024 da la.luna.piena1

Fra Anselmo sapeva già che la verità la poteva dire solamente questa povera bambina che grazie al cielo, pur avendo subito pesanti vicissitudini non aveva perso l'appetito e con gioia si gustava i vari dolcetti che si metteva in bocca. Il frate la guardò, sorridendo e si rivolse a Donna Rachele dicendole che oramai le tenebre dell'ignoranza si stavano dissolvendo e si poteva già vedere l'ombra del colpevole. La nobildonna voleva sapere chi potesse aver causato tanti guai e rischiato di far scoppiare una rivolta nel ghetto. :Madonna Rachele qui non si tratta del vil denaro, che ingolosisce chi non lo possiede, ma anche chi non si accontenta di quello che ha, ma ne vorrebbe sempre di più, sia per avidità, sia per la brama del potere. Non si tratta del denaro, ma del potere "divino" e della bramosia di sentirsi alla pari di Dio. Spero solamente che sia stata una mancanza di rispetto verso  colui che tutto vede e tutto sa e non piuttosto un atto di superbia da essere considerato come un peccato mortale. Vedendo che la bambina, ormai sazia, li guardava, Fra Anselmo fece un respiro profondo e con molta semplicità rivolse alcune domande e in cuor suo sperava che i propri sospetti non corrispondessero alla nuda e cruda realtà. Alla V domanda, si fece il segno della croce e si battè il petto recitando il Mea Culpa. Si, tutto era chiaro, il buio era sparito e adesso bisognava soltanto sapere i piccoli dettagli e poi procedere a far confessare il colpevole. Bisognava agire con cautela e prudenza perchè costui poteva vantare amicizie e protezioni di un certo valore. Non poteva ancora denunciarlo al Papa a Roma, ma bisognava porre fine al più presto e di spegnere i focolai pericolosi che covavano sotto le braci nel ghetto.  Fra Anselmo salutò Donna Rachele e si diresse verso l'edificio che ospitava il tribunale dell'Inquisizione. Arrivò trafelato, con un respiro ansante e senza indugi chiese di essere portato alla presenza dell'Inquisitore di Ferrara. Appena ci fu davanti e rifiutando la sedia che costui gli porgeva, disse: So tutto! Ho capito tutto, ma essendo io un uomo anche se di chiesa, posso errare e quindi chiedo  a lei di discolparsi dei due omicidi avvenuti recentemente e che possono costare altri lutti se dovesse scoppiare la rivolta nel ghetto. L'Inquisitore guardandolo negli occhi e con un sorriso beffardo rispose che sarebbe stato più creduto lui che un povero frate, anche se con mandato papale. Orbene, esclamò il nostro Fra Anselmo, non negate di avere le macchie sporche di sangue? Non nego niente e non mi pento di niente,Fra Anselmo del sangue versato, anzi fatto versare dal mio servitore. Pensate che a Sua Santità importi del sangue giudeo versato? Loro non diedero importanza al sangue versato da nostro Signore mentre lo portavano al Calvario, figuriamoci noi, Frate. Come avete osato a sostituirvi a Dio e cercato di creare un essere umano partendo dall'argilla? Non c'è più nessun giardino terrestre e nemmeno un nuovo Adamo replicò prontamente il Frate. Il mistero più grande, oltre all'anima, è come viene data la vita. Badate, Frate, non sto parlando di un atto carnale fra un uomo e una donna, ma parlo di procreare una esistenza più vicina a Dio che a noi poveri esseri umani. Non volete capire che non è stato il mio un atto eretico, ma un voler comprendere uno dei tanti misteri che ci circondano. Tacete, povero pazzo e rendetevi conto che è Satana in persona ad usare la vostra bocca per sputare eresie e blasfemie!!||! Nessuno può decidere la vita sia toglierla che darla ad un'altra persona,nemmeno voi! Urlò con foga Fra Anselmo.

 
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