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E ci vogliono spiegare i mali del mondo...

Post n°4443 pubblicato il 23 Novembre 2007 da Le.Arabe.Felici

A distanza di qualche settimana, a mente lucida, mettendo da parte l’emotività del momento, possiamo esprimere un giudizio sui fatti dolorosi legati alla morte di Gabriele Sandri, non un tifoso, ma un ragazzo, come tanti di noi.

Il senso di questo post nasce dall’ennesima idea brillante di Matarrese, quella di vietare le trasferte praticamente a tutte le tifoserie italiane di serie A. Probabilmente il prossimo intervento sarà quello di negare ai tifosi stessi la possibilità di giocare a Pro Evolution Soccer. Come se la panacea a tutti i mali della società fosse legata al fatto di seguire la propria squadra di calcio.

La cosa grave, a nostro giudizio, soggettivo chiaramente, è che si è fatto un minestrone mediatico nella migliore tradizione della traballante stampa italiana, che non è mai in grado di riportare una notizia scevrata dai suoi contorni, laddove è più comodo condirla di eventi e situazioni assolutamente avulsi dal fatto stesso. Si crea il male, e si trova la cura più comoda.

Il fatto, per quello che possiamo sapere e conoscere, in modo obiettivo, senza lasciarci condizionare dalle voci, perché questo sono, solo voci ed ipotesi, è tristemente uno: un ragazzo è morto, colpito da una pallottola vagante sparata ad altezza uomo, in un autogrill.

Quello che è stato riportato, invece, per colpire l’opinione pubblica, è ben diverso.

A poche ore di distanza dal fatto, l’Ansa ha riportato la seguente notizia: un tifoso della Lazio, durante una rissa con tifosi juventini, è stato ucciso probabilmente dagli stessi juventini, raggiunto da un colpo di pistola.

Una notizia del genere avrebbe potuto realmente scatenare una guerra civile di dimensioni bibliche. Una notizia riportata con una leggerezza disarmante. Che dovrebbe aprirci gli occhi su quanto le notizie vendono per la loro sensazionalità, non per il loro obiettivo svolgimento. Notizia poi modificata con un perentorio “Il colpo è stato sparato da un agente della polstrada. Un tragico errore”. Come se fosse un errore poter colpire qualcuno mirando ad altezza uomo. Come se fosse colpa del caso, o della sfortuna poter provocare una tragedia cercandola.

Da qui in poi, e questa è storia, i venditori di gossip hanno preso il fatto, lo hanno strumentalizzato come solo loro riescono a fare, e ci hanno donato i vari Matrix e Porta a Porta legando la tragedia ai fatti di violenza che si sono verificati da parte dei tifosi in tutta italia. Hanno legato due eventi, causa ed effetto, che tra di loro non avevano alcun tipo di legame.

Perché la rabbia che si è scatenata è stata convogliata ad hoc dalle stesse notizie che sono state tagliate e cucite ad arte per ottenere quel risultato. Che puntualmente si è verificato.

Se ci si fosse limitati a dire che un ragazzo è rimasto ferito a morte per un incidente avvenuto in un autogrill, probabilmente quelle reazioni non si sarebbero scatenate. Si ha come la sensazione che si voglia, da parte delle Istituzioni, individuare per forza un nemico, figlio dell’insoddisfazione, e pilotarlo a proprio uso e consumo per tenere coperti quelli che sono realmente i mali della società.

Perché è più comodo che la rabbia venga fatta fluire per motivi futili, come quelli legati ad una partita di calcio, piuttosto che verso esigenze reali, che sono quelle legati alla difficoltà della vita che patiamo ogni giorno.

La gente, purtroppo, non scende in piazza per gridare il proprio malcontento contro il governo, i salari bassi, il lavoro che manca, i contratti a tempo, la fame, le tasse. Il nostro malcontento ce lo facciamo telecomandare da chi ci imbottisce di nozioni su televisione e stampa. Siamo capaci ormai solamente di manifestare se ce lo dice un comico che si fa pagare i comizi, per urlare un vaffanculo al mondo che è rimasto quello che si era capito da subito che cosa fosse: una pagliacciata che non ha portato assolutamente a nulla.

Non lasciamoci spingere dall’emotività, spronati da chi cerca di usare a suo uso e consumo il nostro malcontento. Urliamo i nostri diritti. Se vogliamo cambiare le cose.

 
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