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Creato da: alan.anulu il 14/06/2013
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« Sto in macchina, sto and...Accelerare con due elle. »

La grandine dalla finestra.

Post n°108 pubblicato il 03 Febbraio 2015 da alan.anulu
 

Oggi, domenica, a Roma è una giornata grigia. D'altronde le previsioni meteo non promettevano nulla di buono. Un fischio proveniente dalla finestra attira la mia attenzione. Fuori c'è vento. Gli spifferi che attraversano a forza gli infissi li fanno tremare e sibillare di continuo. L'aria gelida invade la stanza. Mi volto, mi dirigo verso la luce, tocco il vetro e guardo di sotto. La strada é bianca, ricoperta di grandine. La mente torna per un attimo alla mia città natale, il paesaggio bianco mi fa pensare alla neve ed ai giorni trascorsi a contemplare le nevicate dalla finestra della mia casa paterna. Poche anime si avventurano lungo il viale. Gli ombrelli cinesi, comprati a qualche euro e deformati dalla tempesta, decorano marciapiedi e aiuole. Gli alberi torturati dal vento si piegano in due. Il loro ciondolare sembra mimare una riverenza ai pochi e infreddoliti passanti. Alzo lo sguardo e vedo altre persone affacciate al palazzo di fronte. Al piano terzo una ragazza guarda sconsolata dalla finestra della sua cameretta il mio stesso e gelido panorama. Il respiro profondo della fanciulla crea un alone di vapore sul vetro che le nasconde in parte il viso. La mano destra, poggiata sulla finestra, sembra quasi marcare la distanza dal mondo esterno, come se la stanza fosse una prigione senza luce ed aria. Li dentro manca aria è una trappola. Due boccoli dell'acconciatura buona del sabato, sopravvissuti alla notte, le incorniciano il viso. Il suo sguardo è fermo e perso su quegli alberi maltrattati dal vento, com'è bizzarra madre natura! Da qui s'intravede quasi tutta la stanza e sul letto in bella mostra riposano un libro, probabile fedele e annoso compagno di studi, ed un quaderno per gli appunti. Un bambino le si avvicina e la cinge da dietro sul fianco per poi mettersi al sicuro sotto il suo braccio. Lei finalmente sorride, lo guarda con un fare amorevole, quasi materno, gli sguardi si incrociano e lo accarezza sul capo. Il vetro appannato cattura le impronte e gli improbabili disegni del giovane e improvvisato artista. L'idillio dura qualche secondo, lui si gira di scatto, guarda ancora una volta la ragazza e poi come se chiamato, quasi sgridato, corre via. Un velo di tristezza e malinconia torna ad avvolgere la ragazza, lo si percepisce chiaramente fin da qui. Il cielo è scuro e la stanza e gli animi ne risentono. Due passi indietro senza voltarsi ed eccola sul letto con il libro in braccio. Finalmente fuori ha smesso grandinare, la tempesta ora è solo dentro. Un respiro profondo, il libro rivolto sulla pancia ed è ora di pranzo. Un raggio di sole scalda la stanza, si potrà, si dovrà uscire per seguire quella strada ormai nota, vecchia, troppo stretta e pesante. Resta solo sognare altro, sognare di stare altrove. 


Lentamente muore, di Pablo Neruda.

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

 
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