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A PROPOSITO DI CRISI FINANZIARIA

Post n°12 pubblicato il 09 Maggio 2014 da anna_maria_bruno

 

 

A PROPOSITO DI CRISI FINANZIARIA

 

 

Sono passati quasi sei anni dallo scoppio della c.d. "crisi finanziaria",   violentemente salita alla ribalta nelle prime settimane dell'Ottobre del 2008, essendo ormai diventato   evidente a livello mondiale che gli effetti dei  crack  di  grandi  istituzioni finanziarie statunitensi non si sarebbero limitati al  solo mercato americano. Grazie ai meccanismi della finanza derivata, i  protagonisti assoluti di quei giorni,  i  c.d. mutui subprime, riguardavano ormai l'intero pianeta, essendo  stati "cartolarizzati"  e collocati sui mercati internazionali,  contagiando così l'intera finanza mondiale e senza più possibilità di essere rintracciati.

Già  nella relazione del 2007 la Banca dei Regolamenti Internazionali avvertiva che: "posto che le grandi banche siano riuscite a distribuire in modo diffuso i rischi insiti nei prestiti da loro concessi, chi sono i soggetti che attualmente detengono tali rischi? e quali sono le loro capacità di gestirli? La verità è che non lo sappiamo" (cfr. Silvano Scajola - Approfondimento del Rapporto Industria CISL 2008  - "La crisi finanziaria e gli effetti sull'economia reale")

 

 

MUTUI SUBPRIME

 

Differiscono dai mutui primari (i normali mutui Usa paragonabili ai nostri), perché concessi a debitori particolarmente a rischio per una serie di ragioni: reddito inadeguato all'accensione di un mutuo primario, un  passato di insolvenze o fallimenti e cose simili.

 

 

 

FINANZA DERIVATA

 

Con questo termine si intende l'insieme dei prodotti c.d. derivati; particolari e recenti strumenti finanziari il cui valore non è determinato dal titolo in sé (azione, obbligazione, valuta estera...), come accade nelle normali transazioni finanziarie,  ma è collegato al  prezzo di uno strumento sottostante (un'azione, un indice, una valuta, un tasso di interesse o una  merce come ad es. il petrolio,  l'oro, e il  grano), dal cui andamento dipende il valore e il rendimento del prodotto derivato.

 

Tali strumenti, grazie alla globalizzazione dei mercati e all'utilizzo  dell'informatica nelle transazioni finanziarie, hanno  avuto uno sviluppo enorme negli ultimi decenni,  sia dal punto di vista del volume e valore delle transazioni, sia dal punto di vista della tipologia di operazioni e dei relativi ambiti di applicazione; questi ultimi, infatti, non riguardano più solo   titoli e strumenti del mercato finanziario (come prodotti derivati quali Futures, Options; Warrant, Swaps,. ecc), ma anche la c.d. "finanza strutturata", operazioni finanziarie molto complesse e sofisticate (ABS, CDO, MBS,CDS ..),  definite in Italia con il termine generico  di cartolarizzazioni le   quali,  oltre a presentare difficoltà operative e intrinseche  tali da essere poco comprese dagli stessi addetti ai lavori secondo quanto si legge e si sente dire,  riguardano  ambiti e settori diversi, quali:

1.    il  mercato dei mutui immobiliari e mobiliari (in particolare di crediti in sofferenza bancari),

2.    i crediti vantati dalle Pubbliche amministrazioni quali ad es. quelle attinenti le lotterie nazionali,

3.    il patrimonio immobiliare dello Stato,

4.    la copertura assicurativa di grandi progetti pubblici, ecc....

 

 

 

CREDITI CARTOLARIZZATI

 

Per diminuire il rischio di credito, liberare liquidità e poter fare così nuovi prestiti - essendo  i  mutui sugli immobili  prestiti di lunghissima durata che tengono bloccate le risorse delle banche anche per decenni -   la moderna ingegneria finanziaria ha messo a punto nell'ambito di quella che viene definita "finanza strutturata", un insieme di strumenti destinati a trasformare crediti illiquidi (come i mutui) in liquidità immediata,  mediante il trasferimento degli stessi dalle società erogatrici del mutuo originario a istituzioni specializzate (c.d. "società-veicolo") le quali,  a loro volta, emettono   titoli obbligazionari che collocano  sui mercati, i cui proventi serviranno a pagare i crediti ceduti dalle banche erogatrici dei mutui, mentre il pagamento delle rate mensili da parte dei proprietari delle abitazioni garantiranno un rendimento agli investitori  che hanno acquistato i titoli emessi dalle società veicolo.

Ritornando ai mutui subprime, per liberarsi di crediti ritenuti ad alto rischio di insolvenza, essi sono stati prima "impacchettati" con altri prodotti finanziari e poi spezzettati in blocchi di diverso rischio, ulteriormente e  nuovamente impacchettati con altri prodotti prima di essere  collocati sui mercati internazionali.  

Per definire questa nuova categoria di investimenti finanziari  è  stato coniato il termine di "salsicce finanziarie",  per illustrare con una metafora come pezzi di crediti  "avariati" siano stati mischiati ad altri più sicuri per  poi immetterli  sui mercati finanziari internazionali.

 

 

 

 

Nel voler ripercorrere velocemente  la genesi di quella che è a tutti nota come "crisi finanziaria",  occorre fare due precisazioni preliminari attinenti il  mercato immobiliare e finanziario statunitense, che tanta influenza hanno avuto nel mettere  in moto la crisi di cui si sta parlando:

 

  1. MERCATO IMMOBILIARE. Gli istituti americani specializzati nella concessione di mutui, in special modo a partire dai primissimi anni del 2000, erano stati come si dice "di manica larga" nel concedere credito ai debitori caratterizzati da un alto rischio di insolvenza (c.d. "popolo dei  subprimer"), che nel 2008 avevano raggiunto un  peso di circa il 14% sul totale dei mutui USA, grazie  anche ad una politica sociale rivolta ad aumentare il numero di proprietari dell'abitazione di residenza (che nel 2004 ha raggiunto il 69,2% della popolazione,  rappresentando  il picco di tutti i tempi) e  scommettendo sul  basso costo del denaro che ha caratterizzato il mercato statunitense (e internazionale) in seguito al  crollo delle Torri Gemelle,  oltre che   sulla crescita del mercato immobiliare, cresciuto dal 1997 al 2006 del 124%  .

     

  2. MERCATI FINANZIARI.  A partire dagli anni Novanta si è assistito anche (e negli Usa in particolare)  ad un aumento stratosferico  della tipologia e del volume degli  strumenti derivati  di cui abbiamo   parlato (in un regime tra l'altro di quasi totale de-regulation e quindi privi di controllo da parte degli organismi di vigilanza monetaria e finanziaria). Per avere  un'idea di quanto esteso ed imponente sia il mercato dei derivati, basta pensare che il valore complessivo di mutui e delle cartolarizzazioni immobiliari USA e dei prodotti derivati su scala mondiale è stato stimato  pari a 531.200 miliardi di dollari ([1]), ben 10 volte superiore al PIL mondiale annuo (pari nel 2007 a circa 55.000 miliardi di dollari). Un vero e proprio castello stratosferico d'impegni finanziari su cui nessuno è mai stato in grado di capire cosa ci sia alla base e quanto sia solido, visti  inoltre i giudizi discutibili emessi dalle Agenzie di Rating, legate da un doppio filo alle società che devono valutare e quindi non sempre libere nell'esprimere le proprie valutazioni.  

 


[1] Per quanto riguarda il nostro paese, il valore nozionale dei derivati finanziari e creditizi in capo alle banche italiane, è stato valutato pari a  10 mila miliardi di € (dati 2007)

 

 

 
 
 
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