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Titoli di coda

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Si vendemmia

Post n°125 pubblicato il 25 Settembre 2007 da righe_di_vita
 
Foto di righe_di_vita

Pareva che il tempo si volesse tenere, l'afa era ancora pesante, il cielo velato di vapori, le cicale arrabbiate. A oriente, dove il cielo era sgombro, qualche fiocco di nuvole era spiccicato come una pennellata.
La pioggia doveva essere assai lontana e si cominciò la vendemmia.
Nelle vigne popolate di vespe e di calabroni i grappoli appena punti si disfacevano.  Un odore denso dappertutto.
I grappoli appiattiti nell'ombra divenivano misteriosi come tutti gli esseri umani che si affacciano alla vita; i bianchi parevano di cera come la forma delle dita, i neri serrati e ricciuti come le teste di qualche ragazza.
Le donne si sparsero per il campo con le loro ceste sul capo e si adagiarono sotto le viti. Le dita si appiccicavano legate dai succhi e dalle ragnatele.
Nell'aria ancora squillante per il fresco notturno si intonavano canzoni cui si rispondeva da vite a vite, e i peri e i peschi buttavan giù con un tonfo, qualche frutto maturo.
L'aria stessa era una matassa di odori vischiosi, all'ombra delle piante. Poi il giorno ingrandiva, il sole bucava e infuocava il cielo disperdendone i vapori e tutto era chiaro e nudo, meno la nota degli aranci che rimanevano nell'orto appartati, sognando le chiare notti d'inverno.
Le vespe e le farfalle messe in sospetto volavano più alto, e qualche canto era interrotto da un grido pungente.  Verso mezzogiorno il palmeto si riempì d'uva e fu il primo convegno di vespe che salivano stordite alla superficie dei grappoli.  L'aria era diventata di miele, e l'aroma delle piante bruciate dal sole si mescolava a quello dolce e inebriante delle uve che non riuscivano più a contenere i succhi e si disfacevano un grappolo sull'altro, nel reciproco peso.
Mezzogiorno era alto, il sole era un buco lucido nel cielo opaco. La voce delle cicale saliva di tono, e portava in alto tutte le voci dei campi, e tutta la terra, gridando come un mare, era colma di un silenzio assordante.
(Corrado Alvaro)

Ero alle medie quando lessi questo racconto di Alvaro.  Mi rimase impresso per il forte colore del racconto di lavoro pesante di uomini e donne. E poi, perchè il periodo della vendemmia l'ho da sempre considerato suggestivo per i movimenti di gambe e mani dei contadini, come in una danza sincronizzata.

 
 
 
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