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Il Maestro dei jeans
di Marina Mojana
Nei giorni della Biennale degli Antiquari di Parigi la Gallerie Canesso, aperta nel 1994 (rue Lafitte 26, www.canesso.com), inaugura la mostra dedicata a un artista tanto affascinante quanto anonimo. Lo chiamano il «Maestro della tela jeans», perché di lui poco si conosce se non un tratto che lo rende inconfondibile: i suoi quadri ritraggono contadini, mendicanti e poveri diavoli vestiti di stracci colore blu, una stoffa la cui trama, composta da fili bianchi, mostra la struttura tipica del fustagno di Genova, la tela di jeans odierna - appunto - così definita per via del luogo di provenienza detto all'inglese "geanes". Vissuto nell'Europa del XVII secolo era un pittore della realtà, un caravaggesco attento alla dignità dell'essere umano, che ritraeva sempre con sguardo rispettoso. Di lui sono giunte fino a noi una decina di tele soltanto, ben sette delle quali acquistate negli anni dall'antiquario Maurizio Canesso e ora oggetto della bellissima esposizione curata da Francesco Frangi e in calendario dal 16 settembre al 6 novembre. L'ambizione della mostra è tentare di capire in quale contesto si sia sviluppata l'arte così originale del «Maestro della tela jeans» e quale sia la sua cultura figurativa. Di volta in volta per i suoi dipinti sono stati evocati i nomi di grandi artisti, dallo spagnolo Diego Velazquez al lorenese Georges de La Tour, ma anche quelli dei fratelli Le Nain e dell'olandese Michael Sweerts. D'altra parte, un certo numero di considerazioni stilistiche e tematiche collegano il fare pittorico dell'anonimo autore al contesto culturale veneto lombardo e permettono di situare la sua opera nella seconda metà del XVII secolo. La mostra presenta in ordine cronologico anche alcune opere dei suoi predecessori e contemporanei, provenienti da prestigiosi musei; ad esempio la tela di Sweets (1608 - 1664) - che a Roma seguiva i pittori bamboccianti - è imprestata dalla romana Galleria dell'Accademia Nazionale di San Luca, mentre dalla Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste di Vienna arriva il dipinto di Eberhard Keilhau, detto Monsù Bernardo (1624 circa - 1687). Non mancano le nature morte del bergamasco Evaristo Baschenis (1617-1677), i popolani del Cipper detto Il Todeschini (1664-1736) e i pitocchi del suo celebre seguace lombardo Giacomo Ceruti (1698-1767). Un mondo di povera gente che ritratta sulla tela quota oggi più di 100mila euro a quadro.
A Monica...
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Bologna, 27 luglio 2008
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