Più invecchio e più capisco quanto sia importante questo giorno per la famiglia, per gli affetti. E sopratutto ho capito quanta fatica c'è dietro un pranzo di Natale, visto che quest'anno l'ho preparato io con il misero aiuto di mia figlia, che era più latitante che presente ai fornelli.
Ma il mio successo personale l'ho avuto e quando mia madre mi ha fatto i complimenti per l'agnello al forno, bè, ho compreso di essere stato in gamba. Che soddisfazione!
Non sono stato un granchè in campo organizzativo, le donne hanno più malizia e perdono meno tempo nel cucinare. Tempo che ho usato per capire come si accende un forno, come si spezia e sopratutto quanto occorre per la cottura.
Federica gongolava ai complimenti della nonna e io cercavo di prendermi la mia parte. Due bambini che cercano la considerazione della mamma!
E' stata una bella giornata di ricordi. Il primo anno senza mio padre ci ha per un attimo spiazzato, immalinconito, ma poi la giornata di festa ha preso la sua strada allegra. Ed è giusto sia così.
Questo per me è Natale. Nient'altro.
Odio la corsa all'ultimo regalo, la guerra per accalappiarsi il dono più bello, per non fare brutte figure.
Non ho fatto nulla di ciò, preso com'ero dalla preparazione del pranzo ma sopratutto da questa voglia di famiglia, di unione che sento sempre forte. Intenso.
Forse la maturità sta in queste piccole cose, nella semplicità di un tavolo apparecchiato per chi ami, in un mazzo di fiori da portare davanti ad un loculo.
La semplicità sta dentro quel piatto vuoto che è dentro di me, ma che oggi ho riempito saziandomi di vecchi racconti di lui, per lui.
Malgrado la sua assenza oggi è stata una bella giornata.
Dovrebbe essere sempre così!