Creato da righe_di_vita il 01/04/2007

Titoli di coda

Per entrare sotto la pelle, penetrare emozioni con il linguaggio delle immagini adattando le semplici parole!

 

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Come psyco!

Post n°46 pubblicato il 18 Maggio 2007 da righe_di_vita
 

L'impressione è di essere protagonsta di un thriller.  Sapete, quelli all'americana con continui colpi di scena e il finale a sorpresa.
La location: Un paese sperduto in alta montagna nel Trentino, evito accuratamente il nome per non essere bersagliato da scariche di Marlene sulla testa!
Protagonisti: Io, un letto cigolante e un albergatore curioso.
Tutto comincia con il mio arrivo in questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Ci arrivo per errore, una svolta sbagliata ed ecco comincia l'incubo.
La notte? Come tutte le notti buia, inquietante in quel contesto di boschi e animali insonni. Non molto romantica la luna, anzi, rifletteva immagini e ombre stranissime, quasi come nel gioco delle mani sul muro.
Entro nell'alberghetto.  Mobili in abete chiaro, sedie in abete chiaro, bancone in abete chiaro e i capelli del padrone di casa, in abete chiaro.
Sembra confortevole, piccolo ma ben distribuito. Il tizio, che chiamerò Roger, in onore del rabbit vista la somiglianza con il coniglio del noto film. Orecchie lunghe, viso tondo come le mele di loro produzione, naso affilato come uno spillo, piccolo sopra quel viso enorme!
Con gli occhietti da furetto, mi squadra da capo a piè.
- Desidera?-
-Mi sono perso e vorrei una camera, non conosco la zona , continuare è da pazzi!-
Se la ride l'incosciente e mi porge la chiave numero 17.
Cominciamo bene! 
-Le do la più bella!-  Mi dice soddisfatto.
Una scala a chiocciola mi porta verso la camera "la più bella!"
La porta è quasi marcia, sta su per forza di due puntelli fissati con la colla. Non uso nemmeno la chiave per entrare, qui dev'essere solo un optional , per fare scena, il figurone da grand hotel.
Nemmeno a dirlo è tutto in abete chiaro! Una sensazione di disagio, il colore misto ai riflessi della luna rimanda frame da film giallo. Brrr!! Ho capito subito che non dormirò.
La porta che si apre con un dito e non riesco a chiuderla dall'interno, la luna fissa sulle coperte, il pavimento in legno che scricchiola ad ogni passo, una sedia buttata a caso in un angolo e il bagno?
Non c'è!!!  La mia idea di una bella doccia va a farsi benedire. Il bagno è sopra il ballatoio, in fondo a destra, un classico , da dividere con chissà chi! No rinuncio. Il vantaggio di essere uomo mi permette di scendere e spiattellarmi contro una pianta. Mi sento più al sicuro!
Sono le due quando mi stendo , finalmente. Sono stanco, fra un pò prenderò sonno!
Sono le quattro, i continui scricchiolii di sotto non mi fanno dormire. Roger passeggia, avanti indietro, sembra aspettare qualcuno. Impercettibile brivido sulla pelle.
Ho le orecchie tese, attente ad ogni movimento. Adesso al posto dei passi sento come un martellare sul pavimento al piano sotto.
Sono le 5,30. Occhi spalancati, coperto fino al collo. Non dormo.
Silenzio! Non sento più nulla, tutto tace. Roger è andato a dormire.
Mi giro sul letto, cigola, sono sprofondato fra le molle intermittenti, ne sento una sotto la schiena, vuole uscire, liberarsi dalla prigionia. La inchiodo con la schiena. Ferma lì, non ti ci mettere anche tu, molla maledetta!
Guardo l'orologio. Unico riferimento con il mondo, sono le sette.
Parto. Guardo fuori, albeggia o almeno così mi pare. Un sospiro di sollievo alle prime luci. Una notte da incubo, adesso a scricchiolare sono le mie ossa.
Giù per la scala a chiocciola, con la mia valigetta , ho fretta di andarmene. Roger è al suo posto esattamente come la sera prima. Stessi occhi curiosi.
-Il conto per favore!-  Intanto penso all'albero di ieri sera.
Pago un conto sproporzionato al servizio, non importa voglio andarmene. Mi chiede se ho dormito bene. Ho l'impressione di vedere un ghigno all'angolo della bocca.
Esco. Faccio pochi passi nel vialetto. Una donna, anziana è seduta su di una sedia a rotelle . di abete chiaro. Un flash, la vecchia di Psyco?
Non mi fermo, non saluto, allungo il passo. Beep, salgo in auto. Mi volto per fare manovra e osservo la casa. Ha un aspetto sinistro, più di ieri notte.
Ingrano la prima, sgommo sul cemento, lascio in regalo la scia nera del copertone.
Via!! Esco dal cancello, sopra troneggia il nome dell'albergo: L'isola felice! (?????)

 
 
 
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