Creato da Le.Arabe.Felici il 03/11/2005
Riteniamo lo scambismo semplice tradimento ad amministrazione controllata e il bang bussing il modo ideale per un viaggio di piacere
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Ma voi, che siete figli degli anni ’80, probabilmente avete dimenticato come andavate conciati, probabilmente rinnegherete quelle vesti con cui impreziosivate i vostri corpi brufolosi e certamente negherete di aver mai indossato qualcosa che svilisse le vostre forme non certo perfette.
Questo post non parlerà di giacche con le spalline, che vi faceva apparire come se aveste dormito dentro l’armadio, né parlerà di Jeans Levi’s 501 portati alti sui polpacci a mostrare calzettoni da tennis della Sergio Tacchini fasciati da scarpe Timberland.
No: questo post tirerà fuori i segreti più nascosti dei vostri abbigliamenti, quelli che avete dimenticato, quelli assai più gravi della felpa Best Company infilata dentro i pantaloni.
Perché probabilmente voi , e ci rivolgiamo soprattutto ai maschietti, avete dimenticato le tute grigie della Arena. Laddove oggi la vita bassa è un must, indipendentemente dal fisico di cui siete portatori sani (abbiamo visto ragazze utilizzare la base dei pantaloni come nicchia per deporre stomaci invero capaci), negli anni ’80 la tuta Arena grigia doveva essere portata altissima. Se ne arrotolava la base, per evitare l’effetto Fantozzi, e si alzava fino ad umiliare l’epididimo.
Questo per un motivo preciso, per quanto assurdo sembrerebbe oggi: mettere in mostra non solo il pacco che, a dir la verità, nei nostri 16/17 anni aveva le risibili misure di un chicco di riso basmati, ma soprattutto le palle. Con quella tuta era possibile valutare perfettamente il diametro, la consistenza e la forma dei testicoli. Ancora oggi non sappiamo il perché ritenessimo un motivo di vanto mostrare i coglioni al mondo, come se fossero chissà quale improbabile arma seduttiva. Sta di fatto che molti di noi lo facevano. Ricordo con un moto di rancore il nostro amico Alberto. Si tirava la tuta così su, che sembrava avesse al posto delle palle due varicoceli. Non aveva due testicoli: possedeva due caciocavalli della Brianza. Una sua palla aveva il diametro di un ananas. Ricordo che passava le ore allo specchio per valutare con cura la visibilità dei coglioni. Si sforzava a tirare su la tuta fino a quando non fosse soddisfatto della postura raggiunta dai didimi: laddove avessero raggiunto la circonferenza di un mandarancio poteva sentirsi finalmente soddisfatto.
Chiaramente non era l’unico. Portare a spasso per il mondo le palle era una usanza anni ’80 che molti di voi, timidi e mendaci lettori, avete dimenticato.
Così come avete obliato le Adidas Tobacco. Parliamo del modello originale, quello rigorosamente marrone, che sembrava aveste pestato la cacca di un coccodrillo con la colite.
Per quale arcano motivo calzare le Tobacco rappresentava il non plus ultra dell’eleganza è un mistero ancora da chiarire. Pare che addirittura l’inventore di quel modello ne abbia disconosciuto la paternità, salvo poi suicidarsi sparandosi con un canne mozze del ’48 in pieno volto.
Anche le donne non scherzavano. Velo pietoso sulle spalline, ogni ragazza sembrava il monaco brutto del Nome della Rosa e completamente scevra di collo, come se fosse stata colpita da un’incudine lanciata da un cavalcavia. Quanto, piuttosto, c’è da rammentare la triste moda dei fuseaux sotto le gonne: ora, se non hai le gambe almeno come quelle di Sharon Stone, un fuseaux dona alla coscia lo stesso spessore erotico di un involtino. Il 98% delle ragazze in fuseaux sembra un supplì con le unghie. Parlare con loro ti dava le stesse sensazioni che avresti provato disquisendo con una mortadella. Eppure, erano i dettami della moda.
E ce ne sarebbero tanti altri, ma questo è sufficiente per ricordarvi che voi, oggi, uomini e donne che con sicumera calcate le strade asfaltate della city, voi eravate quelli che ieri giravate con i coglioni in bella vista e le gambe che sembravano due arrosti.
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