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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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OUT STAR SYSTEM - Il mondo ci ignora

Post n°59 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da codadipavone
Foto di codadipavone

E' davvero ora di finirla.

Con la tempesta Ruby (quella che se non te la da' te la ruby tu...) si sono svegliate le donne e gli uomini - quelli che le donne le stimano davvero... non per le loro parti aggiuntive al silicone, ma per la loro materia grigia. Sono con loro, con le suore, con le mamme lavoratrici, con le studentesse e con i loro genitori madri e padri. Sono con tutte loro per dire basta alle vetrinette stile mediaset tutte tette e culi. Tutte enterogelmine e passate Santaché...

Ma c'è un grande problema. E' nella cultura quella di ogni giorno. Non voglio essere antipopulista dicendo che bisogna abbattere Sanremo, Amici e la combriccola della defilippi o radere al suolo i teatri lirici (che pure succhiano milioni di euro facendo sempre le stesse monnezze da anni...). Dico che soltanto in Italia si diploma ogni anno qualcosa come mille, mileduecento musicisti. Certo, non tutti potranno aspirare alla Carnegy Hall, ma potrebbero lavorare nel loro paese utilizzando quello che hanno appreso nei conservatori. Il conservatorio è un luogo di cultura, è una scuola come il liceo, come l'accademia, come un istituto tecnico, come l'università. Si paga, si studia, si danno esami ci si diploma come tutti e poi? se ti va bene e hai qualche parente vai ad insegnare sennò ci sono i pub, i call centers, le vendite porta a porta.

Qualcuno riesce a infilarsi in qualche gruppo di vario genere: musica classica, musica barocca, etno, jazz, fusion. Qualcun altro approda in TV con buona pace del portafoglio. Altri formano gruppi che nascono oggi e muoiono prima del telegiornale delle venti e trenta. In genere i più scarsi vanno a insegnare nei conservatori...

Qualcuno si arrangia con lezioni private e chi ha una raccomandazione ha qualche spicciolo per mettere su una scuoletta di musica che costa più di quanto si guadagni.

Le agenzie rifiutano praticamente qualunque musicista che non sia già conosciuto o che sia bella e formosa cantante lirica per fregarle il 30% dei guadagni.

Il resto è una melma abissale in cui se scompari per andare a pisciare sei fuori dal giro per sempre. E tutto ciò per un tozzo di pane secco passato sotto il tavolo...

Che vergogna! E Bondi che fa? da' altri soldi ai grandi teatri lirici; a lui piace la Traviata. Anche a Berlusconi piace, basta che non canti...

Teatri che costano un occhio della fronte, che succhiano denaro a cascate per assoldare improbabili masse di lavoratori col dito nel naso e con la gazzetta dello sport aperta alla pagina dell'Afragolese vs torpignattara...

E tutto questo per avere i soliti trenta impellicciati alla ennesima prima di Tosca. Poi fanno i biglietti ridotti per le scolareche che vanno in teatro chattando con gli amici  o con le cuffiette e l'Ipod in tasca... che ascoltano Fabri Fibra...

Per attirare un po di gente ci si affida alla trentamiliionesima versaione di Traviata la cui unica attrattiva è la regia dell Wertmuller che la traspone nella Manhattan di oggi o nei bassifondi di Chicago!!!!

Niente nuovi compositori, nessuna idea nuova! La musica è paralizzata dalla paura degli organizzatori e dall'incompetenza abissale degli imprenditori.

E' il caso di Dan Brown. Quello del Codice daVinci. Pianista di insuccesso decide di fare lo scrittore (aiutato da un folto stuolo di veri scrittori). Fa il botto e diventa ricco: come? semplice In America gli imprenditori editoriali la sanno lunga.... molto lunga. Non aspettano che esca un Best seller in Italia per chiedere ai loro scrittori di inventare una storia simile perchè così vendono anche loro. In Italia invece funziona proprio così. Dopo il codice da Vinci sono usciti i nostrani  codice dei numeri, il codice dei Maya, il codice del serpente, il codice Sansevero, il codice Vivaldi e una lunga serie di codici del cavolo che messi insieme non sono riusciti a vendere neanche un quarto di quello originale di Dan Brown, peraltro scritto in modo orrendo e pieno di cagate mostruose senza senso. Ma torniamo alla musica.

I nostri imprenditori non ci sanno proprio fare. sono dei smidollati, ignoranti e paurosi. vogliono dare al pubblico quello che vuole e non solleticarlo con idee nuove e accattivanti. non sanno vendere, ma soltanto raccogliere le briciole d'altri. L'italia è il paese dei taroccari, altro che Mascagni, Respighi...

Oggi ci toccano Zucchero (taroccaro per eccellenza) Bocelli, potrei dirne altri ancorama qualcuno si offenderebbe... specialmente nel campo della musica antica e in quella classica... poi c'è Maria de filippi... che squallore!

La mia non è una lamentela fine a se stessa, ma un urlo fortissimo. Nessuno parla perchè si vergogna di dire "sono un musicista" o sono un poeta o uno scrittore o anche un attore. Perchè in Italia se non sei Pollini, Muti, Benigni, Fellini, Pascoli o De Andrè, sei soltanto un mentecatto che "fa" l'artista.

L'agente non ti accetta e se ti accetta non ti sta vicino, non ti sostiene, non ti "inventa", non fa assolutamente nulla e così anche il discografico.

Non si sanno cercare i talenti e non si cercano così come non si va ad ascoltare quello che avrebbero da dire.

Alberoni ha scritto recentemente un articolo nel quale si rammaricava, fra l'altro, del fatto che la cultura è ormai un vezzo di pochi e chiedere ad un conferenziere, ad un musicista, ad un poeta, ad uno scrittore, ad un regista la sua presenza di partecipare ad un evento equivale a sottintendere una prestazione gratuita come se fosse tacito che l'arte e la cultura non si pagano! Se chiedi una consulenza ad un architetto, ad un ingegnere dopo si chiede l'ammontare della sua parcella. Ad un musicista no. Magari l'architetto ti dà un consiglio del cavolo in ventidue secondi netti e ti spilla Ottocento - mille euro per la consulenza. Un musicista impiega in media cinque giorni pieni più prova generale più concerto, per beccare trecentocinquanta euro lordi. La ragazza che viene a fare le pulizie tira su più di un musicista... 350/ 7 = 50  al giorno lordi per circa 8 - 10 ore di lavoro pari a 5 euro lordi all'ora (manco un operaio) a cui però va aggiunto il costo della benzina per raggiungere il luogo di lavoro, il costo di un pasto (non si ha il tempo di tornare a casa a mangiare) e il costo dei parcheggi (1 euro all'ora).

Alla fine il musicista ha speso più di quanto guadagna, e come se non bastasse, gli ridono pure dietro dicendo: ma chi te lo fa fare? perchè non ti cerchi un "lavoro vero"?

E quale dovrebbe essere, per un artista un lavoro vero? il meccanico? il barista? l'insegnante di musica? l'imprenditore?

Ma come fa un artista, che per sua natura vive l'arte come esperienza culturale ed emozionale a volte persino tascendente , a diventare un razionalista, terragno, freddo e misurato affarista? E poi perchè dovrebbe?

Io non chiedo all'ingegnere di recitarmi la divina commedia in cambio della sua prestazione tecnica.

Non parliamo poi del problema pensionistico... vengono le lacrime agli occhi. La metà della carriera di un musicista medio è al nero e quel che rimane viene stornato alla pensione del nonno, del padre o chessoio, perchè non sufficiente a raggiungere il traguardo del minimo pensionabile e quindi? giù all Inps che si pappa tutto. Restano i diritti d'autore e le Roialty... Macché! Lo stato ha chiuso l'IMAIE...

Forse il Ministero? Manco a parlarne... i soldi del Ministero, quando ci sono, se non vanno agli enti lirici si dirigono sempre a figli, amici, parenti, mogli dei soliti Muti...

La Chiesa? Frisina viget....

E' necessario unirsi, autocrearsi una corporazione nazionale con tanto di statuto, un albo vero che tenga in minimo conto la carta straccia dei diplomifici conservatoriali e tenga più conto invece delle qualità artistiche reali degli artisti. Una corporazione con tanto di ufficio in cui si lavora per tutti, per la cultura, per il paese, per i nostri figli, per le nostre pensioni, per i nostri diritti.

Un albo professionale che non faccia distinguo tra triangolo  e violino, tra barocco e contemporaneo; che spinga vecchi e giovani a osare scrivere, suonare, comporre, recitare, far compagnia, proporsi e farsi pagare.

Perchè un artista è un essere umano: mangia, beve, caga e fa pipì come tutti e come tutti ha famiglia . Ma in più ha una marcia che fa paura a tutti: è libero nell'anima e sa entrare nell'intimità del mondo. Non ha catenacci che lo inchiodano alla terra e sa sempre regalare un sogno, un emozione, una speranza e una verità a chi lo ascolta. Un artista dovrebbe essere rispettato molto più di un qualsiasi imprenditore. Guardate un film e chiedetevi chi cavolo ha scritto quelle musiche tanto belle. Se pensate che ci abbia messo giusto gli otto minuti della defecata mattutina allora allontanatevi e andate nella vostra officina, altrimenti ponetevi un problema semplicissimo.

Quando dovete scrivere una lettera, ammesso che ancora siate in grado di farlo, quanto ci mettete?

Moltiplicate per un miliardo e capirete quanto è difficile il lavoro di un compositore, di un commediografo, di un regista...

A voi piace stare davanti ad un televisore mangiando pop corn? Bene. Chi credete che ci sia dietro quelle immagini e quei suoni? Ogni volta che guardate un film, un documentario o altro fermatevi a pensare che quella è ancora cultura al di là del contenuto specifico, e dietro quella cultura c'è tutto quello che Berlusconi, Brunetta e Bondi - la banda Bassotti del carretto italiano - vogliono sopprimere ad ogni costo. Sapete perchè?

Perchè l'artista, perchè la cultura fa PAURA! Arte e cultura insegnano a pensare con la propria testa in piena coscienza e autonomia ma, soprattutto nel pieno rispetto della vita e dei suoi valori più alti. Tutto ciò in un paese corrotto e corruttibile come la carretta del PDL e del berlusconismo non può che far tremare le vene ai polsi e rappresenta dunque un male da estirpare.

Propongo una manifestazione e un Manifesto serio e concreto che ci aiuti ad uscire da un altro tipo di prostituzione, un altro modello di bunga bunga. L'artista si prostituisce, da' anche il culo talvolta ma non per buste di 50.000 euro ma per uno schifoso tozzo di pane secco. Vergogna!

Roberto Caravella

 
 
 
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