Creato da gianor1 il 07/01/2005
Da qualche parte una farfalla batte le ali e mette in moto un meccanismo irreversibile dalle conseguenze imprevedibili.
 

Messaggi del 26/10/2020

Il viaggio prosegue

Post n°950 pubblicato il 26 Ottobre 2020 da gianor1
 

Molte realtà di questa società contemporanea mi devastano la coscienza  come un cratere vulcanico in eruzione, seppur negli attimi di quiete interiore non trascuro nè ometto di provare nell'anima un morso di tigre che invoca giustizia per un pianeta che sbriciola.
Accadimenti che mi obbligano a ravvisare la cecità di quei potenti che anche io ( seppur involontariamente) ho messo al governo di questo pianeta.
Un mondo in cui viene gratificata la callidità,la scaltrezza negativa e la prevarigazione di quei pochi che, adoperando e sfruttando la disponibilità di cuore e l'ingenuità di molti (ingenuità è per me sinonimo di purezza), hanno per tempo immemore inseguito un malloppo di potere per farsene protezione e giustificazioni assurde.
 Nello stsso tempo rivolgo il pensiero anche a chi tuttavia e nonostante tutto prosegue il camminio con dignità, seguitando a creare, a crescere figli, a mostrare con perseveranza intenzioni propositive e oneste; a chi rischia quotidianamente fino a raggiungere la meta prestabilita, forse; a chi invece di puntare l'indice verso qualcuno o la sfortuna o un destino prestabilito, prosegue, si addossa sul groppone la propria realtà, spesso risvolto di un fagotto del tempo preterito e continua imperterrito la propria navigazione umana con semplicità e caparbietà.
Personalmente sono consapevole di avere amici così, di avere Maestri che senza uniformi e prosopopea di superiorità hanno descritto e, spesso continuano a farlo, la possibilità di cambiare. Per questo vado avanti con il sorriso e altero lo sconforto in un afflato che si diffonde lontano.

Per questa ebdomada ho scelto come colonna sonora un brano lento ma assai complesso in mi maggiore con la scala cromatica in settime diminuite, nelle quali le mani abili dell'Esecutore procedono per moto contrario, a volte anche incrociandosi. Il tema appare inizialmente soave come  tante composizioni dell'Autore, ma s' increspa nella parte centrale divenendo alterato e profondo. Nella partitura finale la prestezza si attenua, il clima si ridistende e torna l'aura espressiva iniziale e si addolcisce come un pallido sole all' occaso. La parte centrale non la trovo piacevole, ma la conclusione in prescrizione agogica, e soprattutto l' aria seguente mi inducono a concedere la remissione.

                                            Appendice lessicale
Non so se le avete enumerate ma se vi siete distratti dico che sono 64. Tante sono le misure adottate dal governo dal 30 gennaio scorso a oggi in materia di coronavirus. Fra queste ci sono 11 decreti del presidente del consiglio dei ministri, in sigla Dpcm. Ops aggiorno: è arrivato anche il dodicesimo. Sorvolo sullo spezzettamento dei provvedimenti adottati, sulla mancanza di visione d'insieme, sull'assenza di strategia; tralascio di dire che sono mossi da un criterio più etico che sanitario. Per una volta non la butto in politica. Mi soffermo piuttosto sullo stile linguistico di questo romanzo a puntate. Chi ha avuto il coraggio civile di leggerlo almeno in parte ha scoperto la bivalenza delle parole di una lingua nuova simile all'italiano. Chiedendo venia all' Accademia della Crusca la chiamo lingua covid, che si presta a dire e non dire, a smentire mentre si afferma, a impartire l'ordine insieme al contrordine. Se il senso è oscuro, meglio. Tanto, a darne l'interpretazione autentica ci prova il Conte mascherato. Anche lui però è enigmatico, il suo eloquio è sfarfallante. Anni fa i miei professori di lettere insegnavano come dosare le parole per evitare di passare dall'eloquio al vaniloquio, dal proloquio allo sproloquio. Sarebbe auspicabile richiamarli in servizio: urge un corso accelerato nella scuola sperimentale di Palazzo Chigi. Solo così eviteremo lo stoltiloquio di regime.

                                           
Appendice arruffatta
Ogni limitazione, ogni nuova misura, ogni più piccola riduzione alla libertà personale è una sconfitta, un' ammissione di impotenza che riguarda prima di tutto la politica, la sua capacità di organizzare la società in sicurezza, di gestirla oltre la normalità quotidiana, di governare le emergenze. Da marzo si procede per tentativi sulla strada dei compromessi già segnata da battaglie perse e da effimere vittorie. Si va avanti a colpi di Dpcm o di ordinanze di sindaci e presidenti di regione, il cui principale scopo sembra quello di tenere la gente a casa quanto più possibile, cercando di salvare capra e cavoli, la salute e l'economia ma anche le troppe responsabilità personali. Però da una parte si curano meno tutte le altre malattie e dall'altra aumentano i disperati senza soldi e senza lavoro, si vedono tragiche code di ambulanze davanti ai pronto soccorso, ci vogliono giorni per fare un tampone e altri per avere i risultati. Il problema sono le palestre e le piscine, sono i ristoranti e i bar ma non i parrucchieri e gli estetisti, sono i giovani nelle piazze ma non i negozi aperti, sono le cene ma non i pranzi. Insomma si procede a tentoni, una calda e una fredda, per tenerci lontano da un virus che non si sa dove si nasconda. Il posto più sicuro è a casa ma la nostra salvezza spegne il futuro di chi vive delle nostre uscite. Urge ritrovare il senso della misura o, per meglio dire, delle misure.


                                             Appendice nostalgica
Sarò retrivo e reazionario ma vorrei riportare il latino ad una nuova importanza. Non per sostituirlo all'italiano sempre e ovunque, ma a un solo scopo: farlo diventare la lingua ufficiale della classe politica italiana. Il perché lo spiegò bene Giovanni Guareschi in una delle sue intemerate di quasi sessant'anni fa. "Il latino - scrisse - è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata […] perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l'era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto "sonoro"; potrà parlare per un'ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino". Ecco, l'era dei demagoghi e dei ciarlatani è arrivata. La sto vivendo. Guareschi ha descritto, allora per ora, i politici di oggi, massimamente quelli che mi governano; ma anche gli altri, in gran parte, non sono sostanzialmente diversi. Mi subissano di diluvi di parole senza sostanza né costrutto. Fumisterie. Le loro decisioni ondivaghe fanno irritare la gente, assomigliano a scherzi e burle per sbalordire il pubblico. Se fossero costretti a esprimersi in latino i Cetto La Qualunque che siedono in parlamento non parlerebbero più. Un gran ristoro per i miei padiglioni auriculari.

                                            Appendice autunnale
Stamane mi sono destato con tanto disappunto, amarezza, incapacità. Nei vicoli della mia Cagliari vedo fame di pane e di libertà. In pochi mesi è tutto mutato purtroppo in peggio. Fatico assai a comprendere questa seconda fase virulenta: Si era detto: quando terminerà saremo migliori ma chissà se qualcuno ricorda la promessa fatta. Ora che la nuova ondata di Covid-19 è tornata con tutta la sua pericolosità, sento cose inaudite, tutti virologi, tutti sapientoni. Poca solidarietà ed empatia. Neanche i medici in prima linea sono più eroi, nessuno canta dai balconi, siamo solo più egoisti e diffidenti. Rimaniamo umani. Se la situazione in primavera era grave, adesso è ancora molto seria. E' come ritrovarmi addosso un altro peccato originale commesso ciarlando un'intera estate dell'immortalità dell'anima, inciampando tra i banchi con le rotelle concepiti nel sottobanco della politica, e caricando la mitraglia di Dpcm da sparare su Marte. La pena non sarà eterna come quella di Adamo, ma mi preparo alla penitenza. Se i governanti avessero almeno riletto Tito Livio: “Mentre Roma discute, Sagunto è espugnata”, non mi sarei ritrovato col Covid infinito ed io sfinito come tutti del resto. La mia esistenza è passata dal "finirà tutto bene" al, nella mia lingua "sunu totu in iscenas ischiffosas (sono coinvolto in scene schifose)". Dagli amori esagerati di una dolce estate agli umori disperati di un amaro autunno.

 
 
 

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L'educazione è una cosa ammirevole,ma è bene ricordare,
di tanto in tanto,che nulla che valga la pena di conoscere
si può insegnare.
Oscar Wilde



PROVERBIO SARDO
Nen bella senza peccu,nen fea senza tractu.
Non c'è una bella senza difetto,nè una brutta senza grazia.


"Il lavoro del maestro è come quello della massaia, bisogna ogni mattina ricominciare da capo: la materia, il concreto sfuggono da tutte le parti, sono un continuo miraggio che dà illusioni di perfezione. Lascio la sera i ragazzi in piena fase di ordine e volontà di sapere - partecipi, infervorati - e li trovo il giorno dopo ricaduti nella freddezza e nell'indifferenza. Per fare studiare i ragazzi volentieri, entusiasmarli, occorre ben altro che adottare un metodo più moderno e intelligente. Si tratta di sfumature, di sfumature rischiose ed emozionanti.Bisogna tener conto in concreto delle contraddizioni, dell'irrazionale e del puro vivente che è in noi. Può educare solo chi sa cosa significa amare".

 

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