« Certi luoghi... sono nell'animaMannarino -VIVERE LA VITA- »

A SANDRINO

Post n°104 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da Larbo

Qualche volta nella vita, capita di rincontrare persone legate ad un periodo, ad un'altra persona, ad un'atmosfera.... oggi questo è accaduto, semplicemente prendendo una strada "diversa", non conosciuta...improvvisa.
Ho ritrovato un tuo fratello...Sandrino...., perchè così ti ha ricordato da subito lui, con questo tuo nomignolo affettuoso, più lungo nella pronuncia ma densamente più amorevole dentro una parola che sgorga direttamente dagli occhi e mai dalla voce....
Ci siamo abbracciati..., guardati di dentro senza proferire parola per un lungo interminabile secondo....
Era il sette Dicembre del 1998.... un universo fa'.... partimmo io, te... Alessandro e Stefano in una tarda ora di una notte romana, convincendo Stefano che non stavamo scherzando... che le valigie erano pronte... che il freddo non ci spaventava... che tu avresti guidato senza tregua, pur di arrivare a Zurigo, pur di soddisfare una fede, un quadrumvirato di amicizia legata al colore di una maglia, al sapore di un'avventura, alla voglia pura e semplice di gridare, con le corde vocali intirizzite dal freddo... un solo e irripetibile coro di curva.
E alla fine convincemmo il più scettico.... (ma innamorato di avventura forse come o più di noi)....
Riempimmo il buio della notte con le nostre voci... città dopo città.... sublimando dentro l'abitacolo della tua auto, risate, racconti... colori di una vita ancora così giovane e per questo incuriosita di virgole, insaporita da prese per il culo, da cervelli chiusi dentro un sogno... che ognuno di noi sapeva di avere.
Ai bordi della strada iniziò a comparire la prima neve, messa lì .... come una bianca crosta di ovatta fredda che sopravvive ogni gioro agli abbracci del sole...
Tu guidavi... scandivi i tempi di conversazioni ricche di vita.... di lanci al fulmicotone di intelligenza purissima... Alessandro rideva... io ridevo... Stefano rideva... con la sua voce che ricordo roca.... "Figlio Mio !!!! diceva sempre dopo aver gonfiato la pancia di respiri di gioia.
Arrivammo a Zurigo di prima mattina...., stanchi, guardati male dalle guardie di confine, affamati, romani e romanisti....
La città era ordinata, attraversata dal fiume..., avvolta da una nebbia che faceva da cappello a qualche campanile, o che sovrastava i tetti di tegole rosse e ben disposte... lenta, pulita come ci si può immaginare una classica città della Svizzera.
Un luogo di un altro paese.... di una contea straniera, dove tutti o quasi parlavano italiano. Gente partita dal sud magari, quando il nostro paese era noto per la sua quota in uscita di emigranti, con le valigie avvolte da un filo, i soldi tenuti nascosti nelle tasche delle mutande, i berretti di lana calzati forti fino alle orecchie, piuttosto che per quella (che in futuro sarebbe stata) in entrata di immigrati...
Trovammo un posto dove dormire... una pensione laida, forse una casa d'approdo di qualche prostituta a basso costo e del suo cliente bisognoso d'amore... ma fu divertente.... fu l'ennesima perla di sorrisi che s'incastonò sui nostri volti... sapevamo che la storia stava prendendo forma.. che il racconto di quel viaggio, sarebbe stato una lieta novella da trasferire ai nostri nuovi incontri... magari anni dopo... davanti ad una birra... con i gomiti poggiati su un tavolo... e la voglia mai doma di ritornare almeno con i fiati ad un'avventura vissuta da quattro ragazzi innamorati di una squadra di calcio, perdutamente romantici verso una passione.
La partità iniziò.... fuori dallo stadio vigeva una overture di Wurstel, di patate fritte... di crauti e birre... ricordo il viale che percorremmo prima di arrivare allo stadio... ricordo le case basse, la polizia a cavallo.... ricordo gli zaini dei ragazzi... le voci romane che percorrevano i maciapiedi di una città svizzera in pieno inverno... ricordo il freddo.... intenso... incessante... secco...
Ricordo te .. Sandrino che tenevi le fila.... che mi guardavi mentre ero rimasto qualche metro indietro...
Ricordo che in maniera colorita m'invitavi a spingere... a raggiungerti... a fare ancora e sempre gruppo, tra gli spalti di uno stadio lontano dove per tutta la sera facemmo sentire le nostre voci.... ballare i nostri piedi.... spingerci ai gol fatti o sospirare un'accennata delusione a quelli presi.
Pareggiammo... 2-2, ma avevamo vinto !!!! decisamente vinto!!! perennemente vinto!!! avevamo raccolto dentro i bicchieri di un tempo destinato a perdersi.... ogni singola goccia dei nostri ricordi... e da quelli avremmo attinto per dissetare ogni tristezza... ad ogni nostro nuovo incontro che il tempo ci avrebbe donato.
Non fu così... purtroppo, Stefano andò via dall'Italia, inseguendo e raggiungendo un altro sogno.... io e Alessandro rimanemmo quì, a decifrare le vite di coppia, a giocare qualche partita di calcetto, a sentire le voci caotiche di Roma nel sabato sera...a mangiare una pizza assieme ad altri, con in mente magari anche per un singolo boccone/istante, l'odore legato a quei viali di Zurigo, avvolti dal fumo dei Wurstel e dalle sciarpe tinte dai nostri colori e ben legate attorno a colli gonfi di vene.
E tu..... tu prendesti una via senza strade da percorrere... senza biglietti da strappare... senza posti in auto da riempire... senza brividi di freddo o sudore che imperla il viso... Era una strada tua... che io Ale e Stefano non potevamo percorrere, perchè come te non ne contemplavamo ancora l'esistenza...
Ricordo come fosse ora la tua mano oltre l'accesso dello stadio.... che m'indicava... che mi faceva capire che c'eri... ed io guardavo senza mai perderlo di vista il tuo cappelletto... muoversi tra le teste dei tifosi... girarsi verso di me... con sotto il tuo sorriso che mai si stancava di esistere...
Curioso.... sai? oggi, ricordo più la tua risata.... che la tua voce... ricordo le tue spalle che sussultavano mentre iniziavi a ridere e il tuo modo del tutto unico di arrivare a contagiare di gioia... solo con gli occhi chi ti circondava.
Per me resti sempre lì... Sandrino.... qualche metro più in la', già dentro quello stadio, col tuo cappelletto e la tua sciarpa .... che ridendo m'insulti e m'inviti a seguirti a tuo modo... che mi indichi la via.
Ciao Sandrì'..... tienici un posto in curva..... e non ti annoiare se ci mettiamo tanto ad arrivare....stiamo cercando di capire meglio da quest'altra parte dello stadio .... ma arriveremo.... non ti spostare più.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

C.P.T.

Lento scorre il tempo, in questo luogo contenuto da sbarre di ferro e viali di cemento. Bordi di grigio, racchiudono un quadro grigio. Timidi fili d’erba cercano di riprodurre una natura stretta in gusci di calce. Qualche tombino quà e la spezza la monotonia del piatto, creando fosse di piombo zigrinato ove si adagia la guazza di un’ennesima notte. Antenne come cipressi robotici si piegano al vento della sera e lampioni dagli steli affusolati, offrono i frutti di una luce fredda, racchiusa in boccioli di plastica e nettare di tungsteno. I cancelli che vedo di pesante imponenza claustrofobia, danzano ripetutamente, basculando negli stetti passi di un binario scollinato, pronti a ballare agli ingressi o alle uscite dei tanti girovaghi. Tetti e ombre, cartelli e tasti esausti di essere pigiati e una macchinetta automatica del caffé che sgorga ritmicamente miscele nere di noia per dissetare gole a volte incapaci di fare altro. Il libero andamento di questo micromondo si dissolve oltre il vetro che mi contiene; un uomo s’avvicina alle acustiche fessure dello scambio umano. Sua moglie lo attende qualche muro e sbarra più in la. Con una busta in mano, percorre i soliti passi nei soliti giorni, portando magari con se in quella busta vestita di bianco, piccole ampolle di aria lontana, da far respirare ingordamente alla sua amata. Siamo qui, come ieri, come domani a guadagnare un posto nell’olimpo dei vigilanti, dei trascrittori di nomi, dei bevitori di cappuccino, dei compositori di numeri, dei pigiatori di tasti, dei culi sprofondati nelle sedie, dei pensatori lontani che volano con la fantasia oltre le fessure equidistanti di un recinto; siamo qui a stretto contatto col nulla a condividere il niente e a sentire il senza. Si potrebbe dire basta a tutto questo, spogliarsi di un’assurda contestualità di sfere che rotolano sempre nello stesso verso e nel medesimo istante liberarsi di una cravatta nera che si slega dal suo calice di stoffa, e ritrovare finalmente il senso delle cose. Nessuna gabbia in fondo ha mai contenuto i pensieri di un sognatore.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963