ArteNet
ArteNet nasce dal desiderio di condividere l'interesse per l'arte intesa nel suo significato più ampio: dalle arti figurative alla musica, al cinema, al teatro e ai libri, nella convinzione che, come scrive Brecht, “tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere”.
Illustrazione di Davide Bonazzi
« IL MAESTRO DELLA TELA JEANS | PREMIO CITTA' DI BOLOGNA » |
ASPETTANDO LA TRAVIATA...Giuseppe Verdi Alfredo Germont Fernando Portari Giuseppina Bridelli, William Corrò, Direttore Michele Mariotti Violetta Valery è una grande frequentatrice dei salotti parigini,molto conosciuta dagli uomini altolocati della città per la dubbia moralità. Fra i tanti frequentatori incontra anche Alfredo Germont,convinto da alcuni amici a prendere parte ad una di queste uscite. I due giovani si innamorano e decidono di trasfrerirsi in una casetta fuori città,nonostante essa fosse malata di tisi e quindi condannata a morte prematura. Un giorno però Violetta riceve la visita del padre dell'amato che le chiede di lasciare il figlio,in quanto la sorella sta per sposarsi con un uomo del luogo e il matrimonio sarebbe certo andato in fumo se il futuro cognato fosse venuto a conoscenza di questa relazione.Così Violetta si decide a scappare da casa mentre l'amato si trova a Parigi per sistemare i loro problemi economici.Quando egli torna a casa,trova solo un biglietto d'addio. Si reca quindi a Parigi in cerca di spiegazioni e la scopre in compagnia di un altro uomo. I due lottano mentre Violetta,spossata dagli ultimi avvenimenti,viene colta da un attacco di tisi e costretta a tornare nella sua vecchia casa. Al momento del ritorno a casa di Alfredo,ella gli rivela la richiesta del padre di abbandonarlo,dopo di chè spira nel suo letto. Atto I In breve questi sopraggiungono. Violetta saluta tra gli altri, il Marchese d'Obigny, Flora Bervoix e il visconte Gastone de Letorières, che le presenta Alfredo Germont, spiegandole che è un suo grande ammiratore e che durante la sua recente malattia si era recato spesso nella sua casa per ricevere notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per il comportamento ammirevole di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa sollecitudine del giovane; cosa che irrita il Barone, il quale mostra il suo disappunto a Flora. Poco dopo Alfredo, seppur inizialmente riluttante, propone un brindisi (Libiamo ne' lieti calici), al quale si unisce subito Violetta, seguita dagli altri invitati, che cantano gioiosamente le lodi del vino e dell'amore. Si ode quindi della musica provenire dalle altre stanze; Violetta invita gli ospiti a recarsi nella sala accanto. Uscendo, però, si sente male. Sedendosi, invita gli ospiti ad avviarsi e promette di raggiungerli subito. Guardandosi allo specchio, Violetta nota il suo pallore e allo stesso tempo si accorge di Alfredo, che si è trattenuto ad aspettarla. Egli la rimprovera riguardo la trascuratezza della sua salute e poi confessa di amarla. Colpita, Violetta chiede da quanto egli l'ammiri. Alfredo risponde che l'ama da un anno, dalla prima volta in cui l'ha vista (Un dì felice, eterea). Incapace di provare vero amore, Violetta propone una semplice amicizia, ma quando Alfredo sta per allontanarsi gli porge un fiore, invitando il giovane a riportarglielo il giorno seguente. Alfredo si allontana felice. Intanto giungono dalla stanza vicina gli ospiti che prendono congedo da Violetta, ringraziandola per la bella e allegra serata (Si ridesta in ciel l'aurora). Ormai sola, Violetta nota con incredibile sorpresa che le parole di Alfredo l'hanno scossa (È strano! è strano). Incerta, decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto, come una cortigiana e di rinunciare ad essere finalmente amata seriamente (Sempre libera degg'io). Atto II Interrogata da Alfredo, essa ammette di essere stata a Parigi per vendere tutti i beni della sua padrona coi quali poter pagare le spese di mantenimento della casa. La somma ammonta a 1.000 luigi e Alfredo promette di andare lui stesso a sistemare gli affari e raccomanda ad Annina di non far parola del loro dialogo con Violetta. Una volta solo, Alfredo si incolpa per la situazione finanziaria ("Oh mio rimorso! Oh infamia!). Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa presso il palazzo di Flora. Subito dopo Giuseppe annuncia la visita di un signore. Violetta ordina di farlo entrare, credendolo il suo avvocato. È invece Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che la accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l'amante presso di lei ed il vecchio signore capisce la situazione. Pur convinto dell'amore che lega Violetta al figlio, egli le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli. Germont spiega di avere anche una figlia e che se Alfredo non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo). Violetta così propone di allontanarsi per un certo periodo da Alfredo; ma non basta e il vecchio Germont le chiede di abbandonare per sempre il figlio. Violetta, senza parenti né amici e provata dalla tisi, non può accettare. Germont le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo. Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l'amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e quando vede la lettera sul tavolo, capisce che lei è alla festa, e, infuriato, decide di recarsi anche lui a casa di Flora, nonostante le suppliche del padre.
Per contrasto, all'esterno impazza il carnevale. Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (Parigi, o cara...). Giunge anche Giorgio Germont, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, chiedendogli di ricordarsi sempre di lei. Per un momento Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta sul canapè. S P A R T I T O P E R C A N T O E P I A N O F O R T E P A R T I T U R A D' O R C H E S T R A A S C O L T A L' O P E R A I N Il mio amico appassionato di lirica, Piero Giorgi, mi ha scritto: "Per LA TRAVIATA occorrerebbero tre soprani: per il primo atto un soprano di bravura o di coloratura, agile, al massimo della forma; il secondo atto è meno impegnativo ed è necessario un soprano lirico, da scuola di bel canto; nel terzo atto la difficoltà è notevole: il soprano drammatico deve cantare come se recitasse, si deve sentire la voce che va spegnendosi per via della morte imminente; le note ondeggiano, occorre sapere comunicare il procedere del male".
Secondo Piero, la migliore interpretazione è
Un'altra grande interpretazione è quella di Montserrat Caballé Verdi - La Traviata [Original recording remastered] Una TRAVIATA integrale con tutte le parti che Verdi ha scritto
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Bologna, 27 luglio 2008
Margherita
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