Creato da piccolacreaturadidio il 22/09/2007

Alla luce di Dio

canterò al mio Diletto un cantico d'Amore

AREA PERSONALE

 

LEGGENDA NATALIZIA





Un uccellino marrone divideva la stalla
a Betlemme con la Santa Famiglia.
La notte, mentre la famiglia dormiva. notò
che il fuoco si stava spegnendo.
Così volò giù verso le braci
e tenne il fuoco vivo con il movimento
delle ali per tutta la notte, per tenere
al caldo Gesù bambino.
Al mattino, era stato premiato con
un bel petto rosso brillante come simbolo
del suo amore per il neonato re.
Quell'uccellino oggi si chiama "pettirosso"



 

 
 

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Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo
così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi
i nostri debiti
come noi
li rimettiamo
ai nostri debitori
e non ci indurre
in tentazione
ma liberaci dal male.
Amen
 
 
 
 
 

IL RE DEL NOSTRO CUORE

 


Ave, o Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto
il frutto del tuo seno,
Gesù.
Santa Maria,
Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso
e nell'ora della nostra morte.

Amen

 
 

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Post n°323 pubblicato il 11 Maggio 2009 da piccolacreaturadidio

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Parola del Signore

 

Come vivere questa parola?
Nel linguaggio giovanneo il verbo dimorare è frequentissimo e molto spesso cammina a braccetto con il verbo amare, quasi a voler dire: il vangelo non è un discorso da comprendere ma un percorso da seguire, un esperienza da fare, un incontro personale con Dio, che suscita la fede e chiede una totale adesione del cuore. Non a caso, i primi due discepoli che incontrano Gesù gli domandano: Maestro, dove dimori?".
Consentire a Dio di dimorare in noi e quindi entrare in quella misteriosa dimora che è il cuore stesso di Dio non è certo uno sforzo volontaristico, ma un'opportunità che ci viene dall'accogliere il lieto annuncio del vangelo, percependolo innanzi tutto come dono gratuito di Dio che si fa salvezza per noi, al di là delle nostre capacità, oltre i nostri stessi limiti. La prospettiva è luminosissima e scardina alla radice ansie e paure perché ci libera dall'oppressione della nostra impotenza. Non siamo noi a tessere il mirabile arazzo della comunione con Dio, ma è Lui che viene a noi e ci cambia dal di dentro, rispolverando nell'interiorità profonda quell'immagine e somiglianza con Lui che ci rende audaci e speranzosi.
Ecco perché non serve accanirsi contro il peccato; bisogna piuttosto neutralizzarlo con l'antidoto dell'amore, accolto e offerto in gratuità. Sì, non serve starcene ripiegati sulle ferite della nostra umanità peccatrice. Basta guardare in alto e lasciarsi trasformare dall'Amore che chiede insistentemente di dimorare in noi.


Dimora in Gesù, anima mia, e lasciati avvolgere dalla sua presenza. Tendi l'orecchio alla sua Parola ed egli colmerà di senso i tuoi giorni, proiettandoti verso la luce immarcescibile del Padre, che t'attende.

La voce di una mistica
Ho trovato il cielo sulla terra. Perché il cielo è Dio e Dio è nella mia anima. Il giorno in cui l’ho compreso, tutto per me si è illuminato.
S. Elisabetta della Trinità
                                      

Sant' Ignazio da Laconi Frate cappuccino 11 maggio - Comune

Laconi, Nuoro, 17 novembre 1701 - Cagliari, 11 maggio 1781

Devotissimo e dedito alla penitenza fin da giovane, indossò il saio francescano, nonostante la sua gracile costituzione, e fu dispensiere ed umile questuante nel convento di Iglesias e poi in altri conventi. Dopo quindici anni, fu richiamato a Cagliari nel convento del Buoncammino. Qui, lavorò nel lanificio e come questuante in città, svolgendo per quarant’anni il suo apostolato tra poveri e peccatori, aiutando e convertendo. La gente lo chiamava “Padre santo “ e anche un pastore protestante, cappellano del reggimento di fanteria tedesco, lo definì ‘un santo vivente’. Divenuto cieco due anni prima della morte, fu dispensato dalla questua ma continuò a osservare la Regola come i suoi confratelli.

 

 
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