Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, voi non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato, e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: “Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio”.
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e fate passi diritti con i vostri piedi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi, che non provochi torbidi così che molti ne siano infettati.
Parola di Dio
Come vivere questa Parola?
La Lettera agli Ebrei continua ad approfondire la comprensione del dono-virtù della fede. Oggi c'inoltra nella pedagogia di Dio circa quello che nella nostra vita risulta difficile ad accettarsi, anzi impossibile senza una precisa ottica di fede. La malattia, un tradimento, un fallimento, uno smacco: tutto quello che delude e sfascia i nostri progetti anche buoni, non è subito visto come qualcosa che rientra in un piano di bontà e salvezza. Eppure è proprio qui che "si gioca" il nostro credere! Già un passo del libro dei Proverbi nell'Antico Testamento, qui riportato, diceva: "Figlio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da Lui; perché il Signore corregge colui che ama". La correzione nel rapporto educativo, è indispensabile. Là dove c'è solo amore permissivo (che è un volto dell'egoismo) i guai sono disastrosi. "Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?" insiste l'autore della lettera.
Così la prova, che sempre sulle prime ingenera in noi una sorta di rifiuto e tristezza, per questa logica di fede, s'illumina dal di dentro. E si giunge perfino a ringraziare il Signore nella pace e in quella "giustizia" che è accresciuta intimità con Lui: l'Amore che assolutamente non può volere che il nostro bene.
La voce del più recente magistero del Papa
Ci si sbaglierebbe a pensare che i cristiani si possono accontentare di una preghiera superficiale, incapace di riempire la loro vita. Specie di fronte alle numerose prove che il mondo d'oggi pone alla fede, essi sarebbero non solo cristiani mediocri ma «cristiani a rischio».
Lettera Apostolica NOVO MILLENNIO INEUNTE, n. 34
San Giuseppe (Desideri) da Leonessa
Leonessa, Rieti, 8 gennaio 1556 – Amatrice, 4 febbraio 1612
Al secolo Giuseppe Desideri, entrato nell’Ordine dei Frati Cappuccini vi condusse una vita di grande austerità e fervido lavoro apostolico. Missionario a Costantinopoli, si adoperò per confortare e consolare gli schiavi inermi e per convertire lo stesso sultano; venne perciò incarcerato e torturato, sfiorando anche il martirio. Tornato in patria vi continuò la sua missione ed attività di apostolo.
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