Di colpo sono inquieta. Sento un peso sul cuore come se colonne di nubi schiacciassero il diaframma e l’orizzonte.
Lancio lo sguardo attraverso l’enorme squarcio che si apre davanti a me. Le nuvole - apparse dal nulla - si rincorrono senza sosta, veloci, e riempiono il riquadro del “mio” cielo del loro transito. Sfilano e si sfilacciano, per ricomporsi più avanti in una forma nuova, in un nuovo gregge.
Guardo e sento la tensione aumentare, silenziosamente. Pericolosamente. Nessun sibilo di avvertimento.
C’è aria di cambiamenti, di addii, di familiarità da cui strapparsi. Stagioni che hanno compiuto il loro ciclo. La perturbazione non è soltanto fuori dalla finestra, sopra le nostre teste. E’ attorno a me. Mi provoca, mi sfida. Mi percuote dall’interno.. Non c’è raggio di sole che mi consoli.
Per ora guardo… e architetto memorie.
Presto anche questo orizzonte cambierà.. ci sarà una nuova finestra ma stavolta si aprirà su muri di cemento e finestre orbe, togliendomi la luce... più che mai sarò consapevole della mia cattività e di tutte le prigioni che mi ospitano.
Ci sono giorni in cui il cambiamento diventa ferita…