Creato da Le.Arabe.Felici il 03/11/2005
Riteniamo lo scambismo semplice tradimento ad amministrazione controllata e il bang bussing il modo ideale per un viaggio di piacere
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Come nasce "IL" Blog
Il gusto dello scrivere in modo ironico e grottesco ha origini ben radicate nella notte dei tempi e nel piacere, mai troppo nascosto, del rompere i coglioni al prossimo.
Il non sense non ha obiettivi dichiarati, quanto piuttosto ha dei bersagli che non verranno mai colpiti: quelli troppo facili o quelli che non possono difendersi.
In anni di onorata carriera abbiamo rotto le palle ad un numero imprecisato di soggetti partendo sempre da un unico presupposto: che il soggetto colpito dalle nostre sagaci penne in realtà non abbia difetti fisici o lacune cerebrali.
E’ vero che in questo nostro percorso siamo invecchiati. Da un inizio giovane e politicamente scorretto, ad una maturità, oggi, che potremmo definire all’acqua di rose.
In questi giorni natalizi, mi è venuta voglia, soprattutto per me e per noi, di ricostruire le tappe di questa nostra passione, assolutamente scialba, sciatta e guitta, ma un modo, come un altro, per rimanere in contatto dopo che la vita e le sue vicissitudini ci hanno separato. Lo scrivere è stato un modo, anche se bislacco, per farci rimanere in contatto, per vedere come, in fondo, siamo rimasti gli imbecilloni di sempre.
Tutto nasce nel lontano 1989. L’allora imberbe Cri Camomilla, in odore di maturità, insieme all’amico Alberto il Pornouomo e Gianmarco decisero che la noia che imbarazzava il Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, da sempre di destra e con una sinistra giovanile appartenente ad un gruppo di frikkettoni radical chic, dovesse essere in qualche modo turbata da un progetto che ponesse le sue fertili radici nell’instabilità delle sorprese.
Durante le elezioni per nominare i rappresentanti di istituto (fate attenzione: in un liceo storico rappresentavano un momento fondamentale nonché sacrale da almeno 50 anni) decisero di creare il primo atto sovversivo. Di fronte alle aule che rappresentavano i seggi, con fare pacifico ed ammaliante, costrinsero svariate centinaia di studenti del primo anno a votare per un ragazzo che non solo non era candidato, ma che neppure esisteva. Morale della favola: il tizio mai esistito venne eletto, Cristiano ed Alberto vennero sospesi e le elezioni vennero rifatte, facendo slittare il tutto di una settimana. Il mondo era pronto per quella che fu il primo tentativo di anarchia in una scuola dalle regole ferree. I due, con l’amico Gianmarco, decisero di appendere un cartellone in bacheca: in questo cartellone si asseriva che i tre erano in possesso della versione, con relativa traduzione, che sarebbe stata assegnata alla maturità sei mesi dopo. Evento improbabile, impossibile e grottesco. Ma a quel cartellone, per almeno due settimane, fecero seguito centinaia di volantini ed altri cartelloni, molti dei quali appesi in luoghi improbabili: al cesso dentro le tazze, sui corrimano delle scale, addirittura in sala Presidenza. Alla fine la gente finì per crederci: stava nascendo Massimiliano. Massimiliano era la nostra prima pubblicazione, nata per inserirne all’interno la fantomatica versione. Il nome nasceva da una presa per il culo al giornale “Max” che all’epoca battezzava i primi gaggi della società. Massimiliano, la cui nascita non era prevista ma che doveva esserci per giustificare il nostro possesso della versione, era un pezzaccio di carta con sei pagine, essenziale, brutto sporco e cattivo, quasi a fare da contrappasso ai giornali ufficiali di istituto (Giulio Cesare, della destra, e la Sveglia della sinistra). Noi stavamo più a sinistra della sinistra e più a destra della destra. Vendemmo in pochi minuti trecento copie ciclostilate in proprio, a 300 lire l’una. La versione, neanche a dirlo, era una traduzione grottesca letterale di un testo di Seneca che facemmo diventare una sorta di traversia di un uomo calvo sulla cui testa cagò una mosca.
Massimiliano divenne una esigenza: trovammo in Luca un ottimo alleato per disegnare le copertine e lo facemmo diventare un giornalaccio di pura satira fetente e feroce, andando contro tutti, la scuola, la destra e la sinistra. Da questo punto di vista fummo assolutamente trasversali: chiunque voleva farci la pelle. Cosa che non capitò, perché eravamo, per motivi che ci sfuggivano, assai rispettati dagli allora capi esponenti della destra più violenta del Liceo: ci stavano sul cazzo, apertamente, ma apprezzavano la nostra libertà assolutamente disarmante.
Passata la maturità, Cristiano ed Alberto, con gli acronimi di Cip e Ciop, proposero la loro opera all’università con l’Abateco. Il nome nasceva da una improbabile portata, si diceva fosse un pesce, che servivano alla mensa di Via De Lollis.
Sponsorizzato dalla libreria degli studenti, tirava fino a 3000 copie. La sfiga era che gran parte degli articoli ci venivano censurati. Ogni volta che entravamo nella libreria degli studenti, la proprietaria ci guardava con gli stessi occhi di rampognoso disdoro che ci avrebbe riservato se avessimo recato in mano uno stronzo di coccodrillo.
Presto l’Abateco divenne l’inserto ufficiale del giornale universitario e questo segnò anche la sua morte: alla ennesima censura, in un articolo che parlava del Papa, Cristiano ed Alberto decisero che la loro avventura era finita e, di lì a poco, finì anche la loro amicizia, per motivi mai chiariti.
Cristiano decise allora che per scrivere senza essere censurati era necessario autoprodursi: in una serata uggiosa invernale, di fronte ad un piatto di olive ascolane stra unte, lui, Giggi Playmobil e Mario er Sonno crearono “I Balordi Metropolitani”, rivista che ben presto si diffuse a macchia d’olio nell’università e divenne un piccolo oggetto di culto.
Fu proprio in quel momento che a loro si aggiunse un sedicente studente attorucolo da strapazzo, tale Paolo, più tardi conosciuto come il Silenzioso per il fatto di riuscire a produrre rumore più di una mandria di bufali durante il periodo della monta anche da seduto.
In foto, una sua dimenticabile performance in Mister Big: una chicca per chi lo conosce adesso, con la paresi perennemente stampata in viso.
Dopo un anno di successi, Cri decise di abbandonare il progetto, ritenendo il giornale troppo morbido nella sua impostazione.
Tuttavia, lui, Paolo e Bruno, risaldata l’amicizia dopo una imbarazzante vacanza a Castel Sardo, rinvenirono nel Web una ottima cassa di risonanza per ribadire al mondo la loro goliardia.
Su Libero, cominciarono a rompere le palle al prossimo con la scheda “i Balordi Metropolitani” e con la scheda “i Balordi commentano”: ogni giorno commentavano un profilo diverso e da lì nacque la leggenda. Pluribannati, odiati, minacciati decisero di aprire un sito per conto loro.
Con l’aiuto di Diego Rex Tangentialis, l’unico in grado tra loro di accendere un Pc, crearono www.balordimetropolitani.it con il celebre logo originale del porco.
Un sito che divenne ben presto un must imperdibile, con idee nuove ed innovative, articoli e l’immancabile commento sui nick di cupido e le relative minacce di morte.
Solo che Diego e Cri erano come John Lennon e Paul McArtney. Era destino che all’ennesima litigata sulla linea da dare al sito, più feroce Cri e più morbida Diego, i due litigassero lasciando morire il sito.
Ma il Web lascia aperti, per fortuna o purtroppo, tanti spazi a chi ha idee e voglia di ironizzare su tutto. Ed il Blog, alla fine di questo percorso, è storia di oggi.
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