ROMA — Sono quelli rimasti fuori dal giro ad aver confermato il funzionamento del sistema creato da Luciano Moggi. Sono gli arbitri e gli assistenti poi risultati non graditi ai vertici della Juventus, ma anche di Milan, Fiorentina e Lazio, ad aver raccontato come si poteva finire a dirigere gli incontri delle serie minori. I verbali depositati al termine dell'inchiesta dall'Ufficio Indagine della Figc aggiungono un nuovo tassello al quadro già delineato. E le parole di Domenico Messina, deferito per violazione dell'articolo 1, sembrano riassumere che cosa accadesse al momento delle designazioni: «C'era una sensazione strana — che noi arbitri avvertivamo scambiandoci reciproci ammiccamenti — che determinati arbitri venissero sempre sorteggiati per determinate partite... Non nego di essermi domandato perché per cinque anni non abbia mai diretto la Juventus. Dove dire che spesso ho considerato questa scelta dei designatori non dipendente da un giudizio tecnico, ma dal fatto che sono sicuramente una persona non abituata a subire condizionamenti ambientali».
I soci di De Santis
Il 6 giugno si presenta Andrea Carlucci,
arbitro da 19 anni, promosso alla Can (la commissione nazionale arbitri) di serie A nella stagione 2003/2004. «Ho chiesto questa convocazione — spiega — perché intendo chiarire che nei due anni di appartenenza alla Can di A e B, ho diretto 37 gare di Be nessuna di A per una quarantina di volte sono stato designato come quarto ufficiale. Nel 50 per cento delle volte sono stato mandato a Lecce, non sono mai stato mandato a Milano e a Torino, due volte sono stato impegnato con l'Inter e altrettante con il Milan e la Juventus... Ho avuto modo di intuire quasi subito che sarebbe stato opportuno fare riferimento a un ristretto numero di arbitri, portatori di un carisma indiscutibile nel gruppo, e cioè De Santis, Farina, Trefoloni e Gabriele. Altri colleghi mi chiedevano se mi sentissi in settimana con De Santis o Farina perché era opportuno e produttivo, ma io lo trovo contrario all'etica professionale». È la «combriccola romana» di cui parla anche Gianmario Cuttica quando commenta una sua telefonata intercettata con Claudio Puglisi e afferma: «Eravamo stati insieme in Tunisia dove mi aveva fatto una serie di esternazioni, peraltro abituali, riferendosi al "sistema" che vedeva la Juventus influenzare il campionato e le scelte dei designatori che a suo dire privilegiavano sempre i medesimi assistenti al fine di "blindare" quelle gare, alludendo a Gemignani, Consolo, Baglioni, Ricci e altri».
Un altro tassello lo aggiunge Michele Cruciani:
«Ero stato promosso in Can A e B come il migliore della Can C, poi all'improvviso la mia carriera si è bloccata. Non ho elementi di prova, ma intendo evidenziare che a Coverciano c'era un'atmosfera pesante. Quando arrivavo notavo che c'era sempre un gruppo di arbitri tra cui De Santis, Bertini, Palanca, Gabriele e Trefoloni già presente e sempre in compagnia della signora Fazi».
Gli amici di Meani
Il 5 giugno viene interrogato Gabriele Contini. «Non conosco i motivi per i quali sono stato impiegato una sola volta con la Juventus. Anzi non riesco a spiegarmelo in alcun modo e credo di essere stato leso nella professionalità, benché mi ritenessi preparato più di altri designati per partite importanti della Juventus... Diverse designazioni mi facevano riflettere per l'anomalo impiego di colleghi poco preparati sotto il profilo tecnico e atletico. Con Leonardo Meani (l'addetto agli arbitri del Milan ndr) sicuramente ho affrontato questi argomenti e nella telefonata dell'11 marzo mi lamentavo del fatto che vedevo disparità nei trattamenti tecnici e di designazione tra alcuni assistenti e alcuni "figli di nessuno" come me. Quando affermo che per due o tre anni De Santis ha fatto delle robe da vergogna, Palanca cose da vomitare e anche lo stesso arbitro Gabriele intendo riferirmi al fatto che il loro comportamento tecnico non era di grande livello».
In linea la deposizione di Claudio Puglisi,
deferito per violazione dell'articolo 6 proprio per i rapporti con Meani. «Negli ultimi tre anni della mia carriera — afferma — ho arbitrato la Juventus soltanto due volte in quanto secondo me non gradito alla società bianconera. Chiesi i motivi ai designatori Bergamo e Pairetto e avendo avuto risposte vaghe e generiche ho ritenuto inutile, per la mia stessa dignità personale, insistere nei confronti degli stessi... Credo possa essere attendibile che sia Bergamo che Pairetto fossero capaci di fare pressioni... Credo di poter esternare le mie perplessità riguardo le designazioni degli assistenti internazionali che di norma non venivano nominati per le gare della Juventus dove è statisticamente provato che venivano incaricati colleghi meno esperti e preparati, di aree geografiche ben definite, più facilmente gestibili».
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/06_Giugno/26/sarzanini.shtml
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il 18/04/2011 alle 09:58
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