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FATTI ATTORNO AD UN ASCENSORE - QUINTO: Non ero uno scrittore

Post n°5 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da THOalex
 
Foto di THOalex

Quella sera immaginai di scrivere. Immaginai perché non avevo la forza di alzarmi per raggiungere la scrivania. Immaginai e cercai con tutta la concentrazione possibile di ricordare ciò che la mia immaginazione suggeriva man mano.
Il luogo, inteso come spazio dove scrivere, prese posto a lungo nei miei pensieri.
voglio dire, ero là disteso con l'intento di immaginare di scrivere e, dunque, perché non farlo immaginando di essere altrove?
Ecco, magari sono su una ripa costellata di scogli, dei quali ne scelgo uno in particolare, quello un po' più alto. Alle mie spalle un piccolo agglomerato di pini marittimi adula con il suo profumo la brezza che lo attraversa danzando e giunge ai miei sensi tutti, con piroette.
E' quella brezza durante i primi minuti dell'alba e la raccogli con la gioia di colui che ha
passato una notte insonne e nevrotica tanto quanto una giornata di lavoro in Agosto, ucciso dal frastuono della modernità.
L'alba è così silenziosa e mi riposa; chiusi gli occhi e immaginai di srivere parole senza senso con le nuvole che il vento, più forte della brezza, soffiava via. E subito le dimentico.
Sì, onestamente,immaginare di scrivere non aveva apportato grandi risultati.
Schiudo gli occhi e sono nella mia stanza con ancora la voglia di scrivere, una voglia tale che decido addirittura di alzarmi e raggiungere la scrivania.
Là, sulla carta, avrei finalmente scritto la storia che avevo in mente!
Lampada, carta, penna, single malt torbato liscio. E via, parte il sublime delirio, giù, in picchiata, le prime parole sfociano sulla carta.

La mattina si affacciò tra le veneziane con due dita di luce tenue e apro gli occhi.
Aprii gli occhi e quelle due scaglie di luce si posavano proprio su quelle tre parole
che avevo scritto la sera precedente poco prima di perdere i sensi accasciato sul piano della scrivania. Interessante: avrei potuto scriverci sopra una storia, ben condita, una storia di perdizione e autocommiserazione, depressione e dolore. Una storia di morte, sì di morte della mia creatività, morte dell'ispirazione.

Passare alcune ore in giardino forse mi avrebbe aiutato, curare le aiuole, potare gli alberi da frutto, era il momento ideale. Tagliare i rami e riporli in cassette aperte per farli seccare. Smuovere la terra dell'orto. Aprire i rubinetti principali e svolgere l'impianto di irrigazione. Alcune tubazioni vanno manutese. Quei momenti di lavoro pacato che liberano la mente dal grigiore.
In questi momenti vorrei scrivere una storia d'amore, ma è una storia d'amore non corrisposto.
In questi momenti vorrei scrivere una storia di riscatto personale, ma è una storia che narra di un riscatto pagato per riavere un ostaggio morto.
Allora vorrei scrivere la storia di un fratello ritrovato ma è un traditore che porta via
la donna che ami ma non ti corrisponde perché amante di quel tuo fratello ritrovato
dopo che aveva trascorsco gli ultimi anni in carcere, condannato per sequestro di persona. E ci manca solo che la persona ad esser stata sequestrata sia proprio io! Ma, ma che banalità! Niente, straccio anche queste righe ancor prima di scriverle.

Scrivere, scrivere, scrivere! Ma tutto ciò che penso mi suona stupido, superfluo, scontato. Già scritto. Già sentito. Già pubblicato. E' stato un successo. Milioni di copie vendute. Conferenze stampa, presentazioni, reading, talk show. Già visto, già fatto. Ma sono l'unico a capirlo? O forse sono l'unico a non riuscire nel proprio intento? Ha avuto un discreto successo persino quel tipo che scrisse storie disparate legate da un filo conduttore ridicolo.

Magari mi butto giù dalla finestra della mia camera, o mi impicco al lampadario della sala da pranzo, come quella tizia del sedicesimo piano oppure... ma mi sa che ho già scritto di questi fatti... non so. Non ricordo più nulla. Non so da quanto sono qui a nonsonemmenodove...
Ricordo solo quel'onda immensa che mi strappò via dallo scoglio più alto mentre coglievo la brezza profumata di pino.

THOalex

 
 
 
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