Creato da Venere_o8 il 27/05/2013

Aessenza Ondivaga

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Ram_mento

Post n°5 pubblicato il 11 Giugno 2013 da Venere_o8

Accade che il tempo si fermi, quando l’aria pare rarefarsi attorno all’ultimo ticchettio,
fin dentro all'ultima goccia, fino all'ultima mollica.
Quelli i momenti di stasi. Quelli in cui mi riverso per svuotarmi.
Avendo dato tutto. Avendo tolto tutto.
Spremendomi a filo, quando il cuore non vede e fa meno male, se l’allungo col buio.
Riarsa, china su di un rigagnolo di pochezza.
Labile è il confine tra ciò che si vuole e quanto, se voluto e avuto, poi contenta appena.
Sconforta il miraggio di ciò che resta ai margini dell’anima, come fosse solo una parola
imprigionata ai lati del foglio, senza mai cadervi dentro.
Senza mai trovare il suo suono o solo il suo nome.
Benché troppe sono le parole che ho emancipato a soggetti.
Benché tante quelle sincopate dall' inettitudine dell' orgoglio logorroico.
Come quando butti via il fiato per un correre vano, finché fischiano le orecchie
e ti si spacca il petto.

 

 

Mi stanca il senso dell'inutile. Come un vestito troppo largo e troppo lungo.
Mi rabbercio. Cerco un’altra accezione a questo viver senza pelle.
Scorticandomi di dosso tutto ciò che ero. Tutto ciò che credevo.
Suggo via il caldo dei pensieri.
Il buono ch’è stato.
Resto nuda così.
Senza pelle.
Senza fiato.
Così
.

 
 
 
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