Creato da anna_maria_bruno il 28/04/2014 |
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LA CRISI FINANZIARIA IN ITALIA
Post n°10 pubblicato il 09 Maggio 2014 da anna_maria_bruno
LA CRISI FINANZIARIA IN ITALIA
Nell'ambito di questo vero e proprio tsunami finanziario si è trovata anche e logicamente la Borsa di Milano la quale, nello stesso periodo, non solo ha subito una flessione del suo indice più importante (S&P/MIB), ma ha subito anche e logicamente forti flessioni sul piano della capitalizzazione di borsa e delle quotazioni azionarie.
Prima di parlare delle perdite subite a livello nazionale, occorre precisare che il nostro sistema bancario e finanziario presenta caratteristiche diverse rispetto a quelli degli Stati Uniti e di grandi paesi europei come il Regno Unito, nei quali le banche non solo sono molto più specializzate (come nello specifico nel campo dei mutui immobiliari, in cui organismi specialistici sono esclusivamente ed interamente dediti allo scopo), ma hanno inoltre sempre potuto contare su una minore entità di risparmio nazionale, visto il noto cospicuo e generalizzato indebitamento delle famiglie residenti e a differenza del sistema italiano in cui, come sappiamo, non solo le famiglie sono sempre state caratterizzate da una propensione al risparmio tra le più alte del pianeta, assicurando al sistema bancario una costante e cospicua liquidità, ma si caratterizza anche per una minore specializzazione delle grandi banche che attraverso le società appartenenti al proprio gruppo e una diffusissima rete c.d. retail, operano lungo tutto il canale monetario e finanziario (dalla gestione del c/c, ai mutui immobiliari, agli investimenti finanziari agli investimenti delle PMI e delle grandi imprese).
Inoltre, com'è del resto assai noto, mentre negli USA la quotazione e gli investimenti in borsa prevalgono nella scelta degli investimenti delle imprese e degli investitori, in Italia il mercato di borsa ha sempre avuto una consistenza molto meno spiccata e marcata, sia per quanto riguarda la richiesta di finanziamenti da parte delle imprese (orientate molto più verso il prestito bancario), sia per quanto riguarda gli investimenti dei risparmiatori, meno orientati a quelli di borsa e più a quelli in titoli a reddito fisso. Viste le caratteristiche del nostro sistema bancario e finanziario e la ridotta incidenza nei bilanci delle banche italiane di operazioni più esposte alla crisi finanziaria internazionale, le turbolenze sui mercati non hanno provocato crisi di liquidità e/o dissesti finanziari di banche o società (così come è successo in altri paesi come gli USA, l'UK e la Germania) e non si sono verificati episodi, come ad es, nel caso della Northen Rock britannica, i cui depositanti si sono trovati a fare la coda per ritirare i propri depositi. A livello interno, pertanto, differentemente da altri Stati in cui effetti e interventi sono stati molto più consistenti, gli effetti contingenti della crisi sul sistema bancario hanno riguardato (da quanto mi risulta) la sola ricapitalizzazione imposta a UniCredit (per un eccesso di ribasso nelle quotazioni), mentre lo stanziamento di fondi è stato molto meno imponente di altri paesi quali la Germania, la Francia o il Regno Unito. Gli interventi governativi sono stati elencati in alcuni decreti (D.L. 155 /08 convertito in legge con la L. 190/08 e con il c.d. "decreto anti-crisi" - D.L. 185/08 convertito con la L. 2/09) i quali, oltre ad unificare due canali (il risparmio postale e quello bancario) sempre tenuti su due binari diversi, prevedendo l'allargamento delle competenze della Cassa Depositi e Prestiti nel rilascio di garanzie, concessione di finanziamenti e assunzione di capitali di rischio (che non si sa quali benefici e/o costi sta arrecando), hanno previsto anche la sottoscrizione pubblica di obbligazioni bancarie speciali (c.d. "Tremonti bond"), al fine di assicurare un adeguato flusso di finanziamenti all'economia e un adeguato livello di patrimonializzazione alle grandi banche del paese . Se a livello di liquidità e di patrimonializzazione delle banche, la crisi finanziaria in Italia non ha portato grandi stravolgimenti così come in altri paesi, non si può certo dire che la stessa non abbia provocato effetti a livello di capitalizzazione di borsa e di quotazioni azionarie.
BORSA ITALIANA - PRINCIPALI INDICATORI (anni 2000/2013)
(FONTE: BORSA ITALIANA)
Analizzando i dati esposti in tabella, non solo è chiaramente visibile lo shock finanziario del 2001, avvenuto in tutte le borse mondiali in seguito al crollo delle Torri Gemelle (recuperato in gran parte negli anni successivi), ma è anche chiaramente visibile lo shock provocato dalla successiva crisi finanziaria del 2008. Rispetto al valore raggiunto nel 2006, (il più alto dal 2001), il valore della capitalizzazione della nostra Borsa ha subito una nuova contrazione, come dimostrano gli indicatori relativi al agli anni successivi i quali, non solo indicano chiaramente che la crisi c'è stata e ha provocato perdite consistenti, ma dimostrano anche che gli effetti della crisi sono ancora e tutt'ora in corso, essendo i valori raggiunti dalle quotazioni al di sotto dei valori degli anni immediatamente precedenti il 2008 ed essendo chiaramente visibile come si sia notevolmente ridotta l'incidenza delle operazioni di borsa sul Prodotto Interno Lordo.
La perdita di ricchezza provocata della crisi finanziaria appare però ancora più evidente se si analizzano i dati della tabella che segue, nella quale sono riportate le quotazioni delle principali società italiane quotate alla Borsa di Milano, in una serie di date comprese tra il 28/12/2007 (prima quindi dello scoppio della crisi) e il 9/5/2014. A parte casi in cui la variazione risulta positiva per rivalutazioni e ricapitalizzazioni avvenute negli anni (vedi Pirelli & C.) e addirittura a livello odierno (vedi ricapitalizzazione effettuata dalla Banca MPS), tutte le quotazioni presentano variazioni negative, essendo il valore delle azioni molto più basso rispetto alla quotazione del 2007 (presa come riferimento base): in molti casi, com'è chiaramente visibile, la riduzione delle quotazioni supera del 50% e oltre il valore della quotazione originaria e, in qualche caso, addirittura del 75% e oltre.
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Inviato da: anna_maria_bruno
il 13/05/2014 alle 12:54
Inviato da: king.artur60
il 12/05/2014 alle 20:01