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 LA PORNOGRAFIA       1 / 7   

Post n°12 pubblicato il 24 Settembre 2008 da 1carinodolce

 

 ( nel terzo millennio ) 
 


  
 
1.
In un articolo di qualche mese fa — esattamente il 9 aprile 2007 — il Corriere della Sera informava che, secondo una ricerca condotta in Belgio, nei soli Stati Uniti viene immesso «[…] ogni 39 secondi online [un] nuovo video porno». Il foglio milanese aggiungeva: «Mentre finite di leggere questa frase, 28.258 persone stanno cliccando su una pagina web a contenuto pornografico».
«La vasta ricerca del quotidiano dei Paesi Bassi “Het Laatste Nieuws” (HLN) — “Sesso sul web: le cifre nude e crude” — ha raccolto, analizzato e sintetizzato per la prima volta i dati, le statistiche e gli approfondimenti provenienti da istituzioni, agenzie stampa, emittenti e giornali a livello internazionale tra le quali ABC, AP, la Cia, BBC, China Daily, Crimes Against Children, Forbes, MSN, Nielsen/NetRatings, The New York Times, PornStudies, SEC filings, Secure Computing Corp, Yahoo!».
E ancora: «A metà del 2006 sono stati scaricati a livello mondiale 1,5 miliardi tra immagini e video a carattere pornografico — il 35 percento di tutti i downloads».

 
A seconda del volume d’affari prodotto da tali accessi e scaricamenti è possibile stilare un classifica dei paesi più dediti a questa pratica. Con 20,5 miliardi di euro sono in testa i cinesi, seguiti dai sudcoreani (19,25 miliardi), dai giapponesi (15 miliardi) e dagli statunitensi (9,98 miliardi). Agli ultimi posti gli italiani (soli 12 euro a testa per il sesso in rete); fanalino di coda i belgi (9 euro) e i tedeschi (6 euro).

 
2. Questo il fatto, ed è difficile non rilevarne la gravità oggettiva.
E il fatto suggerisce qualche amara riflessione.

 
Si vede infatti come dai timidi esordi otto-novecenteschi sotto forma di immagini fotografiche osée, che vedevano per lo più come fruitori aristocratici annoiati, borghesi secolarizzati, studenti dal sangue ardente, soldati dalle protratte astinenze,
siamo arrivati — anche grazie al Sessantotto americano, soprattutto californiano — a un autentico e grandioso business globale.

Questo commercio, se non si auto-limitasse — per non perdere l’aura di «proibito» che ne propizia de facto il consumo —, invaderebbe il nostro quotidiano come un formaggino o un succo di frutta o una marca di sapone.

 
Tuttavia dalle botteghe dei barbieri e dal furtivo passamano si è ormai passati a forme di canalizzazione e di commercializzazione sempre più capillarmente invasive, con diversificazioni — dal più o meno «pesante», o hard, fino a forme semi-pornografiche — a seconda del target interessato.

Una diffusione sempre al passo con la tecnologia, che cresce di volume e di penetrazione a ogni evoluzione di quest’ultima, passando da un dato tipo di supporto a uno più nuovo, cioè più moderno:
dai «filmini» in bianco e nero destinati ai depravati di inizio secolo — primo salto di qualità:
dalle immagini fisse alle immagini in movimento, poi corredate dai «necessari» suoni, con tutto l’«arricchimento» di «effetti» che si può immaginare —, alle riviste patinate degli anni Sessanta-Ottanta — che per la prima volta si potevano trovare in libera vendita nelle edicole —, pensate per le scuole e per le caserme, alle videocassette, e poi ai canali satellitari «dedicati», e ancora ai Cd-Rom e ai Dvd, poi ai telefonini,
infine — ma fino a quando? — a Internet con la possibilità di hard-core «casalingo» e le prime esperienze di sesso virtuale, con il passaggio — l’altro autentico «salto di qualità» — dalla visione alla possibilità di simulazione.
E dai motori di ricerca al passaparola l’accesso ai siti pornografici di tutte le sfumature oggi non è più un problema.

 
Ma anche questo non basta: il «mercato» sta passando infatti da una logica «pull» a una logica «push»: in altre parole dall’offerta all’adescamento.

Sempre più spesso capita infatti che si arrivi a contenuti pornografici senza volerlo: o li si trova coperti da innocenti e-mail inviateci grazie al commercio di indirizzi di posta elettronica — che è nato partendo dalle liste degli abbonamenti ai vari provider — o si è guidati forzatamente su siti pornografici oppure, ancora, ci si imbatte in materiali pornografici coperti da titoli innocenti quando si cerca di scaricare illegalmente software o film dalla rete.

 
La pornografia costituisce oggi una minaccia di massa, un’alluvione, uno tsunami silenzioso ma inarrestabile di fango, un genere di consumo che ha i suoi centri di produzione, i suoi prodotti, i suoi livelli di qualità, la sua logistica distributiva, il suo marketing, le sue fiere, i suoi «saldi», ecc.
 
.....
 
 

 
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