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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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Era moderna - manifesto del neo Carnevalesimo

Post n°53 pubblicato il 26 Maggio 2010 da codadipavone
Foto di codadipavone

Molte, forse troppe, sono le certezze che opprimono il nostro vivere, la nostra esistenza contemporanea. Pure senza farsi troppe illusioni e neanche fare inutile apologia del tempo perduto, si può affermare che il nostro "Bel Paese" un tempo potè appellarsi tale in virtù di una concorrenza spietata nelle arti e nelle scienze come nella cultura e nell'architettura. Bello, è però oggi forse l'unico epiteto da ricusare con certezza poichè di bello sopravvivono soltanto mortali vestigia di un passato che si stemperano sempre più negli obbrobri del mondo contemporaneo. Un paese bello non soltanto, un tempo, per arti e scienze, dicevo, ma anche per la sua umanità varia e poliedrica nell'intelletto e nei costumi ma, soprattutto per quel particolare "gene italico" comune a quasi tutto il Mediterraneo: dalla Grecia ai popoli germanici che (un tempo...) così tanto amavano l'equilibrio sociale e la parità sociale. Questo gene, così bene assorbito, ha reso grande il Bel Paese. E' un gene davvero particolare che rende temperanti e introspettivi facilitando la comprensione del vivere e la profonda prospettiva magica della vita fino a limiti che altri poopoli considererebbero oltre modo insopportabili. Genericamente potrebbe chiamarsi "gene della pace" e non deve considerarsi antitetico di guerra, no. Non gli si oppone nè è sinonimo di attesa costruttiva, tregua fra due guerre, ma semplicemente "non desiderio" di guerra. Questo gene sa contemplare persino il contrasto ma soltanto quando necessità impone e in guerra non lascia vivere di odio. Anche Schindler lo sapeva. Purtroppo il Bel Paese ha quasi del tutto estinto questo gene perchè esso stesso si è rivelato causa della sua estinzione. L'accondiscendenza e la tolleranza hanno evidentemente allargato a tal punto le prospettive da far posto a ideali del tutto differenti e antitetici; come dire che un "buono" è talmente buono che per eccesso di "bontà" accetta umilmente di essere persino "cattivo"... E siamo così giunti a noi, oggi. Risultato di questa mutazione genetica è l'effetto bozzolo. Come il bozzolo estivo di una cicala, infatti, così oggi si mostra il gene della stirpe italica: vuoti e diafani involucri di bontà e perbenismo appesi, come lampioncini cinesi di carta, alle nostre parole che poggiano invece su solide basi di intolleranza, mediocrità d'animo, autoesaltazione ed insofferenza. Il tutto è tenuto insieme e cementato da un'amalgama di "cortese viiolenza", miscelata a pozzolana di finzione, polvere di menzogna e resa fluida e viscosa da bruciante calcina di volgarità. Ciò porta al punto cruciale: la Breccia si è riapertadi nuovo e non soltanto la parte rabberciata una sessantina di anni fa ma anche altre sue parti sono crollate... anche quelle che parevano più solide e antiche: quelle che fungevano da monito e memento al fine di aiutarci a difendere, lustrare ed esaltare ancor più la valenza e la beltà di casa nostra. Troppo è sperare nella saggezza, ormai, che spesso non è così monolitica come immaginiamo debba essere ma si nasconde ovunque e in nessun luogo. Anch'essa è un amminoacido complesso sopito al caldo di un intelletto spesso brillante. Dunque la breccia italica si apre sull'ileo Orco: un Ade inquietante che muove a scenari ancor meno rassicuranti. Il bel Paese è nuovamente preda della Tirannide ma non quella classica cui siamo abituati da temppo immemorabile, no. E' una nuova tirannia satanica, suadente e brutale, smisuratamente totalitaria che fa cultura modellando menti e indirizzando pensieri e azioni, oltre che titillando gli istinti. Il tiranno di turno non è però l'unico nè il solo, ahimè, e questo fa scattare l'allarme. Egli ha forgiato miriadi di suoi piccoli cloni inconsapevoli che agiscono istintivamente come lui ad ogni livello quasi come sotto ipnosi: dallo spazzino al direttore di banca, dal musicista al dirigente scolastico, dall'imprenditore al ministro dal dal postino al senatore. Questi cloni sono inquietqanti perchè più sono inutili e incapaci più credono di valere, più sono ignoranti più sentono la pulsione di agire in qualità di supplente tiranno... ah, lo spirito di emulazione... Anche il buon Benito fu modello da seguire: l'aspetto fiero, la posa eroica, la vanga e il dorso nudo! Quasi fa ridere oggi al confronto della tirannia novella in cui l'alopecia o la calvizie così fieramente portata un tempo oggi viene corretta al nerofumo facerndo da prosceniio a vaquità formali vistose. Un tempo "l'Omo era Omo"... oggi ce l'hanno duro ma non lo fanno vedere se non prima di essere passati in sala trucco... Questa vaquità fa di un solo essere umqano un granello di pulviscolo allergizzante contornqato da stemmi, insegne e slogans che lo promuovono e lo annunciano parlando in sua vece. Così i mini tiranni imitano il gran tiranno acquistando con debiti ogni sorta d'insegna atta a mascherare ciò che dovrebbe essere duro ma che duro non è e nemmeno grande... auto, tette, culi, chirurgie di vario tipo, telefonini alla Star Treck, tecnologie improbabili quanto realmente inutili, gadgets d'ogni sorta, vestiti identici a quelli a 5 euro il pezzo al mercatino rionale ma che comprati altrove possono costare fino a 1500 euro... Tutto purchè si possa comprare modelli di vita prefabbricati e catalogati secondo esigenze rappresentative tese a magnificare ciò che questi cloni vorrebbero essere, che ovviamente non sono, ma pretendono di essere creduti. Guai a chi non crede o insinua il legittimo dubbio o sospetto! La guerra è alle porte e il debole prima o poi soccombe: Guai ai Vinti! Bisogna prestare orecchio con molta attenzione e bisogna uscire dal torpore ipnotico in cui siamo caduti perchè si rischia di non riuscire a sentire, nel fracasso di questo gran mercato quella voce isolatqa che ancora riesce ad implorare una giusta e legittima LIBERTA'.
E qui arriviamo al punto cruciale. E' nata una nuova èra, dunque, che affideremo alla posterità col titolo di CARNEVALESIMO. Un modello intellettuale che soddisfa ab aeternum la liceità dell'inconsistenza e dell'illusione celebrando reminiscenze dei Carnasciali e delle saturnalie romane. "Semel in anno licet insanire": una volta all'anno è lecito impazzire, questo antico detto rappresenta lo spirito del Carnevale, il rovesciamento dell'ordine per un breve periodo, che risale alle tradizioni dei saturnalia latini e dei culti dionisiaci. Caratteristiche delle rappresentazioni simboliche erano ovviamente le maschere. Il Carnevalesimo odierno si rifà anche ai Saturnalia, le feste sacre a Saturno, che si celebravano in marzo e dicembre per sette giorni, durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, mentre un "Re della Festa", eletto dal popolo, si occupava dei giochi nelle piazze e degli spettacoli dei gladiatori. Il tema del rovesciamento è rimasto nello spirito del Carnevale, periodo in cui apparentemente tutto era lecito, che consentiva, in realtà, di circoscrivere in un tempo prestabilito e limitato la libertà di abbandonarsi agli eccessi e di dare agli umili l'illusione di essere simili ai potenti, un modo per alleggerire le tensioni e mantenere il consenso. Ma questo è il passato: quello in cui con chiari intenti liberatori e educativi per un intero giorno si invertivano le parti in gioco in modo simpaticamente canagliesco, spudorato e provocatorio: il suddito regna, il regnante è suddito, il servo è padrone, il padrone servo. Attraverso la maschera si smaschera ciò che si tentava di mascherare. Un gioco di specchi ma anche di reciproca conoscenza e di libero monitoraggio.
Ma questo gioco ormai presenta non più i tratti della farsa o del dramma giocoso politicamente corretto, ma di una ben più grottesca tragedia globale ove non c'è più spazio per la levità civile di un sorriso arguto che affonda nel comune sentimento. Quel comune sentire non è più comune se non all'interno di miriadi di branchi guidati dal rispettivo duce scelto fra i candidati più astuti, feroci ed egocentrici che abbiano però la qualità del "modo pacato e sorridente" e siano almeno idealmente "accorti". Spesso questi piccoli tiranni patteggiano però con ben più occulti e feroci personaggi che non provano alcun interesse nell'apparire pubblicamente ma che ben sanno indirizzare il loro incauti alter ego desiderosi di bagni di folla, consensi illimitati talvolta strappati attraverso una più o meno manifesta coerciziione. Ecco dunque la nuova età dell'uomo: dopo Rinascimento e Umanesimo giunge sulle spiagge dellstoria umana il CARNEVALESIMO il cui massimo sogno della nuova umanità è la "finzione perfetta", la menzogna senza confini, la vacuità delle forme, l'assenza dei contenuti e la smagliante apparenza degli involucri che celano tumori inguaribili.
Caudapavonis
Roberto Caravella
"da "L'Anima Dolente"

 
 
 
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