Creato da: Antologia2 il 08/08/2008
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Cristiano Gatti

Post n°75 pubblicato il 08 Aprile 2009 da citazioni_bellisssss

  Da tre giorni sto frequentando un bellissimo supercorso di dignità umana. Col passare delle ore, l’Abruzzo si sta rivelando la migliore università del settore. Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Hanno volti stravolti dalla paura e dalle nottate allo sbando, soffrono le pene dell'inferno per la casa distrutta e per i prossimi mesi con il punto interrogativo, in molti sono schiantati dalla morte di madri e figli, eppure non si sente nell'aria un solo grido, un solo urlo, una sola scena madre. E gli insulti ai politici, e le bestemmie per il ritardo dei soccorsi, e le pretese di finanziamenti immediati: del solito quadro nazionale, che tante altre volte abbiamo contemplato, qui non c'è traccia. Nessuno qui pretende niente. Nel dopo terremoto, che in quanto a sofferenza sa essere pure peggio del terremoto, il lamento è muto. Che grande Italia sta venendo fuori dalla dignità degli abruzzesi.

Credo lo si possa prevedere chiaramente, senza essere Nostradamus: con questo spirito, questa gente si rialzerà molto presto. Da secoli conosce le regole del gioco: sa godere di poco, sa soffrire e combattere molto. Combatterà anche questa volta. Già sta combattendo. Con disciplina, senza fretta, senza isterie. È la forza, l’orgoglio, la tenacia. È una saracinesca che si alza per intravedere il futuro. Bisogna tirarsi su. C'è il panettiere che riapre subito il forno e distribuisce le pagnotte gratis. Ci sono i negozianti delle zone meno distrutte che provano a riattivare la routine di quartiere. Timidi germogli, nel magma esteso delle macerie e delle rovine. Ma precisi e incontestabili segnali di vita. Se poi la vita, nel suo eterno ed eccentrico gioco del dare e dell'avere, adesso esige e toglie molto, bisogna rispondere per le rime.

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