AMARE DAVVERO

sono una donna che ama troppo

 

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VOGLIA DI STUPIRE...D'AMARE...UN FANTASMA...

CREDO IN TE....................COME IL SOLE CREDE ALL'ALBA CHE VERRA'......

COME UNA RONDINE SE NE ANDRA'..............

 

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Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 16 Luglio 2006 da Amaredavvero

Tre donne sotto all'asfalto

Tre donne stasera sono sotto all'asfalto.

Mio padre è sempre lui. Mio padre è sempre qui. Mio padre è ovunque.

Guardi giù. Vuol dire che sei più su.
Guardi giù e vedi un angolo. Vuol dire che sei all'opposto dell'anello viola.
Guardi dietro all'angolo. Ci sono due donne.
Ricordi un sogno. E la paura.
Paura ritorna. Sogghigna dietro alle spalle. La vedi riflessa nello specchio. In prima fila si è messa.

Sostienimi. Adesso.

Ci sono due donne che svoltano a destra. C'è il cartello di divieto. L'hai messo tu pochi giorni fa.
Le due donne svoltano a destra. Disinteressati passi d'alchimia sparversa. Si lodano reciprocamente.
Le due donne camminano in obliquo. Mantengono una direzione a gambe aperte. Indossano un'alga trasparente. Si intravede la sottoveste che si tiene per mano da sola. E' deliziosa.
Loro guardano in su. Tu guardi in giù.
Sembrano pipistrelli. Invece, sono solo due donne.
Una buona.
Una cattiva.
Non riesci a riconoscerle.
E' un guaio.
Devi aprire la porta alla cattiva. E deporre il saltello per la buona.

Non portarmi via.
Ce la sto per fare.
Non salvarmi più.
Voglio stare su.

Sono solo due donne.
La santa.
La puttana.

Chi ami, papà?
Chi odi, papà?
Chi scegli, papà?

Le donne si stringono. Insegnano. Conservano.

Ricordo:
Due donne ti inseguono. Senti che ti respirano nella borsa. Nel voltarti ti sorridono, docili.
Ti derubano la ricchezza, e te ne accorgi. Le blocchi chiedendo l'intenzione. Le donne sorridono, e continuano a respirarti intorno.
CORRI.
In ascensore ti sdrai e con la saliva scrivi nella fessura sotto ai pulsanti dei piani: SALVA.

Stasera sono salva insieme a loro. Non ho bisogno di correre. Non ho voglia di sbavare. Non credo nella corsa.

Sarei più al sicuro dietro all'angolo che qua sopra.
Però le vedo.
Ci sono.
E sono due.
E sono intercambiabili. E non lo sono più.
Il due per tre non vale più. Non si fanno sconti. E questo è potenza e connessione.

Potresti piangere. O urlare. O credere.
Rimarrebbe tutto come è ora, in questo sguardo dall'alto in basso.

Ecco che il punto di vista conta. Conta in coppie di 7.

Tu sei su. Guardi giù.
Loro sono giù. Loro sono immerse nell'asfalto. Sommerse dalla stesura magmatica. Guardano su. Da giù.

Sembra la scala mobile che sale e va giù in profondità. La coppia di scale mobili parallele che arrivano ad un incontro e si arrestano, maliziose.
Sembra ancora di sentirmi chiamare per nome.
ELENA.
Sei tu Elena?
SI.

Sembra la precisione di Elena e di quell'uomo che sale sulla scala mobile numero 3, che va ancora più su.

Sembra quella fila.
Due donne davanti a te. Una madre. Una figlia. Si tengono sotto braccio. Dritte.
Quell'uomo dietro di te.
Andiamo tutti su. Da giù.

Sembra quella scalinata di pietra,  buia. E quella donna, vecchia. E quel mantello, nero, che la ricopre, che la protegge, che la incoraggia. E quel bastone, nella mano sinistra.
Si va giù.

Ma non è nulla di tutto ciò.
Sembra, ma non è.

Tre donne stasera sono sotto all'asfalto.
Due guardano in su.
Una guarda in giù.

Ne trovi un'altra se guardi bene.
E' sua madre.
ELIDE.
Sei tu Elide?
NO.

Stanotte è tutto diverso.
Stanotte non ci sono i bambini morti.
Elide ha le mani vuote. E bianche.
Non mi manca il rosso.
Non mi manca la saliva.
Non mi manca il bisogno di scappare.

Stiamo tutti bene. Tranne mio padre. Ma starà bene anche lui. Domani, forse. O dopo. O mai.
Stiamo quasi tutti bene, allora.

Mi sento al sicuro.
Quelle due donne le conosco. Riconosco loro mancanze dentro allo scheletro, alla struttura ricoperta di carne, abbondante sottomissione, malcelato e intimidatorio senso di colpa, risorse flaccide...
Quelle due donne sono sillabe che non rinascono, che non si scuotono, che non si scrivono perchè si urlano.

Quelle due donne sono quella via di mezzo che nessuno di noi conosce. Sono la zingara che suona le campane alle 7 meno un quarto ogni mattina... per mia madre.
Quelle due donne sono sotto. E non raccontano i segreti. Seppelliscono chi piange. E chi si copre.

Il giorno in cui quelle due donne riusciranno a fare la pace con le mani rosse di Elide...
mio padre nascerà senza forcipe nella testa, e cullerà tutte le donne del mondo.

Io voglio essere l'ultima. Per lui. Quella che si ricorda per prima. Quella che si sacrifica. Al posto dei bambini. Al posto delle madri. Delle nonne. Delle figlie.

Nonne.
Madri.
Figlie.

In fila indiana.
Si va su, guardando giù.

Perchè?
Perchè in fondo al mare hai lasciato la tua mano. L'hai lasciata all'uomo che non sa parlare, ma solo toccare. Gliel'hai lasciata per avere la scusa di tornare là.
E affogare.
In pace.

 
 
 
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