"ANGELI TERRESTRI"

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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da vivywriter
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ANGELI TERRESTRI



 



 1 NOVITA’:



Il primo giorno di liceo.Forse era questa la frase che
iniziava a farmi tremare.Non sapevo cosa fare.Come potevo comportarmi al
liceo?come potevo diventare qualcuno senza cambiare me stessa?Mi chiamo
Elizabeth Anne Master e ho quattordici anni.Vivevo a Darien,quaranta miglia da
New York,in una casa di due piani che
dividevo con mia madre,padre,fratello e sorella.Eravamo una famiglia tipica di
quella zona,tre figli,due macchine ed una piscina nel giardino.Potevo definirci
normali.Mio fratello Robert era un architetto di ventidue anni che viveva ancora
con noi nella soffitta,sopra un divano letto.Era un bel ragazzo molto
egocentrico.Sapeva di essere bravo nel suo lavoro e sapeva quante ragazze gli
sbavavano dietro,lui non le portava mai a casa ma si divertiva con loro,le
trattava come oggetti ed aveva persino delle regole da mantenere come “Non
portare una ragazza a casa tua se non è una cosa seria o la figlia del tuo
capo” o scemenze simili.Ma tanto restava il cocco di mamma e papà,che lo
difendevano sempre.Ovvio.Con quei suoi grossi occhi marroni cioccolato,quei
capelli color mogano e quella bocca carnosa,come riusciva a farti arrabbiare?Patetico.In questa casa sembravo io la più grande…mamma a
volte lo confessava,ma mi faceva giurare di non dirlo né a Robert né ad
Emily,mia sorella.



Emily era una ragazza…ehm,come potrei descriverla? Frivola.Superficiale.
Popolare.Sì…al liceo lei era una ragazza molto,molto popolare,un sacco di
ragazze la seguivano per consigli,ed un sacco di ragazzi chiamavano a casa per
invitarla a cena .Peccato che ero sempre io a rispondere alle sue
telefonate.Quei ragazzi sembravano la prova dell’intelligenza maschile,ma forse
non dovevo giudicare gli unici casi che: tra Robert e i ragazzi al
telefono,sembravano un fallimento.Mamma e papà erano normali,papà lavorava in
un ospedale come medico generale,mamma era una casalinga in cerca di qualcosa
da fare mentre aspettava che papà tornasse dal lavoro.Forse non è giusto quello
che avevo detto prima…la mia famiglia era una delle più disastrate che
conoscevo,come quella di Sarah.



Sarah è la mia migliore amica,la conosco dall’asilo e non ci
siamo mai lasciate,siamo pappa e ciccia da una vita.Mai una lite,niente
problemi.Forse era la nostra amicizia quello che faceva dimenticare ad entrambe
i nostri problemi famigliari.Il padre di Sarah se ne era andato via quando lei
aveva quattro anni,andando a vivere a New York,facendosi una nuova famiglia con
un'altra donna.Ma non ne parlavamo così spesso…le faceva troppo male ricordare.Ricordo
ancora l’espressione che ha sul viso quando ne parliamo:impassibile,come un
essere vivente che non prova alcuna emozione.Per lei il padre era sparito da
tutto quello che lei riconosceva come “Famiglia”.Quando ne parlavamo,i suoi
occhi si riempivano di lacrime,che inondavano la palpebra inferiore,come parole
non dette…che hanno voglia di uscire.Ma non poteva dire niente.Lo sfogarsi
riportava su ricordi che Sarah cercava di sotterrare da almeno nove anni.Ma
restava sempre la persona più solare che conoscessi,la persona più pronta a
vivere anche dopo tutto quello che aveva sopportato in quel piccolo spicchio
della sua vita.Mi scrollai la testa cercando di concentrarmi su quello che
stavo facendo prima di iniziare a sentire la dolce risata di Sarah nella mia
testa come una semplice ma complicata melodia.



Stavo davanti allo specchio del bagno,cercando di capire chi
fosse quella ragazza riflessa.Non mi conoscevo…non sapevo chi ero.I miei
capelli erano di un marrone scuro quasi nero,gli occhi invece,erano più chiari
di un color blu notte.Il mio naso era piccolo e lineare mentre la mia bocca era
poco carnosa con i lati più appuntiti.La mia faccia era un ovale fornito di
qualunque cosa necessaria a fare un volto ma non un identità.Mamma diceva che
era normale non sapere chi sei a questa età,ma infine la mia domanda rimaneva
sempre la stessa…a che età sapevi chi eri?Ma non avevo mai ricevuto una
risposta.Mi osservai meglio,ero magra,di altezza media e..normale.Non mi
definivo né bella né brutta.Normale.Alzai il viso allo specchio.



 “Vai…ce la
puoi fare!è una normale scuola e con te ci sarà anche Sarah!”sussurrai alla
ragazza riflessa.Sentii la voce di mia madre chiamarmi di sotto per la
colazione.Scesi di corsa prendendo i miei libri,attraversai la lunga scala che
mi portò direttamente alla cucina e mi sedetti al tavolo di legno di fianco i
fornelli dove c’era seduta Emily.Come sempre Emily era molto bella.I suoi lunghi
capelli lisci marroni erano legati in una coda.I suoi occhi chiari erano fissi
sul suo cellulare mentre,con le sue dita ossute,tastava le varie lettere
mandando sms a chissà quali false amiche.Il suo viso era molto magro,gli zigomi
sporgenti e la bocca fine ricurva in un piccolo sorrisetto.Mia sorella era
così…sociale!il massimo che poteva dire con la sua famiglia era: “Mamma!ho
bisogno di nuovi abiti…e ti prego comprane anche a Lizzie perché non si possono
vedere!”.Almeno pensava anche a me quando lo diceva.La fissai per quel poco che
avevo,così che non mi notasse,per osservare ed imparare.Volevo diventare
qualcuno al liceo,sentirmi importante come i miei fratelli.Ma Emily non mi
avrebbe mai detto come fare.Ogni movimento che faceva,alzare al testa ridendo,strizzare
gli occhi per fa sembrare il sorriso più grande,passarsi una mano tra i capelli
spingendoli indietro (anche se legati),lo copiavo.Tutto,per la prima volta
stavo apprendendo da lei…era una enciclopedia aperta durante il compito di
grammatica.Ma qualcosa mi distrasse.Mamma mi venne vicino baciandomi la guancia
mentre con i suoi lunghi capelli marroni,lunghi e lisci,mi coprivano gli occhi
mentre apprendevo ogni movimento di Emily.



 “Sei
eccitata per oggi?”chiese lei guardandomi con quei suoi occhi chiari come
quelli di Emily,stanchi per tutto il lavoro che faceva qua dentro.



 “Mamma,è
solo una scuola…!”sospirai.Mamma mi trattava come una bambina di cinque anni…io
non avevo paura di quella scuola!giusto…?giusto?



Emily sbatté fortemente la sua mano contro il tavolo
facendomi saltare dalla paura.Iniziai a fissarla ad occhi aperti mentre la
vedevo,gli occhi cambiare quasi in un rosso segno di furia.Controllai mamma,che
non si era accorta di niente.



 “Elizabeth…quella
è la mia scuola!non pensare di riuscire a prendertela!”disse.Mi stava fissando
con quei suoi occhi furbi,incuotendomi paura.Iniziai ad indietreggiare con la
sedia,sempre più lontano da lei,a volte Emily diventava molto paurosa.



 “Non dire
in giro che sei mia sorella…!”mi bisbigliò lei appena mamma tornò vicino ai
fornelli.Io annuii piano guardando il pavimento.Mi vergognavo di come mi facevo
sottomettere da mia sorella.



 “Mamma…io
vado,Sarah mi porta a scuola con sua madre!”dissi.Mia madre fece un cenno con
la testa mentre Emily alzò una mano come per salutare,e per un momento non mi
parve vero,infatti poi la sua mano andò nei suoi capelli muovendoli di
poco.Potevo dirle qualcosa…ma sapevo che ero troppo buona per farlo.Andai nel
salone cercando il mio ombrello,dato il brutto che si stava mettendo.Mentre
cercavo,sentii Robert scendere a passi pesanti sulle scale.Mi girai guardandolo
mentre con aria addormentata,si strofinava i capelli color marrone scuro che
aveva.In famiglia tutti avevamo i
capelli scuri,Robert ce li aveva lunghi,con qualche ciocca che sprizzava fuori
impazzita,gli occhi ancora socchiusi erano di un marroncino chiaro e la bocca
era fine.Eravamo più o meno tutti uguali.Alzai una mano per salutarlo.



 “Sì…ciao!”rispose.



 “Perché ti
sei svegliato così presto?”chiesi curiosa della sua nuova sveglia che
probabilmente doveva essere rotta dato l’orario.



 “Volevo
vederti andare al liceo!”rispose.In quel momento mi paralizzai sentendo uno
strano brivido sulla mia schiena.Sentii i lati della mia bocca curvarsi
all’indietro in un sorriso.



 “Davvero?”chiesi
stupita della sua simpatia.



 “Sì certo
come no!?ti piacerebbe!non è una bella cosa andare in quel liceo,senti
Lizzie,ti voglio bene,ma cerca di non farti notare in giro…io ho una
reputazione lì!”disse lui.Sentii il sorriso trasformarsi in una smorfia
cupa.Non era molto simpatico,ma questo era troppo…d’un tratto ero diventata
figlia unica!nessuno mi voleva come sorella.



 “Perché io
non potrei essere popolare?ho qualcosa che non va?”chiesi sentendo le lacrime
riempirmi gli occhi.



 “Vedi!piangi
a tutto!forza sei ancora troppo piccola!e poi non è un bel ambiente,tutti ti
stanno contro,fidati!è per il tuo bene!”disse lui ridacchiando.Io mi asciugai
le lacrime stressando le guance con le mani.Robert alzò una mano ed andò in
cucina.Ora capivo il perché della mia insicurezza.Come facevo a conoscermi se
gli altri descrivevano un qualcuno che io non ero…o almeno pensavo di non
essere.Come facevo?Scrollai la testa mentre sentii un clacson fuori,capendo che
era la madre di Sarah,presi lo zaino in spalla liberai la mente da ogni voglia
di urlare o scappare e mi stampai uno di quei sorrisi finti che mi ritrovavo
sempre sul viso ed aprii la porta entrando il più velocemente dentro la
macchina di Sarah.Salii dietro mentre vedevo Sarah davanti a me.



Sarah era una bellissima ragazza,aveva un viso infantile
come quello di una bambola.Gli occhi erano grossi e azzurri mentre i capelli
erano come una criniera di leone,biondi che arrivavano fino alle spalle.La sua
bocca era piccola e carnosa,soprattutto il labbro inferiore,che Sarah mordeva
continuamente.Il corpo era snello e slanciato.Era sempre entusiasta di ogni
cosa ed un suo sorriso riusciva ad illuminare la stanza.



 “Ciao
Lizzie!”disse lei portando la sua mano dietro così che io potessi afferrarla.La
presi e la strinsi forte.Sarah capiva molto facilmente i miei segnali.



 “Chi dei
due?”chiese con un tono arrabbiato.



 “Entrambi!”risposi.



 “Deficienti!”disse
lei cercando di catturare il mio sguardo sullo specchietto.Io la guardai e lei
mi sorrise e per poco,la mia mente si liberò di ogni preoccupazione.La mamma di
Sarah mi guardò con quei occhi,come quelli della figlia.



 “Lizzie i
fratelli sono così!”disse lei.



 “Mamma tu
non hai fratelli!”disse Sarah.



 “Lo so ma
lo dicono tutti!”rise lei.La mamma di Sarah era come lei.Erano identiche sia
nell’aspetto che nel carattere.Si può dire anche nell’età perché la mamma di
Sarah era molto…infantile.Forse potrei dire giovanile…no!vabbè…la verità è che
lei è infantile,molto infantile.Anche la mamma di Sarah,Claire,era una tal
bella donna che riusciva a farti incantare.Ecco perché faceva la modella,ed
ecco perché Sarah si ritrovava spesso a dormire a casa mia.Non avrebbe mai
dormito a casa del padre mentre la madre lavorava in giro nel mondo.Entrambe le
nostre vite erano difficili.



 “Grazie
Claire!”risposi.



 “Ah non c’è
di che!”rise lei.Notai che Sarah mi fissava.I suoi occhi erano fissi su di me e
capii subito cosa mi stava chiedendo.



 “Cosa?”chiesi.



 “Sei
pronta?”chiese.



 “No!”risposi.



 “Ragazze!cercate
di farvi una reputazione!forza!siete belle,simpatiche,intelligenti…potete
farcela!Sarah do a te il comando perché so che Lizzie non ci riuscirebbe è
troppo timida!Dovete solo far capire quanto siete speciali!”disse Claire.



Sarah si girò verso di me…ci guardammo dritte negli occhi e
poi ci vollero solo tre secondi per scoppiare a ridere!Claire pensava che la
scuola fosse come ai suoi tempi o come lo era per lei ai suoi tempi,lei era una
bellissima ragazza in un accademia di ragazzi (dove il padre faceva da preside)
quindi per lei era facile.Per noi non lo era mai stato.



 “Certo…quando
entreremo capiranno quanto siamo speciali e srotoleranno il tappeto
rosso!evvai!”rise Sarah.Io continuai a ridere.



 “Okay…forse
ho esagerato!”ammise Claire.



 “Lizzie ma
tua sorella come fa?”chiese Sarah.



 “Non
so…!”risposi.Sarah iniziò a fissarmi attraverso lo specchietto.



 “Potremo
pedinarla per capire come fa!?”chiese lei.



 “Certo…come
no!se ci scopre io sono morta!già non devo dire che sono sua sorella,né quella
di Robert!”risposi.Sarah alzò le spalle mentre iniziò a battere le mani sul
volante come un rullo di tamburi.



 “Eccoci!”disse
lei.Osservai il fuori cercando di coglierne ogni dettaglio per capire la scuola
e i suoi nascondigli.Era un grosso edificio rosso,compatto con le finestre
bianche e molti alunni…fin troppi.Iniziai a sentire uno strano crampo allo
stomaco.Non sapevo cosa fare…ero arrivata alla Darien High School e l’unica
cosa che volevo fare era…urlare scappando.Sarah si girò a guardarmi.



 “Sembra
differente dal normale!”disse con una strana voce.Ed aveva ragione,quasi tutti
i giorni ci passavamo davanti e sembrava una normale scuola,ma ora…più che ad
un edificio sembrava un grosso mostro pronto a mangiarti.Presi le mani di Sarah
e la guardai.



 “Niente e
nessuno ci divideranno,non esistono segreti e problemi!tu ed io per
sempre…prometti!?”dissi.Lei fece uno dei suoi sgargianti sorrisi,ed annui
venendomi in contro baciandomi la guancia.Claire ci guardò sorridendo.



 “Buona
fortuna!”disse.Noi annuimmo senza parlare.Prendemmo gli zaini in spalla e
scendemmo davanti all’ingresso sentendo poi,la macchina svanire dietro le
nostre spalle.Sarah guardò sua madre andarsene,scommetto che anche lei voleva
tornare in macchina per non affrontare questa fase chiamata novità.



 



 



 



 



 



 



 



 



 

 
 
 

IL LIBRO

Post n°1 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da vivywriter




 PROLOGO



Gli stavo davanti,lui mi guardava divertito,consapevole che
io non ero niente in confronto a lui.La mia forza non era abbastanza per la
sua.Ma come facevo a lasciare l’unica persona che mi era rimasta vicino?come
facevo a lasciarla sola quando nemmeno lei mi aveva lasciata sola mentre tutto
il mondo mi cadeva a dosso.Lei,l’unica persona che mi dava felicità,l’unica
persona che conosceva ogni cosa di me.L’unica persona che sapeva con certezza
chi fosse Elizabeth Anne Master.Era la mia migliore amica.Lei era il mio
sole,senza di lei la mia vita finiva.All’istante.E chissà come,sapevo già che
qualcosa sarebbe successo…istinto da prediletta…giusto?



William la guardò meglio alzando un sopracciglio.Era
bella,in tutti i momenti lo era…anche a terra,distesa,il viso sporco e bagnato,mani
insanguinate,rimaneva sempre la mia principessa.Nei suoi confronti sentivo un
amore morboso,un legame che ci univa fin dalla nascita.Nessun segreto era
nascosto tra di noi.Forse la cosa che dovevo proteggere era lei…la mia vera
anima.



William accostò il viso a lei prendendo quel piccolo viso
d’angelo nelle sue mani.Poi,la portò sempre più vicino baciandola con
aggressività sulla bocca.Il petto di Sarah riprese a fare su e giù e l’unico
suono che riecheggiò nella stanza era il suo nuovo respiro.Aveva fatto quello
che ci avrebbe dovute separare…quello che non avrei dovuto permettere.Pian
piano Sarah si sarebbe trasformata in uno di loro e l’unica cosa che ci avrebbe
unite sarebbe stato l’odio.Quando le labbra di William si staccarono da quelle
di Sarah i suoi occhi si aprirono e quel verde smeraldo s’illuminò.Lui si
allontanò guardandomi,io cercai di muovermi ma i polsi dolevano così tanto che
anche un piccolo movimento valeva una grossa pena.



 “Sarah…ci
sei?”chiese William.



Sarah guardò a torno la stanza ma i suoi occhi sembravano
come appannati,non vedeva me né lui e riuscivo a comprendere come si sentiva
persa,ignorante nel buio.Da quella piccola bocca carnosa iniziarono ad uscire
dei piccoli lamenti…io iniziai a sentire le lacrime rigarmi il viso,ma non
servivano a niente.



 “Brucia…!”fu
questa l’unica piccola parola che uscì dalla sua bocca in un sussurro.Io la
guardai meglio notando uno strano bagliore arancione sotto lo strato della sua
pelle.William rideva guardandola soffrire,ed io cercavo di seppellirmi sotto la
pena che stavo sentendo.Non ero riuscita a salvare né lei….né me.



 “Sei pronta
a perdere quello che più contavi?”chiese William.



 “No!”gridai.Ma
fu troppo tardi.William si riavvicinò a grandi passi verso Sarah,le prese i
polsi bloccandoli ai lati della sua testa e per la seconda volta appoggiò le
sue labbra contro quelle di Sarah.Lei iniziò a muovere la testa cercando di
evitarle…ma quel piccolo fumo giallo iniziò ad uscire dalle bocche di
entrambi.Ed in poco,l’istinto di uccidermi diventò come un ossessione.Stavo
fallendo e l’unica cosa che volevo era pagare le conseguenze di quello che
avevo fatto.Di quello che io stessa avevo creato.Ora non solo avevo perso
l’occasione di salvare la mia anima aiutando così i miei compagni,ma avevo
condannato la mia migliore amica ad una morte in cui l’incubo più grande era
stare svegli.



 



 



 



 



 



 



 



    



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: vivywriter
Data di creazione: 08/12/2008
 

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