Creato da Allure.Sensuelle il 12/01/2010

VerdeOro al Tramonto

curiosity killed the cat

 

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sul confine di un binario

Post n°75 pubblicato il 12 Novembre 2014 da Allure.Sensuelle

 

Sono in piedi, aspettando il mio treno. E mi guardo attorno, come se fosse la prima volta.  Assisto allo spettacolo del mare di corpi, vomitati all’improvviso dalle fauci aperte del convoglio appena arrivato, che mi si precipitano incontro.

Quasi minacciosi sgorgano dall’apertura come un fiotto di sangue arterioso;  pulsando in una corrente disgregata, si affollano nel restringimento del varco, cozzano, si sfiorano, rimbalzano su traiettorie invisibili, sembra impossibile che si passino accanto senza cadere come birilli da bowling.

Il colore predominante è un grigio “scuro in movimento”, tendente al nero, al disincanto: un colore da solitudine dei numeri primi. Quella sfumatura si insinua nelle facce assenti, stanche, rassegnate, pazienti o sconfitte, nel vuoto di parole o nelle poche frasi di circostanza, nelle cuffie degli auricolari, nelle voci secche, nelle borse, negli abiti scuri, nell’odore sudicio e ossidato della stazione.

E in quel flusso di facce, come in tutte quelle che si sono succedute come ondate di mareggiata, per tutto il lungo tempo dell’attesa, ho cercato invano due cose: un sorriso ed un colore.

Lambita da automi frettolosi e tristi, scivolando fra un’indifferenza e l’altra per evitare contusioni e confusione, mi sono tirata in disparte per continuare ad osservare. Rispetto a loro io avevo almeno il colore. Perché il grigiore di tanta vita in transito, nei tempi morti di chi viaggia senza comfort e senza certezza di orario, divora ogni sorriso, senza chiedere permesso né scusa.

Sguardi tenuti fissi davanti a sé, lungo un orizzonte immateriale che attraversa il dirimpettaio; corpi che si sfiorano senza alcuna emozione, tranne il fastidio di subire un’implacabile vicinanza che diventa contatto indesiderato; quel sovrapporsi di profili, confini, limiti che in nessun altro posto verrebbe sopportato; pensieri silenziosi che rimbalzano da un orecchio all’altro, cortocircuitati dalla musica immessa ad alto volume dagli auricolari.

In quel tempo lievitato, ho contato soltanto due libri e uno era il mio. Ovunque facce assorte a difendere la propria solitudine mentre, sfiorandoli con  gesti sapienti, traevano oracoli virtuali da  display sensibili.

 

 
 
 
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