Creato da Allure.Sensuelle il 12/01/2010

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come si dice addio?

Post n°49 pubblicato il 19 Marzo 2014 da Allure.Sensuelle

 

Aveva un nome importante. Per noi era Giangi. Il Napoletano, l’Esuberante Giangi.

Doveva essere una banale esercitazione, una delle tante. Una formalità per lui che fin troppo spesso si era trovato in zone di guerra ed aveva attraversato il Pericolo.

Un volo da fare ad occhi  chiusi. E su quel volo li ha chiusi. Per sempre.  

La televisione accesa  che quasi nemmeno ascoltavo. L’annuncio di un incidente (un barlume di attenzione). Poi i nomi delle vittime. L’associazione improvvisa.

Un senso di gelo, la vertigine di un abisso..

Ripetevo il nome dicendomi “non può essere lui.. “. Ho cercato conferme. “Pilota Charlie non c’è più!” Nella mente avevo tatuati il suo sguardo penetrante, le fossette ai lati delle labbra quando sorrideva. Quel sorriso da “simpatica canaglia” che faceva inesorabilmente colpo sulle donne. La sua mente vivace e implacabile, la sua ironia non potevano essersi spente così, con un clic.

 Amava piacere, amava il suo lavoro. Amava la sua famiglia. Amava la velocità fisica e di pensiero, l’azione, il rischio, il potere. Una persona carismatica che potevi amare o odiare ma alla quale mai si sarebbe restati indifferenti.   Mi chiedo se una sola persona possa occupare tanto spazio nella vita di chi lo ha conosciuto.

E non consola, no… non consola, come qualcuno ha ripetuto spesso in quei giorni, pensare che sia morto facendo una delle cose che amava di più al mondo: Volare. Conosceva i rischi del mestiere, ripeteva che un errore o un incidente raramente lasciava scampo su quel fragile velivolo. E credo che abbia avuto tutto il tempo per comprendere, con tragica lucidità, che quel volo sarebbe stato l’ultimo.

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 Una pagina bianca..

Ed in quella pagina, scritta in righe minute e fittissime, la vita di Caterina..

L’ho conosciuta molti anni fa. Era impossibile non notarla. Alta, mora, un fisico di prepotente femminilità, colorata come gli abiti che indossava. Bella. E sorridente.

Dopo poco, mi accorsi che il suo passaggio era accompagnato da brusii. Pensavo fosse invidia femminile, sarebbe stata il bersaglio ideale sebbene non si vantasse mai della sua avvenenza, ma non riuscivo a comprendere quella sfumatura compassionevole nello sguardo altrui.

Poi seppi. A Caterina era stato asportato un seno per un carcinoma…          E Lei sorrideva.

Non ha mai smesso di farlo per tutto il tempo che ci siamo frequentate. Poi un cambiamento di sede e, come spesso accade, ci siamo perse di vista.

L’ho incontrata due anni fa in un centro commerciale. Poco prima avevo visto il marito, una specie di gigante con lo sguardo da orsetto felice di essere nella sua “ombra”, seduto in attesa – come molti mariti arresi al loro destino nel girone dello shopping. Mi sono voltata a cercarla.

Quando ho incrociato  i Suoi occhi, una voce proveniente da un istinto “remoto”  mi ha suggerito il saluto; mente e vista  invece stentavano a riconoscerla. Facevo davvero fatica ad accoppiare quella figura provata con lo spirito ed il corpo della Caterina che conoscevo. Temevo, più di ogni altra cosa, di non essere capace di mascherare lo stupore … Forse ci sono riuscita o forse ha solo voluto trarmi d’impaccio. Ci siamo abbracciate con gioia.

Eravamo in fila per una prova in camerino  e appena se ne liberò uno le  chiesi se volesse condividere lo spazio invece di attendere ulteriormente. Con naturalezza ci siamo cambiate. Anche senza guardare, ero consapevole di quella terribile cicatrice che le attraversava il petto. Senza che chiedessi e senza che ce ne fosse bisogno, mi spiegò che il "male" era tornato. Quando ormai sembrava debellato per sempre. Quando credeva di avercela fatta, la scoperta, l’incredulità e l’angoscia. Era tornato e pieno di rancore per essere stato nell’angolo così tanto tempo, digiuno. Aggressivo, maligno come solo il cancro può essere. Ma Lei avrebbe combattuto, come sempre.

Portando i segni impietosi e devastanti delle ripetute e ravvicinate terapie cui si era sottoposta era lì a cercare un abito per il matrimonio della figlia, che per amor suo, aveva anticipato la data delle nozze. Era lì, con le sue piaghe, e sorrideva ancora.. “che tipo di abito hai in mente?” le chiesi, aiutandola nella ricerca .. “Coloratissimo, come sempre. Ai colori, lo sai, non rinuncio. Nemmeno adesso!”

E’ andata a quel matrimonio e so che sarà stata comunque bellissima  e felice.

Ha lottato ancora due anni mentre il male la divorava a poco a poco. La voce flebile sorrideva ancora ma adesso era stanca.

 Il 19 febbraio l’abbiamo accompagnata nel suo ultimo viaggio.

(mi manca terribilmente il vostro sorriso..)

Commenti al Post:
amoon_rha_gaio
amoon_rha_gaio il 19/03/14 alle 16:32 via WEB
credo che le morti improvvise lascino particolarmente il segno. Quelle lente magari meno ma sono ugualmente tremende perchè ti logorano poco a poco...io credo ora che lei stia decisamente meglio, forse questo l'unico conforto per chi rimane. Un abbraccio
 
 
Allure.Sensuelle
Allure.Sensuelle il 19/03/14 alle 17:08 via WEB
.. quando ho saputo della morte di Caterina,quasi vergognandomene, ho pensato la stessa cosa. Che almeno la tortura fisica era terminata. Perchè Lei, a dispetto del risultato, aveva vinto la partita a modo suo, per il coraggio e la forza dimostrata in ogni momento.Grazie per l'abbraccio Amoon, in certi momenti c'è quasi una fame fisica di calore, per cancellare quell'impronta fredda che il vuoto ti lascia addosso
 
GianFrusaglia
GianFrusaglia il 20/03/14 alle 12:48 via WEB
mi spiace veramente, perdere uan persona alla quale si è legati per vari motivi oltre che triste dà quasi il senso dle vuoto che si riempie di se stesso. una tragico ricordarci che l'essere effimero è nella nostra natura... un abbraccio
 
 
Allure.Sensuelle
Allure.Sensuelle il 20/03/14 alle 13:48 via WEB
E' vero, la nostra esistenza è effimera. Qualche religione dice che la nostra vera vita è oltre questa parentesi. Sentirselo ricordare non è mai piacevole. E i vuoti che lasciano le persone piene di vita (quando la vita perdono)sembrano ancora più ampi... Ricambio l'abbraccio
 
   
GianFrusaglia
GianFrusaglia il 20/03/14 alle 17:23 via WEB
c'è chi dice che si salti di vita in vita finchè non si raggiunge l'estasi, voglio credere che sia la mgliore vita possibile per questo, seppur nelle difficoltà, provo a farmi forza, ma in questo contesto anche, spero, a fare forza...
 
Lord_Taliesin
Lord_Taliesin il 20/03/14 alle 14:44 via WEB
"Si sta come d'autunno...", vale per tutti... E questa consapevolezza torna prepotentemente a galla ogni volta che la morte ci sfiora, ma si prende qualcuno vicino a noi... La sensazione di sgomento che si prova davanti alla morte è molto maggiore della gioia per una vita che inizia... forse perchè si sa che tutto quello inizia, prima o poi, finisce... carpe diem...
 
 
Allure.Sensuelle
Allure.Sensuelle il 24/03/14 alle 08:56 via WEB
Da una vita nuova ti aspetti di veder sbocciare il Futuro. Quella che ha terminato il suo viaggio invece.. diventa drammatico monito del limite nostro.
 
ZenzeroVaniglia
ZenzeroVaniglia il 21/03/14 alle 23:46 via WEB
Due anni fa un caro amico se n'è andato in un giorno di fine estate. Aveva 23 anni. Malato da cinque. Il primo ad aver visto casa mia. Colui che nell'ultimo anno della sua malattia passava tutte le serate nessuna esclusa sul mio divano a ridere come matti pensando a tutte le cose che avremmo visto e fatto. Che ogni sera cenava da noi e assaggiava la pasta per sentire se era pronta. Lui che ha passato il suo ultimo capodanno seduto alla mia tavola. Lui che non aveva mai bisogno di avvisarci perchè ci avrebbe trovato sempre. Lui che viveva come se non fosse malato e aveva la capacità di far dimenticare anche agli altri della sua dolorosa battaglia. Lui che era nato nel nostro stesso giorno. La notte che mi hanno chiamata è stato come ricevere una tegola in testa. Quella sera non era passato da casa. Quella sera aveva delle cose importanti da dirmi che non saprò mai. Ricordo di essere entrata in quella stanza e lui aveva lo stesso sorriso di sempre, solo che dormiva e non si sarebbe più svegliato. Non sono mai riuscita a dirgli addio. Forse perchè aspetto ancora che lui arrivi alla mia porta con quel sorriso disarmante a dirmi quelle cose tanto importanti che voleva dirmi. Mi manca. Ci manca. Il suo posto resta vicino alla stufa e non passa giorno che io non abbia un pensiero rivolto a lui. Ti abbraccio forte.
 
 
Allure.Sensuelle
Allure.Sensuelle il 24/03/14 alle 08:54 via WEB
Ti ringrazio perchè il ricordo che mi hai regalato: è commovente e prezioso.Ci sono "sedie" che non restano mai vuote, che sembrano attendere un ritorno che la nostra "affettuosa" rimembranza rende possibile almeno nel nostro cuore. Ricambio l'abbraccio. Mi confortano quell'intrecciarsi di braccia che avvolgono reciprocamente, il combaciare di petti, dolore e pianto che si sciolgono in uno spazio così intimo, il silenzio che l'abbraccio racchiude.
 
GianFrusaglia
GianFrusaglia il 24/03/14 alle 17:16 via WEB
un abbraccione e un augurio di buon inizio settimana nel limite del possibile...
 
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