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Dal blog di Alessandro Gilioli – “Espresso.it” Una storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo vi dirà parecchio su Beppe Grillo. Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo. «Mah», dice lui, «non so, io non do il mio meglio in queste cose». Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo: «D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste». Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono: «Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?» «Certo, lei mi disturba sempre». «Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…». «Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle». «Come mai?» «Perchè sono domande offensive e indegne». «Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le do la mia parola». «No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno». «Buongiorno». Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose di cui credo di avere ormai la certezza. Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua assertività. Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al 25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista. Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o niente”. Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet - e detesta così tanto i giornali - proprio perché il blog gli consente questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi - dopo i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore - ha imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di “monologhista”. Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo. |
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