AMARE DAVVERO

sono una donna che ama troppo

 

immagine

 
immagine
 

VOGLIA DI STUPIRE...D'AMARE...UN FANTASMA...

CREDO IN TE....................COME IL SOLE CREDE ALL'ALBA CHE VERRA'......

COME UNA RONDINE SE NE ANDRA'..............

 

immagine

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
 

 

Post N° 96

Post n°96 pubblicato il 30 Giugno 2006 da Amaredavvero

Sento un'ondata di rabbia che mi assale. Eppure la mattina, quando vivo nel silenzio la natura, e respiro la brezza del risveglio, ascoltando il cinguettio dei passeri e osservando lo svolazzare delle rondini, mi sembra che dentro C'E'. Sento scorrere la pace, la gioia, dico GRAZIE con il cuore...
E poche ore dopo sono qui con gli occhi gonfi di lacrime e una rabbia che mi assale anche nella più lontana cellula.
PERCHE??
Cosa non riesco a trasmutare?
Dove continuo a cadere?
In che gioco sono finita?
Perchè da questo gioco non esco?
Perchè la mia anima non mi libera da questo ammasso??

..............................

 
Lascia scorrere ogni cosa,
osserva solamente e percepisci le sensazioni.
Non etichettare rabbia o pace ...
Abbiamo bisogno di analizzare, integrare tante esperiense,
 piano, piano, ognuno con i suoi tempi ...
 Piccole onde, oppure tempeste poi la calma, la pace ...
 
Un abbraccio, dolce, lungo, amorevole ....
 
 
 
 

Post N° 95

Post n°95 pubblicato il 27 Giugno 2006 da Amaredavvero

Amore dipendente o amore intelligente? | 1ª ed.

Jody Hayes
    
Prezzo al pubblico: Prezzo : Euro 6,66

Edizione Sonzogno



Contenuto:
Dopo la brillante analisi fatta da Robin Norwood nel suo saggio "Donne che amano troppo", il problema trova in questo manuale le soluzioni pratiche che consentono di maturare quel senso di sicurezza e di autostima indispensabile. Indica con esempi concreti (e con l'aiuto di auto-esami e test psicologici) la strada giusta per uscire dalla spirale della dipendenza eccessiva e trasformare una storia "sbagliata" in un rapporto felice e gratificante.

 
 
 

"SI PUO'...."

Post n°94 pubblicato il 18 Giugno 2006 da aironeazzurrochevola
Foto di Amaredavvero

Tratto dal Libro di Robin Norwood "Un pensiero al giorno - per donne che amano troppo"

Alcuni uomini sono per la donna che ama troppo, come i broccoli: non particolarmente appetitosi ma sani e buoni; altri sono come la torta al cioccolato: irresistibilmente attraenti ma, che la donna che è dipendente dalle relazioni (cioè che ama troppo), DECISAMENTE MOLTO PERICOLOSI.

Se si soffre di dipendenza relazionale, occorre imparare ad avere rapporti sani ed evitare le persone che spingono giù a capofitto dentro il proprio male.

Accettare di avere contatti con un uomo che è stato in passato, la "droga" per la donna che ama troppo, ha lo stesso effetto che un bicchiere occasionale ha su un ex alcolista. Anni di faticoso RECUPERO potrebbero essere spazzati via e la dipendenza, riprenderebbe più forte che mai.

 
 
 

Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 18 Giugno 2006 da Amaredavvero

DONNE CHE AMANO TROPPO

(Brano tratto da "Donne che Amano troppo" di Robin Norwood - Edito da Feltrinelli)

“Amare troppo significa, in sostanza, essere ossessionate da un uomo e chiamare questa ossessione amore, permettendole di condizionare le vostre emozioni e gran parte del vostro comportamento…. Significa anche misurare il grado del vostro amore dalla profondità del vostro tormento”

"Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire."

 

Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo.

Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.

Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo "sbagliato" per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.

Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per poter poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo "giusto" per noi.

Quando in famiglia i genitori litigano o hanno altre preoccupazioni gravi, non hanno tempo per badare ai bambini che restano affamati d'amore, ma incapaci di credere all'amore e di accettarlo non sentendosene degni.

Le famiglie disturbate hanno tutte lo stesso effetto sui figli : li rendono bambini sminuiti nella capacità di comprendere i sentimenti propri e altrui e di mettersi in relazione con gli altri.

Quando sentono la mancanza d'amore e d'attenzione che desiderano e di cui hanno bisogno, i maschi diventano collerici con comportamento distruttivo e attaccabrighe; le femmine si prendono cura di qualcuno o qualcosa che è in situazione di bisogno: alleviando la sua sofferenza, cercano di lenire la propria.

Sono attratte da chi fa loro rivivere il tormento sopportato con i genitori, quando cercavano di essere così brave, amabili, soccorrevoli e brillanti da riuscire a conquistare l'amore, l'attenzione e l'approvazione di chi non poteva dare loro il necessario a causa dei propri problemi e delle proprie preoccupazioni personali.

Poiché in famiglia è stata negata la nostra realtà, diventiamo incapaci di discernere; attratte da pericoli, intrighi, drammi, sfide, siamo tentate da persone con problemi e ci lasciamo coinvolgere in situazioni caotiche, incerte, emotivamente penose per dimenticare la responsabilità nei confronti di noi stesse.

Avendo tendenza alla depressione, cerchiamo di prevenirla con l'eccitamento che viene da rapporti e situazioni instabili.

Da adulte crediamo che far funzionare tutto dipenda solo da noi, ci diamo continuamente da fare per dimostrare di essere buone, perchè non crediamo di esserlo e abbiamo bisogno di stare con persone che possiamo aiutare per sentirci forti e capaci e non alla mercè degli altri. Avendo il controllo della situazione, abbiamo la prova e la sicurezza della nostra funzione. Non sappiamo cos'è una relazione felice e così cerchiamo chi non sia ciò che vogliamo per trasformarlo per merito nostro. Usiamo l'ossessione verso le persone che amiamo per dimenticare il nostro dolore, il senso di vuoto, paura e rabbia; usiamo le relazioni sentimentali come una droga per non provare quello che sentiremmo se pensassimo ancora a noi stesse. Siamo molto acute nel capire di che cosa hanno bisogno gli altri e che cosa dovrebbero fare, ma non ci rendiamo conto dei nostri sentimenti personali e non siamo capaci di lasciarci guidare dalle nostre emozioni nel fare le scelte necessarie e importanti per la nostra vita; spesso non sappiamo davvero che siamo e cerchiamo di non scoprirlo immergendoci nei problemi altrui. Avendo imparato da bambine a negare il nostro bisogno disperato di avere qualcuno che avesse cura di noi, da grandi abbiamo cercato altre occasioni per fare quello che avevamo imparato tanto bene: preoccuparci dei desideri e delle esigenze di qualcun altro, invece di riconoscere la nostra paura, il nostro dolore e i nostri bisogni ignorati.

Abbiamo finto per tanto tempo di essere adulte, chiedendo così poco e dando così tanto, che ormai sembra troppo tardi perchè possa venire il nostro turno di ricevere le attenzioni che non abbiamo mai avuto; continuiamo ad aiutare gli altri sperando che la nostra paura scompaia e che la nostra ricompensa sarà l'amore. Più l'infanzia è stata infelice, più è forte la spinta a rivivere le stesse sofferenze da adulti, nel tentativo di riuscire a dominarle.

Una bambina che nell'infanzia è sottoposta a troppe emozioni schiaccianti (paura, rabbia, tensioni insopportabili, sensi di colpa e vergogna, pietà per gli altri e per se stessa) verrebbe distrutta se non sviluppasse delle difese: la NEGAZIONE e il CONTROLLO. La negazione alimenta il bisogno di controllare, e l'inevitabile insuccesso del controllo alimenta il bisogno di negare.

Donne che amano troppo sono molto responsabili, impegante molto seriamente e con successo ma con poca stima di sé; hanno poco riguardo per la propria integrità personale e riversano tutte le loro energie in tentativi disperati di influenzare e controllare gli altri per farli diventare come loro desiderano.

Hanno un profondo timore dell'abbandono; pensano che è meglio stare con qualcuno che non soddisfi del tutto i loro bisogni ma che non le abbandoni, piuttosto che un'uomo più affettuoso e attraente che potrebbe anche lasciarle per un'altra donna.

Donne che amano troppo sviluppano relazioni in cui il loro ruolo è quello di comprendere, incoraggiare e migliorare il patner; questo produce risultati contrari a quelli sperati: invece di diventare grato e leale, devoto e dipendente, il partner diventa sempre più ribelle, risentito e critico nei confronti della compagna. Lui, per poter conservare autonomia e rispetto di se stesso, deve smettere di vedere in lei la soluzione di tutti i suoi problemi, e considerarla invece la fonte di molti se non della maggior parte di questi. Allora la relazione si sgretola e la donna piomba nella disperazione più profonda. Il suo insuccesso è totale: se non si riesce a farsi amare neppure da un uomo così misero e inadeguato, come può sperare di conquistare l'amore di un uomo migliore e più adatto a lei? Si spiega così come mai queste donne fanno seguire a una cattiva relazione una peggiore: perchè con ciascuno di questi fallimenti sentono diminuire il loro valore. E sarà per loro difficile rompere questa catena finchè non saranno giunte a una comprensione profonda del bisogno che le riduce a comportarsi così.

Purtroppo se non possiamo amare troppo un uomo, di solito non riusciamo ad amarlo affatto. Nelle relazioni di donne che amano troppo, per gli uomini è sempre presente il fascino della donna forte, che in qualche modo promette di conpensare le manchevolezze che ciascuno di questi uomini sentiva in se stesso o nella sua vita.

Molte donne commettono l'errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con se stesse; corrono da un uomo all'altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro; la ricerca deve cominciare all'interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l'amore, possiamo trovare solo altro vuoto.

Dobbiamo guarire dal bisogno di dare più amore di quanto se ne riceva; guarire dal continuare a estrarre amore dal buco vuoto che c'è dentro di noi.

Finchè continuiamo a comportarci così, cercando di sfuggire a noi stesse e al nostro dolore, non possiamo guarire.Più ci dibattiamo e cerchiamo altre vie di scampo, più peggioriamo , mentre cerchiamo di risolvere la dipendenza con l'ossessione. Alla fine, scopriamo che le nostre soluzioni sono diventate i nostri problemi più gravi. Cercando disperatamente un sollievo e non trovandone alcuno, a volte arriviamo sull'orlo della follia.

Ciò che manifestiamo esternamente è un riflesso di ciò che c'è nel più profondo di noi: ciò che pensiamo del nostro valore, del nostro diritto alla felicità, ciò che crediamo di meritare dalla vita.

Quando cambiano queste convinzioni, cambia anche la nostra vita.

CARATTERISTICHE DI CHI E' AFFETTO DA OSSESSIONE E DIPENDENZA:

negazione del fatto-menzogne per nascondere quello che succede-fuga della gente per nascondere i problemi-tentativi ripetuti di controllare-inspiegabili alti e bassi di umore-rabbia-depressione-sensi di colpa-risentimento-gesti inconsulti-violenza-incidenti dovuti alla preoccupazione-odio di sé/autogiustificazione-malattie fisiche dovute a disturbi connessi allo stress.

CARATTERISTICHE DEL PROCESSO DI GUARIGIONE E DIPENDENZA:

ammettere l'incapacità di controllare la malattia-cessare di fare la colpa dei propri problemi agli altri - concentrarsi su se stesse, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni-cercare l'aiuto dai propri pari-cominciare ad affrontare i propri sentimenti invece di ignorarli ed evitarli-formare un circolo di amiche con interessi sani.

Quando incominciate a rinunciare a controllare chi vi sta vicino, potete realmente provare la sensazione fisica di cadere da una rupe.

Quando liberate gli altri dai vostri tentativi di controllarli,la sensazione di non avere più il controllo di voi stesse può essere allarmante. Ricordate che nessuno ha il potere di cambiare un altro, tranne la persona stessa. Concentrate le vostre energie sul compito di aiutare voi stesse.Rimarrà sempre la tentazione di cercare ancora fuori di voi una ragione di vita. Reprimete questa tendenza e continuate a concentrarvi su voi stesse.

Quasi tutta la follia e la disperazione che vi invade viene direttamente dai vostri tentativi di dirigere e controllare qualcosa che non è in vostro potere.

Finchè non ci assumiamo la piena responsibilità delle nostre decisioni, scelte, vita, felicità non siamo esseri umani pienamente maturi, ma restiamo delle bambine dipendenti e spaventate in un corpo da adulte. Diventando meno bisognose d'affetto, è più facile che i nostri bisogni vengano soddisfatti.

Donare il nostro amore senza aspettarci niente in cambio è la cosa più naturale (e giusta) da fare.

Quando finalmente ci limitiamo ad "essere" invece di "fare" ci sentiamo imbarazzate e molto vulnerabili. La mutua commiserazione come criterio di amicizia deve essere rimpiazzata da mutui interessi molto più remunerativi.

LA VIA DELLA GUARIGIONE

-Andare a cercare aiuto

-Considerate la vostra guarigione una priorità che ha il diritto di precedenza su qualsiasi altra

-Trovate un gruppo di sostegno fatto da vostre pari che vi capiscano

-Sviluppate il vostro lato spirituale con esercizi quotidiani

-Smettete di dirigere e controllare gli altri

-Imparate a non lasciarvi invischiare nei giochi di interazione

-Affrontate coraggiosamente i vostri problemi e le vostre manchevolezze personali

-Coltivate qualsiasi bisogno che debba essere soddisfatto in voi stesse

-Diventate "egoiste"

-Spartite con altre donne quello che avete sperimentato e imparato

-Trovate affermazioni positive da ripetervi più volte nel corso del giornata: hanno il potere di eliminare i pensieri e i sentimenti distruttivi, anche quando la negatività dura da anni.

CARATTERISTICHE DI UNA DONNA GUARITA DALLA MALATTIA DI AMARE TROPPO

-Accetta pienamente se stessa, anche se desidera cambiare qualche aspetto della sua personalità.

Questo amore e rispetto di sé stessa è fondamentale e lei lo alimenta con affetto, e si propone di espanderlo

-Accetta gli altri come sono, senza cercare di cambiarli per soddisfare i suoi bisogni

-E' consapevole dei suoi sentimenti e del suo atteggiamento verso ogni aspetto della vita, compresa la sessualità

-Ama tutto di se stessa: la sua personalità, il suo aspetto, le sue convinzioni e i suoi valori, il suo corpo, i suoi interessi e i suoi talenti. Valorizza sé stessa invece di cercare di trovare il senso del proprio valore in una relazione

-La sua autostima è abbastanza profonda da consentirle di apprezzare il piacere di stare insieme ad altre persone e preferisce uomini che siano a posto così come sono. Non le necessita che qualcuno abbia bisogno di lei per avere l'impressione di valere qualcosa

-Si permette di essere aperta e fiduciosa con chi lo merita; non ha paura di lasciarsi conoscere a un livello personale profondo, ma non si espone al rischio di essere sfruttata da chi non ha riguardo per il suo benessere

-Si domanda. "Questa relazione va bene per me? Mi consente di sviluppare tutte le mie possibilità e diventare quello che sono capace di essere?"

-Quando una relazione è distruttiva, è capace di lasciarla perdere senza sprofondare nella depressione ha una cerchia di amiche che la sostengono e fanno del loro meglio per vederla uscire da una crisi.

-Apprezza più di ogni altra cosa la propria serenità; tutte le lotte, le tragedie e il caos del passato hanno perso il loro fascino; ha un atteggiamento protettivo verso sé stessa, la sua salute e il suo benessere.

-Sa che una relazione, per poter funzionare, deve essere tra due patner che condividono valori, interessi e fini, e che siano entrambi capaci di intimità.

-Sa anche di essere degna del meglio che la vita può offrirle.

AFORISMI TERAPEUTICI di ROBIN NORWOOD

Siamo in grado di dedicarci da sole amore e attenzioni: non è necessario aspettare, inerti, che arrivi un uomo a dispensarceli.

Cercare di guarire dalla dipendenza relazionale (o da qualsiasi altra forma di dipendenza) senza fede è come camminare in salita, all'indietro, su tacchi a spillo.

Se stiamo realmente guarendo, non telefoniamo certo a un uomo per dirgli che non abbiamo più intenzione di parlargli.

Il nostro compito su questa terra è di crescere, imparare e aprire gli occhi.

Non praticare la propria dipendenza richiede uno sforzo maggiore del semplice ripetere a se stesse di cambiare.

Quando le persone stanno veramente cercando di cambiare, non perdono tempo a parlarne. Sono troppo occupate nel farlo.

Il vero cambiamento richiede una resa che è simile, per certi versi, a una crocifissione.

La vita consiste, dopotutto, nel prendere coscienza e crescere. Rendiamo questi processi più dolorosi perché non li accettiamo di buon grado.

La guarigione ci permette due doni: la qualità della nostra vita migliorerà e saremo davvero d'aiuto.

Recupero significa scegliere solo ciò che favorisce la vostra serenità e il vostro benessere.

Amare se stesse abbastanza da vincere la dipendenza è un prerequisito essenziale per amare un'altra persona.

Quando ballate in coppia con un partner poco affidabile, fate attenzione ai vostri passi di danza.

Il vero recupero avviene quando smettiamo di situare il problema fuori di noi e dentro qualcun altro.

Per superare il rancore, all'altra persona augurate solo il bene e pregate perché lo raggiunga

Quando proviamo invidia, siamo preda dell'errata convinzione che in questo mondo non vi sia bene sufficiente per tutti.

Riceviamo quel che auguriamo agli altri, dunque augurate tutto il bene possibile!

Qualsiasi comportamento tra esseri umani che non sia onesto, aperto e affettuoso, affonda le sue radici nella paura.

Di solito gli uomini temono maggiormente di essere soffocati dalla partner, mentre le donne hanno più paura di essere abbandonate.

Quando le nostre ferite non sono ancora rimarginate, tendiamo ad essere pericolose.

Uomini e donne con problemi relazionali tirano su figli e figlie destinati a soffrire allo stesso modo.

L'amore per una persona ha in sé la stabilità emotiva non il disordine.

La capacità di amare un'altra persona sboccia da un cuore pieno, non da uno vuoto.

Siete una parte preziosa e necessaria dell'universo. Non dovete guadagnarvi il diritto di esistere.

Ogni giorno, guardatevi allo specchio, dite il vostro nome e aggiungete: "Ti voglio bene e ti accetto esattamente per quello che sei".

Se qualcosa non va bene per noi, in realtà non va bene per nessun altro.

Se davvero siete sulla via del recupero dell'amare troppo, sappiate di essere un miracolo.

Dovete considerare l'eventualità che, una volta smesso di amare troppo, la vostra relazione possa finire.

E' attraverso il perdono che impariamo la lezione per la quale la nostra anima ha scelto questa esistenza.

La dipendenza relazionale è il tipo di dipendenza che viene maggiormente idealizzato.

Dobbiamo sempre lavorare su noi stesse, cercando di cambiare i nostri cuori.

Noi tutte tendiamo a rimuovere ciò che è troppo doloroso da accettare o troppo spaventoso da immaginare.

Se tutto ciò che abbiamo fatto sinora avesse davvero funzionato, non avremmo bisogno di guarire.

Il dolore è il più saggio dei consiglieri che bussa alla nostra porta.

Alcuni rapporti caratterizzati da forte dipendenza sono tra persone dello stesso sesso.

Una delle caratteristiche primarie dell'amare troppo è un'assoluta dipendenza, spesso mascherata da forza apparente.

Imparate a vivere evitando di concentrarvi su un uomo come la fonte o la soluzione di tutti i vostri problemi.

Per molte di noi la chiave della guarigione sta nell'imparare a fare esattamente il contrario di ciò che abbiamo sempre fatto.

Quando rinunciamo a fare la nostra parte di battaglia, la battaglia è perduta.

Non fate minacce che non siete in grado di mettere in pratica; anzi, meglio non farne affatto.

E' attraverso il nostro lavoro di recupero che i terribili segreti si trasformano in doni graditi.

 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 13 Giugno 2006 da Amaredavvero

Amare troppo. Quando l'amore fa male

 Che cosa spinge una persona ad innamorarsi di un partner che la umilia, non la rispetta e la tradisce? La dipendenza affettiva è un problema tipicamente femminile, anche se negli ultimi decenni a causa dei mutamenti sociali, questo problema  sta cominciando ad interessare un numero crescente di uomini. Per spiegare i meccanismi psicologiche che scattano nelle relazioni distruttive, esamineremo brevemente il caso di Barbara Samson, autrice del libro: "Quando il primo amore uccide".
Una volta appresa la sieropositività del suo ragazzo, Barbara, una diciassettenne francese, continua ad avere con lui rapporti non protetti sino ad arrivare a contrarre il virus del H.I.V. 

Naturalmente quello di Barbara è un caso estremo, ma i meccanismi psicologici che sono scattati in lei sono simili ai meccanismi che scattano nelle relazioni autodistruttive.    

Insoddisfazione e bassa autostima sono il  retroterra in cui fioriscono i rapporti patologici.
Le donne (e gli uomini) che amano troppo sono accomunati da bassa autostima e da un senso di insoddisfazione per la propria vita. Nel amore vedono la soluzione dei loro problemi : al partner chiedono inconsciamente di "salvarle", di dare un significato alla loro esistenza e di farle sentire bene con se stesse.  

Come si sviluppa un amore autodistruttivo.

Il colpo di fulmine
Le relazioni delle donne che amano troppo cominciano in un modo travolgente, spesso con un colpo di fulmine. Avviene così anche ala protagonista del libro "Quando il primo amore uccide": Barbara  decide di perdere la sua verginità con un ragazzo che conosce da soli due giorni e di cui non sa niente.

Dal punto di vista psicologico, spesso dietro la tendenza a fidanzarsi con qualcuno in un modo impulsivo, si nasconde la paura di stare da sole e il bisogno di avere un partner a tutti i costi.

L'altro appare un "principe azzurro" anche se non si sa niente di lui perché si vede in lui la risposta ai propri bisogni.

Si ignorano i propri bisogni ed esigenze
Le donne che amano troppo affrontano le relazioni sentimentali in un modo eccessivamente accondiscendente. In altre parole sono disposte a tutto, pur di essere amate.

Barbara, che è vergine decide di avere rapporti sessuali con Antony, sebbene non si senta pronta a questo passo. La ragazza decide di fare l'amore con lui per paura di perderlo. Scrive :" Mi sono rassegnata a lasciarmi fare l'amore, per offrirlo a lui, non a me. Che lui mi ami, è più importante del  disgusto di essere toccata e violata"

Ci si colpevolizza per il cattivo comportamento del partner. 
A causa della loro scarsa autostima, le donne che amano troppo si considerano responsabili del cattivo comportamento del loro partner. In sintesi, se il loro uomo le umilia,le tradisce e non le rispetta, esse sentono che questo dipende dal fatto che sono poco interessanti, non valgono niente e sono indegne di amore. Incapaci di provare rabbia, essi reagiscono al maltrattamento o alla freddezza del fidanzato, colpevolizzandosi e vedendo nelle umiliazioni  subite la prova della loro pochezza. 

Ci si aggrappa sempre più al partner.
Anche quando la relazione diventa degradante e umiliante, la persona coinvolta non prende in considerazione l'ipotesi di rompere la relazione. Anzi, raddoppia gli sforzi per cambiare il partner e per conquistare il suo amore. Più il partner non la rispetta, più la donna che ama troppo aumenta l'impegno per salvare il rapporto.

Quello che scatta in queste relazioni è un meccanismo psicologico simile a quello dei giocatori d'azzardo. La donna che ama troppo non vuole mettere in discussione una relazione a cui ha sacrificato tutto e da cui dipende tutta la sua autostima. Farlo significherebbe per lei sentirsi una fallita.

Quando Barbara apprende che ha perso la verginità con un ragazzo sieropositivo e che lui , pur essendo al corrente della sua malattia, ha preferito non dirle niente e correre il rischio di contagiarla, reagisce nel modo seguente: "La bugia mi sembrava più grave della sieropositività .Ma ciò che mi faceva stare veramente male era che se era stato capace di fare una cosa del genere sicuramente non mi amava. La consapevolezza che non c'era amore, quello era insopportabile, inconcepibile. Lì stava il vero rifiuto, la vera rabbia, l'estrema umiliazione. Con ostinazione mi sforzavo di provare a me stessa che mi stavo sbagliando. Cercavo di dimostrare che si trattava d' amore"

Quando il suo ragazzo, messo alle strette, ammette la malattia e chiede a Barbara se vuole continuare a stare con lui , lei risponde: " Si, tanto sono sicuramente sieropositiva. Ma anche se non fosse, voglio essere come te e accada quel che accada" 

Il rapporto di coppia assorbe tutte le energie psicologiche.
Più il rapporto di coppia si deteriora, più la donna che ama troppo aumenta gli sforzi per salvare la relazione. La partner innamorata investe tutte le sue energie nel rapporto di coppia  e comincia a trascurare   il lavoro, le amicizie, i figli , il suo aspetto e la sua salute. A quel punto tornare indietro diventa veramente difficile : anche se è insoddisfatta, la donna che ama troppo non può lasciare un uomo che è diventato la sua unica ragione di vita. 

Quando Barbara ha la conferma di essere stata contagiata dal virus,  si aggrappa ancora di più ad Antony. Sente di non poter tornare indietro: "Non ho più un posto da nessuna parte. Non sono più come le mie coetanee . Ho perduto la mia gioventù. Seguire le lezioni, recitare il ruolo della liceale, sarebbe una commedia, un gioco. Non ho altri che lui perché lui è come me. "

Ulteriori considerazioni sui rapporti patologici.
La scarsa autostima è alla base dell'autolesionismo in amore. Chi ama troppo ha un cattiva immagine di sé e per questa ragione, tende a scegliere partner problematici e inadeguati. Chi ama troppo è convinto di non poter essere amato per quello che è, e visto che non può essere amato, si accontenta di essere indispensabile. Ecco perché chi ha questo tipo di problematiche tende a cercarsi dei partner deboli e dipendenti (spesso anche dal punto di vista economico).        

Barbara chiarisce il comportamento autodistruttivo: "Vorrei andare fino in fondo. Distruggere la mia vita. Mostrare che esisto, con qualunque mezzo. Un po' mi disprezzo.  Attraverso di lui, voglio cercare di amare anche me stessa. E lui ha bisogno di qualcuno, ho l'impressione di essere io questo qualcuno. Mi sento quasi indispensabile.,Allora rifaccio l'amore con lui ogni week-end. L'amore con l'amore con la morte perchè è lei che mi chiama."

Come prevenire il troppo amore.
Il motto "va dove ti porta il cuore" può portare a dei risultati drammatici in amore. Il nostro inconscio ci può condurre verso scelte sentimentali sbagliate e distruttive. Per esempio, conosco una ragazza che si innamorava soltanto di uomini con problemi di alcoolismo e/o tossicodipendenza.   Tutte le volte che diceva di aver conosciuto un " ragazzo fantastico" , invariabilmente, veniva a scoprire che il suo nuovo partner si drogava o si ubriacava. Altre donne si innamorano puntualmente di uomini sposati o fidanzati, bugiardi ed emotivamente non disponibili. Per uscire dalla sofferenza in amore , valgono due regole .

La prima regola è quella di imparare a puntare su se stesse.
Quando una persona sta bene con se stessa, ha la serenità  e l'autostima necessaria per intraprendere una relazione più gratificante. Se si è coinvolte in un rapporto distruttivo, bisogna smettere di voler risolvere i problemi del partner e concentrarsi invece sul proprio benessere. Spesso, chi si aggrappa morbosamente ad un uomo, è in una condizione di insoddisfazione ( si sente sola, non ha interessi, è insoddisfatta delle proprie amicizie e del proprio lavoro, ecc..) . Il partner diventa allora l'unica ragione di vita. Puntare su se stesse e risolvere i propri problemi è la strada più breve per guarire dalla dipendenza affettiva.

La seconda regola è quella di evitare le scelte impulsive e un impegno prematuro. 
Chi soffre di dipendenza affettiva, tende a innamorarsi subito e a bruciare le tappe. Ma una volta, coinvolte affettivamente e fisicamente, interrompere la relazione diventa difficilissimo.

Il consiglio migliore è quello di fare le cose con calma e, prima di fare del sesso, prendersi il tempo per conoscere e valutare il potenziale partner (lo so sembra un consiglio troppo razionale e poco romantico!). Bisogna chiedersi se lui o lei, al d là dell'attrazione che ci ispira, ci piace complessivamente come persona. Se non ci fosse l'attrazione fisica, lo vorremmo come amico? Proviamo stima, rispetto e ammirazione? Sentiamo di poterci fidare? Se la risposta a queste domande è negativa, la relazione parte in un modo poco promettente.   

Dottoressa Anna Zanon

 

 
 
 

Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 03 Giugno 2006 da Amaredavvero

Nel momento in cui affiora uno stato d’animo, non importa se positivo o negativo, cercate di raggiungere la fonte di quell’emozione in voi, restate concentrati in quel punto, non spostate l’attenzione verso l’oggetto perché non ha senso. Considerate il fatto che qualcuno vi ha dato l’occasione per essere consapevoli della vostra rabbia, l’atteggiamento corretto sarebbe di ringraziarlo e di dimenticarci di lui. Chiudete gli occhi, spostate l’attenzione in voi stessi e mettete a fuoco da dove nasce quel sentimento, a quale parte del corpo è collegata.
E’ necessario usare la rabbia, l’amore, l’odio per penetrare nel nostro essere, perché è quando siamo pervasi da tali sentimenti che possiamo viverli e comprenderli. L’essere umano deve per forza scagliare le proprie emozioni su qualcuno, e se non è presente un individuo la manifesta sugli oggetti, pur di dare la responsabilità di ciò che vive all’esteriore.

Per comprendere meglio quanto spiegato ecco una storia di un Maestro Zen, Lin-tsi:

“Quando ero giovane, mi affascinava andare in barca.
Avevo una piccola barca e da solo me ne andavo sul lago; rimanevo lì per ore a meditare sulla calma del lago.
Un giorno ero rilassato ad occhi chiusi ed una barca vuota sospinta dalla corrente colpì la mia.
I miei occhi erano chiusi per cui pensai che qualcuno mi fosse venuto addosso e mi arrabbiai, poi aprì gli occhi e stavo per assalire con furia quell’uomo, ma mi resi subito conto che la barca era vuota.
A quel punto rimasi paralizzato – su chi potevo riversare al ma rabbia? – Era assurdo riversare la rabbia su una barca vuota. Perciò chiusi gli occhi e contattai la mia rabbia che era presente perché non trovò via d’uscita ed usai tale sentimento per entrare all’interno, sull’onda di quella rabbia, e quella barca vuota divenne la mia realizzazione.
In quella giornata toccai un punto di me stesso: quella barca vuota fu il mio Maestro.
E adesso se qualcuno con la sua barca mi urta e mi insulta io sorrido e dico che anche questa barca è vuota.
Chiudo gli occhi e vado dentro.”

 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 03 Giugno 2006 da Amaredavvero

Vedere la fonte delle proprie emozioni

“Quando sorge uno stato d’animo avverso o favorevole verso qualcuno, non proiettarlo sulla persona in questione, ma rimani centrato.”

Se sorge dell’odio o dell’amore, che cosa facciamo? Lo proiettiamo sull’altra persona. Se provi dell’odio per un essere, nel tuo odio ti dimentichi completamente di te stesso: l’altro diventa il tuo oggetto. Se proietti il tuo amore o il tuo odio dimenticando completamente il tuo centro interiore l’altro diventa il centro!
La tecnica consiste nel non proiettare sull’altra persona le proprie emozioni, ricordandosi che siamo noi la fonte di quell’emozione, o di quel sentimento.


“Io ti amo. La sensazione ordinaria è che tu sia la fonte del mio amore. In realtà le cose non stanno così:io ne sono la fonte tu sei solo uno schermo sul quale io proietto il mio amore. Tu sei un semplice schermo, io proietto il mio amore su di te e dico che sei tu la fonte del mio amore. Questa è una finzione: sono io che raccolgo la mia energia d’amore e la proietto su di te. In quell’energia d’amore proiettata tu diventi degno d’amore, per qualcun altro potresti non esserlo, per qualcun altro potresti essere odioso.”

L’essere umano proietta continuamente sugli altri i propri stati d’animo, la tecnica che qui proponiamo dice: “Quando sorge uno stato d’animo avverso a qualcuno o favorevole a qualcuno, non proiettarlo sulla persona in questione.”
Il segreto è restare centrati: noi siamo la fonte, quindi non ha senso spostarsi verso l’altro, occorre dirigersi verso la fonte. Quando proviamo odio, non si dovrebbe andare verso l’oggetto ma verso il punto da cui l’odio sta affiorando – non andare verso la persona su cui l’odio si sta riversando, ma spostandosi verso il centro dal quale proviene – muoversi verso il centro, verso l’interno, usando l’odio, l’amore o qualsiasi altra emozione come un viaggio verso il proprio centro interiore, arrivando alla fonte.

Qualcuno ti ha insultato e la tua rabbia esplode improvvisamente, si riversa sulla persona che ti ha offeso: subito proietti su di lei tutta la tua rabbia, ma quella persona non ha fatto nulla, con un comportamento ha solo aiutato la tua rabbia a manifestarsi…la rabbia è solo tua! Una stessa persona che non prova tale sentimento, posto davanti alla medesima situazione, non reagirà nello stesso modo. Se andassi da un Buddha o da Gesù ad insultarli non scateneresti in loro alcuna rabbia, quindi occorre precisare che – l’altro non è la fonte del nostro stato d’animo – la fonte è sempre dentro di noi. L’altro colpisce la fonte, ma se dentro di te non c’è rabbia non può manifestarsi. Se colpisci un Buddha ne uscirà solo compassione perché tutto il suo essere è pervaso da questo sentimento.

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 03 Giugno 2006 da Amaredavvero

Vedere la fonte delle proprie emozioni

“Quando sorge uno stato d’animo avverso o favorevole verso qualcuno, non proiettarlo sulla persona in questione, ma rimani centrato.”

Se sorge dell’odio o dell’amore, che cosa facciamo? Lo proiettiamo sull’altra persona. Se provi dell’odio per un essere, nel tuo odio ti dimentichi completamente di te stesso: l’altro diventa il tuo oggetto. Se proietti il tuo amore o il tuo odio dimenticando completamente il tuo centro interiore l’altro diventa il centro!
La tecnica consiste nel non proiettare sull’altra persona le proprie emozioni, ricordandosi che siamo noi la fonte di quell’emozione, o di quel sentimento.

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 02 Giugno 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

A che pensavi stanotte?
Già a che pensavo?
La casa risuona di molti scricchiolii.
Mille fantasmi attraversano le pareti.
Nello studio, seduta nella vecchia poltrona di pelle di mio padre,
ricca d'antichi profumi, rimango ad occhi chiusi, attenta a
percepire ogni rumore.
Ho lasciato tutte le finestre aperte per avere la certezza che
qualcosa fuori esista, fosse anche soltanto il buio lucido riflesso
dalle foglie in giardino, o i cani che abbaiano alla luna, o il
vecchio gufo che dal pino fa sentire la sua voce.
Mi accarezzo le braccia e sollevo le gambe sulla scrivania, sorrido,
se mi vedesse mio padre ora, così..
Già mio padre, vorrei fosse qui vicino a me e, forse lo è.
Papà, ti sto aspettando.
Senza nessuna ragione possibile.
Contro ogni logica.
Te ne sei andato nel sonno un anno fa, ed io non ero a casa.
E' come se il cuore andasse per una strada tutta sua, aggirando
tutti gli ostacoli e, avesse preso il dominio sull'adesso, non fa
che ripetermi ad ogni sciocco rumore "eccolo, viene".
E' in quest'attesa spasmodica, senza alcuna ragionevole speranza, in
camicia da notte a piedi nudi, che sono qui nello studio, il tuo
studio.
Dalle finestre aperte, fra carezze di refoli d'aria improvvisi,
entra la luce della luna ed il profumo di terra bagnata, mentre gli
schizzi annaffiano il giardino. In questa pazzia lucida, in quest'
attesa d'un qualcosa che potrebbe succedere, con questo bisogno di
sentirti ancora, di vedere muovere la tua barba bianca quando parli,
d'incontrare il tuo sguardo scuro e dolce, rimango qui, le gambe
sollevate, stretta nella vestaglia, accarezzandomi le braccia come
solevi fare tu.
Troppo difficile andare a letto.
Non riuscirei a a prendere sonno, ho tanta voglia di risentirti
ridere, di vederti a questa stessa poltrona concentrato a leggere,
di sentire la tua silenziosa presenza, la stessa che mi sembra di
avvertire ora.
Il profumo del tuo tabacco da pipa mi arriva ad ondate, ti cerco nel
buio, sei qui.
Un dolce calore mi scivola nell'anima, sospiro, la pace, sì
finalmente un po' di pace.
Ma tu, a che pensavi? Io?
Penso alla vita.
A come sa essere strana e densa, e lucente.
Penso a quanto ho faticato per ottenere briciole di me e ma non
l'amore.
Penso che non ti ho salutato, non riesco a farlo ancora adesso dopo
un anno.
Penso che non posso lasciarti andare.
Penso ad ora, che senza far nulla ho avuto troppo.
So che non va bene. Non per me, non per te.
Papà, dove sto sbagliando?
In silenzio rimango nell'attesa di una risposta che so tu non puoi
darmi, che devo trovare in me stessa.
Ascolto il buio e penso a tutto ed a niente.
T'immagino seduto in giardino, sotto la magnolia che fumando la pipa
guardi la finestra aperta dello studio, istintivamente alzo la mano
a salutarti.
Ho visto passare la tua ombra spogliata fra leggeri tremori di
fuochi.
Desidero abbracciarti figliola e poi… non posso restare.. vado via.
Questo pensiero mi arriva nitido, non so da dove, ma rimane dentro
di me.
Mi alzo, fisso la magnolia che si staglia silenziosa contro il buio
e, chiudo la finestra.
Lentamente vado in camera e mi stendo sul letto.
E' arrivato, quel saluto mancato finalmente è arrivato.
Buona notte papà.

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 30 Aprile 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

Queste sono le cause tratte dal libro di una famosa scrittrice Americana…..sulle “ Donne che amano troppo..”…Secondo la visione normale l’amore è inteso come “ Libertà “….mentre l’essere affetti da questa condizione porta alla “ Paura della libertà “..Ecco le cause e chi sono le Donne che amano troppo……….

Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo.
Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.
Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.
Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.
Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo "sbagliato" per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.
Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per poter poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo "giusto" per noi.
Quando in famiglia i genitori litigano o hanno altre preoccupazioni gravi, non hanno tempo per badare ai bambini che restano affamati d'amore, ma incapaci di credere all'amore e di accettarlo non sentendosene degni.
Le famiglie disturbate hanno tutte lo stesso effetto sui figli : li rendono bambini sminuiti nella capacità di comprendere i sentimenti propri e altrui e di mettersi in relazione con gli altri.
Quando sentono la mancanza d'amore e d'attenzione che desiderano e di cui hanno bisogno, i maschi diventano collerici con comportamento distruttivo e attaccabrighe; le femmine si prendono cura di qualcuno o qualcosa che è in situazione di bisogno: alleviando la sua sofferenza, cercano di lenire la propria.
Sono attratte da chi fa loro rivivere il tormento sopportato con i genitori, quando cercavano di essere così brave, amabili, soccorrevoli e brillanti da riuscire a conquistare l'amore, l'attenzione e l'approvazione di chi non poteva dare loro il necessario a causa dei propri problemi e delle proprie preoccupazioni personali.
Poiché in famiglia è stata negata la nostra realtà, diventiamo incapaci di discernere; attratte da pericoli, intrighi, drammi, sfide, siamo tentate da persone con problemi e ci lasciamo coinvolgere in situazioni caotiche, incerte, emotivamente penose per dimenticare la responsabilità nei confronti di noi stesse.
Avendo tendenza alla depressione, cerchiamo di prevenirla con l'eccitamento che viene da rapporti e situazioni instabili.
Da adulte crediamo che far funzionare tutto dipenda solo da noi, ci diamo continuamente da fare per dimostrare di essere buone, perchè non crediamo di esserlo e abbiamo bisogno di stare con persone che possiamo aiutare per sentirci forti e capaci e non alla mercè degli altri. Avendo il controllo della situazione, abbiamo la prova e la sicurezza della nostra funzione. Non sappiamo cos'è una relazione felice e così cerchiamo chi non sia ciò che vogliamo per trasformarlo per merito nostro. Usiamo l'ossessione verso le persone che amiamo per dimenticare il nostro dolore, il senso di vuoto, paura e rabbia; usiamo le relazioni sentimentali come una droga per non provare quello che sentiremmo se pensassimo ancora a noi stesse. Siamo molto acute nel capire di che cosa hanno bisogno gli altri e che cosa dovrebbero fare, ma non ci rendiamo conto dei nostri sentimenti personali e non siamo capaci di lasciarci guidare dalle nostre emozioni nel fare le scelte necessarie e importanti per la nostra vita; spesso non sappiamo davvero che siamo e cerchiamo di non scoprirlo immergendoci nei problemi altrui. Avendo imparato da bambine a negare il nostro bisogno disperato di avere qualcuno che avesse cura di noi, da grandi abbiamo cercato altre occasioni per fare quello che avevamo imparato tanto bene: preoccuparci dei desideri e delle esigenze di qualcun altro, invece di riconoscere la nostra paura, il nostro dolore e i nostri bisogni ignorati.
Abbiamo finto per tanto tempo di essere adulte, chiedendo così poco e dando così tanto, che ormai sembra troppo tardi perchè possa venire il nostro turno di ricevere le attenzioni che non abbiamo mai avuto; continuiamo ad aiutare gli altri sperando che la nostra paura scompaia e che la nostra ricompensa sarà l'amore. Più l'infanzia è stata infelice, più è forte la spinta a rivivere le stesse sofferenze da adulti, nel tentativo di riuscire a dominarle.
Una bambina che nell'infanzia è sottoposta a troppe emozioni schiaccianti (paura, rabbia, tensioni insopportabili, sensi di colpa e vergogna, pietà per gli altri e per se stessa) verrebbe distrutta se non sviluppasse delle difese: la NEGAZIONE e il CONTROLLO. La negazione alimenta il bisogno di controllare, e l'inevitabile insuccesso del controllo alimenta il bisogno di negare.
Donne che amano troppo sono molto responsabili, impegnate molto seriamente e con successo ma con poca stima di sé; hanno poco riguardo per la propria integrità personale e riversano tutte le loro energie in tentativi disperati di influenzare e controllare gli altri per farli diventare come loro desiderano.
Hanno un profondo timore dell'abbandono; pensano che è meglio stare con qualcuno che non soddisfi del tutto i loro bisogni ma che non le abbandoni, piuttosto che un'uomo più affettuoso e attraente che potrebbe anche lasciarle per un'altra donna.
Donne che amano troppo sviluppano relazioni in cui il loro ruolo è quello di comprendere, incoraggiare e migliorare il partner; questo produce risultati contrari a quelli sperati: invece di diventare grato e leale, devoto e dipendente, il partner diventa sempre più ribelle, risentito e critico nei confronti della compagna. Lui, per poter conservare autonomia e rispetto di se stesso, deve smettere di vedere in lei la soluzione di tutti i suoi problemi, e considerarla invece la fonte di molti se non della maggior parte di questi. Allora la relazione si sgretola e la donna piomba nella disperazione più profonda. Il suo insuccesso è totale: se non si riesce a farsi amare neppure da un uomo così misero e inadeguato, come può sperare di conquistare l'amore di un uomo migliore e più adatto a lei? Si spiega così come mai queste donne fanno seguire a una cattiva relazione una peggiore: perchè con ciascuno di questi fallimenti sentono diminuire il loro valore. E sarà per loro difficile rompere questa catena finchè non saranno giunte a una comprensione profonda del bisogno che le riduce a comportarsi così.
Purtroppo se non possiamo amare troppo un uomo, di solito non riusciamo ad amarlo affatto. Nelle relazioni di donne che amano troppo, per gli uomini è sempre presente il fascino della donna forte, che in qualche modo promette di compensare le manchevolezze che ciascuno di questi uomini sentiva in se stesso o nella sua vita.
Molte donne commettono l'errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con se stesse; corrono da un uomo all'altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro; la ricerca deve cominciare all'interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l'amore, possiamo trovare solo altro vuoto.
Dobbiamo guarire dal bisogno di dare più amore di quanto se ne riceva; guarire dal continuare a estrarre amore dal buco vuoto che c'è dentro di noi.
Finchè continuiamo a comportarci così, cercando di sfuggire a noi stesse e al nostro dolore, non possiamo guarire.Più ci dibattiamo e cerchiamo altre vie di scampo, più peggioriamo , mentre cerchiamo di risolvere la dipendenza con l'ossessione. Alla fine, scopriamo che le nostre soluzioni sono diventate i nostri problemi più gravi. Cercando disperatamente un sollievo e non trovandone alcuno, a volte arriviamo sull'orlo della follia.
Ciò che manifestiamo esternamente è un riflesso di ciò che c'è nel più profondo di noi: ciò che pensiamo del nostro valore, del nostro diritto alla felicità, ciò che crediamo di meritare dalla vita.

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 30 Aprile 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

Continuo a parlare  della “ Dipendenza di molte donne di amare troppo... annullando se stesse...calpestandosi....per cambiare un uomo "sbagliato" che le ossessiona....senza riuscirci...

Cerco di rendere meglio l'idea riportando un testo Standard specifico sull'argomento:

Le Donne che amano troppo sono attratte dall’Uomo in fuga. Un Uomo spaventato dall’intimità, che non deve mai chiedere, che non mostra i suoi sentimenti e cerca solo un modo per non coinvolgersi più di tanto… Un uomo caratterizzato dal fascino delle false e vuote promesse di sicurezza, di sollievo e di realizzazione.
In realtà queste donne non solo non amano troppo, ma non riescono ad aprirsi all’amore.
dellaSecondo la nostra filosofia l’Amore è inteso come cura e Libertà, mentre la dipendenza affettiva, invece, è collegata alla paura  libertà.
Per tanto non è il troppo amore a creare disagio, ma l’esatto opposto: l’incapacità ad amare e la necessità di rimanere attaccati ad una presunta sicurezza.
In forza a questa considerazione, è la difficoltà ad aprirsi all’Amore che crea disagio e non il troppo amore.
La sofferenza è quindi causata dalla continua tensione, dalla resistenza generata dalla paura di aprirsi all’amore da una parte e, dall’altra, dalla forza stessa dell’amore che per sua natura ci spinge verso un’ineluttabile apertura al mondo e all’altro.

Quest’equilibrio c’imprigiona in una posizione di stallo, dalla quale non sempre riusciamo a liberarci, e più vogliamo liberarcene e meno ci riusciamo.
Occorre imparare a “lasciar andare”…
Il dipendente affettivo, quanto l’antidipendente, non riesce a vivere un rapporto armonico di coppia, rimangono entrambi bloccati in una situazione di vincolo, in una dinamica di dipendenza che impedisce loro di vivere l’Amore stesso come libertà e spontaneità, priva di sensi di colpa, ogni volta che dicono “no” all’altro per dire “sì” a se stessi.
Ovviamente, il dipendente affettivo non sarà solamente donna, come l’antidipendente non sarà sempre uomo. Contrariamente ad altre correnti di pensiero ancora diffuse che attribuiscono il problema della dipendenza affettiva solamente alle cosiddette “donne che amano troppo”, noi crediamo ci siano molti uomini dipendenti affettivi. La differenza è nel livello di consapevolezza che questi ne hanno e nella difficoltà ad accertarla, per via della copertura dei valori sociali che tendono a preservare un modello d’uomo sicuro e protettivo.
Il nostro modello teorico inoltre si distingue per l’introduzione del principio di CORRESPONSABILITA’ secondo cui è il dipendente affettivo a cercarsi un antidipendente e viceversa per sperimentare il non-amore, esplorarlo e forse superarlo.
Questa visione, oltre a dare responsabilità, permette di individuare un cammino verso la scoperta dell’amore che oltre ad essere inteso come libertà, è vissuto soprattutto come responsabilità. Scelgo di amare l’altro e abbraccio ogni mia ombra e fragilità, prendendomi cura io stessa del mio “bambino interiore” e sanando, con ancora più amore, le mie ferite, senza aspettare l’altro!… ...

Non so quante di Voi si possano rivedere in queste situazioni...oppure quante di Voi lo hanno già vissuto.....
Ma di certo per esperienza personale.....è molto meglio parlarne in modo sereno...naturale...spontaneo...senza tralasciare nulla.. per purificarsi lo spirito e l'anima.....Parliamone insieme.....

Con affetto

 
 
 

Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 30 Aprile 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

Oggetto: Una storia, una vita. 


Emma, 35 anni, aveva ossessioni sessuali che devastavano la sua vita, il suo comportamento, le sue relazioni.
In qualsiasi posto si trovasse scattava una forza più grande di lei che la costringeva a fare proposte indecenti, insistenti, volgari a uomini sconosciuti o incontrati da pochi minuti… e non solo proposte… Niente poteva fermarla.

Emma aveva tuttavia una certezza: i suoi disturbi sarebbero passati quando avrebbero esaurito la loro funzione, insomma quando “ avrebbero deciso loro”. Mentre i primi tempi ne parlava con vergogna, via via aveva cominciato ad accettare che facessero parte della sua vita emotiva, che avessero “ un percorso da farle fare”.
Sapeva che quelle ossessioni svolgevano una funzione, dovevano farle partorire una nuova donna.
Il terapeuta che la curava da due anni le diceva di essere sempre presente alle “ sue azioni volgari”, di osservarle con attenzione, di riempirle della sua presenza interiore, senza giudicarle. Praticamente di non opporvisi. Così che quando si è lasciata completamente dominare da loro e ha ceduto, il demone se ne è andato.
Un giorno, così, tutto si è affievolito e le “ azioni ripugnanti” si sono accartocciate su se stesse e di colpo il fango è diventato luce, la tela di sacco si è trasformata in broccato, la notte, la lotta, il buio, la tempesta dell’anima sono state inondate dall’arcobaleno.
“ Stavo male perché i miei impulsi sessuali erano contro il modello mentale di tutti gli altri, perché ci pensavo su, ci ragionavo su. Quando ho imparato a smettere di rimuginarci, quando li ho guardati e basta, tutto si è rimesso a posto”.

Le ossessioni, in Emma, lasciarono il posto a indagini, viaggi, scritti sulla prostituzione e ne hanno fatto una delle più grandi conoscitrici della psicologia femminile.

Come diceva Pessoa, ciò che ci sconfigge, che ci annichilisce, che ci rende impotenti e fragili sta celebrando la vittoria della nostra essenza….

A volte per combattere i nostri demoni dobbiamo solo abbandonarci completamente a loro perché il travaglio è necessario perché si rompano le acque della conoscenza comune, perché possiamo scoprire ciò che neppure sappiamo di possedere.
Se la smettiamo di volere essere protagonisti, la nostra vera natura decide e fa di noi il capolavoro che siamo

 
 
 

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 25 Aprile 2006 da volareee
Foto di Amaredavvero

Cara signora dal cuor combattivo
Dall'animo forte fervente e giulivo
Che nella vita tu cerchi certezze
E a volte invece fai cose un po' pazze
Vorresti che tutto chiaro ti fosse
Ma non sai rinunciare alle carezze
Non crucciarti del tuo destino
Non sei colpevole del tuo cammino
Dentro di noi si cela un mistero
Uno strano disegno dall'esito oscuro
Ma se il tuo animo rimane sincero
E se sei certa di esser nel vero
Prosegui tranquilla per la tua via
avvolgi il tuo mondo nella poesia
che nessuno e' felice del proprio destino
e cio' che e' lontano vorresti vicino
ma il giorno che lo tocchi con mano
ti accorgi che forse appare un po' strano
e il gran desiderio di averlo toccato
di stringerlo forte fino al peccato
forse non e' cio' che avevi pensato
e per troppo tempo desiderato
e allora e' piu' facile capire ed amare
cio' che possiedi e che puoi coltivare
l'unico vero tuo sogno creato
l'amor per te stessa e cio' che in te e' nato.
Perche' tu hai amor e amor hai donato.

 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 15 Aprile 2006 da firdhaus
Foto di Amaredavvero

"Ballano con i loro amori invisibili
Stanno ballando con silenziosa angoscia
Stanno ballando con i loro padri
Stanno ballando con i loro figli
Stanno ballando con i loro mariti
Ballano da sole
"

Sting

 

 

 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 08 Aprile 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

Quanti uomini in vita mia, quante notti in compagnia,
quante volte mi son detta questo è l'ultimo
illudendomi però, incontrando molti no
constatando che le storie poi finiscono..
Cosa ho fatto per l'amore, sono stata un giocoliere
allenato, ma i miei cerchi mi cadevano,
quante volte ho visto giusto, ma che cosa mi è rimasto
per fortuna ci sei tu che mi fai vivere..
Ma se perdo pure te, non ci penserò mai più, parola mia
troppe volte ci ho creduto, ma era sempre un film muto, lui ed io..
E attacco il cuore al chiodo e basta,
tornerò nel mondo mio, dove c'è un tramonto buono che mi coccola,
e lascio i sogni in un cassetto, non li porterò con me,
sono i sogni che fa un matto quando crede in se.
E m'impegno sempre più, te ne accorgi pure tu
che sorrido e sono allegra per convincermi,
che il mio posto adesso è qua, per dividere a metà
questa vita mia con te, l'ultima vita mia.
Ma se perdo pure te, la speranza è un fuoco che si spegnerà
io metterò al momento, una pietra sopra un sentimento che non c'è...
E attacco il cuore al chiodo e aspetto
che il mio fiore appassirà, in un posto dove non si può dormire in due
attacco il cuore al chiodo e penso
alle coppie tutte là
con l'ipocrisia e la noia che le uccidono...

 
 
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 07 Aprile 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

E’ molto difficile amare veramente. Solo chi possiede un alto grado di consapevolezza può amare realmente.
Amare significa lasciare all’altro la libertà di essere se stesso in ogni istante del proprio cammino insieme, ed esserne capaci implica aver raggiunto una maturità interiore tale da non temere neanche il venir meno dell’affetto o dell’interesse da parte dell’amato.
Amare vuol dire desiderare la gioia del proprio amato senza porre alcuna condizione e senza aspettarsi nulla in cambio.

L’amore è una qualità del proprio essere, se la si possiede, ne beneficia indistintamente chiunque ne venga a contatto, un amante, un amico, un figlio, uno sconosciuto.

Si dovrebbe stare insieme soltanto perché si sta bene “con”, e invece molto spesso si sta insieme perché si sta male “senza”.

Solo se hai sconfitto la paura della solitudine sarai capace di amare. Solo se ami la solitudine ogni momento vissuto con l’altro diventa una scelta d’amore.

Il matrimonio è una farfalla infilata in uno spillo. L’amore è un fiore vivo, se lo chiudi in una campana di vetro soffoca e muore, allora per cercare di tenerlo in vita lo trasformi in un fiore di plastica, sintetico, ma non è più un fiore, è un pezzo di plastica. Una rosa vera corre tutti i rischi dell’essere reale, è esposta al sole, al vento e alla pioggia… (Osho)

La libertà è un valore più elevato rispetto all'amore: pertanto, quando un amore distrugge la libertà, non merita di essere vissuto. (Osho)

 
 
 

Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 21 Marzo 2006 da Amaredavvero
Foto di Amaredavvero

soggetto innamorato, io non posso costruire fino in fondo la mia storia d'amore: io non ne sono il poeta (il recitante) che all'inizio; esattamente come la mia morte, la fine di questa storia appartiene agli altri; sta a loro scriverne il romanzo, narrarne la storia esteriore, mitica." (R. Barthes)

 
 
 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 21 Marzo 2006 da Amaredavvero

DONNE CHE AMANO TROPPO

(Brano tratto da "Donne che Amano troppo" di Robin Norwood - Edito da Feltrinelli)

“Amare troppo significa, in sostanza, essere ossessionate da un uomo e chiamare questa ossessione amore, permettendole di condizionare le vostre emozioni e gran parte del vostro comportamento…. Significa anche misurare il grado del vostro amore dalla profondità del vostro tormento”

"Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire."

 
 
 

Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 21 Marzo 2006 da Amaredavvero

Infine, vorrei concludere con una mia personale considerazione:

Un'amore autentico nasce dall'incontro fra due unità e non due metà.

P.S.: Consiglio vivamente di leggere brani tratti da "Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes.

 
 
 

Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 21 Marzo 2006 da Amaredavvero

Interessanti sono anche le considerazioni della psichiatria Marta Selvini Palazzoli. A suo parere quello che incatena nella dipendenza affettiva è l' IBRIS, vale a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo.

Significativo è un pensiero del poeta Kahlil Gibran che, pur non "occupandosi" di dipendenza affettiva, esplica molto bene le considerazioni fatte: "Amatevi, ma non tramutate l'amore in un legame. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime. Colmate a vicenda le vostre coppe, ma non bevete da una sola coppa, scambiatevi il pane, ma non mangiate da un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici, ma permettete a ciascuno di voi d'essere solo."

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: Amaredavvero
Data di creazione: 27/07/2005
 
L'AMORE PUÒ UCCIDERE...

immagine

Contro le dipendenze affettive...

http://www.maldamore.it

responsabile

dott. Roberto Cavaliere

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

ULTIMI COMMENTI

ULTIME VISITE AL BLOG

la.cozzakrilla87princess.d1a127elosancarlo51mastro3050rodderickhoneyhoney85pantaleoefrancacolucirmgiarmoleofarfalla694johnny.rockervega330splendentedolcelunalubopo
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963