Creato da piccolacreaturadidio il 22/09/2007

Alla luce di Dio

canterò al mio Diletto un cantico d'Amore

AREA PERSONALE

 

LEGGENDA NATALIZIA





Un uccellino marrone divideva la stalla
a Betlemme con la Santa Famiglia.
La notte, mentre la famiglia dormiva. notò
che il fuoco si stava spegnendo.
Così volò giù verso le braci
e tenne il fuoco vivo con il movimento
delle ali per tutta la notte, per tenere
al caldo Gesù bambino.
Al mattino, era stato premiato con
un bel petto rosso brillante come simbolo
del suo amore per il neonato re.
Quell'uccellino oggi si chiama "pettirosso"



 

 
 

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Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo
così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi
i nostri debiti
come noi
li rimettiamo
ai nostri debitori
e non ci indurre
in tentazione
ma liberaci dal male.
Amen
 
 
 
 
 

IL RE DEL NOSTRO CUORE

 


Ave, o Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto
il frutto del tuo seno,
Gesù.
Santa Maria,
Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso
e nell'ora della nostra morte.

Amen

 
 

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3°DOMENICA DI QUARESIMA(by Nunzia)

Post n°476 pubblicato il 05 Marzo 2010 da piccolacreaturadidio

TERZA DOMENICA DI QUARESIMA - C
7 Marzo 2010

  • In questa Terza Domenica il tema della conversione è esplicitato già nella Colletta che, in modo mirabile, sintetizza la tematica presente nella Liturgia della Parola: «Padre santo e misericordioso... infrangi la durezza della mente e del cuore… perché portiamo frutti di vera e continua conversione». Due fattidi cronaca (alcuni morti in una rivolta contro i Romani, l’improvviso cedere di una torre che seppellisce alcuni cittadini) offrono a Gesù l’occasione per un appello alla conversione. Il contesto immediato del brano evangelico (a partire da Lc 12,35) insiste sul tema della vigilanza e sulla lettura dei segni dei tempi, per cui vi è logica connessione tematica. Gesù da una parte vuole sfatare il pregiudizio che lega la sventura terrena a colpe personali o collettive, dall’altra dichiara che la vera disgrazia è l’impenitenza, il rifiuto della conversione. I fatti della vita, compresa la morte, sono un linguaggio di Dio che bisogna saper interpretare, un provvidenziale avvertimento a rinnovare l’esistenza in questo tempo che è il tempo della pazienza divina. «L’anno di attesa (cfr. Vangelo) è l’intera vita dell’uomo prima del giudizio. Dio ce la dà come il nostro tempo di conversione. Ma non intende dire: c’è sempre tempo per convertirsi; vuol ricordare invece: ogni giorno dell’anno è tempo di conversione» . L’urgenza della conversione in vista dell’approssimarsi del giudizio di Dio che i segni dei tempi continuamente ci richiamano è la nostra risposta all’esperienza di un Dio che viene per farci uscire dall’Egitto, che viene ad aiutarci a ritrovare la nostra identità di uomini. Egli sente il grido del suo popolo e manda Mosè a “liberarlo dalla mano dell’Egitto e farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso” (Prima Lettura). Un popolo liberato èun popolo in conversione. Una conversione continua. Come al popolo d’Israele non fu sufficiente passare il Mar Rosso, cibarsi della manna e dissetarsi all’acqua della roccia per essere fedele a Dio (insorsero infatti contro di lui e furono castigati), così al nuovo popolo di Dio, a noi, non basta essere battezzati e aver partecipato alla mensa del corpo e sangue di Cristo per entrare nel Regno della promessa (Seconda Lettura). La vita del popolo nel deserto al tempo di Mosè, ammonisce Paolo, è scritta a nostra correzione. La Parola di Dio vuol provocarci, pertanto, alla conversione e l’urgenza di questo appello assume in Cristo una tonalità particolare: egli è la misericordia del Padre, occasione “nuova” e “definitiva” offerta all’uomo per fare penitenza. Il tempo di Cristo è il tempo della pazienza del Padre. Dio non impone scadenze fisse. Un lungo passato di sterilità non impedisce, quindi, a Dio di dare possibilità di riuscita al fico. Non si tratta di debolezza, ma di amore. Il rischio è di sottovalutare le esigenze di tale atto e di confinarlo in gesti che solo superficialmente ci toccano, ma in realtà lasciano intatto il fondo della nostra vita. Conversione è una profonda verifica di se e della direzione che ha assunto la propria vita. Implica un “cambio di direzione”. Conversione è un passaggio da una fede accettata passivamente, fede-eredità, a una fede attivamente conquistata, come risposta al dono di Dio e all’intervento dello Spirito nella nostra vita. Conversione è rottura di una mentalità orientata verso il peccato, verso valori puramente umani, verso l’autosufficienza e l’orgoglio, per aderire ai segni di penitenza che non siano soltanto rituali. Conversione è adesione al Regno che viene e impegno per esso; è atteggiamento di povero, di piccolo, di servo, di figlio; è autenticità di comportamento contro ogni dissociazione tra fede e vita. Dio ci attende a questo istante decisivo.
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