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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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La diade

Post n°61 pubblicato il 01 Marzo 2011 da codadipavone

E' difficille essere uomini, oggi. Lo è ancor più essere donne, ma da sempre - o quasi -. Il perenne discorso sui ruoli dell'uomo e della donna tracimano sempre, a mio avviso, il senso reale sotteso ad essi; un senso che dovrebbe impreziosire le loro nature invece di inondare campi che non sono di spontanea appartenenza. Attenzione, però, non  si travisino le mie parole. Sono da sempre un convinto sostenitore della donna e del femminino e, da sempre, lo sono un po' meno per ciò che riguarda l'uomo e il mondo al maschile. Il mio assomiglia al discorso che farei tra chiesa e cristianesimo, per intenderci.

Ma vedendo oggi sorgere una novella riscossa, sana e consapevole, del mondo "donna" sento il dovere morale ed etico di esprimere un segno personale che vorrebbe suscitare consapevolezza e serena meditazione. L'eterno rischio della competizione tra i sessi è rappresentato da questioni che quasi mai nulla hanno a che vedere con la realtà viva percepibile a chi abbia una sensibilità di poco superiore a quella di un tricheco.

Parlo di Diade. Parlo di una naturale interdipendeza del femminino e del mascolino che non vedo attuarsi mai e men che meno oggi. L'uomo è confuso (specialmente i giovani), la donna concentrata. Ma in che modo si può parlare di diade senza che nessuno strabuzzi gli occhi o si offenda? Ci provo.

Premesso che, quale sostenitore di un concetto divino fondato sul femminile e non su un'ingenua barbuta divinità, una lunga parte di storia personale si è formata proprio su questi studi e indagini per giungere a quanto segue.

La complementarità di uomo e donna non soltanto è necessaria ma deve essere un consapevole atto d'amore verso la vita stessa. Questa diade non può ne' deve essere inquinata da supremazie dettate da egoismi o dinamismi sociali - come è avvenuto in tempi remoti nella successione forzata da matriarcato e patriarcato - e neppure sfociare in una guerra in cui non ci sono ne' vinti ne' vincitori... ma solo ostaggi.

L'elemento femminino - sono convinto - si caratterizza simbolicamente attraverso il vaso (e questa è forse cosa nota) il contenitore. Ma non si consideri questo vaso soltanto quale utero perchè si rischierebbe di ritornare all'immagine della donna fucina di prole e oggetto/preda. No, no e no! Vaso, contenitore, ampolla, ma anche antenna, ricettore, calamita, galassia, pianeta, universo. Parlo di un femminino simbolico (ma neanche tanto) che riveste il ruolo di Anodo ovvero ricettore e depositario di energia. Non a caso Gea è "il femminino" per eccellenza e non  caso i termini più determinativi dell'intelletto umano - patriarcato o no - sono declinati al femminile: anima, vita, morte, nascita, contemplazione, lotta, guerra, pace, memoria, voce, terra. Persino le stagioni, con tutto il portato simbolico, acroamatico ed ermeneutico suggerisce Primavera ed Estate come femminino e Autunno ed Inverno come maschile; Persefone e Pluto.Il solitario inverno nutre il seme e lo rende fecondo, la chiassosa primavera lo porta alla vita.Qualcuno ha mai fatto caso che luci ed ombre di autunno e primavera sono le medesime? Sono complementari come uomo e donna. Stagioni allo specchio. Dov'è il tuo vuoto c'è il mio pieno e dove è il tuo pieno c'è il mio vuoto. Dove è il tuo silenzio c'è la mia voce. La tua destra è la mia sinistra. La tua solitudine è la mia compagna.

Comunque il termine che preferisco per definire il femminino è proprio Anima.

Come ho espresso in "L'Anima Dolente" è l'appellativo più consono al femminino poichè Anima non è che l'altra parte dello spirito ed è fatta della stessa sostanza. Semmai l'unica differenza consiste nel fatto che Anima si incarna, prende vita e forma, coltiva la memoria ed è Nemesi per eccellenza. Non serve dunque alla donna agire come un uomo, con la determinazione violenta simulata del mascolino come negli anni passati... Al femminile basta agire secondo natura perchè il simbolo donna è connaturato su questo equilibrio naturale che spesso viene scambiato per eterna incertezza e spesso è invece arte. Certo fa sorridere l'immagine di una donna che è sempre preda di dubbi e che domanda comprensione ad un maschio intontito che non sa distinguere altro che il bianco e il nero. Allo stesso modo fa sorridere l'ottusa razionalità maschile necessaria all'arte del viaggio. Il mondo donna è un mondo complesso, un vaso colmo di ossìmori che solo una donna sa gestire. Un uomo può creare leggi, ma non gli basteranno mai perchè tra ogni parola ci sarà sempre un se o un ma; per la donna invece tra mille se e mille ma c'è sempre una certezza. Questa è la differenza tra maschio e femmina. L'uomo invece si rappresenta come una freccia che scagliata procede verso il mondo. Lo è per natura, l'uomo: nomade e attivo, talvolta violento; è la condizione della mera sopravvivenza a renderlo anche "cacciatore". E' pellegrino, viandante, è soldato e armata proprio come i suoi spermatozoi, sfreccianti e diretti, votati all'abnegazione fino al martirio... Ma, duole confermare a chi non gradisca, vaso e acqua sono la diade senza cui non può esserci vita. Se donna è iato, soglia, uscio l'uomo è l'alito che varca quella soglia. Femminino. Un'antenna non serve a nulla se non c'è nulla da captare così non può esserci pioggia se non c'è una terra da fecondare.

Se uomo e donna rispettassero per primi e disinteressatamente i relativi complementari potrebbero migliorare la realtà senza dover affinare le proprie "armi" personali ai fini di una sterile coercizione e di un inutile predominio. La diversità è ciò che ci rende uguali ancorchè unici e la vita, quella vera, si attua solamente attraverso una salda coesione senza nessun tentativo di sottomissione o prevaricazione.

Il maschio è confuso semplicemente perchè ha visto che non basta essere un pene con attaccata su un appendice semipensante. La donna è inviperita perchè stanca di essere un buco con una femmina intorno.

Riprendiamoci le nostre dignità, quelle vere, quelle sacrosante. Che gli uomini dimostrino di esserlo, una volta tanto. Che il loro "essere freccia", sia anche essere luce, vigore intellettuale. Che le donne siano vaso di vita e di giustizia, che tornino ad essere anima del mondo e non soltanto corpi; che diano voce ai propri dubbi e siano la coscienza naturale del mondo. Parità. Parità delle donne senza bisogno di indossare pantaloni; parità degli uomini senza bisogno di rendersi effeminati, molli e trasandati. Parità fondata sulla dignità e non sulle finzioni. Parità fondata sull'equilibrio e sull'intelletto e non sulla prevaricazione, sui contenuti e non sulle forme. Non c'è nulla di più altruistico nel dare la vita e scegliere di nutrirla dentro di sè; e questo dovrebbe essere di monito e di esempio per qualsiasi maschio, non per sfruttare questa conditio a suo piacere, ma per rendersi consapevole della necessità di acquisire una dignitosa forma di vita che abbia la sua natura innervata sull'albero della spiritualità. Un mondo di umani che mostri questa pari dignità è un mondo nuovo e migliore di quello che offriamo oggi ai nostri figli.

RC

 
 
 
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