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L'infinito - Giacomo Leopardi

Post n°15 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da classe2b.signa

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.

 

 

La poesia è scritta in endecasillabi. Non ci sono rime.

Ci sono forti enjambement ai versi 2-3, 3-4, 4-5, 8-9, 9-10, 13-14. Il grande numero di enjambement serve per non spezzare il discorso, infatti sia le frasi lunghe che le parole lunghe servono a dare senso di infinito e di grandezza.

Leopardi usa molte parole lunghe che  fanno pensare alla vastità: sovrumani, interminati, immensità, profondissima…  ecc… 

Ci sono tre personificazioni:

le morte stagioni, s’annega il pensier mio, il cor si spaura.

C’è una metafora: ‘’Il naufragar m’è dolce in questo mare’’. E’ come se l’immaginazione del poeta fosse un vasto mare e ci navigasse sopra, lasciandosi trasportare.

Ci sono lettere ripetute: la S (dà sensazione di silenzio) la R e la M.

La sua onomatopea è ‘’stormire’’ che riproduce il suono del vento.

Due parole ripetute: Silenzio e pensiero. Sono due parole importanti perché tutta l’immaginazione del poeta nasce dal ‘’pensiero ‘’, però pensare in pace è possibile solo nel silenzio.

 

Il titolo della poesia è  “Infinito” e l’infinito può rappresentare molte cose:  l’immaginazione, che è libera e quindi non ha limiti, ma anche il tempo e l’eternità.

Inoltre l’infinito può anche rappresentare tutto il mondo che c’è fuori dal piccolo paese di Recanati, che Leopardi vorrebbe visitare ma non può. Il luogo dove il poeta si trova è un colle vicino a casa sua, da cui si poteva ammirare il paesaggio, ma dove una siepe ne copriva una parte. Leopardi amava andare lì perché il colle è “ermo”, cioè solitario, un po’ come lui. La presenza della siepe per il poeta non è un limite, ma è un vantaggio, infatti ti permette di immaginare quello che c’è dietro .

C’è un uso particolare degli aggettivi dimostrativi “questo” e “quello”: “questo” viene usato per le cose reali e “quello” per le cose immaginate.  Solo nel finale il poeta usa “questo” anche per le cose non  reali: questo significa che ormai si è  immerso nella sua immaginazione e i suoi sogni sono più vicini.

Anche se Leopardi è un poeta pessimista, questa non è una poesia triste: una nota di tristezza però si vede lo stesso, perchè lui parla di tempo passato (morte stagioni) e di tempo presente (la presente e viva) ma non parla mai di futuro, perchè non riesce ad immaginare un futuro bello per sé.

 
 
 

Alla Sera - Ugo Foscolo

Post n°14 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da classe2b.signa

Forse perché della fatal quiete fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge

 

LINGUAGGIO

Questa poesia è scritta in endecasillabi. Ci sono quattro strofe, le prime di quattro versi e le ultime due  di tre versi. Questa struttura viene chiamata “Sonetto”.   Le rime sono alternate .

Ci sono delle personificazioni: la sera è personificata per tutta la poesia, perché il poeta le parla come ad una persona, e si dicono di lei le cose che si direbbero solo di un essere umano. Per esempio: le nuvole “Ti corteggian liete’’,   come se la sera  fosse una donna da corteggiare, oppure ‘’Sempre scendi invocata”. “Reo tempo”, cioè ‘’Tempo malvagio’’ è una personificazione della storia, come se la storia potesse essere buona o cattiva. ‘’Tenebre inquiete’’ è una personificazione delle tenebre.

Ci sono delle metafore: ‘’Spirito guerrier’’ vuol dire carattere duro e forte. E’ come se si potesse immaginare l’anima del poeta come un guerriero pronto a battersi. ‘’Nulla eterno’’ e  ‘’Fatal quiete’’ sono metafore della morte: Foscolo vuole rappresentare la morte come qualcosa di calmo ed eterno, dove tutto sparisce per sempre.

Ci sono degli enjambement forti ai versi: 5-6, 7-8, 10-11, 13-14. Gli enjambement sono molti e i punti sono pochi perché il poeta vuole far scorrere il discorso come se non fosse diviso in versi: vuole far sentire poco le rime.

Ci sono delle ripetizioni: ‘’E quando’’ viene ripetuto due volte perché introduce due immagini diverse della sera.

C’è l’allitterazione della S che richiama il titolo (‘’Alla sera’’) e della R. 

 

SIGNIFICATO

Questa poesia è pessimista perché fin dall’inizio il poeta desidera morire. Questo ci fa notare (insieme all’ultimo verso “Spirito guerriero”) un aspetto del carattere di Foscolo: è un uomo forte e non ha paura della morte, anzi, la accetta.

Tutta la poesia è un grande paragone tra la sera e la morte.

1)      Perché alla sera, quando ci si addormenta, ci si dimenticano  gli affanni del giorno, e anche nella morte ci si dimenticano i problemi della vita.

2)      Perché il buio della sera fa pensare al buio della morte e della tomba.

3)      Perché la sera, come la morte è quiete e silenzio: il giorno, come la vita, è pieno di movimento, ma la sera scende finalmente il silenzio in cui ci si può riposare

4)      La sera è la fine del giorno, e così la morte è la fine della vita.

Per Foscolo dopo la morte non c’è nulla,lui non crede nell’aldilà: però crede che, come nel sonno c’è riposo senza pensieri, così anche nella morte non ci sarà nessun ricordo della vita, ci sarà solo il nulla e quindi non si soffrirà più.

Per Foscolo la morte rappresenta il desiderio di riposo da un periodo molto duro della sua vita, in cui è stato esiliato, è stato deluso dal comportamento di Napoleone ed ha visto cadere tutti i suoi ideali ( per questo parla  di quel periodo di vita come di “Reo tempo”). Inoltre per  Foscolo la morte è anche speranza di tornare a casa poiché non può tornare né a Venezia né a Zacinto da vivo,spera di esserci almeno sepolto da morto, così sua mamma e i suoi amici potranno almeno venire a trovarlo al cimitero e ricordarsi sempre di lui (per Foscolo infatti la tomba aiuta a ricordare la persona cara). Ma forse nel finale c’è anche un po’ di rimpianto per quella forza, quello “Spirito Guerriero” che gli causa tanti dolori, ma lo fa sentire vivo.

 
 
 

Ancora poesie nostre

Post n°13 pubblicato il 02 Febbraio 2011 da classe2b.signa

 

Certe volte appoggio

La mia mano

Sul mio cuore

Dove sento le

Mie sensazioni.

Il mio corpo viene

Avvolto dal mio animo

Dove paure

E angosce

Si trasformano

In bolle d’acqua.

 

By Giulia


 

Ogni piccolo dolore

Senza te

Ormai è qua.


Te ne sei dovuta andare

te ne vai triste…

Mai nessuno capirà.


Non basta mai

il tempo.

Come ha fatto l’amore a fuggire?

 

By Alberto

 

 

Il cielo,

azzurro misterioso che ci fa sognare

saltare

e gioire

fino alla stella più alta.

Il cielo

con tutte le sue sorprese:

acqua divina per fiorire come fiori.

La sfera luminosa lo comanda

e le nuvole lo inseguono.

Ma il giorno di Natale,

mentre guardi fuori dalla finestra,

si alza in volo una candida sorpresa.

Come una tempesta

è la neve:

la messaggera

che viene sulla terra.

 

By Lapo

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Non più seconda, ma TERZA B!

Post n°12 pubblicato il 11 Novembre 2010 da classe2b.signa

Siamo stati in vacanza...ma tra breve saremo di ritorno con nuovi commenti e alcune nostre poesie. Intanto, ecco quelle che è arrivata terza al "Premio Luzi", concorso letterario della nostra scuola.

 

Addio

Scusa per i miei modi

Scusa per i miei silenzià

Scusa per la mia tristezza

Scusa per la mia gelosia.


Ho imparato che

più ami più vieni ferito

che le delusioni rattristano

ma i sentimenti uccidono


Talvolta perdersi nei sogni è più facile

Talvolta dirsi addio è l'unica via


By Katherine

 

 
 
 

IL TUO POSTO VUOTO di V. Lamarque

Post n°11 pubblicato il 14 Aprile 2010 da classe2b.signa
Foto di classe2b.signa

 

 

 

 

 

Il tuo posto vuoto a tavola

parla racconta chiacchiera ride forte

non sta mai fermo si alza

ritorna mangia avanza sempre un boccone

ritaglia nel formaggio forme di animali

il tuo posto vuoto a tavola

a destra di Miryam

è di fronte a me


Questa poesia parla di una persona assente: può essere morta o semplicemente essersene andata.

È composta da una sola strofa di versi liberi.

Non c’è punteggiatura per dare un senso di fretta: infatti la persona descritta non sta mai ferma.

C’è una personificazione ripetuta  tre volte perché è l’argomento principale della poesia: Il posto vuoto.

C’è una allitterazione della “r” (parla, racconta ,torna chiacchiera ,ride, forte, fermo, ritorna, ritaglia, formaggio, forme, destra, fronte); e una allitterazione della  “t” (tuo, vuoto, tavola, posto).

Ci sono delle assonanze:  forte , fronte,forme.

Questa poesia è dedicata probabilmente a un bambino perché certi atteggiamenti come: non stare mai fermo, non finire di mangiare, giocare col cibo, sono tipeche dei bambini.

Probabilmente le persone che lo ricordano lo amavano anche con i suoi difetti, oppure si stanno pentendo di non averli accettati, perché senza la confusione del bambino la tavola sembra vuota.

In un'altra interpretazione il bambino potrebbe essere cresciuto e quindi a tavola non c’è mai , perché va sempre in giro.

Le volte che c’è si assenta dalla tavola, per rispondere al telefono o altro, poi torna ma lascia sempre un boccone.

L’immagine di quando era bambino e faceva le forme di animali nel formaggio è ancora di fronte ai familiari.

 

 
 
 
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Un blog di: classe2b.signa
Data di creazione: 11/12/2009
 

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