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MERCATO, L' ULTIMA IDEOLOGIA SOVIETICA

Post n°884 pubblicato il 14 Maggio 2007 da destraitaliana
 

immagineAumentano le voci allarmate sugli effetti della globalizzazione dominata dal profitto finanziario: e aumentano fra gli stessi fautori teorici della globalizzazione, i credenti ortodossi.
Alan Blinder, ex vicepresidente della Federal Reserve, collaboratore fisso del Council on Foreign Relations, è ovviamente uno di questi.
Ma è stato colto da dubbi che (come nota il Financial Times, custode dell’ortodossia) lo avvicinano alla «apostasia».
Blinder ha scritto una colonnina sul Washington Post il cui titolo è eloquente della sua turbata fede: «Il libero commercio è bellissimo, ma le delocalizzazioni dei posti di lavoro mi spaventano».
Il commercio mondiale non è solo di merci; anche i servizi vengono venduti e comprati oltre ogni confine.
Ora, la maggior parte dell’economia USA, da tempo de-industrializzata, consiste in servizi, e in lavoratori impiegati di servizi.
Presto, in pochi decenni, questi posti di lavoro finiranno nei Paesi a basso costo salariale.
Blinder calcola che saranno 40 milioni gli americani che vedranno emigrare i loro lavori in Cina e in India.
Blinder ripete il dogma con fede raddoppiata: «Il libero commercio globale è complessivamente benefico» per tutti.
Ma, aggiunge, «questa forza non appare così benigna dal punto di vista di un contabile o un programmatore di computer americano».
Lo strappo di un così importante credente pare tanto grave, che il Financial Times ha pensato bene di incaricare Clive Crook, uno dei suoi editor, di sbugiardare l’apostata.
(1)
Come un teologo scolastico, Croock comincia col rilevare la falla nel sillogismo di Blinder.
1) Blinder dice che il libero commercio mondiale è un bene assoluto, perché mentre distrugge lavori, ne crea anche, elevando il livello generale di benessere (la premessa è il dogma centrale del liberismo).
2) Le delocalizzazioni (dice Crook) «Sono semplicemente un’altra forma di commercio».
3) Ergo, le delocalizzazioni sono buone. La paura di Blinder è dimostrata falsa.
Blinder teme che la perdita di lavori nei servizi in USA e il loro trasferimento all’estero sarà particolarmente «grande, lunga e dolorosa».
Croock gli ribatte: se gli effetti del commercio sono vantaggiosi (il dogma centrale, indubitabile), «più grandi sono gli effetti, meglio è».
Se sono di lunga durata ancora meglio: lo stress sociale derivante dalla perdita massiccia di posti di lavoro in USA, sarà spalmato su molti anni.
Per questo motivo, «non sarà per niente dolorosa».
Blinder è smentito un’altra volta.
La teoria ha trionfato.

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Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali. Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poichè abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente. Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo.

 

 

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Luigi Ciavardini, ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari, è stato dunque condannato a 30 anni di carcere dalla Corte d'Appello sezione minori del Tribunale di Bologna. Questa condanna risulta essere, senza mezzi termini, una dichiarazione di guerra preventiva a quella parte degli Italiani non allineata all'interno dei vecchi schemi di cui il Sistema rappresenta la sintesi. All'epoca dei fatti Luigi Ciavardini aveva soltanto 17 anni ed è accusato di avere trasportato fino alla stazione di Bologna l'esplosivo responsabile della morte di 85 persone e del ferimento di altre 200. Quella strage è tuttora il più grave atto sanguinario dell'Italia nata dalla resistenza. Un massacro spaventoso che ha chiuso un decennio di piccole e grandi sconvolgimenti politici e sociali. La strage di Bologna ha sepolto sotto una coltre di morte gli anni più caldi della storia d'Italia. Ma quella strage è servita, soprattutto, a mettere fuorigioco un'intera generazione di Camerati Rivoluzionari che negli Anni 70 ha imposto fieramente la propria presenza nelle piazze di tutto il Paese. Le indagini sono andate da subito in un'unica direzione, quella dell'eversione neofascista. Un intero ambiente è stato criminalizzato e fatto a pezzi dalla meschina paura dei mercanti del Sistema. Terza Posizione è stata smantellata in seguito a questa inchiesta, mentre la storia dei Nar ha avuto un tragico epilogo di sangue ed ergastoli. Si finge di credere a questa pista unicamente per togliere di mezzo lo spettro di una nuova Rivoluzione Nazionale che con il tempo stava prendendo terreno. Francesca Romana Mambro e Valerio 'Giusva' Fioravanti vennero indicati come gli esecutori materiale, tesi che neppure eccellenti nemici politici hanno tuttora il coraggio di sostenere. A Bologna non si è fatta Giustizia. A Bologna non si è cercata Giustizia.

LUIGI LIBERO!

 
 

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