Creato da almares il 04/01/2009
Anima...
“Tu l’abisso tra ciò che mi sento e ciò che stavo diventando. Prima di come sono adesso non ti avrei mai visto. Tu sei l’incontro fra me e noi. Forse in qualche modo ti aspetto. In qualche mondo ti ho aspettato. Ti aspetterò”
In una terra nemica cammino come scegliendo i passi per evitare trappole. Scandaglio l’Anima con l’orizzonte attaccato al naso. Incontro il ricordo, la realtà e mi accorgo che nulla è cambiato. Come nel fondo di una gola grido. L’eco è silenzioso. Cerco le tue labbra ma sono irreale. Tutto è possibile. Le trovo.
In questo mondo c’eri Tu e consentivo.
Connessione disturbata da inevitabili interferenze.
“Tu l’abisso tra ciò che mi sento e ciò che stavo diventando. Prima di come sono adesso non ti avrei mai visto. Tu sei l’incontro fra Me e Noi. Forse in qualche modo Ti aspetto. In qualche mondo Ti ho aspettato.
Ti aspetterò”
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« Esistere | Orfeo ed Euridice » |
Post n°14 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da almares
Un sentiero ancora lontano da occhi indiscreti, tortuoso, spesso ripido, a volte interrotto da uno strano destino, ma sempre avvolto da quella scia di profumi speziati, dai sottili tintinnii delle monete,dall'incessante ritmo dei tabla, dall' inconfondibile fruscio delle sete,di quella gioiosita' femminile che si perdeva nelle notte dei tempi. C'erano tante porte lungo questo sentiero e piu' lei avanzava, piu' si moltiplicavano. L'invito amicante di una signora vestita di nero cosparsa di oro, una giovane ragazza dai capelli neri che sfoggiavail suo corpo ancora adolescenziale che incantava con la sua invidiabile voce, e cosi' via. Ma solo una tra tutte queste porte attiro' la sua attenzione. Un'imponente porta bianca impreziosita dal disegno di una fata dalle enormi ali dorate. Il suo esile corpo nascosto nel verde, avvolto in un sottile abito rosa, tendeva la sua mano. Lei, quella mano l'afferro' con decisione ed entro'. Una nota di mirra la inebrio' ed un caldo invito la condusse nel cerchio. Quel cerchio, come il ventre della madre terra, rotondo, perfettamente naturale e pieno di armonia. L'insegnante emanava una gioiosita' contagiosa e le ragazze percepivano questo stato d'animo. Tante mani si alzavano armoniosamentee disegnavano fluttuanti onde nell'aria E ad ogni passo danzante, le loro gonne si confondevano una con l''altra. Uno scambio di sorrisi sinceri impreziosiva la stanza. Lei si sentii a casa, i pensier ivolarono, le preoccupazioni erano diventate un ricordo lontano. Sulla sua destra una ragazza dagli occhi chiari stentava di alzare lo sguardo. L'insegnate le si avvicino' sfiorandole il mento, donandole fiducia. Una signora dal fisico mascolino combatteva con la sua rigidita'. L'insegnante si accosto' alla sua figura e accompagno' i suoi movimenti indicando la giusta dose di dolcezza e di morbidezza. Avrebbe fatto qualsiasi cosa perche' le sue ragazze sorridessero dal profondo del loro cuore. Avrebbe voluto che la fiducia nella persona che erano,nella loro femminilita'e nella loro unicita', il rispetto per se stesse,potesse sfociare in un sorriso sincero. Un sorriso da portare ne lmondo, in questo mondo violento ed intriso di pregiudizi e superficialita' . Alle ragazze, poste di fronte a quell'enorme specchio come un minaccioso estraneo che turbava la loro quiete ed il loro spirito corale, l'insegnante spiego' il corretto movimento. Dono' un sorriso a chi lo fece, una parola a chi non ci riusci ancora. Lascio' alle donne il loro spazio ed ognuna di loro s'impegno' nel sentire i lmovimento nel proprio profondo, un movimento al servizio dell'Anima. Quando l'insegnante torno' con una pila di vecchi libri, il suo volto s'illumino'. Le ragazze si sedettero a terra e ascoltarono con curiosita' . Lei, come molte delle sue compagne, venne catturata dall' immagine di una donna morbida e prosperosa che nel suo abbraccio custodiva un bimbo. Con naturalezza accosto' la sua mano al suo ventre e con incondizionato amore accarezzo' quella prorompente pancia. Osservo' con attenzione le immagini e una alla volta sfoglio' le pagine di quel libro prezioso. Si accorse di essere felice, per la prima volta si sentii profondamente compresa. Non avrebbe piu' permesso che il mondo esterno potesse turbare la sua quiete. Capi' che ogni emulazione era superflua e non arricchiva affatto la donna che avrebbe desiderato essere. E cosi' fece. Entro' nel mondo con passo danzante, custodendo quel caro dono della sua insegnante. La sua insaziabile curiosita' la invoglio' ad aprire tante porte. Ne chiuse molte, spesso si soffermo' col fiato sospeso, sperando che qualcosa potesse accadere. Ma quella gioiosita' e quella naturalezza d'insegnamento a cui era stata abituata stento' a trovarla. Penso' che, forse, cercava di ritrovare un passato che non poteva tornare, quella condizione che per motivi indipendenti dalla sua volonta', non poteva ripetersi. Tornava a casa in lacrime, sentendosi addosso quella frustrazione che l'insegnante riversava sulle proprie allieve,dettata probabilmente dalla rabbia dei propri limiti. Mai una parola dolce di conforto, mai un gesto affettuoso, mai un sorriso sincero. Lei sentiva come se stesse dissipando giorno dopo giorno quel suo bagaglio prezioso che aveva riempito con tanta fatica. Sbatte' quella porta e non avrebbe voluto mai piu' riaprirla. Il sentiero non aveva piu' confini, si sentii sperduta come in un immenso oceano. Afferro' con estrema fermezza il suo bagaglio e decisedi seguire la voce del suo cuore. Sapeva chi voleva diventare, sapeva a chi non avrebbe voluto assomigliare, sapeva che quella voce non poteva deluderla. L'ultima porta che apri' la condusse in un giardino fiorito. Una meravigliosa donna dagli occhi luminosi volteggiava sinuosa davanti alle sue allieve. La semplicita', la cortesia, il rispetto, la gentilezza, la naturale complicita', tessute da una insaziabile desiderio di dare e di ricevere. Le mani donavano fiori e gemme , disegnavano arcobaleni e onde infinite. Sorgeva il sole in quella stanza e col suo calore scaldava il ventre delle ragazze. In quel giardino non si era mai soli. La musica dolce e armoniosa invocava la tranquillita' di quella dimora d'oriente di cui lei aveva letto con tanta curiosita' . Una pausa in silenzio, un the speziato al profumo di cannella. Uno scambio di pensieri, anche con uno sguardo soltanto, uno scambio di sorrisi, uno scambio di emozioni. Senza paragoni ne invidie. Lei, quel giardino non l'avrebbe piu' lasciato. |
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