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LA MORTE E' CURVA DELLA STRADA

Post n°10 pubblicato il 14 Aprile 2010 da classe2b.signa
Foto di classe2b.signa

 

 

La morte è curva della strada ,

 

morire è solo non essere visto.

Se ascolto, sento i tuoi passi

Esistere come io esisto

 

La terra è fatta di cielo.

Non ha nido la menzogna.

Mai nessuno s’è smarrito.

Tutto è verità e passeggio.

 

L a poesia è scritta da Pessoa.

La poesia è formata 2 strofe ciascuna di 4 versi.

C’è subito una strofa al 1° verso  “la morte è curva della strada” C’è anche una personificazione : non ha nido la menzogna, 6° versa. La poesia  esprime un chiaro messaggio: significano non essere visto è come essere morto quando sparisci dietro la curva di una strada gli altri si scordano di te, e questo è come morire. Ma nell’ 3 rigo e 4 verso il poeta dice che lui non è fatto morto e che a diritto di esistere come esiste la persona a cui si rivolge, nella seconda strofa vuol far capire che nella realtà tutto è mescolato: la verità non si distingue  più dalla menzogna e non esiste un criterio per dire cosa è bugia e cosa è verità.  Poiché non c’è una strada stabilita e la terra e il cielo si mescolano, nessuno si può smarrire e scomparire . Nessuno non si prende più la briga di capire cos’è menzogna e verità.

 
 
 

NULLA

Post n°9 pubblicato il 14 Aprile 2010 da classe2b.signa
Foto di classe2b.signa

NULLA

 

Gli angeli vennero a cercarla

La trovarono al mio fianco ,

lì dove le sue ali l’avevano guidata.

Gli angeli vennero per portarla via.

Aveva lasciato la loro casa,

il loro giorno più chiaro

ed era venuta ad abitare presso di me.

 

Mi amava perché l’amore

Ama solo le cose imperfette.

Gli angeli vennero dall’alto

E la portarono via da me.

Se la portarono via per sempre

Tra le ali luminose.

 

COMMENTO

La poesia è stata scritta da Fernando Pessoa. È composta da due strofe una di sette e una di sei versi, i versi sono liberi e ci sono parole ripetute: gli angeli(3 volte), vennero (3 volte), ali (2 volte), portarono via (3volte).C’è un enjambement al verso 8 e 9.

Il poeta Pessoa sicuramente sta parlando di una persona morta, da come l’uomo scrive capiamo che era innamorato di lei. Potrebbe essere che la sua donna si era ammalata gravemente e stava per morire, lui era speranzoso accanto al suo letto, si ricorda dei momenti che aveva passato insieme e scrive il suo sentimento infinito per quella ragazza che lui vede perfetta. Racconta in  questi versi che gli angeli del cielo la vennero a cercare e trovarono il ragazzo al suo fianco. Siccome il Pessoa la vede perfetta, la immagina come un angelo, che era sceso sulla terra, questo spiega il perché lei ‘’ Aveva lasciato la loro casa(la casa degli angeli) ed era venuta ad abitare presso di lui, dove le sue ali l’avevano guidata”. Il poeta si ritiene imperfetto, infatti spiega che lei lo amava soltanto perché l’amore ama solo le cose imperfette. Lei morì e gli angeli se la portarono via per sempre tra le ali luminose.

 
 
 

Telegiornale, di Nelo Risi

Post n°8 pubblicato il 09 Marzo 2010 da classe2b.signa

 Telegiornale

 

Stando nel cerchio d’ombra

Come selvaggio intorno al fuoco

Bonariamente entra in famiglia

Qualche immagine di sterminio.

Così ogni sera si teorizza

La violenza della storia.


La poesia è stata scritta da Nelo Risi che è un poeta italiano contemporaneo, e parla della trasmissione dei fatti di cronaca attraverso i mezzi di comunicazione.

È composta da una sola strofa di 6 versi liberi e non presenta rime. Non ci sono parole ripetute. È presente un enjambement tra il 5° e 6° verso, c’è una personificazione delle “immagini di sterminio” che il poeta dice che è come se guardandole attraverso la televisione entrassero in casa.

Soltanto poche parole di questa poesia possono essere necessarie per capirne il significato. La poesia trasmette un messaggio chiaro: noi in famiglia, anche la sera quando ci sediamo a tavola per cenare, accendiamo la televisione e vediamo il telegiornale. I telegiornali mostrano quasi esclusivamente fatti di cronaca e di violenza. E la violenza entra nella nostra casa, si siede a tavola con noi. Eppure anche se possiamo vedere i fatti nella loro realtà, spesso non ne riusciamo a capire il significato perche sono lontani da noi. E alla fine ci resta soltanto la teoria. La famiglia moderna viene paragonata alle antiche tribù che si riunivano attorno al fuoco a raccontarsi storie: ma qui non c’è nessuno che racconta, le persone guardano imbambolate la televisione senza rifletterci, e così anche la violenza non turba e non spaventa più, anzi, diventa normale.

 

 

 

 
 
 

Sogno d'amore - di Alda Merini

Post n°7 pubblicato il 04 Marzo 2010 da classe2b.signa
Foto di classe2b.signa


Se dovessi inventarmi il sogno

Del mio amore per te

Penserei a un saluto

Di baci focosi

Alla veduta di un orizzonte spaccato

E a un cane

Che si lecca le ferite

Sotto il tavolo.

Non vedo niente però

Nel nostro amore

Che sia l’assoluto di un abbraccio gioioso.


La poesia è formata da 11 versi liberi, non ci sono rime.

Possiamo individuare due parti: la prima dall’inizio alla parola “tavolo”,la seconda da “non” a “gioioso”.

Le due parti sono divise da un segno di punteggiatura (un punto) che compare una sola volta.

La poetessa, dopo aver sognato, usa la parola “però” per indicare il ritorno alla realtà.

Nel testo ci sono alcune allitterazioni: della “s” (se,dovessi,sogno,penserei,saluto,    

focosi, spaccato, sotto, assoluto, gioioso) che dà un senso di incertezza; della “r” (inventarmi,amore,per,orizzonte,ferite,abbraccio) che dà un senso di passione.

Ci sono tre forti enjambement ai versi 1-2,6-7,7-8.

Il primo mette in rilievo la parola “sogno” che esprime il desiderio della poetessa.

  Gli altri due enjambement ci presentano l’immagine del cane che si lecca le ferite e sta in disparte e ci riportano alla realtà e fanno tornare alla memoria momenti dolorosi o anche delusioni.

L’ultimo verso “l’assoluto di un abbraccio gioioso” esprime il vero desiderio della poetessa ed è l’immagine che rappresenta meglio l’amore, ma quella che non riesca ad avere dal suo amato.

Il loro amore infatti è passione (baci focosi), è romanicismo (l'orizzonte) ed è anche la dolcezza di quando ci si consola e ci si riappacifica dopo una lite (il cane che si lecca le ferite). Ma la poetessa non riesca a sentirci la cosa che desidera di più: la gioia che ti dà un'unione piena di vero affetto.

 
 
 

Natale di Ungaretti

Post n°6 pubblicato il 04 Marzo 2010 da classe2b.signa
Foto di classe2b.signa





Non ho voglia

Di tuffarmi

In un gomitolo

Di strade

 

Ho tanta

Stanchezza

Sulla pelle

 

Lasciatemi così

Come una

Cosa

Posata

In un

Angolo

E dimenticata

 

Qui

Non si sente

Altro

Che il caldo buono

 

Sto

Con le quattro

Capriole

Di fumo

Del focolare

 

La poesia è stata scritta da Giuseppe Ungaretti,un poeta italiano vissuto dal 1888 al 1970.

La poesia mostra cinque strofe di diversa lunghezza:4 ,3,7,4 e 5 versi liberi. Il poeta scrive  questa poesia  durante la 1°guerra mondiale ed anche se è natale avverte comunque la tristezza della guerra.

La poesia parla di una persona, che nonostante sia festa e nelle strade ci sia vita, preferisce starsene da sé.

La poesia ha cinque strofe, 23 versi. Non ha rime, ma ha parecchi enjambement: (…un gomitolo/di strade…, …tanta/stanchezza…, …come/una cosa/passata…, …in un/angolo.., …non si sente/altro…, …capriole, di fumo…). Molto ripetute sono la “s” (strade, stanchezza, sulle, spalle…) la “c” (così, come, cosa, dimenticata, che, caldo…) e stanno a significare solitudine, calma, silenzio…

Il poeta vuol far capire che se anche tutte le persone hanno voglia di festeggiare, lui preferisce di rimanere da solo, come è tipico del pensiero pessimista di Ungaretti. Lui non è emarginato, ma sceglie di suo di star senza compagnia. Vuol far capire che è lui a scegliere la sua vita, e che non gli importa se fa il contrario delle altre persone, lui è uno spirito libero, di stare a far baldoria o no. Lui era un soldato, ed era costretto a stare in guerra. E’ stanco, sia dentro che fuori, si sente addosso molte vite e la sua patria, non vuole soffrire, vuole tornare a essere felice, ma non ci riesce, la tristezza lo abbatte così a tal punto da non volerla più provare, di rinunciare a tutte le emozioni, anche alla felicità (come una cosa). Gli manca il caldo di casa sua, la sicurezza, la tranquillità e calma che puoi avere solo davanti al focolare di casa tua.

 

Il poeta frantuma i versi per dare l’impressione di un singhiozzo. Ungaretti  è tornato a casa dalla guerra e si sente molto stanco, non ha voglia di festeggiare per le strade che a lui sembrano gomitoli perché affollate dove si sta molto stretti e dove la gente festeggia, canta e si diverte. Chiede di essere lasciato solo come un oggetto dimenticato in un angolo di una stanza.

 
 
 
 
 

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Un blog di: classe2b.signa
Data di creazione: 11/12/2009
 

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