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Le caravelle

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Lo strano caso di Luigi Preti.

Post n°13 pubblicato il 30 Aprile 2013 da ACUL77
 
Foto di ACUL77

 

– Risposta a un commento di un amico. -

 Ciao Maurizio.

Ho letto il tuo post riguardo al caso Luigi Preti con entusiasmo. Nelle tue parole, ho potuto percepire il senso civico verso il gesto clamoroso che ha “sconvolto” ultimamente il nostro ambiente sociale. Tuttavia, mi piacerebbe evidenziare un punto in particolare del tuo commento per esprimere forse meglio il mio pensiero in merito a quanto avvenuto: la follia, o meglio la definizione che si dà al termine follia.

La "follia" in psicoanalisi potrebbe essere definita come una sovrapposizione della parte istintiva su quella razionale (una definizione molto semplice e sbrigativa, per descrivere un concetto molto complesso e articolato). Non ti parlo per darti una lezione sull’argomento, non mi permetterei mai. Esprimo soltanto il concetto affinché entrambi discutiamo o ragioniamo sulla stessa forma di pensiero.

L’esempio che hai riportato in seguito, spiega molto probabilmente, cosa possa essere avvenuto nella mente del signor Preti prima di commettere quella sconsideratezza. Ogni individuo ha un proprio Io, che il più delle volte lo nasconde o semplicemente tende ad accantonarlo sfogandolo in momenti particolari della propria vita quotidiana. Siamo una forma di energia che giorno dopo giorno accumula potenza e se questa potenza non è ben utilizzata, può distruggere anziché esprime moto. Il signor Preti, ha accumulato tanta energia negativa portandola nella sua forma massima peggiore: la rabbia. Non siamo malati, caro Maurizio. Siamo esasperati, stanchi, forse meglio dire deboli. La nostra spossatezza viene fuori dalla mancanza di diritti nei nostri confronti. Essere privo di diritti, ti porta a sentirti indifeso. Quando ti senti indifeso, puoi arretrare e scappare oppure aggredire. Spesso l’aggressione, che il più delle volte è violenta, comporta delle vittime. In questo caso le vittime, sfortunatamente, sono state i Carabinieri. Quell’uomo voleva colpire il simbolo della sua sofferenza, il punto che per lui rappresentava la nascita del suo dolore. E siccome non aveva altri mezzi di potere, primo per mancanza di cultura e secondo per carenza di opportunità, ha utilizzato la parte del suo Io più brutale. L’istinto umano non è molto diverso da quello animale. Gli animali uccidono se messi alle strette o se hanno fame, diversamente riescono a vivere nel sociale proprio come l’uomo. Tuttavia se sono istigati alla violenza spronati dall’uomo, aimè questi possono diventare feroci, spesso anche inconsideratamente.                                              

Quando parli di essere ammalati, io direi, più che malati siamo stati intossicati. Ci hanno manipolato nel quotidiano bombardandoci di pensieri violenti, affiancandoli con immagini forti. Un po’ il gioco che ti scrivevo sopra. Inoltre, sentirsi privi di diritti facendoti provare anche la perdita di dignità sociale, è quanto di più sconfortante ti possa capitare. Specie se chi ti toglie via tutto, è la stessa Istituzione che ti dovrebbe proteggere assicurandoti quei diritti che ti spettano. Come essere innocente ma accusato ugualmente dalle istituzioni.                     La rabbia che covi nel tuo animo diventa un’energia che, come su scritto, puoi trasformare soltanto in devastante potenza piuttosto che energico moto dinamico. Accantoniamo quanto visto e sentito dai telegiornali, essi dovevano fare notizia. Gonfiare l’accaduto mostrando le immagini dell’attentatore in terra bloccato dagli agenti, e pochi metri più avanti, mostrare l’immagine dell’agente ferito, con al fianco il suo collega che chiedeva aiuto, voleva soltanto colpire la tua attenzione. In realtà sia l’uomo a terra che il carabiniere, sono vittime dello stesso male. In conclusione, ritornando al concetto iniziale, non ritengo il signor Preti, un uomo folle o malato, bensì reputo il signor Preti, un uomo gravemente intossicato, il quale ha agito in modo sconsiderato diventando adesso, il bersaglio di quella violenza che l’ha condizionato.

L.& C.

 

 
 
 
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