IL MIO BLOG
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IL MIO BLOG, non è una scatola vuota, né tantomeno ciò che vedi nella prima pagina, infatti, oggi ci vedrai una ricetta, domani una barzelletta. IL MIO BLOG, è parte della mia vita, c'è Accadde una Mattina (la mia biografia) , Alla Ricerca delle Mie Radici (rivisitazione dialettale della mia biografia), Le Barzellette di Mariarosa e altre ancora, la rubrica Oggi in Cucina e poi Religione e Politica. Non faccio polemiche e tutti sono liberi d'esprimere un parere nel Mio Blog, purché educato e sincero.
Post n°995 pubblicato il 24 Dicembre 2016 da catanzarogiusep50_1
...ALLE DONNE. A quelle donne che in questi giorni di feste sono costrette a lavorare di più, infatti, devono fare la spesa per tre giorni e devono anche risparmiare, perché bisogna comprare anche i regalini da aprire a mezzanotte. AUGURI E BUONE FESTE a tutte le DONNE, ma sì e a tutti i miei amici.
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Post n°992 pubblicato il 01 Dicembre 2016 da catanzarogiusep50_1
RICORDI LONTANI [...]Da gioco in gioco passa l'estate e anche l'autunno, finalmente arrivava l'inverno, con esso le feste del Santo Natale. Per noi ragazzi il Natale era la grande festa della famiglia e cominciava con quella che gli adulti chiamavano; "la novena di Maria" Cominciava la domenica prima dell'otto dicembre, ad annunciarla erano le ciaramelle, che venivano da Monreale e suonavano per tutta la borgata. Arrivavano talmente presto che ci trovavano ancora intenti a consumare la colazione a base di latte, caffè e il pane raffermo del giorno precedente. Appena sentivamo il loro suono melodioso ci affrettavamo a finire la colazione e subito ci catapultavamo per strada e ci recavamo presso l'edicola dell'Immacolata, dove sicuramente avrebbero iniziato nuovamente a cantare e suonare. Arrivati li, trovavamo un ometto basso e con la barda incolta, che suonava una ciaramedda più grande di lui e due bambini, i suoi figli, che intonavano uno strano canto in dialetto siciliano, a me sconosciuto, ma la melodia entrava nel cuore. Pian, piano si formava una processione di bambini che li seguiva di porta in porta per ascoltare ad ascoltare sempre le stesse nenie, finché stanchi d'ascoltare, abbandonavamo i suonatori e tornavamo a casa. Finalmente arrivava il giorno dell'Immacolata e la mamma tirava fuori dall'armadio della nonna tutti gli addobbi e le luci, per addobbare il ramo di cipresso che la sera prima il giardiniere aveva portato dal vicino cimitero. Quell'albero, di solito triste, con tutto quel luccichio e quelle palline colorate diventava il più bel ricordo della mia vita. Ricordo ancora quelle belle palline di vetro soffiato, fragilissime, un puntale bellissimo con due occhi, si lo sembrano proprio, con dentro un liquido azzurro acqua marina e poi delle bottiglia forma di fiasco delle pigne, frutti e pesci, infine un babbo natale strano il suo vestimento era blu e la lunga barba, ma la vera sciccheria erano le luci, strane non saprei descriverle lanternine dalle forme strane e poi tante casette colorate. Prima di mezzogiorno l'albero era pronto e scintillante, ma forse erano i miei occhi da bambino a vederlo così.
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Post n°991 pubblicato il 25 Novembre 2016 da catanzarogiusep50_1
Il mare, un grande giocattolo Sono sto invitato a tenere una conferenza sul mare, spettatori una scolaresca. Avendo avuto esperienza con i ragazzi, quando ero molto giovane; ho esordito mostrando una foto con ragazzini in mutande e al mare perchè avevano marinato la scuola. Il mare è per tutti gli abitanti del mondo un grande giocattolo, da piccolissimi facciamo la gara con papà a chi fa andare la pietruzza più lontano e sistematicamente vinciamo noi, ma crescendo giocando al saltello delle pietre sull'acqua ecco che vince lui, perchè sa di doverci insegnare a perdere. Il gioco con il mare continua in un crescendo, impariamo a nuotare poi a subacquare, infine tutti gli sport possibili e imaginabili, dal serf a oofshore, dalla barchetta a vela al trimarano; una continua sfida con se stessi e con il mare. Il mare, da nostro amico giocattolo, è anche un nemico, un mezzo di lavoro e di nutrimento, ad esso dovremmo tanto rispetto, ma cosa facciamo? Con il nostro progresso, la rivoluzione industriale, la voglia di possedere sempre di più; abbiamo rovinato le coste e con l'erosione, ma sopratutto con l'inquinamento. Le piogge acide e gli scarichi industriali, hanno avvelenato le acque e con essi i pesci che accumulano nelle loro carni mercurio e piombo. L'effetto serra sta sciogliendo la banchisa e i ghiacciai, eppure facciamo molto poco per fermare tutto ciò. Il mio intervento è durato più di novanta minuti e i ragazzi attenti mi hanno rivolto tante domande, forse alcune semplici, ma altre no e mi sono lasciato trascinare dal fervore per dimostrare come non è giusto chiudere gli occhi. Tornerò presto da loro per la conclusione del loro progetto e per ricaricarmi della loro giovinezza. |
Post n°990 pubblicato il 11 Novembre 2016 da catanzarogiusep50_1
UN PRESENTIMENTO Giorno 09 cm, con insistenza ho provato a chiamare la mia amica Trylli, ma nulla, ho insistito il giorno dopo e ancora nulla; pensavo si trattasse de lsolito problema di cattiva ricezione, visto che lei abita al confine fra Quarto e un altro paese di Napoli, ma non era così. Ieri serà un msg su facebook, la cugina mi avvisa che la mia amica, ma per molto di più, quasi una sorella è stata ricoverata per ictus ed è grave. La notizia di oggi Fiorella non è più fra noi,adesso si trova in cielo perchè una persona così bella nel cuore, non può che essere in paradiso. La foto che vedete è quella di sette anni fa quando siamo diventati fratelli. Riposa in pace sorella mia, le tue sofferenze su questa terra sono finite.
pino |
Post n°989 pubblicato il 03 Novembre 2016 da catanzarogiusep50_1
IL SABATO DEL VILLAGGIO Racconto d'un pensionato
Il sabato di un pensionato qualunque, potrebbe sembrare insignificante, a lui si pensa sempre come a qualcuno che non ha nulla da fare, io invece dimostrerò come la sua vita sia tanto movimentata. Per lui la giornata comincia troppo presto, soffre d'insonnia, così dopo la colazione si trastulla nel fare toilette, ora sono le nove ed è pronto per fare la spesa nel supermercato più vicino casa. Quando ha finito di riempire le borse, oggi non si usano più le sportine di cellophane, è pronto per portale a casa. Sì a casa! Ora per quanto vicina possa essere, casa sua è sempre troppo lontana. Servirebbe una bella automobile, ma lui non guida più da parecchio tempo, da quando ha avuto l'ultimo attacco d'epilessia, così si mette tranquillo alla fermata e aspetta l'autobus; tanto, prima o poi arriverà. Comunque lui sa che il tempo è prezioso e non bisogna perderne neanche un po', così chiama un'amica al telefono, sempre la stessa, lei è felice di sentirlo e i minuti passavo veloci, dieci, quindici, venti minuti e più. Il tempo passa e loro ridono, scherzano e parlano dei propri problemi, lei abita lontano e forse è l'ultima che s'è ammalata di poliomelite, alcuni dicono siamo soltanto amici virtuali, noi invece ci definiamo amici reali. Ecco che arriva l'autobus e la chiacchierata finisce, ma il calore è rimasto dentro, quest'amicizia ora dura da tanti anni ed è pura. Oggi però la giornata del pensionato è stata scombussolata, in casa grandi pulizie e i suoi angolini per scrivere o per riposare non erano disponibili, così poiché il tempo era bello e soleggiato, ha pensato di fare due passi in centro, l'aria calda del vento proveniente da sud lo investiva lateralmente e il sole dietro gli riscaldava le spalle, sempre doloranti. Ancora una volta solo e il tempo scorreva inesorabile, ecco tornare in aiuto la rubrica telefonica; è meglio chiamare chiamo uno o due amici. Virtuali? Perché vi ostinate, sono reali! Hanno un corpo, un'anima e parlano, ma soprattutto, quando stanno insieme sanno essere allegri. Finalmente ora di pranzo, un pasto frugale e un riposino sul divano, mentre il suo studiolo torna ad essere lindo, pulito e rassettato. Direte: cosa c'entra con il sabato del villaggio? Nulla! È stato soltanto il mio modo di incuriosirvi. Un abbraccio, Pino
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Post n°987 pubblicato il 13 Luglio 2016 da catanzarogiusep50_1
Oggi ho deciso...scrivo qui
La community è più intima, vengono a leggerti pochi amici e con molti di loro hai un rapporto che dura da tanti anni, anche se ci definiamo virtuali, lo siamo meno di quanto crediamo. Perché scrivo qui, per sfogarmi, con chi farlo se non con gli amici, su Facebook troppi leggerebbero e molti non capirebbero. Amo la famiglia, ma amo di più la mia libertà, stare con mia moglie, dividere tutto con lei e non privarmi del tempo libero che la vita da pensionato mi sta regalando. Il mio tempo è prezioso. Lo sono anche i nipotini! Direte voi. Si ma stanno creando uno stato di stress che avevo dimenticato e sono nervoso più che mai, specialmente ora che fa caldo e devo organizzare anche le mie vacanze. Mi scuserete, ma dovevo sfogarmi.
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Post n°986 pubblicato il 13 Giugno 2016 da catanzarogiusep50_1
I NONNI Quando ero bambino i nonni erano le figure mitiche della famiglia e tutto ruotava intorno a loro. Erano loro a decidere cosa i figli dovessero fare e loro rispettavano il loro volere, perchè in essi riconoscevano la sagezza.
Oggi io e mia moglie, dopo due anni di tranquillità, ci ritroveremo nuovamente a fare i Nonni Sitter.
In questi due anni di tranquillità i nostri interessi e la nostra vita era cambiata, ma il nuovo nipotino ci ributta nello stress di accudire ai nipotini, non più due ma tre.
Noi speriamo di farcela, ma soltanto nei casi d'emergenza, poichè non vogliamo rinunciare a questa fase serena della nostra vita.
Una felice settimana a tutti voi. Pino
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Post n°984 pubblicato il 29 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
Aprile non ti scoprire, Maggio vai adagio, Giugno tutto un pugno... Ebbe sì! I vecchi proverbi non sbagliano mai, anche se l'uomo ultimamente fatto in modo da cambiare le stagioni. Molti di noi durante il mese d'aprile, a causa delle condizioni climatiche altalenanti, ha preso il raffreddore e sono rimasti a letto per parecchi giorni. Ora che sta finendo maggio il comportamento del tempo no è cambiato ieri a Palermo e Ragusa ci sono stati oltre 32° mentre oggi saremo sotto i 20. Speriamo che giugno rispetti il proverbio, almeno lui! Buona domenica
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Post n°983 pubblicato il 28 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
ANNI '70 ALUNNI DEL SOLE Ogni tanto mi prende la nostalgia di fare un video; sì! Infatti quando cominciai a scrivere su Libero una delle prime cosa che ho postato sono stati i video, ma dopo, per motivi validissimi, ha dovuto chiudere il canale video e sono passato a Youtube, ma oggi anche lì le cose sono cambiate. Buona visione e felicissimo week end. UN'ALTRA POESIA |
Post n°982 pubblicato il 26 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
L'abitudinario L'uomo, non la donna, è un animale abitudinario, lui difficilmente cambia le sue abitudini e quando lo fa, diventa nervoso e scontroso. Io ho sempre amato le mie piccole cose, cambio malvolentieri un paio di scarpe vecchie per uno nuovo, come anche un vecchio pullover che mi ha sempre tenuto caldo e che malgrado sia infeltrito, al mio tatto è sempre morbido.
Direte voi embè! È un mese che mia moglie ha iniziato a cambiare gli asciugamani e pur essendo morbide e voluminose, io le trovo scomode e non mi asciugano come quelle ormai invecchiate, magari spelacchiate e infeltrite, ma il mio viso, il mio corpo, ormai le amavano e si lasciavano accarezzare volentieri, queste invece sembra vogliano sfuggirmi, ma lo so devo abituarmi, ormai le vecchie sono state rottamate e un giorno forse toccherà anche a me. Dite di no!
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Post n°981 pubblicato il 20 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
Questa straordinaria testa in terracotta, caratterizzata da una voluminosa barba di colore blu e da una massa di capelli rossi, faceva parte di una statua e raffigura Ade, il Dio dell'oltretomba.Oggi, si trova esposta presso il Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo, particolarmente intrigante e particolare è la storia legata a questa magnifica opera della Coroplastica Greca .Questa testa negli anni settanta venne trafugata dal museo di Morgantina, ritrovata a Los Angeles, dopo rogatorie internazionali, il 29 gennaio 2016 è rientrata in Italia. L'illuminazione suggestiva della sala falsa un po' i colori, ma non la bellezza del manufatto rimane immutata.
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Il poeta Roberto G. Trapani della Petina con i suoi racconti riesce ad evocare la vera anima siciliana. Vicolo Gargano La forbice di un grido di ghiaccio taglio il pittoresco tran tran di vicolo Gargano. Era I'imbrunire, le botteghechiuse e buie celavano le mura scrostate ed unte da milioni di sensazioni. Il sottofondo di un ritmo di piatti e stoviglie sottolineava la solennità gastronomica del luogo in quel momento, come per funesto ed esoterico istante, un sinistro silenzio seguì l'urlo.Le posate, precedentemente in preda a frenetici singulti, lasciarono, orfani di suono e d'attenzione i colmi piatti fumanti. Poi il caos... All'unisono mille finestre si spalancarono sul vicolo partorendo sulle mura, vergognate per l'incuria, tonnellate di luce artificiale. Cristo! Che brutta figura per i telefoni che in un attimo, consapevoli della loro inutilità e scarlatti di vergogna, si piegarono alla perdita del controllo dei bisogni delle comunicazioni di casta nel gran vociare del vicolo Gargano. ripetevano mille bocche poste su di un collo vibrante e pronto al decollo sulla pista di un busto sporto in avanti sul davanzale della finestra, alla faccia di qualsiasi staticità ed equilibrio. poi ancora un urlo. Sintetico, straziante ma principalmente acuto ed altissimo: < 'U picciridduuu! >. L'ultimo "u" non era stato ancora pronunciato che il popolo del vicolo, rispondendo con un sincronismo da manuale all'ordine telepatico dell'istinto, si ritrasse dalle finestre, siprecipitò in strada correndo verso l'abitazione di Nino Tumminu, un calpestio ritmico e pesante contraddistingueva quell'esercito di cavallette vivaci e variopinte i cui visi lasciavano trasparire eccitazione convulsa e curiosità per l'inaspettato fuori programma locale. Solo un secondo, poi le tre stanze e servizio della famiglia Tumminu furono farcite da centinaia di persone che non sapevano neanche che erano lì. L'architetto, se avesse visto, avrebbe gongolato di gioia per I'abilità avuta a progettare ottanta metri quadri a dimensione e capienza di vicolo. Finalmente le urla furono decodificate ed il messaggio forte e chiaro recitava: "Il bimbo sta male, bisogna trasportarlo d' urgenza al l' ospedale " . La moltitudine avvampò di nuovo, fu un susseguirsi di rnovimenti caotici e disordinati, le pareti delle stanze parevano allargarsi alla spinta della folla. Ognuno voleva e pretendeva una parte di protagonismo e responsabilità. ('U picciriddu!)) erano solo grida ossessive e monotone. <'Na macchina, prestu, prestu>. Quanto vociare e quanta poca determinaziane. Ognuno parlava con I'altro, dava consigli, raccontava aneddoti, confrontava malori passati con la sofferenza presente del bambino. Una sorte di torre di Babele. Ad un tratto il silenzio piombo nell'appartamento. La suocera di Nino Tumminu, un donnone sui centoventi chilogrammi di peso con le braccia prolungate da due sacchi pieni di spesa, coprì completamente la porta d'ingresso. (Chi fu?) urlò una voce così alta e acuta che solo I'ovvia assenza fisica salvò Pavarotti da un diabetico pallore d'invidia. Minacciosa guardava le facce mute e senza profilo dei vicini che le si stringevano intorno. Finché una voce si levò dalla folla e pronunciò con tono solenne e grave <<'Upicciriddu>. Si udì un tonfo. La spesa rotolò per la casa e cento venti chili di furia abbatterono decine di barriere umane. Il genero le si parò davanti fermandola e ie disse: picciriddu sta male, l'avemu 'a purtari a lu spitali lestu lestu>. Fu più ordine, la gente cominciò ad uscire velocemente dalla casa. Macchine, motori, biciclette, tutto ciò che poteva muoversi e trasportare fu confiscato a vicolo Gargano. Stipati all'inverosimile, la macchina dei genitori del malatino con la suocera che fungeva da navigatore, apriva la colonna. L'ospedale era lontano e la città si rese conto, attraverso quella corsa rumorosissima, disordinata e convulsa della solidarietà, dell'apprensione e del calore umano di quella brava gente. Pronto Soccorso. L'invasione avvenne. Un povero infermiere fu attorniato da decine di persone che lo guardavano truci e quasi con sospetto e timidamente balbetto: Che cosa possiamoFare per voi?>. Un tuono esplose nel sereno ciclo della sofferenza di quel Pronto Soccorso : < 'U picciriddu,'u picciriddu ! >. L'infermiere inebetito li guardava, qualcuno cominciò a spingerlo,un altro lo scosse per le spalle. Non mancava il solito sapientone che imprecava contro il governo. <'U picciriddu> ansimo il padre. Allora lui balbetto ancora:<>. A quest'ultima frase il gelo s'abbatté sulla folla. Un silenzio, tanto innaturale da far apparire i sepolcri rumorosi, serpeggio nel gruppo. Il padre guardò la madre, lamadre rivolse gli occhi verso i centoventi chili in attonita attesa, i parenti girarono gli occhi sulla folla, la folla strabuzzò gli occhi ed inarcò le labbra verso il basso in una smorfia di sbigottimento. Poi un urlo straziante e lacerante bucò le pareti del pronto soccorso,raggiungendo e sconvolgendo la calma attesa di altri reparti: E la madre, urlando e imprecando, riprese la strada per vicolo Gargano. |
la Community.
Quando ti chiudi in te stesso ecco cosa succede ti senti proprio giù, vorresti gridare, ma il nodo che hai in gola non te lo permette, diventi triste e non sai con chi sfogare. Ecco, una volta c'era la Community, pochi amici e loro interaggivano, questo con Facebook è più complicato; sì qualcuno risponde, ma spesso fraintendono. ![]()
Oggi sono proprio giù, ma devo reagire!
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